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La società di massa: la produzione di massa e i consumi di massa
A fine '800 c'è una forte espansione industriale con conseguente crescita della classe operaia. Inoltre è un periodo di relativo aumento dei salari operai e dei redditi delle fasce più alte dei lavoratori manuali (aristocrazia operaia). In più c'è il passaggio dalle campagne alle città con conseguente sviluppo dell'economia di mercato. Infine si ha anche la crescita dei ceti medi.
Lo sviluppo industriale determina che l'imprenditore debba controllare sempre più il tempo e il modo con cui gli operai lavorano. Nel lavoro industriale, infatti, c'è un conflitto interno tra imprenditore e operaio. L'operaio vende la forza-lavoro per un tot di ore. L'imprenditore deve far sì che l'operaio lavori, poiché il lavoratore tende a diminuire e a sfuggire le sue ore effettive di lavoro. Perciò
L'imprenditore introduce delle multe, che possono arrivare fino al licenziamento. La produzione di massa ha il suo punto fondamentale nel taylorismo, una teoria sull'organizzazione del lavoro umano. Il suo nome deriva dallo studioso Taylor. Il lavoro industriale aveva un problema: controllare i tempi di lavoro e i lavoratori. L'imprenditore deve controllare il lavoro perché la forza di lavoro acquistata deve essere effettiva. Bisogna, quindi, educare i lavoratori a un lavoro lineare e duraturo. Inoltre, fino alla fine del '800, le fasi del processo produttivo erano controllate dall'operaio skilled (= qualificato) che sapeva come si doveva lavorare in quella determinata fase. Quindi sui tempi e i modi di lavorazione incideva molto l'operaio. Rispetto a questi due problemi (tempo e modo di lavoro), fino alla fine del '800, il mondo imprenditoriale aveva escogitato diverse forme di discipline di fabbrica e la loro violazione portava a dei sanzionamenti. C'era,
inoltre, anche un problema tecnologico: in un processo produttivo ci sono più fasi e poteva capitare che, all'interno di uno stesso processo, una fase diventasse più veloce di un'altra. Bisognava, quindi, far sì che tutte le fasi avessero tempi uguali. Ad esempio, nell'industria siderurgica il taglio dell'acciaio era più veloce rispetto alle alte fasi e, quindi, queste dovevano essere velocizzate. Questo portò ad un'organizzazione scientifica del lavoro. In quest'ambito Taylor elabora la sua teoria, che emerse a fine '800, ma che si sviluppò durante il '900 in modo diverso da paese a paese e da settore a settore. Taylor vuole entrare dentro il processo produttivo, cioè controllare direttamente tempi e modi con cui il lavoratore lavora. Il taylorismo ha tre fasi: 1) osservare le diverse fasi produttive e vedere come lavora l'operaio. Si vedono, cioè, i tempi della durata della fase e i1) L'operaio esegue le operazioni richieste nel processo produttivo, registrando i tempi e i movimenti fisici su apposite schede;
2) L'ufficio tecnico analizza il processo produttivo, elaborando le osservazioni e ricostruendo il processo eliminando i tempi morti e stabilendo i movimenti fisici corretti. Questa fase semplifica le operazioni complesse eseguite dall'operaio qualificato.