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Le immagini di Luca nel VIII secolo

Già nel VIII secolo, anche le fonti orientali parlano di immagini di Luca. Che esse nominino sia Gerusalemme sia Roma come loro ubicazione si spiega con la tradizione apostolica di entrambe le località, le quali si trovano peraltro al di fuori del raggio d'azione dello stato bizantino, che proprio in quel periodo distrugge le immagini.

A Costantinopoli, a godere dello privilegiato di antichissimo originale di Luca, è un'icona status mariana che si trovava in un ex ospizio per ciechi detto "delle guide" (hodegoi), e da cui le deriva il nome di "guida". Essa è andata dispersa dal tempo dell'assedio turco alla città ma, essendo l'icona di gran lunga più riprodotta, il suo aspetto è ancora ricostruibile in base a numerose repliche. Come le icone più antiche di Roma, la rappresentazione a mezza figura mostra la madre col bambino sul braccio sinistro. Attraverso lo sguardo e il gesto,

Le varianti medievali si preoccupano soprattutto di mettere in risalto il ruolo di intercessione della madre presso il bambino. Nell'alto Medioevo si dà credito alla sua provenienza da Gerusalemme e, insieme alle reliquie della veste di Maria, la si annovera tra gli oggetti devozionali provenienti dai luoghi biblici che si conservano nel Berlino. Staatliche Museum. L'Odighitria a Costantinopoli in una miniatura del Cod. 78A9, fol. 139. XIII sec

RITRATTO FUNERARIO ROMANO E RITRATTO CRISTIANO DI SANTI P

Il cristianesimo è una religione antica che sopravvive alla fine della società antica. Così anche l'icona è un'antica immagine su tavola che sopravvive alla fine dell'arte antica. Se la religione si trasforma e assume validità ufficiale e universale, l'icona la segue e la integra.

L'icona è l'erede universale dell'antica tavola del ritratto. Gli ambiti dell'arte antica in cui è osservabile un culto delle immagini sono 3: funerario, imperiale e divino. All'icona spetta un culto specifico, legato a quello dei santi, il quale a sua volta è nato come variante particolare di quello dei morti e degli eroi nell'area sepolcrale. I primordi dell'immagine dei santi: - Nel culto degli eroi, che precede il culto dei santi nell'area sepolcrale, una tenda serve a coprire o scoprire le sculture, un requisito imprescindibile anche nel culto dell'imperatore. Essa crea un'aura trasformando la semplice visibilità di una figura nella sua epifania, cioè nell'apparizione ritualizzata del personaggio oggetto del culto. - Nell'immagine originaria dei santi a Roma, la prosternazione non è ancora concepita come personale e riferita quindi ad un individuo specifico.determinato fedele, ma è di tipo generale e intesa come una correzione, allo scopo di definire lo status ufficiale di santo dell'uomo raffigurato, evitando così la possibilità che sia confuso con ritratti privati. La tenda e la prosternazione diventano così mezzi per onorare il morto e quindi indizi dell'attribuzione della qualifica di santo. CULTO DELL'IMMAGINE TRA PAGANESIMO E CRISTIANESIMO L'icona e il culto dei morti: - il culto dei morti ha prodotto il ritratto funerario. Ed è dal ritratto funerario che ha tratto origine l'immagine dei santi, che si attua il passaggio dall'immagine in ricordo di un morto a quella del culto di un santo. - le immagini murali non raffigurano degli individui comuni, ma degni di ricevere da parte degli altri una venerazione che essi accolgono immobili e senza modificare la loro posizione. In tal modo, la rappresentazione assume il carattere di un appello en-face all'osservatore, cui la

Visione frontale del santo si rivolge, invitandolo a comportarsi attivamente di fronte all'immagine stessa. L'inclusione del fondatore nella rappresentazione esprime un atteggiamento di sottomissione che è una forma di venerazione cultuale. Il santo però non è più presente di persona: ora è la sua immagine ad assumere su di sé il compito di rappresentarlo. Le candele che il fedele tiene in mano fanno parte delle forme di culto previste davanti all'immagine. Esse alludono al fatto che non ci si inginocchia davanti ai santi in persona, bensì davanti alla loro immagine: la rappresentazione, dunque, include il culto dell'immagine dei santi; è una variante del culto dei santi.

Un'immagine possa trasformarsi in una dipende ora più commemorativa di culto dalla personalità del morto che non dalla sua immagine. Nel sepolcro i congiunti appendono ghirlande di fiori e accendono lumi.

dell'immagine stessa di rendere omaggio e chiedere protezione al santo rappresentato. Questa pratica di venerazione attraverso le immagini votive si diffonde ampiamente nel corso dei secoli, diventando parte integrante della religiosità popolare. Le immagini dei santi diventano quindi oggetti di devozione e venerazione, utilizzati per pregare, chiedere grazie o protezione, e per esprimere la propria fede. Le immagini possono essere presenti nelle chiese, nelle case private, nei santuari e in altri luoghi di culto. Inoltre, le immagini dei santi possono essere oggetto di processioni e festività religiose, durante le quali vengono portate in giro per le strade e mostrate alla comunità. Queste manifestazioni pubbliche di devozione sono un modo per onorare i santi e rafforzare il legame tra la comunità e la figura venerata. In conclusione, l'immagine dei santi ha un ruolo centrale nella venerazione pubblica e privata, contribuendo a consolidare la fede e la devozione delle persone.di antica tradizione nell'arte funeraria. Le icone funerarie erano realizzate su tavole dipinte, spesso con l'immagine del defunto e di un santo o di un angelo. Queste immagini erano considerate sacre e venivano collocate nelle tombe come forma di protezione e venerazione. Nell'arte funeraria romana, l'immagine del supplice ha assunto un nuovo significato. Non si tratta più di una richiesta di salvezza, ma di una richiesta di protezione per se stessi. Il santo rappresentato non ha più bisogno di preoccuparsi di sé stesso, ma diventa oggetto di venerazione e culto. Le persone che si prostrano davanti all'immagine del santo non esprimono solo venerazione, ma formulano una richiesta di protezione. Le mani del santo, unite in preghiera, sono dipinte in oro per simboleggiare la loro efficacia. I ritratti funerari e le icone sono parte integrante dell'arte funeraria. L'immagine privata del defunto viene affidata a un ritrattista e successivamente inserita nel programma dell'affresco. Tuttavia, abbiamo poche testimonianze della pittura su tavola di questo periodo di transizione. La maggior parte di esse proviene dall'Egitto, un paese con una lunga tradizione nell'arte funeraria.

climaticamentefavorevole.- da Giovanni Efesino apprendiamo che nel VI sec a Costantinopoli i patriarchi di nuovanomina fanno collocare il loro ritratto ufficiale in una galleria predisposta allo scopo. Lomandano anche in giro nella loro diocesi, innanzi tutto su dittici, per essere commemorati nelservizio divino. Circa l’uso simultaneo di ritratti di persone viventi, morti e santi nello spaziodella chiesa, disponiamo di una testimonianza letteraria degli inizi del V sec.- si deve fare attenzione perché alle immagini non sia attribuita la stessa convenzione delritratto, uno scambio da cui sarebbe potuto facilmente nascere un culto di immagini rivoltoad un falso oggetto.- nel di Parigi si è conservato un parallelo della “Tavola di Marco”. NelCabinet del Médaillesgiovane dignitario con fascia nei capelli e uniforme ufficiale, provvisto di un’aureola tonda, èidentificato il busto di un arcangelo , il che trova conferma nell’accenno

Di ali sulle

figura 31
spalle. Con l'immagine di un essere incorporeo e non storico, si interrompe la linea 31. Paris. tradizionale che va dall'immagine commemorativa al ritratto dei santi. Gli avversari delle immagini, in particolare tra gli ebrei, hanno mosso a questa incoerenza dei cristiani una critica, respinta con l'argomento secondo cui Dio ha dato agli angeli una forma fisica per farli apparire, rendendoli visibili agli uomini. Ogni figura del cosmo cristiano attestata dalla rivelazione è quindi rappresentabile.

IDEALISMO E REALISMO NEL RITRATTO ANTICO

In Egitto: s'incontrano 3 diverse concezioni del ritratto: la greca, la romana e la vetero-egiziana.

- il prodotto di questa costellazione è il ritratto dipinto di mummia, che fa la sua apparizione solo sotto la dominazione romana. Nelle antiche religioni di redenzione l'aldilà del morto è conservato per l'aldilà.

Perciò in Egitto si procede alla conservazione del corpo intero con la mummificazione, che conl’imbalsamazione prevede anche la raffigurazione del morto in un ritratto aggiunto in epoca romana allostesso corpo mummificato. Il ritratto risale ad un’antica tradizione: va inteso come creazione rituale, concui si aspira a forme di eternità, nelle quali l’uomo deve risorgere alla sua vita intemporale. É l’ultimostadio evolutivo della decorazione della mummia nell’Egitto romano. Fino al divieto dellamummificazione nel tardo IV sec, fiorisce pertanto un ricco patrimonio di ritratti su tavola, che possonoessere considerati come regolari ritratti di morti. In questi monumenti si rispecchiano sia le forme diidealizzazione della convenzione greca, che quelle romane, attente alla registrazione realistica deldettaglio. 8In Grecia: il ritratto non è tanto la rappresentazione realistica di un individuo, del suo aspetto com’era un

tempo, piuttosto è la configurazione di un'idea e quindi l'elevazione ad un piano sovra individuale. Anche la maschera funeraria romana, che sta all'origine del ritratto, serve all'analogo scopo della conservazione del corpo. Qui però non si tratta tanto della forma eterna destinata al regno di Osiride (il mondo dell'aldilà), quanto della conservazione dell'aspetto terreno di un uomo, con l'inconfondibile figura da lui un tempo posseduta, ossia della tangibile manifestazione della sua esistenza.

L'antico ritratto funerario: - in base alle sue 2 attitudini fondamentali, può essere descritto da una parte come che tende al realismo, dall'altra come immagine commemorativa, che esige l'idealizzazione. immagine eroicizzata, In quanto tale, esso può soddisfare completamente uno dei 2 postulati solo ai danni dell'altro. Ma è implicito nell'impostazione stessa del ritratto che esso preveda sia

Il pianodell’esistenza temporale o individuale dello scompar
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A.A. 2009-2010
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher moondrop di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cristianesimo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Monaci Adele.