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Il fascismo al potere
È nel dopoguerra italiano che si sviluppa il movimento fascista, ovvero quel totalitarismo che nacque come movimento antiliberale e anticlericale che cambiò la storia della nostra nazione.
Nel Marzo 1919 Mussolini fondò i fasci di combattimento, che si basavano sul programma di San Sepolcro. Quest'ultimo prendeva nome dalla sede fascista di Milano ed era una mescolanza di idee di destra e di sinistra. Esso era, infatti, in parte democratico (aveva tra gli obiettivi il suffragio universale), in parte socialista (voleva la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, l'aumento dei salari, ecc.) e in parte nazionalista (esaltava la nazione).
Alle prime elezioni Mussolini non ottenne nessun seggio, ma successivamente il suo partito decollò grazie alla predominanza di idee di destra nel suo nuovo programma (del 1921) e alla violenza. Quest'ultima fu uno dei tratti distintivi del fascismo che vede lo squadrismo come strumento politico.
Il termine squadrismo deriva da "squadre", ovvero quei gruppi fascisti che con la violenza sconfiggevano gli avversari politici, eliminandoli ed umiliandoli, considerandoli come veri e propri nemici in guerra. Tra il 1918 e il 1922 l'Italia visse un periodo di instabilità politica (si alternarono al potere Nitti, Giolitti, Bonomi e Facta). Alle elezioni del 1919 la maggioranza andò al partito popolare e a quello socialista. Un'alleanza tra i due era però impossibile, così come con i liberali. Iniziò dunque a farsi largo l'idea di un'alleanza di liberali, nazionalisti e fascisti. Questi ultimi furono chiamati in lista per il blocco nazionale il 15 Marzo 1921 ed ottennero la maggioranza con 31 seggi. Per entrare in politica legalmente, Mussolini fondò il partito nazionale fascista (pnf) nel 1921 e diffuse un nuovo programma fascista, più conservatore e nazionalista, che prevedeva l'abolizione degli scioperi.La limitazione del potere parlamentare, la riduzione delle libertà e l'esaltazione dell'Italia. Con questi obiettivi Mussolini ottenne molto più successo, a differenza dei socialisti che erano sempre meno uniti e sempre più indifficoltà. Al congresso di Livorno del Gennaio 1921, infatti, un'ala di sinistra si era staccata e aveva formato il partito comunista d'Italia, che riteneva il partito socialista incapace di dare una prospettiva reale di una rivoluzione e che si rifaceva alla Terza internazionale. Vi fu poi anche la divisione dei riformisti dai socialisti, che crearono nell'Ottobre 1922 il partito socialista unitario che ebbe come primo segretario Matteotti. Ma la definitiva sconfitta del partito socialista si ebbe con il fallimento dello sciopero legalitario, ovvero uno sciopero generale per la difesa della libertà politica e sindacale. I fascisti approfittarono di questo momento di crisi socialista e a partire dal 1922
Mussolini organizzò una milizia fascista che poi, il 28 ottobre 1922, fu protagonista della marcia su Roma. Essa non fu particolarmente ostacolata, anzi, Vittorio Emanuele II si rifiutò anche di firmare lo stato d'assedio. In seguito ad essa Facta si dimise e Vittorio Emanuele II, il 30 ottobre 1922, incaricò Mussolini di formare un nuovo governo: fu la fine delle istituzioni liberali e democratiche.
La prima fase del fascismo fu una fase transitoria che andò dal 1922 al 1925. Ancora il partito di Mussolini è visto come un partito conservatore, non ha ancora mostrato il suo totalitarismo.
I provvedimenti principali presi in questa fase furono:
- istituzione del Gran Consiglio del fascismo (Dicembre 1922): esso era un organismo che comprendeva i membri del parlamento e i membri fascisti del governo e che aveva una grande influenza su quest'ultimo;
- istituzione della milizia volontaria per la sicurezza nazionale (1923): sorta di esercito parallelo;
istituzione della confederazione nazionale delle corporazioni sindacali: organismo che raggruppava tutti i diversi sindacati;
riforma Gentile: riforma scolastica che vedeva una netta separazione tra studi umanistici e scientifici, con una forte supremazia dei primi sui secondi, tanto che l'unico liceo grazie al quale si poteva accedere a tutte le università era il liceo classico; essa fu definita da Mussolini "la riforma più fascista";
legge Acerbo (1923): nuova legge elettorale per la quale la lista che otteneva la maggioranza (se almeno del 25%) prendeva poi anche i due terzi dei seggi. La legge Acerbo fu applicata per la prima volta nelle elezioni del 1924, dove la maggioranza fu per il partito fascista. Il 10 Giugno 1924, però, Matteotti denunciò dei brogli elettorali e le violenze politiche dei fascisti. Questi incaricarono una loro squadra di rapire e uccidere Matteotti, ma furono scoperti. Il delitto Matteotti creò grande scompiglio,
tanto che alcuni membri dell'opposizione decisero di non partecipare più ai lavori della camera (fu la cosiddetta "secessione dell'Aventino", definizione data riprendendo i romani che si ribellarono ai soprusi dei patrizi andando sull'Aventino). Il potere fascista vacillò, ma esso riuscì a recuperare consensi piano piano, a partire dal discorso di Mussolini del 3 Gennaio 1925, in cui si assumeva la responsabilità del delitto Matteotti, ma allo stesso tempo affermava come sarebbero andate da quel momento in poi le cose. IL REGIME FASCISTA La seconda fase del fascismo, vide la fascistizzazione dello stato, cioè il processo di subordinazione dello stato e della popolazione al potere fascista. Esso avvenne attraverso diversi provvedimenti: 1. Leggi fascistissime (1925-1926) ispirate al giurista Rocco: - il capo del governo doveva rendere conto solo al re, non più al parlamento; - per discutere una legge il parlamento doveva1. Avere prima il consenso del governo;
- Tutti i partiti vennero aboliti a parte quello fascista;
- Controllo severo della stampa e abolizione dei giornali antifascisti;
- Legislazione dell'amministrazione dello stato tolta al parlamento;
- Abolizione delle autonomie locali;
- Sostituzione dei sindaci con i podestà;
- Istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello stato (1937)
2. Nuova legge elettorale plebiscitaria (che consentiva di esprimersi solo attraverso "si" o "no") del 1928.
3. Assegnazione di compiti di rilevanza costituzionale al gran consiglio del fascismo (ad esempio la nomina dei deputati).
4. Istituzione delle corporazioni, cioè organismi rappresentanti gli interessi di diversi settori. Nel 1927, con la Carta del lavoro, l'ordinamento corporativo venne enunciato, ma di fatto esso non si realizzò mai completamente. La rappresentanza corporativa, infatti, non sostituì mai il principio della rappresentanza elettiva.
Seppur nel gennaio 1939 si istituì la camera dei fasci e delle corporazioni, di fatto il nuovo parlamento non ebbe alcuna rilevanza. Inoltre, le corporazioni non ebbero importanza neanche sul piano economico-sociale, in quanto ad organizzare la società furono molto più gli enti pubblici e i centri di potere piuttosto che le corporazioni. 5. Iscrizione al partito obbligatoria per i dipendenti pubblici che solo grazie alla tessera del partito (detta "tessera del pane") potevano ottenere impieghi e promozioni. 6. Patto di palazzo Vidoni (reso legge nel 1926): accordo tra la confederazione nazionale dei fascisti e la Confindustria che stabiliva come unici contratti validi quelli stipulati dal sindacato fascista. 7. Ricerca del consenso delle masse attraverso: - organizzazioni di massa per la gioventù (come l'opera nazionale balilla, i giovani fascisti, ecc.) in modo da educare i ragazzi ai valori fascisti. Esse furono poi riunite in un'unicaorganizzazione detta Gioventù italiana del Littorio nel 1937.
controllo dell'informazione grazie a enti come l'Eir (ente radiofonico), l'Istituto Luce (ente cinematografico) e al ministero della cultura popolare (1937)
Opera nazionale del dopolavoro (organismo che organizzava il tempo libero dei lavoratori).
patti lateranensi: stipulati l'11 Febbraio 1929, stabilivano che la Chiesa riconosceva la sovranità del stato italiano con capitale Roma e che lo stato riconosceva la sovranità ponteficia su città del Vaticano. Grazie ai patti lateranensi, Mussolini poté mostrarsi come colui che aveva risolto la frattura decennale tra stato e chiesa.
I rapporti con la chiesa, però, non furono sempre idilliaci: Mussolini, infatti, mal sopportava organizzazioni come quella degli esploratori cattolici (boy scout) e dell'Azione cattolica (organismo dei laici cattolici alle dipendenze della gerarchia ecclesiastica), tanto che sciolse ognuna di esse.
a parte l'Azione cattolica che doveva però astenersi da attività strettamente religiose. L'ECONOMIA L'economia del regime fascista fu molto intrecciata allo stato che, attraverso l'istituzione di enti pubblici economici e enti pubblici assistenziali e previdenzialistici, mutualistici e pensionistici, divenne uno stato assistenziale simile a quelli degli altri Paesi, ma del tutto antidemocratico, si può dividere in tre fasi: 1- 1922-1925: il fascismo adottò una politica di tipo liberista che portò risultati molto positivi, quali il primo bilancio attivo (1924) dopo la fine della guerra e uno sviluppo economico dal 1923 al 1925 soprattutto nel settore tessile e meccanico. 2- 1925-1930: in questa fase iniziarono le prime difficoltà economiche dovute al rallentamento economico internazionale, all'inferiorità delle esportazioni rispetto alle importazioni, all'inflazione e alla svalutazione della lira. Per contrastareQuest'ultimo punto, Mussolini attuò unamanovra deflazionistica, annunciata il 18 Agosto 1926 in un discorso a Pesaro, che fu soprannominata "quota novanta", in quanto fissava il cambio con la sterlina a 90 lire. Tale manovra fece diminuire l'inflazione, ma creò un rallentamento dell'economia e mise in difficoltà le industrie esportatrici che si ritrovarono ad avere prezzi poco competitivi, mentre le grandi industrie, attive soprattutto all'interno dello stato, furono favorite. Per quanto riguarda l'agricoltura, invece, furono attuati due provvedimenti importanti: uno che prevedeva il raggiungimento dell'autosufficienza nella produzione del grano (battaglia del grano, 1926) e uno che prevedeva la bonifica integrale di diverse zone dell'Italia (1928).
La terza fase risentì della crisi economica internazionale: la produzione diminuì