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La Lampada 1919

Scena banale, interno domestico. Figura femminile accanto al tavolo nell'atto di accendere una lampada. Però non è un normale dipinto domestico: c'è una piramide sul tavolo e non si sa cosa voglia dire. La donna ha solo le scarpe, le calze e il corsetto però è nuda.

Scarto tra la presenza di un nudo femminile che per tradizione si è abituati a vedere come seduttivo e dall'altra parte un ambiente domestico spoglio. E poi è proposto da un pittore di formazione futurista che in quella data faceva ancora parte del Futurismo, anche se i Futuristi avevano rifiutato i nudi femminili in pittura.

Emancipazione femminile: donna a tacco alto, calzatura più ambita dalle donne. Seduzione della donna in modo moderno. In più ha i capelli corti come le donne che dimostravano di essere emancipate: nuovo livello seduttivo.

Chiaroscuro molto insistito. Corpo umano impostato come un

manichino.• DADAZurigo 1916. Nasce Dada.Il linguaggio metafisico non rimane chiuso in ambito italiano, ma arriva anche in ambito tedesco:diffusione di una rivista “Valori plastici” italiana fondata alla fine della guerra su cui scrivono Carrà,e vengono riprodotti loro dipinti.De Chirico,Nel 1921 gli artisti tedeschi hanno l’occasione di vedere dal vivo questi dipinti, viene organizzata unatournée di dipinti metafisici. La conoscenza di queste opere determina uno scarto sicuro nellaproduzione artistica degli artisti tedeschi.Nasce in un luogo neutrale per opera di artisti con provenienza e formazione diversa. Si rifugiano inSvizzera perché è un luogo non toccato dalla guerra. Il Dada serve come rifugio quando tutto il restova male.Lo stesso termine non ha un contenuto che si possa precisare con sicurezza. Ogni artista ne dàdescrizioni diversi. Secondo alcuni è una ripetizione di “da”, sì in russo,

quindi movimento chedichiara una disponibilità totale. Secondo altri andrebbe letto alla francese, in cui indica il cavallo adondolo usato dai bambini: dimensione ludica, irriverenza propria del dadaismo.Nel 1916 viene fondata una rivista con questa insegna, ma non esce un manifesto che ne aiuti lacomprensione. Il manifesto nasce solo nel 1918 firmato da Nel manifesto delude le attese: diceTzara.che Dada non significa nulla. Prima della fine della guerra conosce una notevole diffusione.Ci sono un dadaismo francese e uno tedesco.Il dadaismo tedesco si intreccia con la pittura metafisica. Ha una diffusione molto più ampia nelterritorio nazionale, le principali città tedesche diventano centri del dadaismo: Colonia, Hannover,Berlino, Dresda. Diversamente dal dadaismo francese più interessato alla forma, quello tedescoassume un linguaggio politico via via più accentuato. La Germania è uscita sconfitta dalla guerra, gliartisti non possono restare

estranei a questa cosa, assumono una posizione critica nei confronti della realtà contemporanea.

HAUSMANNLO SPIRITO DEL NOSTRO TEMPO1919 - È la testa di un manichino con strumenti per la misurazione del tempo e dello spazio incollati sopra.

DADA SIEGT1919 - (Dada trionfa)Interno con oggetti incongrui di origine dechirichiana. Concentrazione sullo spazio privato come luogo che concede la possibilità di evasioni al limite dell'assurdo. Confronto con una stanza di che viene completamente trasfigurata, lo spazio diventa De Chiricoclaustrofobico anche se c'è una finestra che permette di guardare fuori. In basso non c'è il pavimento della stanza perché c'è uno spigolo.

Nel 1920 a Berlino si tiene la prima fiera Dada, non viene chiamata esposizione. Ci sono opere, scritte e assemblaggi realizzati sulla base di manichini.e presentano Borghese arrabbiato, un manichino che al posto della testa ha una lampadina accesa.

Sul petto ha decorazioni militari e una pistola. È senza una gamba. C'è un bottone che quando viene schiacciato la lampadina si illumina. Allude alla condizione dei mutilati di guerra che invadevano le strade tedesche, avevano perso il lavoro per andare in guerra ma poi non avevano la possibilità di trovarne un altro; persistenza della volontà della guerra: premendo un bottone si sarebbe acceso e quindi sarebbe andato di nuovo a combattere. Altro manichino al posto della testa c'è la testa di un maiale.

OTTO DIX

MUTILATI DI GUERRA

1920

Uomini mutilati che chiedono l'elemosina. Uno lascia un francobollo, è uno agiato che non è andato in guerra. Una donna invece si allontana infretta.

I mutilati sono lasciati interi mentre degli altri sono rappresentate solo delle porzioni. Nella vetrina si vedono delle protesi. I mutilati avrebbero bisogno delle protesi ma non hanno i soldi per comprarle, potrebbero essere acquistate.

solo da persone che non hanno subito mutilazioni. In un'altra vetrina ci sono protesi estetici es. parrucca. Le protesi per il corpo stanno in relazione con l'uomo ricco mentre quelle estetiche sono in relazione con la donna. A metà tra quelli ricchi che possono comprare le cose ci sono i mutilati che non hanno neanche i soldi per vivere. C'è un altro mutilato che non si vede, si intravede una mano di legno che tiene un bastone di un cieco. Dietro al mutilato al centro c'è una bambina dal corpo deforme. I soldati al fronte avevano contratto malattie veneree. Era proibito usare metodi contraccettivi perché alla Germania servivano sempre individui da mandare in guerra. C'è un volantino incollato sul dipinto con scritto "via gli Ebrei", considerati i responsabili della guerra. GIOCATORI DI CARTE 1920 - Moncherini si intrecciano alle gambe delle sedie. Dipinto realistico nella sua tragica evidenza. Avanguardie venivainterpretato prima della guerra come evasione e stagione dopo come innovazione. Però non si fa emergere il confronto con la tradizione. GROSZ I PILASTRI DELLA SOCIETÀ 1926 - Evidenzia vena satirica cogliendo le figure che meglio rappresentano il potere nella società: due politici borghesi, un giornalista, un prete e dei soldati. In ogni personaggio Grosz enfatizza le fattezze. Il militante in primo piano, con un boccale di birra in mano e il simbolo della svastica sulla cravatta, agguanta una spada e le sue idee bellicose fuoriescono dalla scatola cranica concretizzandosi in un cavaliere armato. Il politico alle sue spalle, il cui aspetto grasso e flaccido tradisce il suo egoismo, ha un cumulo di escrementi al posto del cervello. Il giornalista, che scrive ancora con una penna con la piuma ad indicare il suo conservatorismo, ha un vaso da notte al posto del cappello. Il prete, con naso e orecchie rosse da ubriacone e gli occhi chiusi per non vedere,sembra vivere• felicemente scappando dai problemi. I soldati sullo sfondo portano morte e distruzione con caparbio rigore, infatti un palazzo è già in• fiamme.

MONDRIAN

Alcuni suoi primi dipinti mostrano l’importanza che dava al colore (influenze Fauves). Stesura del colore a tacche separate. È olandese quindi richiama però non condivide i presupposti teorici del Van Gogh, neoimpressionismo. Es. Duna e l’Albero rosso (1905).

Nel 1911 interviene uno scarto radicale all’interno della sua produzione. Si reca a Parigi e lì ha modo di confrontarsi con le opere di Picasso e Braque.

L’ALBERO GRIGIO 1911 - Segue il primo viggio a Parigi. È ancora un albero di melo ma la realizzazione è completamente diversa.

Abolizione del colore. Dipinto monotono per far convergere lo sguardo dell’osservatore sulla• struttura del dipinto. È più difficile distinguere l’albero dallo sfondo. Lo sfondo interagisce

con l'albero stesso. Il segno pittorico non fa dello sfondo una campitura uniforme, ma mantiene una sua precisa evidenza. Lo sfondo non è soltanto un riempitivo degli spazi sopra la quale viene delineata la silhouette dell'albero, ma avanza in primo piano e si propone all'attenzione su un piano paritario rispetto al soggetto. Stessa cosa anche nel lavoro di Cézanne: rispetto al fondo, ma lo mette in dialogo con tutto ciò che sta attorno. I lavori di Picasso e Braque lo convincono di negare tutta l'esperienza che ha maturato negli anni precedenti e ricominciare da capo. Questo spiega la volontà di negare completamente il colore. Nel 1912 decide di trasferirsi a Parigi e vi rimane fino al 1914, fino allo scoppio della guerra, e allora decide di tornare in Olanda. Persiste un radicamento nell'esperienza visuale (c'è però ancora un soggetto).

Preso in considerazione del pittore e studiato). ALBERI IN FIORE 1912 - Il soggetto rimane invariato, è sempre un albero di mele in fiore: continua ad analizzarlo. La riconoscibilità del soggetto è meno immediata, e fa reintervenire le note cromatiche che nell'esperienza precedente aveva dovuto eliminare. Ci sono segmenti, curve spezzate, che non si legano in modo stringente all'albero come avveniva in precedenza.

ALBERI 1913 - Progressione via via più insistita. Confronto sempre più evidente con la pittura di Braque e Picasso. Es. ritratto di Kahnweiler di (1910). Picasso. In Mondrian ci sono una serie di segmenti verticali contraddetti da segmenti curvilinei a segnare uno stacco tra il tronco e la chioma. Colore su gamme molto ridotte (grigi, blu) che tende ad addensarsi sul tronco.

ALBERI 1913 - Fa un dipinto in formato ovale che riprende da Braque e Picasso. Però la tela rimane rettangolare: all'interno Picasso. Ricava una sezione ovale.

all'interno della quale dipinge. C'è un asse centrale.

COMPOSIZIONE OVALE CON PIANI DI COLORE 1914 -

Il colore si ripropone con forza. Viene introdotto con tonalità molto delicate che non ha possibilità di imporsi. La struttura richiama il settore ovale precedente ma sempre all'interno di una tela rettangolare. Non è un quadro aniconico, astratto, ma ci sono alcuni elementi che vanno riconosciuti.

  • C'è la scritta come in quello di quindi vuol dire che c'è un cartellone pubblicitario, Kub Picasso,
  • quindi vuol dire che è una veduta di città (Parigi); le figure dietro sono palazzi.

Decide di lasciare Parigi perché avverte una minaccia continua, anche nella Seconda guerra mondiale. In Olanda si trova.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
116 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher saaahr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Rovati Federica.