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Il bambino distingue presto (verso i 18 mesi) un essere di sesso femminile da uno maschile. Sa

quindi che ci sono due sessi, distinguibili nel padre e nella madre. La presa di coscienza riguardo

la sua sessualità avviene verso i tre anni. Aa poco più di un anno è ancora difficle catalogare

maschi e femmine in base al loro comportamento perché si somigliano, scelgono e fanno le stesse

cose. Tutto è pressoché identico nei due sessi e cominceranno in seguito a differenziarsi. A

quest’età per esempio l’aggressività definita per eccellenza maschile non si nota. Infatti entrambi i

sessi sono aggressivi. Un altro esempio è il civettare. Entrambi da piccoli civettano, ma questa

caratteristica col passare del tempo viene persa dal maschio ed accentuata nella femmina in

quanto la civetteria è tipica femminile per il genitore. Infatti viene incoraggiata nella femmina

mentre nel maschio no. Ogni condizionamento sessuale vive a patto che nell’altro sesso sia

inferiore e debole.

I conflitti tra bambini e genitori aumentano dopo il primo anno. Prima l’autonomia ridotta del

bambino lo portava ad essere dipendente dall’adulto. Ora con la conquista del camminare le cose

cominciano a cambiare. Infatti il camminare in parte rallegra e in parte irrita l’adulto. È molto

diverso avere a che fare con un bambino che scorrazza per casa toccando tutto e che riesce a

sfuggire sempre più spesso alle imposizioni dell’adulto. Da questo momento scoppiano veri e

propri conflitti, una battaglia perpetua. Ma da una parte la madre tollera la lotta del figlio maschio

contro di lei in quanto è nell’ordine natuale delle cose; mentre con le figlie non viene tollerata la

presa di autonomia. Con le bambine più tranquille il problema non si presenta, ma con le bambine

più vivaci sì. Questa repressione però non sfocia in una ribellione molto violenta dalle bambine

grazie a due processi che riportano i figli sempre verso il modello dei genitori:1) imitazione: il

bambino apprende molte cose per imitazione come il linguaggio, ma apprende anche tramite i suoi

errori, come l’apertura o chiusura di una porta, quindi è anche in grado di apprendere un modello.

Questo avviene tramite l’adulto che mira alla differenziazione netta dei due sessi, dando al

bambino un orsacchiotto da non cullare e alla bambina una bambolina da cullare. La capacità di

imitazione è maggiore nei primi due anni di vita. 2)identificazione: il bambino in questa fase

interiorizza i modelli fondamentali trasmessi dalla cultura che lo circonda. Identificarsi in un altro,

significa sentirsi l’altro. Se dapprima sia maschio che femmina si identificano nella madre, il

bambino in seguito si identificherà nel padre. Il modello paterno e materno sono così differenziati

che portano inevitabilmente alla differenziazione. Questo non accadrebbe se l’identificazione del

figlio nella madre e della figlia nel padre non fosse connotata come degradante. La differenza tra

imitazione e identificazione è che la prima è una ripetizione di comportamenti, mentre nella

seconda il bambino è spinto dal legame emotivo con l’altro ad essere come lui. Per le bambine che

si identificano con la madre, dai 2 3 anni la pressione è sempre più massicia. Viene spinta sempre

più all’assunzione graduale del ruolo femminile. Nascono così grossi conflitti tra le due. La

bambina viene rifutata ed osteggiata se si rifiuta di aderire al modello ideale ed è combattuta tra

l’identificarsi con sua madre e le sue energie che prima non la caratterizzavano. Lo svantaggio

della bambina nell’identificazione con la madre è che quest’ultima è sempre lì, acccanto a lei in

casa. Maschio e femmina invidiano il padre che lavora, ma il maschio sa che prima o poi

parteciperà anche lui all’avventura di uscire di casa per andare a lavorare, mentre la femmina sarà

solo una spettatrice esclusa. Al contrario del maschio il mondo della bambina è tutto lì, in casa.

Tutto spinge il bambino nella stessa direzione, sia quando imita che quando si identifica

nell’adulto, trova modelli di adulti perfettamente stereotipati ed inseriti nella cultura. Identificazione

ed imitazione emergono da molti particolari, ma mai quanto gli interventi diretti educativi. I genitori

hanno bene in mente il modello a cui i loro figli devono adeguarsi a seconda del sesso e se non lo

fanno, questo porta all’inaccettazione sociale. L’adulto attua una vera e propria selezione

automatica degli interventi a seconda del sesso. L’adulto seleziona gli ordini ai bambini secondo un

codice ben preciso, di cui non è affatto cosciente, ma che corrisponde alla legge che i compiti di

maggior prestigio vadano assegnati al maschio (garage e latte). Anche i bambini stessi

probabilmente non farebbe il compito dell’altro in quanto già abituati a catalogare i compiti a

seconda del sesso.

C’è molto da discutere sull’invidia del pene. Secondo la psicoanalisi le bambine sono invidiose dei

maschi perché possedere il pene porta loro maggiori privilegi. Molte bambine si sono già rese

conto della superiorità che questo comporta e grazie a ciò che avviene all’interno della loro

famiglia. Non è difficile per la bambina dedurlo. Anche quando si ha una madre dominante il

dominio è limitato alla famiglia e non alla società. Quindi più completo è l’adeguamento, più sicuro

è di essere accettati. Per i bambini la scoperta delle differenze anatomiche dei sessi equivale a

quella della differenza del colore della pelle. Ne sono stupiti in rincipio, ma digeriscono con facilità

la scoperta. Quando le bambine invece scoprono di avere qualcosa di meno dei maschi nessuno

le rassicura sul valore del proprio sesso perché nessuno ci crede dalla madre, alla società. La

maggior parte delle donne desidererebbe avere i privilegi e le possibilità legati al fatto di possedere

il pene. Tuttavia esistono donne in cui è assente l’invidia del pene e sono queste le autentiche

donne che hanno felicemente accettato la loro condizione di inferiorità.

Capitolo terzo: gioco, giocattoli e lettura infantile

Nel bambino la tendenza a giocare è sicuramente innata, ma i suoi modi e le sue regole sono il

prodotto di una determinata cultura. Il patrimonio ludico viene tramandato di generazione in

generazione. Quando gli adulti affermano che è il bambino stesso a scegliere i suoi giochi,

sbagliano, perché quei giochi li ha pur appresi da qualcuno. Giochi e giocattoli sono frutto di una

precisa cultura. In questo campo la differenziazione in base al sesso emerge con particolare

evidenza. La maggior parte dei giochi in commercio è strettamente prodotta per i maschi o per le

femmine. Per esempio acquistare un mobile con navi pendenti non è un acquisto sicuramente

consono per una femmina. Inoltre tutto rispetta la legge del colore rosa o celeste a seconda del

sesso. Quando si da un pupazzetto ad un bambino ci si assicuri che sia un animale o bambolotti

del suo stesso sesso, in modo da non creare equivoci, mentre ad una bambina di prediligono le

bamboline, ma anche gli animali. Quando si da una bambolina ad una bambina piccola le si

mostra anche come si tiene in braccio e come si culla. Quando succede gli adulti gridano al

miracolo biologico: così piccola e ha già l’istinto materno. Questo però non si fa col suo coetaneo

maschio poiché non gli spetta come compito. Si insisterà parecchio sul giocare con le bambole

sulle bambine in modo da addestrarle alla loro funzione materna. Fino a cinque/sei anni bambini e

bambine giocano ai lavori domestici, ma da qui in poi ci sarà una differenziazione: le bambine

passaranne senza neanche accorgersene dal gioco al fare proprio le faccende domestiche; i

bambini invece guarderanno ai lavoro domestici con disprezzo perché sanno che non sarà mai

compito loro. Effettivamente basterebbero pochi mesi di insegnamento intensivo prima del

matrimonio per insegnare alla ragazza i lavori domestici, ma gli adulti sanno bene che se non si

produce un condizionamento nell’età adatta, sarà poi difficile ottenere questi risultati. L’ordine

familiare esige che le donne siano consenzienti ai servizi domestici perché il loro rifiuto metterebbe

in crisi tutta la casta maschile e l’intera struttura sociale.

Esistono giochi neutri, per ambo i sessi, ma quando si entra nei giochi composti ci sono elementi

che indicano una grossa differenziazione in base al sesso. Per le bambine cucinette, ferri da stiro

mignon, per i bambini navi, pistole etc.tra questi due gruppi di giochi non cè posto per scelte

tolleranti, quindi anche il genitore più comprensivo, non acconsentirà mai a dare un mitragliatore

ad una bambina. Del resto questa differenziazione impone al bambino/a di accettare i loro ruoli e

se non accade, qualcosa non va. Purtroppo anche i giocattoli neutri tendono più verso i maschi,

come i lego. Esiste poi per le femmine tutta una collezione a parte. I genitori sostengono che i figli

scelgano spontaneamente i giocattoli adatti al loro sesso, ma invece sceglie in base a scelte già

operate a priori dagli adulti. Quindi il bambino orienterà le sue scelte verso giocattoli che avrà

imparato a riconoscere come accettati.

Nei giochi dei bambini si riflette la riproduzione della realtà sociale in cui vivono. Erikson ricorre al

concetto biologico di spazio interno per spiegare l’uso di giocattoli scelti casualmente da un gruppo

di bambini dai 10 ai 12 anni. I bambini costruivano grattacieli e torri, mentre le bambine interni

familiari. Lo studioso interpreta questa scelta in senso “genitale”. Le scene chiuse delle bambine

sono un rapporto coi genitali interni delle femmine; le scene esterne dei maschi sono un rapporto

coi genitali esterni, intrusivi dei maschi. Eirkson considera anche le ragioni sociali di queste scelte:

il maschio è spinto a realizzare e a raggiungere una posizione elevata nella società; la femmina è

spinta verso la cura di una casa e allevare i figli. I giochi delle bambine che avvengono

principalmente all’interno delle mura domestiche spesso vengono interrotti dalle faccende

domestiche, mente questo accade raramente ai maschi. Così i maschi maturano l’idea di avere

diritto al gioco, mentre le femmine si convincono di averne diritto solo dopo aver adempito al loro

dovere. I maschi oltre a voler che si rispetti il loro gioco, vogliono anche il rispetto per il loro ozio.

Questo aspetto continuerà anche nella fase adulta.

Maschi e femmine oltre che differire nel diversi giochi, differiscono anche nello stile ludico. Sforzo

muscolare e aggressività sono una prerogativa maschile, mentre aggressività verbale, ma sempre

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
10 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simosuxyeah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Adorni Daniela.