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CAPITOLO 2: SULLA TEORIA DEL MEDIOEVO.
IL CONTRIBUTO DELL’ANTICHITÀ.
1.
Furono i GRECI, come in quasi tutti i campi delle discipline umanistiche, i PRIMI A
RIFLETTERE SULLA TEORIA DELL’ARTE, e le loro idee sono rimaste vitali molto al di
qua del Medioevo, fino ai giorni nostri.
Si tratta qui, per dirla schematicamente, di TRE COMPLESSI DI PENSIERI che
abbracciano la somma di queste considerazioni, la quale non è affatto un sistema:
1) il PRIMO scaturisce dalla sfera della stessa ESPRESSIONE ARTISTICA e ha per
oggetto la SOSTANZA DELL’ARTE o DELLE ARTI,
il SECONDO cade nella sfera dell’IMPRESSIONE, si rivolge all’EFFETTO
2) DELL’ARTE e comprende lo spinoso e discusso problema psicologico del BELLO
in sé e in connessione a questo giudizio artistico come prodotto di ambedue quelle
riflessioni, l’ARTE COME
3) il TERZO infine ha origine dalla tendenza a considerare
QUALCOSA DI DIVENUTO, come FENOMENO STORICO.
Il CONCETTO DELL’ARTE era in realtà ignoto all’antichità specialmente in quella
determinazione che è contenuta nel nome di ARTE BELLA.
Il CONCETTO GRECO è molto più largo e si può esprimere brevemente con la famosa
definizione baconiana ARS SIVE HOMO ADDITUS REBUS, e non è del resto neppur oggi
del tutto scomparso.
Ancora in GOETHE si accompagna talvolta alle ARTI FIGURATIVE la POLITICA.
OPERA D’ARTE.
J. BURCKHARDT considera lo STATO DEL RINASCIMENTO come
comune si adoperano espressioni come “arte della guerra”, “arte
Anche OGGI, nel parlare
culinaria”, ecc.
Su questa base spaziosa sta anche il PENSIERO GRECO più antico.
30
In PLATONE le ARTI, che il Medioevo indicherà sotto il nome di ARTES
per esempio la MEDICINA, l’AGRICOLTURA, la NAUTICA, l’ARTE
MECHANICHES,
DELLA GUERRA, appaiono accanto a quelle cui noi oggi ci interessiamo come sole
esponenti della fantasia artistica.
L’ARCHITETTURA, innanzi tutto, ha un posto molto inferiore all’odierno; PLATONE
talvolta la nomina addirittura dopo il mestiere di HANS SACHS, ma pensa più che altro
all’INDUSTRIA EDILIZIA.
Uno scritto medico di GALLIENO intitolato PERÌ TÉCHNES ci dice chiaramente che qui si
tratta del concetto per noi corrente della TECNICA, come la SOMMA DELLE FACOLTÀ,
DELLA PRODUZIONE CORROBORATA DALLA TRADIZIONE E
DALL’ESERCIZIO; e proprio lo stesso vuol dire l’uso volgare del nostro popolo per cui
ARTISTI sono TUTTI I GIROVAGHI DI QUALSIASI GENERE, che attirano il pubblico
facendo mostra della loro abilità.
Ma già gli antichi hanno tentato varie sottodefinizioni di questo vasto concetto, e sempre in
PLATONE troviamo in questo ambito:
le ARTI MUSICHE e
le ARTI IMITATIVE.
Ma la particolare ESSENZA INTERIORE DELLE ARTI, che noi crediamo di
comprendere, NON SI È MAI VERAMENTE RIVELATA AGLI ANTICHI; esse hanno il
loro posto accanto ad altre attività, rimangono subordinate al concetto più alto di POTENZA
e sostanzialmente legate a quello di TECNICA.
Inoltre in PLATONE, che NEGA E ANNULLA PRATICAMENTE LA PROPRIA
CREAZIONE ARTISTICA, la EIDOLOPOIETIKÉ cade assai al di sotto della
l’ARTE CREATRICE NEL VERO SENSO DELLA PAROLA, che
AUTOPOIETIKÉ,
produce ciò che prima non c’era, e serve nel più ampio senso significato alle necessità della
vita. NEGA IN GENERALE LA CREAZIONE DELL’ARTISTA, in
Nel SOFISTA, PLATONE
base a idee sulla fantasia che esercitano a lungo il loro influsso indiretto.
PITTORI e POETI appartengono alla stessa classe dei GIOCOLIERI, producono delle
immagini illusorie, dei giuochi graziosi che non hanno affatto la reale esistenza di un
robusto stivale.
Essi ci danno COPIE DI COPIE, che pure a loro volta esistono effettivamente soltanto
nell’eterno regno delle idee, l’apparenza dell’apparenza di questo mondo, pensiero questo
31
che domina tutto il Medioevo ed è soltanto reso più degno nel famoso verso di DANTE che
parla dell’ARTE COME DELLA «NEPOTE DI DIO».
Soltanto quest’arte, che è fondata al pari dell’egiziana sulla «forma presente» come si dice
oggi sotto l’influsso inconsapevole del pensiero platonico, trova grazia agli occhi di Platone;
si annunzia qui il CONTRAPPOSTO DEI TATTICI E DEI MIMETICI.
Nel NEOPLATONISMO l’OPERA D’ARTE è considerata una caduta dell’idea nella bassa
materia. al concetto dell’ARTE COME
Valutazioni intellettualistiche ed etiche si frappongono
ESPRESSIONE DELLA PERSONALITÀ in determinate forme tecniche sotto l’esclusivo
per tutta l’antichità, di
dominio della FANTASIA FIGURATIVA, e non gli permettono,
giungere a una completa chiarezza, pur non mancandone affatto gli spunti.
QUINTILIANO distingue TRE CLASSI DI ARTI:
1) la THEORETIKÉ, rivolta soltanto alla conoscenza intellettuale, per cui è proposta ad
esempio l’ASTRONOMIA;
l cui fine è in un’azione che non lasci dietro di sé alcun residuo,
2) la PRAKTIKÉ,i
esempio la DANZA e anche la RETORICA;
che ha il suo fine in un’opera durevole, esempio la
3) finalmente la POIETIKÉ,
PITTURA.
Tutto questo si basa però già su RIFLESSIONI ARISTOTELICHE.
È noto che proviene da ARISTOTELE la famosa definizione dell’ESSENZA DELL’ARTE,
accettata egualmente dal Medioevo e dal Rinascimento.
Essa si trova nell’ETICA A NICOMACO, ed è ancora citata dal VARCHI nella sua nota
interpretazione di un sonetto di Michelangelo.
Il suo principio è un PRODURRE (POIETIKÉ) che si distingue sia dal conoscere, in cui il
soggetto e fuori discussione, perché esso come cosa indispensabile non può essere altrimenti
da quello che è (THEORETIKÉ), sia dal fare, che è rivolto a un determinato scopo della vita
(PRAKTIKÉ).
La CREAZIONE ARTISTICA (nel significato antico) sbocca invece in un PRODOTTO
REALE, di forma particolare, su cui influisce la personalità del soggetto che produce; di qui
anche la già citata definizione lapidaria di BACONE.
32
Il NEOPLATONISMO e, dopo, la SCOLASTICA paragonava volentieri la CREAZIONE
ARTISTICA alla CREAZIONE DIVINA, e la adusata espressione scenica «creare una
parte» ha evidentemente una preistoria assai ragguardevole; viceversa già PLATONE ha
concepito il DEMIURGO come ARTISTA che forma le cose secondo il PROPLASMA,
l’EXEMPLUM MEDIEVALE o, come diciamo noi, secondo il MODELLO; paragone
questo assai notevole per la sua immediata derivazione dalla BOTTEGA D’ARTE.
L’IMMAGINE è sopravvissuta, la usano i Padri della Chiesa come gli Scolastici (Tommaso
d’Aquino) e l’ha alla fine raccolta anche il Rinascimento.
Il punto di vista intellettualistico si presenta però subito anche in ARISTOTELE con la
maggiore determinazione di questo produrre «mediante un’idea giusta».
Neppure ARISTOTELE assegna alcuna posizione eccezionale all’ARTE nel senso limitato
anzi, come a tutta l’antichità in generale, gli è del tutto IGNOTA L’IDEA DEL
odierno; l’IMITAZIONE
BELLO come una caratteristica; come tale piuttosto appare la MIMESIS,
(tanto famosa quanto fraintesa), non nel senso però del secolo XVIII, ma come
secondo l’opinione aristotelica fondamentale.
RAPPRESENTAZIONE,
era intesa come l’INTERA COOPERAZIONE DEL SOGGETTO,
La MIMESIS del suo
adattarsi all’oggetto e convivere con esso, e perciò in Aristotele la MUSICA COME
RAPPRESENTAZIONE DI CARATTERI DETERMINATI, in quanto essa corrispondeva
all’ETHOS degli antichi toni, rientra assolutamente e in alto grado nel concetto della
MIMESIS.
Su questo terreno è nato più tardi anche il fecondo principio dell’ARTE COME
ESPRESSIONE.
A tutta quanta l’ANTICHITÀ dunque, come al suo discepolo, il MEDIOEVO, è
completamente estranea l’idea più tarda della cosiddetta ARTE BELLA COME UNITÀ
INDIPENDENTE, e tutt’al più si possono trovare in PLOTINO alcuni spunti di tale modo
di vedere: la POESIA è affratellata ora alla MUSICA, ora alla RETORICA o alla STORIA,
e di qui alle nostre ARTI FIGURATIVE c’è appena un sentiero.
Questo perché all’ANTICHITÀ fu essenzialmente estranea l’idea della FANTASIA
ARTISTICA CREATRICE, LIBERA e INDIPENDENTE.
33
L’ARCHITETTURA, che nei sistemi più recenti viene messa volentieri IN CIMA ALLE
ARTI BELLE, secondo il PENSIERO GRECO non ha qui nulla da fare; e appunto in
seguito alle opinioni antiche il Medioevo la mette fra le sue ARTES MECHANICAE.
Esclusivamente sull’ETHOS ANTICO, specificamente ellenico, è basata un’ALTRA
PARTIZIONE DELL’ARTE, che si è mantenuta in tempi posteriori cui quello era ormai
estraneo; la distinzione fra:
1) ARTI LIBERE e
2) ARTI NON LIBERE,
che è passata alla SCIENZA CRISTIANA, sebbene l’antico ordinamento sociale su cui si
basava fosse stato tolto di mezzo proprio dal Cristianesimo.
Essa ci appare elaborata sistematicamente coi già citati scritti minori del gran medico
GALENO; alle ARTI cui egli tributa l’onorifico titolo di LOGHIKAÌ KAI SEMNAI si
oppongono le BANAUSAI KAI CHEIRONAKTIKAI.
il punto di vista di una società aristocratica nell’organizzazione e nel pensiero che
È questo
sente sotto di sé l’oscura latebra della schiavitù; il guadagno di un salario e lo sforzo fisico
dell’uomo
di un mestiere appaiono come qualcosa di inferiore e di ignobile, di indegno
libero.
Si trova così nello SCHEMA GALENICO la traccia più antica di quelle ARTI LIBERALI
nel mistico numero SETTENARIO, che poi conduce fino alle FACOLTÀ ARTISTICHE
della medievale UNIVERSITAS LITTERARUM.
Tra le ARTES LIBERALES elencate da GALENO si osservano la RETORICE, la MUSICA,
la GEOMETRIA, l’ARITMETICA, la DIALETTICA, l’ASTRONOMIA e la
GRAMMATICA, cui si accompagnano la MEDICINA e la GIURISPRUDENZA, e poi,
soltanto in VARRONE, l’ARCHITETTURA.
l’intelaiatura
Sono le ARTES LIBERALES, delle TRE FACOLTÀ PROFANE; la loro
regina, la TEOLOGIA, è messa in trono soltanto dalla scolastica, in luogo della filosofia
antica.
Ciò che noi chiamiamo ARTE, dobbiamo cercarlo con la lanterna fra le ARTI MANUALI,
IGNOBILI; in esse sono comprese quelle che il Medioevo ha compreso nel semplice
numero delle ARTES MECHANICAE. 34
Trovò qui il suo luogo la MEDICINA, nella parte pratica meno nobile, e accanto a lei tutte
quelle attività che già in antico ricompaiono, sempre in questi elenchi, come
l’A