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POLITICA ESTERA ITALIANA
20 anni sono tanti, la sua politica negli anni si modifica. Non ha una propria politica estera che la distingua in modo netto e deciso rispetto a quella degli ultimi anni liberali. L'Italia possedeva lo status di grande potenza europea ottenuta dalla vittoria della guerra, ma era anche una potenza revisionista perché insoddisfatta dell'assetto della pace di Parigi.
I toni di Mussolini sono inizialmente moderati perché finalizzati a rassicurare l'opinione pubblica e i governi degli altri paesi europei, a stemperare le rivendicazioni italiane della "vittoria mutilata" (che lo precede).
Nei primi anni della dittatura il fascismo tentò di ingraziarsi la borghesia patriottica eliminando scioperi e agitazioni e prendendo posizioni molto decise in politica internazionale -> Crisi di Corfù (episodio minore): vi è una commissione italiana che sovrintende alla stesura del confine tra Grecia e Albania guidata
Dal generale Tellini, ucciso probabilmente da briganti e banditi greci, anche se non si fece luce sulla vicenda. La Grecia si rivolge alla SdN che, temendo l'uscita dell'Italia, si dichiara incompetente. Mussolini allora invia alla Grecia un ultimatum con condizioni impossibili da accogliere e, alla mancata risposta greca, ordina di bombardare e occupare l'isola di Corfù. Episodio politicamente importante per Mussolini -> si strumentalizza la morte di Tellini per dare un segno di sostanziale discontinuità tra fascismo e la vecchia Italia liberale. Voleva mostrare a tutti il radicale cambiamento avvenuto in Italia col fascismo e conquistare le simpatie dell'opinione pubblica iperpatriottica. I toni si smorzano rapidamente e il tutto si risolve con la mediazione di una conferenza degli ambasciatori dell'Intesa (come crisi prima del 1914).
Soluzione della questione fiumana ->
conclude col Regno dei serbi-croati-sloveni il Trattato di Roma —> annessione di Fiume all’Italia (a eccezione dell’entroterra e dei sobborghi)soddisfacendo ancora una volta le aspirazioni dei patrioti italiani.Politica di revisione: proiezione dell’Italia sempre sul Mediterraneo, rimane l’insoddisfazionecoloniale che contribuisce ad avvelenare i rapporti con la Francia negli anni 20, mentre invece vi èun sostanziale rispetto verso la potenza britannica da parte del fascismo, con a sua voltaun’opinione pubblica buona da parte della stampa britannica verso Mussolini. Gli interessi dei due inquesto periodo infatti non vanno a configgere. Nel 1926 Italia e Gran Bretagna giungono ad unaccordo sulla sfera di influenza economica italiana in Etiopia (anche i britannici sono presenti nelcorno d’Africa). Invece con la Francia vi è rivalità per:
- Mediterraneo
- rivendicazioni italiane: ritorno di Nizza, della Savoia, il problema
Contributo alla stabilizzazione dell'Europa orientale. Questione austriaca: in questo momento si fa garante della sua indipendenza (piuttosto di avere un grande impero, magari animato da cattive intenzioni, quando Hitler è già arrivato al potere e tenta di inglobare l'Austria nel Reich). Nel 1934 i nazisti austriaci ammazzano il cancelliere austriaco Dollfuss e gli unici che si muovono sono i fascisti italiani con scopo intimidatorio. Grande cassa mediatica per mostrare che l'Italia non ha intenzione di lasciar annettere l'Austria alla Germania e per il momento la cosa finisce lì.
Negli anni '20 dunque lo scopo della politica estera fascista è quello degli ultimi governi liberali: ridefinizione equilibri europei che favoriscano maggiormente l'Italia, tale per cui quel ruolo di grande potenza europea non sia solo un'onorificenza eroica ma una concreta ed effettiva capacità.
diinfluire sulle cose —> rivendicazionismo: con toni relativamente blandi però, attraverso accordi con altre grandi potenze, che portano ad esiti a partire da un processo consensuale, che non andrà più bene a Mussolini. Non è quello che fa la stessa politica estera italiana negli anni 30. Cosa cambia? - Crisi del 29 e Grande Depressione che colpiscono pesantemente anche l’Italia, seppur con ritardo. Questa crisi rappresenta uno spartiacque anche dal punto di vista politico: battuta d’arresto di quel breve periodo di stabilità politica della seconda metà degli anni 20 —> si apre una fase di forte turbolenza politica. La decisione del 1926 di rivalutare la moneta nazionale, fissando il cambio a 90 lire per 1 sterlina (“Quota 90”), benché gradita ai risparmiatori, aveva causato malcontento tra gli industriali, perché rendeva molto meno competitive le esportazioni e portò l’annoSuccessivo allastagnazione economica —> la crisi del ’29 investì un’Italia già indebolita dalla caduta dei prezziagricoli e dalla politica economica del fascismo —> dopo il ’29 la situazione peggioro ulteriormente:ulteriore candita dei prezzi e diminuzione della produzione industriale causarono un aumento delladisoccupazione —> numerose aziende fallirono e banche costrette a chiudere —> Stato assunse ilcontrollo di aziende e banche in crisi, con lo scopo di risanarle e reinserirle nel ciclo produttivo (=New Deal rooseveltiano) —> fu creato l’IRI (istituto ricostruzione industriale) per gestire tutte lepartecipazioni azionarie dello Stato (anche se solo poche aziende furono risanate e reintrodotte nelmercato).Il rivendicazionismo fascista ora si colloca in un quadro diverso —> Mussolini riesce a fiutare il ventoche cambia e allora i toni e l’approccio cambiano: l’Italia non
Può accontentarsi di giocare le sue rivendicazioni su tempi molto lunghi con lenti processi consensuali (quello va bene solo se c'è stabilità!). Nell'ottobre del 32 a Milano tiene un discorso in cui parla della terza Roma e del XX secolo come il secolo della nuova potenza italiana, ma se l'Italia non ha oggettivi elementi di influenza, come può realmente proiettare quest'influenza? C'è bisogno di agire.
Arrivo di Hitler al potere: Mussolini capisce che la Germania non può più essere gestita come nella repubblica di Weimar. Il rivendicazionismo tedesco ora non solo non si gioca su tempi lunghi, ma sull'atto unilaterale, sul fatto compiuto. La reazione italiana è cercare di allargare i propri spazi ponendosi in una posizione di intermediazione fra rivendicazioni naziste e potenze dell'Intesa da cui Italia si defila -> patto a 4: iniziativa diplomatica italiana che porta avanti il criterio
della revisione concordata degli assetti usciti del 1919. Attraverso questa mediazione permanente, l'Italia acquisisce prestigio e influenza. Si dovrebbe così contenere il dinamismo tedesco, imbrigliando le sue rivendicazioni in una cornice consensuale, in cambio del riconoscimento politico italiano -> la Germania torna ad essere riconosciuta come una grande potenza europea. La cosa però non funziona, viene ridotta a mere consultazioni -> la crisi austriaca lo manda all'amalora velocemente, ma il colpo finale di quest'idea è la strombazzante uscita della Germania dalla società delle nazioni (1° atto politico importante di Hitler): manifesto di politica estera, messaggio chiaro per tutti per cui la Germania non vuole passare per i tempi lunghi della diplomazia e della concertazione (rifiuto del patto a 4 italiano). Page 94 of 140 storia contemporanea 30/08/2021, 00:26 La Gran Bretagna è centro di interessi imperiali di carattere
non solo europeo, ma globale! Non fronteggia solo la minaccia tedesca, ma anche quella giapponese in estremo oriente. Tenta di trovare una soluzione di compromesso con la parte europea:
- non può fronteggiare entrambe
- per evitare guerra —> la Germania era stata trattata male dal trattato di Versailles, per cui si poteva discutere di alcune rivendicazioni tedesche legittime che potevano essere accontentate, affinché la Germania cessasse di rappresentare una minaccia (il governo conservatore britannico insisteva sulla distinzione tra rivendicazioni legittime e non, intercettate da Hitler come segni di debolezza per cui bisognava insistere e fare in fretta).
A Hitler non interessano soluzioni di compromesso o revisioni delle rivendicazioni postbelliche —> l'obiettivo del nazismo tedesco NON è tornare indietro a ricostituire l'impero guglielmino del 1914 (NO movimento reazionario o conservatore), ma ottenere un'egemonia tedesca sul
continente (e gli inglesi non sarebbero mai stati disposti ad accettare questa eventualità).
La Francia, molto preoccupata, nella metà degli anni 30, si rende conto che la vecchia idea della piccola intesa non è