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CAPITOLO IV
Problematiche relative l’impiego di energia atomica
14 http://www.state.gov/documents/organization/224449.pdf
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4.1 Nesso tra impiego civile e militare
Nucleare militare e civile sono due fratelli gemelli: nascono dalla stessa “madre”,
l’energia atomica. Ma uno dei due fratelli è più “anziano” e fa da guida, traino e
tutore, condizionando l’altro con le sue esigenze preminenti. E’ il nucleare finalizzato
alle applicazioni belliche, strumento fondamentale del “gioco della potenza”.
Storicamente, almeno sino ad oggi, sono le esigenze di potenza degli Stati ad aver
fatto da motore e da battistrada al ciclo della tecnologia atomica.
Il business elettrico da atomo, nei termini di un “libero mercato”, non è mai decollato
né, prevedibilmente, potrà ragionevolmente svilupparsi, almeno nei limiti dell’attuale
civiltà tecnologica e sociale. E’, a conti fatti, del tutto “anti-economico”, secondo
qualsiasi parametro corrente.
Ancora, nel 2010, i maggiori Paesi produttori di energia nucleare sono Stati Uniti,
Russia, Cina, Francia, Regno Unito. Non è un caso se questi sono anche i principali
Paesi detentori di armi nucleari.
Anche gli altri Paesi dotati di centrali elettronucleari sono “Stati atomici”, effettivi
(dispongono di armamento nucleare) o, come si dice, “latenti” (possono assemblare
armamento nucleare). Oppure Paesi, a vari livelli, economici e politici, “satellizzati” o
condizionati da altri “Stati atomici”.
Quando la corsa alle armi atomiche prende slancio, le centrali elettronucleari di
supporto crescono di numero; quando si riducono le testate, il mercato “civile” si
blocca; quando si imbocca la strada di uno sviluppo “qualitativo” delle armi, nuove
“generazioni” di reattori vengono varate .
4.2 Impieghi civili del nucleare
In ingegneria nucleare un reattore nucleare a fissione è un sistema complesso in grado
di gestire una reazione nucleare a fissione a catena in maniera controllata
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(diversamente da quanto accade invece per una ordigno nucleare) ed utilizzato come
componente base nelle centrali nucleari le quali possono contenere anche più reattori
nucleari nello stesso sito.
Esistono reattori nucleari sperimentali di ricerca, nei quali l'energia prodotta è
trascurabile, e reattori di potenza utilizzati dalle centrali nucleari nei quali l'energia
termica prodotta dal reattore viene usata per vaporizzare dell'acqua, la cui energia
viene convertita prima in energia meccanica attraverso l'uso di turbine ed infine in
energia elettrica dagli alternatori.
Allo stato attuale tutti i reattori nucleari commerciali si basano sul processo di fissione
nucleare, mentre quelli a fusione sono ancora nella fase di studio e sono quindi
unicamente reattori di ricerca, visto che attualmente non riescono a produrre più
energia di quella che consumano.
Storicamente il primo reattore nucleare fu quello sperimentale-dimostrativo realizzato
dall'équipe di Enrico Fermi a Chicago, nel reattore CP-1 (Chicago Pile-1), in cui si
ottenne la prima reazione a catena controllata ed autosostenuta il 2 dicembre 1942.
Quasi contemporaneamente venivano allestiti ad Oak Ridge l'impianto pilota l'X-10
(critico nel 1943) nell'ambito del laboratorio MetLab e a Hanford il B-reactor (critico
nel settembre 1944), ambedue finalizzati alla produzione di plutonio, il primo come
unità pilota ed il secondo per la produzione in grande scala.
Nel dicembre 1954 il reattore di Obninsk, URSS divenne critico, e fu il primo reattore
nucleare per uso civile; esso produceva solo 5 MW elettrici, ma fu comunque un
precursore. Come i successori della filiera sovietica, era un reattore del tipo acqua-
grafite, in cui il raffreddamento del nocciolo veniva assicurato da acqua leggera e la
moderazione dei neutroni da blocchi di grafite, ottimo conduttore del calore oltre che
efficace moderatore del flusso neutronico.
Nel 1954 il reattore BORAX (Borax-I) divenne critico, ma non avendo turbine, non
produceva energia elettrica. Dopo l'aggiunta delle turbine (e il cambio di nome a
Borax-II), nel 1955 questo iniziò a produrre commercialmente energia elettrica,
fornendo la cittadina che lo ospitava (Arco, Idaho, USA), se pure in piccola quantità
(6,4 MW). Borax, a differenza del predecessore Obninsk-1 e del successore Calder
Hall, era di tipo BWR (Boiling Water Reactor, o reattore ad acqua leggera bollente, in
cui il fluido di raffreddamento è acqua leggera in cambiamento di fase. Nel 1956,
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infine, parte il primo reattore commerciale di grande potenza, e quindi
economicamente significativo, quello di Calder Hall, in Cumbria, Regno Unito (50
MW), del tipo gas-grafite.
In Italia, il primo reattore nucleare, chiamato Avogadro RS-1 fu costruito a Saluggia
nel 1959 da un gruppo di aziende private, di cui la Fiat era capofila, comprendente
anche la Montecatini; era un reattore di ricerca di tipo a piscina, fu utilizzato
principalmente per scopi sperimentali e non venne mai connesso alla rete elettrica
nazionale, il suo funzionamento venne arrestato nel 1971 e quindi trasformato in
deposito per elementi di combustibile nucleare irraggiato
La prima centrale Italiana per la produzione di elettricità (sempre del tipo gas-grafite
GEC-Magnox, acquistata dall'Inghilterra) fu quella di Latina, critica il 27 dicembre
1962 e che produceva 153 MWe (megawatt elettrici), seguita da quella del Garigliano
(1963), del tipo BWR General Electric a ciclo duale, da 150 MWe e da quella di Trino
Vercellese (1964), del tipo PWR Westinghouse, da 260 MWe.
L'IAEA al 31 dicembre 2009 elencava nel mondo 443 reattori nucleari a fissione in
attività e 56 in costruzione destinati alla produzione di energia, soprattutto in oriente
(Cina, India, Russia, Korea), mentre altri 142 sono pianificati e 327 proposti.
4.3 Smantellamento delle testate
Le testate che devono essere smantellate hanno un lungo iter davanti a sé prima che il
materiale fissile trovi la sua "sistemazione finale". Le testate devono essere prima di
tutto disinnescate (cioè si devono togliere i circuiti di innesco che si trovano nella
parte esterna delle testate). Poi devono essere trasportate nei depositi a cui sono
destinate. Quindi si devono aprire le testate, separando il materiale fissile collocato in
un contenitore metallico detto pit dal resto della testata (esplosivo chimico, sistema
secondario nelle bombe termonucleari, ecc.). A questo punto il pit, che contiene il
plutonio o l'uranio arricchito, può essere ulteriormente smantellato solo al momento
della destinazione finale del materiale fissile. Dal punto di vista della sicurezza il
processo di smantellamento di una testata presenta dunque i seguenti problemi:
• sicurezza del trasporto delle testate disattivate ai depositi;
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• controllo e registrazione accurata di tutte le testate e i pezzi delle stesse che
vengono smantellate;
• custodia in condizioni di sicurezza dei pit in attesa della destinazione finale del
materiale fissile;
• definizione della destinazione finale del materiale fissile e sua attuazione in
condizione di sicurezza;
Occorre sottolineare che l'alto numero delle testate da smantellare imporrà una
protrazione della fase di custodia del materiale fissile sotto forma di pits , e
conseguentemente che i relativi problemi di sicurezza permarranno
indipendentemente dalla scelta della destinazione finale del materiale fissile stesso.
Per quanto riguarda l'uranio arricchito, la destinazione logica è quella di diluirlo con
uranio naturale o impoverito, in modo da costituire uranio a bassi livelli di
arricchimento utilizzabile in reattori nucleari. Per il plutonio una analoga scelta non è
disponibile perché il mescolamento di diversi isotopi del plutonio non elimina il
rischio connesso alla proliferazione nucleare. Viceversa il mescolare plutonio con altri
elementi (uranio) è una procedura che richiede maggiore attenzione perché il processo
inverso (separazione) può essere semplicemente attuato tenendo conto delle diverse
proprietà chimiche degli elementi. Per quanto riguarda la destinazione del plutonio,
tra le numerose scelte prospettate due sono oggi quelle maggiormente considerate:
• considerare il plutonio alla stregua di scorie e custodirlo indefinitamente dopo
averlo trattato in modo da renderne difficile l'accesso (ad esempio vetrificandolo
insieme con materiale altamente radioattivo);
• utilizzare il plutonio per la preparazione di combustibile MOX (ossidi misti di U e
Pu) per reattori nucleari civili.
La scelta tra le precedenti due opzioni sarà determinata da fattori diversi e non
soltanto da questioni di sicurezza. La praticabilità della seconda soluzione sarà
determinata ad esempio dall'esistenza di adeguati impianti di preparazione del MOX,
dalle caratteristiche degli impianti nucleari che possono utilizzare tale combustibile,
dalla convenienza economica dell'intera operazione (costo del MOX contrapposto al
costo del combustibile ad uranio a basso livello di arricchimento), dalle attitudini
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politiche dei paesi potenzialmente interessati ad utilizzare il plutonio come
combustibile nucleare. Ad esempio può svolgere un ruolo l'ostilità della pubblica
opinione in alcuni paesi occidentali verso la scelta nucleare come, in direzione
opposta, può pesare la convinzioni del governo russo che il "plutonio è una ricchezza
nazionale". A proposito dei tempi di smantellamento delle testate nucleari, ci
possiamo facilmente rendere conto che la velocità di smantellamento delle testate non
è eccessivamente alta. Basta confrontare i seguenti dati riferiti agli USA:
• Media annua delle testate nucleari americane prodotte negli anni 1959 e 1960: oltre
7000;
• Testate nucleari americane smantellate nel 1969: oltre 3000;
• Anni in cui sono state smantellate più di 2000 testate nucleari americane per anno:
1959, 1964, 1966, 1968, 1969, 1975, 1976 ;
• Media annua delle testate nucleari americane smantellate nel dopo guerra-fredda
(dal 1991 al 1995): 1550 .
Per quanto riguarda la Russia, questa ha smantellato dal 1986 armi nucleari ad un
ritmo iniziale compreso tra 2000 e 3000 all'anno. Il ritmo è stato successivamente
rallentato per attestarsi su poco meno di 2000 testate per anno.
Il MOX (mixed oxide) o plutonio combustibile, viene prodotto da industrie di
rielaborazione in Francia, a La Hauge dalla COGEMA, e in Gran Bretagna a
Sellafield dalla BNFL: questi stabilimenti prendono il combustibile bruciato dai
reattori delle centrali che producono energia nucleare, ed attraverso un processo
altamente inquinante, isolano il plutonio dagli altri elementi radioatti