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Constant è il padre del liberalismo
Elemento centrale della filosofia politica liberale è l'individualismo, la tutela dell'autonomia del singolo e la sua valorizzazione di fronte ai gruppi sociali. La riforma protestante e l'Illuminismo hanno fatto emergere l'importanza alla razionalità del singolo. La libertà dell'individuo va protetta dalle intrusioni del potere pubblico, nell'attività economica (la proprietà privata non può essere contestata) nell'ottica di una maggiore libertà economica che promuova il benessere della collettività, lo stato deve evitare intralci alla concorrenza al libero scambio. Separazione dei poteri in legislativo, giudiziario, amministrativo. Fiducia nel progresso. In Gran Bretagna il liberalismo si è sviluppato spontaneamente come il risultato di una lunga tradizione storica e politica. La rivoluzione del 1789 diede l'impulso all'opera di liberazione.
Il liberalismo continentale diedefiducia allo stato come garante delle libertà individuali. Il liberalismo è legato al concetto di democrazia (1) come la più o meno larga partecipazione del popolo algoverno dello stato, l'esistenza di istituzioni rappresentative (parlamento) è una garanzia che limita il poteredello stato. Il liberalismo ottocentesco non intendeva dare a tutti il potere di intervenire nella gestione della cosa pubblica: tale potere doveva essere affidato a chi ne garantiva un uso corretto, a chi aveva il potere di formarsiuna opinione politica razionale. (Proprietà e istruzione) Dal liberalismo nacque, durante il 1800 una corrente più democratica: il radicalismo, si oppose alla presenza di istituzioni non rappresentative, e sostenne che quelle rappresentative fossero più vicine al popolo con l'allargamento del suffragio. Se la democrazia viene considerata come la partecipazione di tutti i cittadini algoverno.Attraverso istituzioni rappresentative, dopo il 1945 possiamo parlare di liberaldemocrazia. (2) Se per democrazia intendiamo un sistema nel quale gli uomini debbano essere tutti uguali non concorda esattamente con il liberalismo, poiché esso sosteneva l'uguaglianza "formale" ovvero tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge, essendo individualista, ma le disuguaglianze sociali, create dal caso, sono inevitabili. In Europa il 1800 è considerato il secolo del liberalismo, durante il quale si affermarono faticosamente i principi del costituzionalismo liberale (istituzioni rappresentative, diritti di libertà, separazione dei poteri, liberalismo economico, libero commercio no intervento dello stato). Alla fine dell'800 questo sistema entrò in crisi per il progressivo affermarsi della concezione anti-individualistica della nazione e la questione sociale. Si abbandonò il principio del libero commercio, solo la Gran Bretagna lo mantenne.
Al diffondersi del nazionalismo alcuniliberali rimasero fedeli ai principi classici, i liberali imperialisti accettarono nuove forme di gestione dellapolitica estera. Con la questione sociale si elaborò un nuovo concetto di libertà positiva, l'individuo non doveva essere ostacolato e necessitava di strumenti minimi per sopravvivere, su questa base nacque un liberalismosociale, che identificava nello stato il fornitore dei servizi essenziali per realizzare la libertà positiva. Tra '800 e '900 nacque in Gran Bretagna un nuovo liberalismo attento alla questione sociale che aveva i fondamenti intellettuali in Keynes e Beveridge. L'Occidente postbellico ha accettato le istituzioniliberaldemocratiche, respingendo i dettami economici liberali (lo stato interveniva nell'economia). I movimenti neoradicali appartengono all'ideologia liberale (ambientalismo, femminismo) poiché hanno un approccio individualistico, essi chiedono lalimitazione di alcune libertà e per sopprimere alcuni privilegi necreano di nuovi uscendo dall'ambito dell'ideologia liberale.
Socialismo e comunismo
La tradizione socialista e comunista si fonda sui principi del 1789 uguaglianza e fraternità. Essa non ha le sue radici nella Rivoluzione Francese ma nell'utopia di Thomas More, Platone, nella filosofia illuministica di Rousseau. La Rivoluzione ne crea l'ambiente adatto per la sua formazione nel 1800 e nel 1900.
È anti-individualistico, l'importanza viene data al benessere del corpo sociale, che deve essere omogeneo e solidale al proprio interno. Più equa distribuzione della ricchezza e della proprietà prodotta. Sul piano politico sostiene la democrazia, ovvero la partecipazione di tutti i cittadini alla gestione del potere pubblico; sul piano economico sostengono la scomparsa della proprietà privata, poiché la collettività realizzerà la felicità.
Deisingoli individui. Fourier, Proudhon, Saint-Simon, Owen sono i teorici del socialismo utopistico: desiderio di realizzare i principi socialisti attraverso una graduale ricostruzione morale della società, tramite la costruzione di piccole comunità socialiste che prefigurano la società futura. Giuseppe Mazzini sostiene la trasformazione delle istituzioni in senso democratico e repubblicano, prevedeva un declino dell'individualismo e l'affermazione di valori associazionistici e solidaristici.
Marx ed Engels. Secondo Marx il divenire storico è scandito dalla lotta fra classi, inevitabile e destinata a vedere la classe dominante sconfitta e l'ascesa della classe subordinata. Con la dittatura del proletariato per la prima volta la classe al potere rappresenterà la maggioranza della popolazione, questa dittatura sarà transitoria fino alla realizzazione di una società senza classi. La fine dell'800 l'età
il passo al controllo statale dei mezzi di produzione, attraverso riforme graduali e pacifiche; -marxismo rivoluzionario, (Lenin) la rivoluzione proletaria come unico mezzo per abbattere il sistema capitalistico e instaurare una società socialista; -anarchismo, (Bakunin) rifiuto di qualsiasi forma di autorità e di stato, promozione di una società basata sull'autogestione e sulla solidarietà tra gli individui; -sindacalismo, (Sorel) ruolo centrale dei sindacati nella lotta di classe e nella trasformazione sociale, attraverso lo sciopero generale e la creazione di una società basata sul lavoro; -socialdemocrazia, (Kautsky) combinazione di riforme sociali all'interno del sistema capitalistico e partecipazione politica per migliorare le condizioni dei lavoratori. Queste diverse posizioni hanno portato a divisioni all'interno del movimento socialista, con conflitti ideologici e strategici. Tuttavia, l'obiettivo comune rimaneva quello di lottare per una società più giusta ed equa, in cui i lavoratori avessero il controllo dei mezzi di produzione e fossero liberi dalle oppressioni del sistema capitalistico.progressivamente il campo alla proprietà collettiva; -integralista, conservare la netta contrapposizione alla proprietà privata (stato nello stato); -rivoluzionario, durante i primi anni del '900 si sosteneva che l'avvento del socialismo dovesse compiersi con un atto rivoluzionario. Nel 1917 la Rivoluzione Russa segna una svolta, alla base vi era la rielaborazione del pensiero di Marx operata da Lenin. Il leninismo sosteneva la rivoluzione. Il Partito Comunista fu la guida verso la rivoluzione, una volta conquistato il potere i comunisti avrebbero instaurato una nuova forma di democrazia diretta incentrata sul soviet, assemblee di operai che si riunivano nei luoghi di lavoro. Il Partito doveva esercitare un rigido controllo sulla società, in modo che il socialismo si fosse mantenuto. Questa fase di dittatura del proletariato reinterpretata da Lenin non era affidata direttamente al proletariato, ma al partito. Nel periodo fra le 2 guerre il comunismo leninista sidiffuse in tutta Europa, spinto dalla Rivoluzione Russa e dalla Terza Internazionale. Aldi fuori della Russia, tuttavia non riuscì a giungere al potere. Dalla Seconda Guerra mondiale la Russia uscì vincitrice e partecipò alla ricostruzione degli equilibri internazionali, esportando nei paesi dell'Europa Orientale il modello comunista (Cina Mao Tse-tung). Tra il 1980 e il 1990 vi fu la crisi dell'Unione Sovietica e la riconversione di quasi tutti i paesi comunisti alle istituzioni liberal democratiche e all'economia capitalista. Nell'Europa Occidentale, dopo il 1945, il socialismo si avvicinava ai valori della liberal democrazia. Perché sono nati i moderni partiti politici? I partiti politici sono nati parallelamente ai metodi elettorali e parlamentari, ed erano sotto forma di comitati elettorali con il compito di procurare appoggio al candidato e cercare fondi per la campagna. Durante le assemblee i gruppi parlamentari uniscono deputati.Ciò comporta una tendenza dei comitati a federarsi alla base, sorgono così i primi partiti politici: originariamente formati da comitati locali che raggruppavano personalità influenti. Ciò che contava era il prestigio, la ricchezza. L'organizzazione interna era debole, l'autonomia notevole, poiché gli organismi centrali non avevano autorità sugli elementi locali. Non esisteva disciplina divota (tranne che in Gran Bretagna), questa struttura è stata a lungo mantenuta da partiti di quadri conservatori e liberali europei e americani che rappresentavano la lotta fra 2 classi ristrette aristocrazia e borghesia. All'inizio del 1900 i socialisti istituirono i partiti di massa, il cui maggiore problema era ricavare fondi per finanziare le campagne, visto che considerati rivoluzionari non potevano contare su banchieri, industriali che finanziavano conservatori e liberali. Pensarono allora di chiedere piccole somme periodiche a tante persone.
Il reclutamento dei candidati diventava più democratico in quanto avveniva tramite congressi. Questo sistema rendeva l'organizzazione amministrativa dei partiti molto rigida. Questi partiti di massa rappresentano l'allargamento della democrazia. Trasformazione della politica e le costituzioni: i modelli originari Francia e Inghilterra Nel 1800 il modello politico inglese era il riferimento comune, nato nel 1688 dalla Gloriosa Rivoluzione, momento di risanamento, che nega la rottura fra Antico regime e mondo moderno (che si sarebbe affermata nel 1789 con la Rivoluzione Francese). La risoluzione della Gloriosa (contrasto religioso anglicani-cattolici) consisteva nella rinuncia del potere pubblico d'imporsi sulla società, e le divisioni politiche erano superficiali. Essa si tradusse nella creazione di uno stato monarchico-costituzionale che assicurava stabilità: la suddivisione dei poteri, il sovrano come autorità di garanzia e controllo, il potere.o semplice, con un solo candidato eletto per ogni circoscrizione. Il sistema politico era caratterizzato da un forte centralismo, con il potere concentrato a Londra. La monarchia costituzionale era il sistema di governo, con il monarca come capo di stato simbolico e il Primo Ministro come capo di governo effettivo. La Costituzione britannica non era scritta, ma si basava su leggi, tradizioni e consuetudini.