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3)MORISCOS E INDIOS: LE MISSIONI E IL CONTROLLO DELLA DISSIDENZA

RELIGIOSA

1930 Robert Ricard → comparazione tra le strategie di evangelizzazione attuate dalla Spagna nei

confronti dei moriscos della penisola e quelle utilizzate con gli indiani del Nuovo Mondo.

Evidenzia: difficilmente i prelati inviati nelle diocesi americane non avevano avuto un seppur

minimo, contatto in patria con la problematica morisca.

Vicenda significativa:

Alonso de Barzana:

entrato in compagnia nel 1565 dopo 10 anni di attività missionaria svolta nella scuola sacerdotale di

Juan de Avila in Andalusia.

Abbiamo tante informazioni sul suo lavoro in America. Poche delle missioni in Spagna.

Bisogna prestare attenzione alle similitudini tra l'apostolato tra i moriscos e quello tra gli indigeni

del nuovo mondo i quali vivevano entro mondo sconfinato e parlavano tante lingue diverse e tante

religioni diverse.

Punti di contatto:

• necessità di conoscere la lingua delle popolazioni

• situazione creatasi dopo i battesimi di massa ad opera di francescani e domenicani: sia

indios che moriscos fede di facciata non coltivata da catechesi e predicazioni.

(Igniacio de La casas fu un bambino moriscos educato in collegio e utile per predicare tra la

sua gente in arabo. Egli affermava che:

- i battesimi di massa non avevano nessun senso se non seguiti da sforzo di educazione fatta

nella lingua morisca.

- mai vera conversione se gli spagnoli non smettono di maltrattare moriscos

- condanna pratica inquisitoriale delle concordias con cui il sant'Ufficio riceveva somme dai

moriscos e in cambio meno pressioni.

-condanna anche la pratica degli edictos de gracia con cui l'inquisizione prometteva ai

moriscos la riconciliazione senza pentienza pubblica ma a condizione della denuncia dei

complici

Spesso vi era lo stesso comportamento ignobile da parte del clero come da parte del potere

temporale.

Per questo Acosta afferma che è dovere dell'amministrazione regia avere cura di concedere indigeni

a spagnoli dotati delle migliori qualità morali possibili.

Ma

sia gli ecomenderos che i senores de moriscos sfruttavano attraverso l'imposizione di esorbitanti

tributi i loro vassalli.

L'apostolato gesuita tra i moriscos valenciani ed aragonesi:

tanti documenti per l'America, parsimoniosi quelli prodotti per la pastorale dei moriscos.

Collegio di Gandia = primo laboratorio di sperimentazione dei metodi di attrazione al cristianesimo

di una popolazione così attaccata alla sua religione.

Andres de Oviedo = primo apostolato gesuita tra i moriscos. Fu rettore di Gandia nel 1547

Villanueva (che fu gran riformatore) 1547 esponeva al principe Filippo → i principali

provvedimenti presi in ordine di educazione e al controllo della popolazione dei cristiani nuovi:

-creazione di nuove parrocchie

-concessione di un perdono generale

-disarmo dei moriscos

-ambizioso piano di catechesi

Christobal Rodriguez → venne mandato in missione tra i moriscos del regno di Valencia. Si accorse

che era necessario che alcuni padri fossero destinati in maniera continua all'evangelizzazione dei

moriscos.

La collaborazione dei gesuiti con strumenti di ispezione e repressione fu, nel caso

dell'evangelizzazione dei moriscos valenciani e aragonesi davvero stretta.

Così

anche agli occhi dei moriscos i missionari erano associati all'immagine del sant'Ufficio, nonostante

le mille cautele che i gesuiti adottarono.

es. di collaborazione: Rodriguez venne inviato dal Grande Inquisitore, il cardinale Ghisleri (futuro

papa Pio V) tra i valdesi della Calabria e delle Puglie. Egli utilizzò stessi metodi che usò con i

moriscos: dolcezza e segreto delle confessioni ed esclusione di confische dei beni.

L'apostolato gesuita tra i peruviani:

I gesuiti in Perù dovettero confrontarsi con il problema dei riti e cerimonie della religione

autoctona.

Dato che gli indigeni erano considerati più ignoranti che colpevoli, era indipensabile distruggere i

templi e oggetti rituali e poi iniziare opera di catechesi profonda.

Uno dei primi laboratori per sperimentare strategie educative = doctrina di Huarochirì dove furono

mandati de Barzana. Sanchez e de Bracamonte.

Essi celebrarono la festa del corpus christi e tollerarono che venissero usate alcune danze e canti

indigene in onore del santissimo sacramento.

Ma presto

si dovettero accorgere dei rischi by l'uso di tradizioni indigene entro pratiche cattoliche.

Acosta → non consiglia di proibire in toto tali manifestazioni della cultura indigena, perchè

possono rivelarsi utili all'educazione cristiana (es. canti indigeni con parole cristiane).

Poteva esistere una sorta di fusione delle culture → canti e danze a sfondo cristiano, diversi gesuiti

meticci.

Sul tema dell'idolatria: non è sufficiente distruggere templi e idoli e infliggere punizioni corporali

agli indios che rifiutano di rivelare idolatria, bisogna procedere con dolcezza, mirando in primis ad

estirpare l'idolatria dai cuori indios con l'insegnamento, specie dei caciques.

Persuadere e confutare.

Nessuna tolleranza invece per chi ancora idolatra dopo battesimo. Qui deve intervenire il potere

politico ad estirpare.

1618 Gesuiti controllano la campagna di estirpazione dell'idolatria voluta dall'arcivescovo di Lima

Bartolomè Lobo Guerrero.

1608 inizia la svolta repressiva da parte dell'inquisizione.

Dal 1609 i gesuiti vennero coinvolti nelle inquisizioni per indigeni.

Fu Avila a richiedere aiuto alla compagnia di Gesù: venne messa a punto la divisione di ruoli tra

parroco e missionari:

– gesuiti → predicare, catechesi, confessioni

– Avila → intentare processi e registrare confessioni degli inquisiti.

Ci troviamo di fronte a un'intromissione di un potere repressivo con il lavoro svolto dai gesuiti da

sempre in nome di dolcezza e compassione. I gesuiti collaborano perchè gli indigeni sono fermi

nell'idolatria. Sebbene la loro costituzione sia nemica della repressione, la storia ha conosciuto tanti

casi diversi che giustificano o meno la compromissione con i metodo dell'inquisizione.

Azione repressiva: distrusse oggetti di culto, isolò capi religiosi.

Essa non si vuole in contemporanea con la missione: i gesuiti vogliono arrivare dopo la repressione

in modo da alleviare gli effetti della durezza del giudice (successione inversa avrebbe suscitato odio

negli indios)

Paolo Josè de Arriaga → nella sua opera “Estirpazione dell'idolatria del Perù” ha l'intento di

mostrare a tutti coloro che avevano messo in dubbio l'esistenza dell'idolatria negli indios che si

sbagliavano e che servivano invece misure drastiche.

Cause permanenza idolatria:

-le deficienze del clero parrocchiale.

In più: come credere fine idolatria in America se in Spagna persistono i moriscos e gli ebrei si sono

dovuti cacciare.

Se gli indios tacciono in confessione i peccati connessi con l'idolatria è per la scarsa conoscenza

della gravità del peccato e della natura di quel sacramento. Colpevoli i sacerdoti che non hanno

istruito bene e non hanno distrutto idoli.

Deve distrurre gli idoli il visitatore e non il missionario.

I due ruoli devono rimanere distinti. Anche per rendere la confessione fatta all'nquisitore e quella

fatta al missionario ben riconoscibile, quella al visitatore si fa in piedi.

Non mancarono gesuiti critici Vs commistione visita/missione per la paura di perdere fiducia degli

indios.

Missioni e visite di estirpazione dopo il 1622:

tra 1621 e 1622 stallo delle visite di estirpazione. Era morto l'arcivescovo Lobo Guerrero e si stava

attendendo il suo successore.

Successore → Gonzalo de Campo: volle dare segnale di intensificazione del controllo della

situazione religiosa sia attraverso la partecipazione personale

alle visite sia attraverso la riattivazione delle visite effettuate

da giudici da lui scelti. Novità: voleva che gesuiti da lui scelti

divenissero visitatori generali dell'idolatria. I gesuiti rifiutarono

l'offerta.

I gesuiti giunsero a sottolineare che la confessione = unico rimedio per i peccati commessi senza

che qualche giudice intervenisse per inquisire e castigare.

Dal volere appoggio inquisizione, ora confessioni tutte sacramentali.

4)GESUITI E IL CONTENIMENTO SOCIALE

Età moderna: progressivo incivilimento ed educazione alla pace per porre rimedio alle controversie

fino ad allora risolte con spietate vendicazioni private.

Chi contribuì a tale miglioramento:

personaggi che in virtù del loro prestigio sociale erano in grado di far arrivare le parti ad un

accordo.

Apparati ecclesiastici ebbero ruolo importante nella promozione della pace sociale.

Predicatori itineranti furono nel tardo medioevo tra i principali protagonisti del fenomeno. es. san

Francesco Ferrer tra 1300 1400 poi influenzò i missionari popolari spagnoli.

1539 apostolato dell'Andalusia: Juan de Avila fece una missione a Baeza e si trovò in mezzo a una

dinamica conflittuale tra nobili. Egli riuscì a placare animi.

In generale le faide erano un ostacolo allo svolgimento delle missioni ed era aspettativa delle stesse

comunità che l'arrivo dei missionari potesse risolvere inimicizie.

Alla Pace → destinati momenti specifici entro missione:

– pratica ad hoc dove si esortava al perdono e una pubblica manifestazione della

riconciliazione.

Entro il clero secolare → il compito di portare la pace ritenuto importante da Paleotti, vescovo di

Bologna che istituì la Congregazione della concordia = sacerdoti, senatori, legisti, notai. Funzione

extragiudiziale.

Le cerimonie della pace nelle missioni interne in epoca barocca:

1600 discordia = peccato pubblico → urge una soluzione pubblica: plateale, extragiudiziale e

cerimonializzata. Si per omicidi no per gravidanze illegittime.

Ricorso alla scrittura notarile = rinuncia alla vendetta ed era un documento dotato di valore

giuridico e sanciva l'impegno solenne nei confronti della comunità e dell'autorità temporale.

Il perdono e la richiesta di questo si attua con gesti sovrabbondanti, teatrali, arrivando anche a

capovolgimenti di senso come es. la vittima che chiede perdono al suo aguzzino. es. in Puglia i

gesuiti organizzarono un rito dove due capi di opposte fazioni fossero legati insieme per il collo a

una fune = schiavitù che stringeva entrambi alla vergine.

Ma

i gesuiti non facevano solo inviti alla pace spettacolarizzati, erano veri e propri mediatori

inserendosi nelle dinamiche conflittuali. Per far ciò dovevano conoscere le trame delle faide e per

avere info usavano la confessione sacramentale. Uno dei motivi principi delle controversie era il

controllo delle cariche pubbliche.

I gesuiti mediatori nel Perù:

max ruolo di mediatori entro la popolazione europea

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
17 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lipperlì di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della Chiesa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Vismara Paola.