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Mercato: in senso economico generale, il mercato è costituito da un gruppo di acquirenti e di venditori in
contatto tra loro in modo tale che le transazioni al suo interno fra due qualsiasi operatori influenzano le
condizioni alle quali operano tutti gli altri membri. In altre parole, ogni transazione di qualsiasi merce o
servizio, influenza ed è influenzata da tutte le altre.
7. Industria cuneese
Provincia di Cuneo
La provincia di Cuneo è una realtà industrializzata con forti aperture economiche e culturali sia verso
l’Europa che verso molti paesi Extra continentali. È necessario indagare modalità e tempistiche tramite le
quali si è strutturato il sistema di industria locale.
Formazione storica della realtà industriale della Granda (Antico Regime): la cuneese è una realtà
prettamente agricola in cui erano presenti molte iniziative manifatturiere legate alla produzione della seta
grezza e dei panni-lana. L’area aveva attirato su di sé le materie prime provenienti dal mondo agricolo
(bozzoli e lana) e sviluppato le risorse energetiche (acqua canalizzata e il legname).
Il sistema – fabbrica del setificio
A partire dalla fine del Seicento si assiste in campo serico al passaggio dalla lavorazione a domicilio alla
produzione nella fabbrica accentrata. La Fabbrica è dotata di macchinari ad elevato contenuto tecnologico:
i mulini da seta. Il Cuneese diventa una delle più importanti aree dell’Italia settentrionale nella produzione
dell’organzino. L’organzino è il filo di seta pronto per la tessitura. Il filo di seta era esportato quasi
totalmente all’estero: nel Lionese, dove veniva tinto e tessuto.
Emigranti eccellenti
Tramite l’esportazione dell’organzino, il Cuneese ebbe modo di entrare in contatto con la realtà economica
europea. Non esportò all’estero solo il filo di seta, ma anche tecnologia tramite l’emigrazione di alcuni
cuneesi, come i fratelli Paolo e Nicola Amatis.
Gli Amatis istallarono una filanda in Georgia (uno Stato nordamericano). Né dobbiamo dimenticare l’attività
spionistica industriale di alcuni stranieri, come i fratelli Lombe, che portarono a Derby in UK, i progetti di un
mulino da seta. 19
Pag.
Altre realtà manifatturiere
L’eccezionale sviluppo della sericoltura e della lavorazione della lana fu dovuto all’intervento del sovrano.
Nell’ambito di una politica economica mercantilistica, egli concesse sussidi e incentivazioni agli operatori
locali. Accanto alla produzione della seta e della lana, erano presenti altre realtà manifatturiere:
- Le cartiere: la più nota era quella di Beinette, sviluppata dal 1740 dal marchese Ferrero d’Ormea,
tramite le commesse pubbliche che poté acquisire. Un’altra cartiera di rilievo era quella di Fossano,
la cui attività è cessata alla metà del Novecento.
- Vetrerie: a Chiusa Pesio, alla metà del 700, fu realizzata una vetreria, che godeva di ampi privilegi,
specializzata nella produzione di vetri piani da finestra e da specchio, vetri da bottiglie e vetri fini da
tavola.
- Ceramiche: famose già nel 700 divennero le ceramiche di Mondovì, fabbricate impiegando
un’ottima argilla tratta dalle cave di Mondovì-Villanova, Torre e Vicoforte.
All’esposizione industriale a Milano del 1881 si riconosceva che Mondovì era “uno dei principali centri
ceramici d’Italia”. A Mondovì erano famose le imprese di Benedetto e Felice Musso, dei Fratelli Besio e
della Vedova Besio e Figli. Soltanto a metà 800, con l’avvio dell’esperienza liberista condotta da Cavour, si
cominciò ad assistere ad alcuni mutamenti lenti ma significativi. Nel 1850-60 il Cuneese fu dotato di una
rete ferroviaria di una certa importanza. Essa faceva perno sulla linea Torino-Fossano-Cuneo e contava i
rami laterali della Savigliano-Saluzzo e della Cavallermaggiore-Bra-Alba-Alessandria.
La tecnologia
Chi si avvantaggiò della ferrovia fu l’industria serica. Furono introdotti nuovi sistemi di lavorazione, connessi
all’impiego del vapore. Essi permisero di realizzare opifici a ciclo integrato: dalla trattura alla torcitura,
capaci di levati livelli produttivi. Tra i principali setifici vi era quello di Villanovetta – “uno dei primi filatoi del
Piemonte” - di proprietà del lombardo Alberto Keller. Il setificio di Alba era dotato nel 1859 di ben 104
caldaie e 200 addetti e faceva capo ai banchieri torinesi De Fernex.
Attività effimere e durature
Le ferroviere permisero l’insediamento di alcune attività, una parte delle quali ebbe uno sviluppo effimero,
le altre invece proseguirono fino al 900.
- BRA: tra il 1850 e il 1870 si assiste ad un rapido evolversi dell’attività conciaria, che trasformò Bra
da centro agricolo a realtà economica importante. Ma per ragioni ignote le concerie si esaurirono
alla metà del 900.
- ALBA: l’attività enologica, già presente, si arricchisce fra il 1860 e il 70 con l’impianto della Cinzano
a Santa Vittoria d’Alba (vermouth). Nel 1890 sono già 50 i suoi operai; diventeranno 400 nel primo
decennio del 900.
L’industria meccanica di Savigliano
La rete ferroviaria del Piemonte Sud-occidentale trasformò Savigliano nel nodo centrale dello smistamento
del traffico.
- SAVIGLIANO: nella cittadina viene insediata grande officina per la riparazione del materiale
rotabile. Nel 1879 essa prese il nome di “Società Nazionale delle officine di Savigliano” (con capitali
torinesi e belgi). La Società saviglianese si occupò di produrre materiale mobile e fisso per ferrovie e
tramvie. Dopo l’apertura di un secondo stabilimento a Torino, essa divenne una delle principali 20
società meccaniche d’Italia. Alla Società era collegato un vasto indotto: fonderie di ghisa, officine
meccaniche e segherie in tutto il Cuneese. Pag.
La crisi economica degli anni 80
Lo slancio economico nel Cuneese si manifesta nel decennio preparatorio all’Unità e in quello successivo
(1850-70). Successivamente, negli anni Ottanta, subisce il contraccolpo della crisi agraria che colpisce la
produzione serica e la vitivinicola: i due perni principali su cui si basava tutta l’economia della provincia. La
situazione fu aggravata dalla guerra doganale con la Francia, che annullò per 10 anni gli scambi commerciali
del Cuneese con la nazione confinante.
Effetti della crisi: la vendita degli organzini ebbe un tracollo, così come le esportazioni di vino, di pelli grezze
e conciate. Tutti i capitali di provenienza lionese furono ritirati. In generale ci fu un arretramento delle
condizioni di vita della popolazione.
Il Cuneese in età giolittiana
La generale ripresa dell’economia nazionale in età giolittiana (dalla fine dell’800), ebbe ripercussioni
positive anche sul Cuneese. Ma la ripresa della Granda significò – a differenza di altri territori, come il
Torinese, il Biellese, il Novarese-verbano e la piana alessandrina – il rilancio dell’agricoltura (cerealicoltura e
zootecnia). Purtroppo il tenue sviluppo manifatturiero passò attraverso l’ampliamento produttivo su scala
artigianale, e non potenziando gli investimenti di capitale fisso in strutture industriali in larga scala. Le
grandi imprese in età giolittiana: le Officine di Savigliano, il Cotonificio dell’ing. Enrico Wild (Piasco presso
Saluzzo) fondato nel 1895 e fallito nel 1978. Nasce nel 1905 la Cartiera di Verzuolo fondata dall’ing. e
senatore ligure Luigi Burgo.
Continuità fra le due Guerre mondiali
Le restanti aziende erano tutte di piccole dimensioni e servivano il mondo agricolo, trasformando i prodotti
dell’agricoltura. Erano dunque presenti aziende enologiche, molitorie, dolciarie, casearie e chimiche, legate
al trattamento dei prodotti agricoli. Oppure modeste imprese tessili, in campo serico e cotoniero, nel
settore dell’abbigliamento e delle calzature.
Fra le due Guerre non si modificarono gli orientamenti produttivi già delineati durante l’età giolittiana. Il
modello di sviluppo continuò a essere fondato sull’attività artigianale, sulla piccola impresa e
sull’agricoltura specializzata. Inoltre la politica economica del regime di Mussolini peggiorò i volumi delle
esportazioni verso la Francia. Il risultato fu che l’area Cuneese proseguì sulla strada dell’isolamento
economico e sociale, sull’auto-sufficienza.
Secondo dopoguerra
Lo scenario economico mutò radicalmente. Per la prima volta l’Italia si trovò in un sistema di scambi liberi,
non più ostacolati da interventi statalistici. Basso costo del lavoro diede vita al miracolo economico. Ma il
Cuneese impiegò almeno un decennio per uscire dal suo isolamento e continuò a fornire braccia al polo
industriale di Torino. Alla fine degli anni Cinquanta si iniziò a percepire l’esistenza di un tessuto di piccole e
medie imprese che mostravano rilevanti iniziative. Il comparto emergente era quello meccanico, connesso
a vario titolo con le aziende meccaniche torinesi (Fiat).
I settori trainanti dell’economia della Granda
- Settore meccanico: le imprese si collegarono a Torino con lavorazioni di sub-fornitura: stampaggio
di lamiere e produzione di particolari, carrozzerie speciali, e lavorazioni autonome come i veicoli
speciali.
- Settore tessile: iniziativa di Giuseppe Miroglio (1947, Alba). Negli sviluppi successivi l’azienda 21
diffuse le unità produttive nella provincia cuneese.
- Settore dolciario: iniziativa di Pietro Ferrero (1946, Alba). Gli sviluppi punteranno Pag.
all’internazionalizzazione.
8. Imprenditoria: PMI
Distribuzione territoriale, settoriale e principali caratteristiche
La struttura economica europea è caratterizzata dalla prevalenza di PMI, da imprese di micro dimensioni.
Modesta, invece, appare la presenza della grande impresa. La maggior parte delle micro-imprese (ca. l’80%)
è collocato nella fascia dimensionale tra 1 e 9 addetti.
Quali sono le caratteristiche distintive delle PMI?
- La PMI ha un modello di tipo autocratico per la soggettività del ruolo dell’imprenditore/titolare. Il
suo ruolo è rilevante in quanto determina le fasi di crescita e di sviluppo delle attività aziendali.
- La PMI ha un orientamento labour-using: essa dipende, più d’ogni altra impresa, dall’offerta di
lavoro, più che da logiche di investimento (ridotti investimenti).
- Questi elementi mettono in risalto le molte difficoltà delle microimprese. A cui si assomma
l’aspetto finanziario: l’imprenditore – in questo modello – ricorre all’autofinanziamento e
all’assenza di qualsiasi tipo di riserva, anche m