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PSDI.
Il MIS era in pieno sviluppo, che creò un patto con gli altri partiti di destra, cosa
→ che fu accolta con entusiasmo dai monarchici, ma non dalla DC e dai
democratici che fecero di tutto per allontanare la minaccia: da un lato venne
vietato al MIS si tenere nel 1950 il proprio congresso nazionale e s preparò la
legge Scelba contro la ricostituzione del partito fascista, dall’altro si
introdussero misure volte a rassicurare i reduci di Salò.
10. La fine del centrismo degasperiano e la democrazia protetta
Avvicinandosi alla fine della legislatura esistevano dunque molti motivi di
preoccupazione per la DC. Ciò che appariva a De Gasperi come particolarmente
insidioso erano soprattutto le pressioni della gerarchia e di ampi settori del mondo
cattolico che chiedevano con insistenza misure sempre più dure verso le sinistre.
L’obiettivo era quello di spingere la DC verso destra, aprendola a un rapporto di
collaborazione almeno con i monarchici, se non addirittura con il MIS.
I problemi sorsero con la tornata elettorale amministrativa che riguardava anche
Roma. Il timore di una vittoria comunista nella città del papa era inammissibile e fu
quindi usato per caldeggiare la nascita di un forte raggruppamento anticomunista:
l’operazione Sturzo. Il vecchio fondatore del PPI sembrava la personalità giusta per
comporre una lista civica aperta a democristiani, liberali, monarchici e missini, mentre
Gedda, presidente dell’AC, minacciava di mettere in campo una lista cattolica pura.
De Gasperi si trovava in una condizione di grande imbarazzo, perché non poteva
andare contro il Papa, ma capiva che la situazione a Roma si sarebbe estesa anche
fuori. Si aprirono una serie di contatti e di pressioni e alla fine le elezioni si svolsero
con le liste e le alleanze ormai tradizionali, e le sinistre non vinsero. tutta la faccenda
ebbe comunque uno strascico doloroso per De Gasperi.
Intanto si radicava in Italia la convinzione che, con la situazione politica in atto, non
era possibile realizzare compiutamente tutta la Costituzione e quindi molti istituti da
essa previsti non si realizzarono, come le regioni e la Corte Costituzionale.
Tra il 1951 e il 1952 il governo propose una serie di misure che mettevano in luce la
gravità della situazione sociale: legge sulla difesa civile, misure contro i partiti contrari
alle istituzioni, contro l’apologia alla violenza come strumento di lotta politica, contro i
sabotaggi militari ed economico, contro l’incitamento alla diserzione e al disfattismo;
legge Scelba contro la riorganizzazione di partiti e gruppi neofascisti.
Con il timore di non essere rieletti, la maggioranza degasperiana decise di adottare
strumenti di autotutela, introducendo una nuova legge elettorale alla Camera che fu
bollata dall’opposizione come legge truffa. Ci furono varie sedute in Parlamento per far
passare la legge, mentre le sinistre facevano ostruzionismo. Infine la legge elettorale
di maggioranza divenne la legge 31 marzo 1953 n.148, con la quale si andò alle urne il
7-8 giugno 1953. La legge elettorale non giovò né danneggiò nessuno perché non si
arrivò al quorum previsto.
Malgrado la sconfitta subita, De Gasperi ottenne ancora una volta l’incarico e creò un
monocolore con soli ministri della DC il 16 luglio 1953. Presentandosi alla Camera
per la fiducia la vide negata e si dimise definitivamente. Fu tuttavia eletto segretario
nazionale della DC, carica che mantenne fino al 16luglio 1954 quando fu investito il
suo successore Fanfani. De Gasperi morì poco dopo, il 19 agosto 1954.
4. Gli anni Cinquanta: il miracolo (1953-1963)
1. Il centrismo da Pella a Scelba
Il 17 agosto 1953 si giunse alla nascita di un governo di affari, un monocolore
democristiano affidato a Pella, che aveva chiaramente lo scopo di gestire la situazione
in attesa che dalle forze politiche venissero indicazioni per alleanze più robuste ed
efficaci. Pella ottenne il sostegno di DC, PLI, PRI e dei monarchici del PNM, ma PSDI e
MSI si astennero.
Il governo molto debole, cercò di rafforzarsi e trovò nella questione di Trieste un punto
per farlo. Il clima internazionale era di attesa nei confronti di quanto avrebbe fatto
l’URSS, in quanto era morto Stalin il 5 marzo 1953. Trieste era ancora divisa tra zona A
e zona B e le trattative erano proseguite tra 1949 e 1953. Un passo avanti si fece il 21
dicembre 1951 quando Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti consentirono formalmente
alla revisione del trattato di pace del 1947, modificando i limiti sul riarmo imposti
all’Italia. La strada poteva considerarsi aperta verso altre correzioni: si cominciò a
discutere quindi un piano di spartizione del TLT e tra il 1951 e il 1952 si ebbero diversi
colloqui bilaterali italo-jugoslavi, per il momento privi di successo.
Pella prese infine spunto dalla diffusione di una nota di stampa jugoslava antitaliana e
minacciosa per alzare i toni della polemica e inviando reparti militari per sventare una
presunta annessione della zona B del TLT. Il 8 ottobre 1953 USA e Gran Bretagna
annunciarono il proprio ritiro dalla zona A e la cessione dei poteri provvisori all’Italia,
nonostante le proteste di Jugoslavia e URSS. Tito considerò atto di guerra l’ingresso di
truppe italiane a Trieste e fece nuove proposte di accomodamento. Ma la situazione
rimaneva tesissima tanto che si ebbero scontro il 3-6 novembre.
Bisognava riprendere le trattative diplomatiche prima che la situazione degenerasse.
De Gasperi riprese l’iniziativa e annunciò che il governo Pella era solo “amico della
DC”. Il 5 gennaio 1954 Pella si dimise aprendo una crisi di governo molto complicata.
Il nuovo governo monocolore democristiano, guidato da Fanfani durò solamente dal
18 gennaio al 10 febbraio 1954, non avendo ottenuto la fiducia del Parlamento.
Il 10 febbraio 1954 entrò in carica il governo di Mario Scelba, a cui parteciparono
PSDI e PLI, con la vicepresidenza a Saragat. Scelba si affrettò a sdrammatizzare la
situazione di Trieste: dal 2 febbraio al 5 ottobre 1954 si svolse a Londra una
conferenza dapprima con la presenza di Gran Bretagna, USA e Jugoslavia, poi con
l’Italia al posto della Jugoslavia e infine con Italia e Jugoslavia insieme. Le trattative
portarono alla firma di un memorandum d’intesa il 5 ottobre 1954:
La zona A passava in mano italiana e alcuni suoi territori andavano alla zona B;
Trieste sarebbe rimasta porto franco.
Una soluzione definitiva venne poi introdotta con il trattato di Osimo il 10 novembre
1975.
Il governo Scelba fece abrogare la legge elettorale con premio di maggioranza; si
oppose con decisione al comunismo; si inasprì l’abitudine di usare la forza di fronte ad
ogni tipo di dissenso e di manifestazione di piazza.
Intanto il Tribunale militare supremo assolveva degli ex militi di Salò responsabili di un
eccidio, perché avrebbero eseguito le consegne di un governo “legittimo”,
scavalcando tutte le considerazioni secondo cui il governo legittimo italiano fosse
stato il Regno del Sud. Era in atto inoltre una forte offensiva contro la Resistenza e
anche situazioni forti di intimidazione nei confronti di sindacati e militanti
d’opposizione.
Tutto ciò era dato sia dalla forte influenza degli Stati Uniti, del maccartismo, sia dalla
necessità di rafforzare la DC. Nel novembre 1956 avvenne la firma tra la CIA e il nostro
Servizio Informazione Forze Armate di un accordo per riformulare e riorganizzare
l’organizzazione Gladio. Ciò fece parlare di “Doppio Stato” o di “Stato Parallelo”.
Per quanto riguarda la questione europea, dopo il fallimento della CED, nacque
l’Unione Europea Occidentale UEO, nell’ottobre 1954, che consisteva nel recupero dle
vecchio trattato di Bruxelles del 1948, ampliato ora con la partecipazione dell’Italia e
della Germania. La ratifica parlamentare di questo accordo fu vivace e si svolse tra il
dicembre 1954 e il marzo 1955.
Intanto la cronaca nera si mescolava con la politica aprendo scenari inquietanti.
2. La DC e i partiti dell’area di governo
Il nuovo segretario della DC divenne Amintore Fanfani. Egli si era dato l’obiettivo di
rafforzare il partito per svincolarlo dalla pressione delle vecchie clientele meridionali e
delle continue ingerenze della Chiesa. Si era assistito in questi anni a una crescente
meridionalizzazione del partito.
In Sicilia la situazione era tranquilla anche se le cosche mafiose iniziavano a
riorganizzarsi per il futuro e nell’ottobre 1957 tennero persino un convegno
internazionale a Palermo. Intanto andavano stringendosi i legami tra la DC e le cosche.
La mafia entrò quindi in politica legandosi a Fanfani e poi successivamente a Andreotti.
L’entità della ricchezza da controllare e suddividere fece scoppiare dei conflitti
sanguinosi noti come la prima guerra di mafia: attentati, uccisioni, rapimenti che
culminarono con la strage di Ciaculli, quando un auto imbottita di esplosivo provocò la
morte di sette appartenenti alle forze dell’ordine.
Nel giro di poco tempo Fanfani mostrò a tutti di essere capace di grande attivismo e
interventismo, nonché di essere capace di grande attivismo e interventismo, nonché di
saper imporre una rigida disciplina interna alla DC. Tutto ciò provocò la reazione degli
altri dirigenti e parlamentari democristiani e un primo vittorioso episodio di rivolta al
momento delle elezioni del Presidente della Repubblica con l’elezione di Giovanni
Gronchi, democristiano ma con una propria personalità e indipendenza rispetto a
Fanfani. Il nuovo Presidente si impegnò per a piena attuazione della Carta
Costituzionale, tanto che negli anni seguenti entrarono in vigore la Corte
Costituzionale, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e il Consiglio
Superiore della Magistratura.
Nel giugno 1955 il governo si dimise per contrasti interni ai partiti della maggioranza e
il 6 luglio 1955 entrò in carica il governo di Antonio Segni composto da DC, PLI e
PSDI.
Tale governo va ricordato per gli eventi positivi in politica estera. Il 14 dicembre 1955
vide l’ingresso dell’Italia nell’ONU. Il 25 marzo 1957 si arrivò alla firma dei Trattati di
Roma che istituirono la Comunità Europea per l’Energia nucleare, EURATOM, e la
Comunità Economica Europea CEE.
Segni si dimise il 6 maggio 1957, aprendo una crisi confusa e incerta che portò al
governo il presidente della DC Adone Zoli, che però ottenne la fiducia solo grazie ai
voti del MSI. Zola si dimise e Gronchi decise di rimandare il governo alle Camere in
attesa delle nuove elezioni.
Intanto la destra avanzava verso il governo. La svolta avvenne nel 1954 quando
divenne segretario di partito Arturo Michelini. All’interno del partito perma