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La politica estera degli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale

FRANCIA si atteggia al ruolo di grande potenza, dal 1924 le forze più progressiste vinceranno le elezioni (la sinistra).

Negli Stati Uniti, nelle elezioni del 18, non vinse Wilson, ma vinsero i repubblicani. La vittoria dei repubblicani porta ad un abbandono della politica di Wilson, di cui fu espressione emblematica proprio il mancato ingresso degli Stati Uniti nella società delle nazioni.

Uscita di scena di Wilson→ gli Stati Uniti rifiutano di firmare il trattato di Versailles.

Interesse al pacifico, in chiara competizione col Giappone.

Tendenza a fronteggiare il pericolo comunista, anche in Europa non solo in America.

Gli Stati Uniti attuano una politica tesa a difendere i loro diritti commerciali→ limitazione immigrazione→ una parziale chiusura delle frontiere, una parziale limitazione all'immigrazione, la difesa dei prodotti nazionali attraverso dazi alle importazioni, un controllo assiduo sui movimenti politici che potessero alterare l'equilibrio interno del paese.

Da un lato una linea isolazionista e dall'altro una linea espansionistica 22 ottobre 1922→ marcia su Roma La prima guerra mondiale lascia sul terreno circa 12 milioni di morti. Segna il crollo di 4 imperi multinazionali: russo, austro ungarico, tedesco e l'impero ottomano. Sono imperi che si disintegrano. Lascia in crisi molti sistemi liberali. Tutti gli stati hanno qualcosa che li lascia scontenti. Timore crescente all'interno dei ceti medi, si sentono schiacciati: da un lato dai capitalisti e dall'altro dagli operai. L'Italia ottenne solo una parte di ciò che era stato promesso, come Trentino, Alto Adige, Trieste, Venezia Giulia, Istria, ma non fu data la Dalmazia e Fiume→ ciò aumenta il malcontento nel mondo nazionalista. Problema economico: disoccupazione ecc... In questo contesto nasce il fascismo→ Il 23 marzo del 1919, in un teatro milanese situato nei pressi di piazza San sepolcro, da cui il nome di Sansepolcristi che

Assumeranno i primipartecipanti a quell'incontro, si trovarono alcuni esponenti, che erano composti prevalentemente da ex interventisti, da ex combattenti, futuristi, nazionalisti, anarco-sindacalisti: un arcipelago molto vario di personaggi che avevano in comune il fatto di aver maturato la forte carica di opposizione e di malcontento rispetto alla realtà politica italiana in quel momento.

Leader Mussolini, fin da giovane condizionato dal socialismo rivoluzionario, nel 1910 divenne segretario della sezione di Forlì del partito Socialista, nel 1912 del direttore dell'Avanti.

Nel 1914, da direttore dell'organo socialista, un partito neutralista che non voleva l'ingresso dell'Italia nel conflitto, Mussolini si convertirà all'interventismo, e pubblicherà proprio sull'Avanti, organo di un partito formalmente neutralista, un articolo di chiaro tenore interventista. Verrà espulso dal partito e allontanato.

Dalla direzione del giornale Mussolini fonderà un nuovo giornale, con i soldi degli industriali e dal governo francese, di tutti quei settori dell'economia e della politica favorevoli ad un intervento, denominato Il Popolo d'Italia. All'inizio, questo giornale si chiamerà come sottotitolo organo socialista, ma in realtà Il Popolo d'Italia aveva ben poco di socialista; fu espressione soprattutto di un interventismo spinto all'esasperazione.

Mussolini partecipa al conflitto e nel 1919 si ritrova in piazza San Sepolcro. Il loro programma politico era in realtà una miscela abbastanza confusa di idee molto diverse:

  1. Lotta alla monarchia, erano antimonarchici e quindi repubblicani.
  2. Lotta alla Chiesa, ed ai privilegi e della Chiesa: Anticlericali.
  3. Suffragio universale, non solo maschile: parlano di suffragio universale esteso anche alle donne.
  4. Partecipazione degli operai alla gestione delle aziende.
  5. Terra ai contadini.
Riduzione dell'orario di lavoro. 7. Rivendicazioni territoriali: i trattati di pace non ci avevano dato tutto quello che ci spettava; le potenze vincitrici, non ci hanno concesso quello che ci avevano promesso. Abbiamo ottenuto dei territori, ma ad esempio non abbiamo ancora Fiume e la Dalmazia. 8. Antisocialismo. 9. Riduzione competenze statali Questo gruppo inizia a far parlare di sé Ci furono delle ragioni che contribuirono al successo del fascismo: - Mito della rottura, della rivoluzione, i fascisti per primi parlano di capovolgere, rifondare completamente una società che era marcia, affetta da difetti congeniti, uno dei quali era il parlamentarismo, la capacità di alcuni politici di accordarsi in parlamento sopra la testa e gli interessi delle persone; - Antiparlamentarismo molto diffuso all'interno del movimento e all'interno del paese, i fascisti capiscono che c'era un forte sentimento anti parlamentare in una certa parte di opinione pubblica e lo

cavalcano abilmente;

-Il primato dell'azione: i fascisti sono uomini d'azione non uomini di pensiero, sono uomini che agiscono al di là di un'ideologia più o meno precisa e fondata;

34-Azione antisocialista: questo tipo di azione sul campo attuata anche attraverso la violenza trova il sostegno di una serie di forze conservatrici (industriali, agrari, ...) che sono preoccupate dal rafforzamento del movimento operaio e contadino e dai partiti popolari.

-Il timore della rivoluzione-L'oggettiva debolezza della classe dirigente liberale→ la classe dirigente liberale sembrava ancora molto legata a vecchi modelli politici ormai superati; Giolitti non era un uomo che parlava alle masse

-C'era il mito della vittoria mutilata ovvero la consapevolezza, la sensazione diffusa che l'Italia benché vincitrice avesse ottenuto molto meno di quanto le era stato promesso.di fiume: è un atto di ribellione non solo rispetto alla comunità

internazionale e→l’impresa agli ex alleati che non ci hanno riconosciuto quello che ci spettava ma anche un atto di ribellione allo Stato incapace di difendere le nostre giuste rivendicazioni. Ad avvalorare il timore della rivoluzione ci fu anche un periodo particolarmente complesso dal punto di vista conflittuale che si legò all’occupazione delle fabbriche, fu un fenomeno circoscritto alle regioni del nord ma che spaventò molto le classi imprenditoriali. Due anni di grandi proteste, conflitti, occupazioni e scioperi nelle aziende che passeranno alla storia come il BIENNIO ROSSO, protesta operaia forte e feroce che porterà all'occupazione delle fabbriche, sembrava l’anticamera di ciò che era successo in Russia.

Novembre 1919→ elezioni politiche, fu la prima volta che si tennero con il sistema proporzionale ovvero un sistema che garantisce al parlamento una rappresentanza proporzionale ai voti ottenuti. Il partito socialista va molto bene,

Il Partito Popolare, nuovo partito nato pochi mesi prima e fondato da Luigi Sturzo, è importante poiché segna la definitiva abolizione del non-expedit, il divieto ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche, sia come eletti che come elettori.

Il partito aveva un programma tendenzialmente democratico, orientato sulla difesa della chiesa e dei suoi valori. Riesce ad ottenere 100 deputati e il 20% dei voti.

I liberali, invece, ottengono circa 200 seggi ma non sono più in maggioranza nel parlamento.

Il 35 aprile 1920 si verifica uno sciopero generale a Torino, la cui guida politica viene assunta dai consigli di fabbrica che mutuavano il modello dei soviet. Inoltre, un gruppo di socialisti si raduna attorno all'Ordine Nuovo e porta all'occupazione delle fabbriche, con gli operai che gestiscono in prima persona le aziende. C'è preoccupazione per una rivoluzione, ma questo movimento tenderà a sgonfiarsi.

anche perché il partito che avrebbe dovuto guidare il movimento, il partito socialista, alla fine non se la sente di portare alle estreme conseguenze quel tentativo, e anche il sindacato più vicino al movimento operaio come la CGL a un certo punto fa mancare quel sostegno che sarebbe stato necessario a portare la lotta alle estreme conseguenze. In questo clima si impongono i fascisti, sostenuti dagli agrari e alcuni gruppi industriali. Al governo torna nel 1920 Giolitti nel pieno dell'occupazione delle fabbriche, il parlamento non era più quello che aveva ereditato vicino alle sue capacità di controllo ma era un parlamento con una geografia nettamente diversa. Giolitti quando arriva al governo cerca di applicare nuovamente la strategia che si era dimostrata vincente nel suo vecchio governo: no intervento forza pubblica, lasciare che il movimento operaio manifestasse liberamente, evitare gli eccessi e lasciare che il fenomeno si sgonfiasse dall'interno. Riesceanche a risolvere la grana di Fiume, si accorda con la Jugoslavia firmando il trattato di Rapallo nel novembre del 1920 in cui era stabilito che l'Italia rinunciava definitivamente alla Dalmazia ma che Fiume venisse eretta a città libera e indipendente. Per combattere quella condizione cerca di intervenire sul prezzo politico del pane, di proporre leggi che andassero a colpire coloro con redditi più alti. Cerca quindi di imporre delle imposte sui patrimoni, istituisce una commissione di inchiesta sui sovraprofitti di guerra cioè un inchiesta che indaghi su come molti si siano molto arricchiti durante la guerra, impone la nominatività dei titoli. Tutto questo avviene mentre le scorribande del fascismo si estendono. I fascisti si fanno valere sempre di più, attaccano le sedi socialiste e anche le sedi del partito popolare, le sedi dei sindacati soprattutto quelli vicino agli operai come la CGN, così come le sedi dei giornali. Giolitti cerca di

Adottare la sua solita strategia inclusiva, sottovaluta il movimento fascista, cerca di normalizzarlo.

Nel maggio del 1921, Giolitti ritiene che un metodo migliore per rafforzare la sua azione di governo sia quello di andare di nuovo alle elezioni e mettere gli italiani di fronte ad una scelta. Voleva rafforzare i liberali e sperava che i cittadini gli avrebbero dato nuovamente fiducia.

In realtà le elezioni non vanno bene, Giolitti non viene rieletto, i socialisti si rafforzano, il partito popolare si rafforza e per la prima volta nelle elezioni del '21 si presentano dei candidati fascisti. Ulteriore rafforzamento dei partiti di massa e un ingresso in parlamento dei fascisti.

Dopo Giolitti, Bonomi e Facta al governo. Mussolini abbandona le pregiudiziarie antimonarchiche e anticlericali, dirà che sono rivoluzionari ma anche fedeli alla tradizione cioè alla monarchia e alla chiesa.

Le forze di polizia dimostrarono spesso una certa indulgenza alle violenze.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
68 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher iilaaaria di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e del giornalismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Forno Mauro.