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IL CASO DI DONATO DE’BARDI E LA CORRENTE
LOMBARDO-LIGURE-PROVENZALE
L’opera di DONATO DE’ BARDI qualitativamente altissima può essere
considerata un caso per isolamento e precocità. Nelle sue prime opere si
riallaccia al gusto lombardo, al quale però ancora una profonda conoscenza
della pittura fiamminga.
La carriera di Donato si svolge a Genova. L’innesto fra analisi fiamminga della
luce e cultura pittorica lombarda è alla base della “Crocifissione” di Savona
(I.137). dalle Fiandre arrivano alcuni elementi insoliti:
Scelta della tela a grande formato
- Cornice con scritta dorataJAN per Giustiniani
-
CARLO BRACCESCO”Annunciazione” (I.138). la scena centrale è nitidamente
impaginata in una loggia aperta in cui la profondità è suggerita dai riquadri
marmorei del pavimento e del gradino in primo piano. L’invenzione bellissima
della vergine che si ritrae smarrita all’arrivo impetuoso dell’angelo, trasportato,
si direbbe, da un solido disco dorato, si contrappone al quieto , solitario
paesaggio quasi sbiadito nella calura.
~ 18 ~
NAPOLI E LE ROTTE MEDITERRANEE
A Napoli si configurano 2 diversi momenti di influenza franco-fiamminga legate
alle dominazioni politiche.
A Napoli il re renato d’Angiò introduce le opere di BARTHELEMY D’EYCK,
da identificarsi con il più famoso maestro DELL’ANNUNCIAZIONE DI AIX
Altro artista importante è COLANTONIO. Dove prevale la ricerca
illuministica. Il fenomeno luminoso è inquadrato con squisita sensibilità
nelle sue più varie manifestazioni
JEAN FOQUET
Nato attorno al 1420 compì viaggia Roma.
Nel “Dittico di Melun” (I.143-I.144) le due parti impaginate in modo differente,
con un effetto di frattura, sono in realtà collegate da rispondenza geometrica
che dimostra una sicura padronanza delle regole prospettiche: i due gruppi
sono compresi in un arco di cerchio e le linee di fuga dell’architettura che
ospita il committente convergono esattamente sotto il mento della vergine.
L’ambiente dove sono posti Etienne Chevalier e santo Stefano, dalle figure
grandiose e potentemente individuate, memori della statuaria gotica, rimanda
a esempi italiani; altrettanto italiane sono la stilizzazione piramidale del gruppo
della Madonna con il Bambino e la sintesi astratta delle forme, quasi intagliate
nell’avorio.
FIRENZE 1440-1469
Cosimo De’Medici dopo il suo ritorno (1434) aveva gettato le basi di un potere
assoluto continuando a improntare il suo comportamento a modelli derivati
dallo stoicismo ciceroniano. In tale chiave va interpretata la sobrietà delle
opere di valenza anche pubblica da lui commissionate, come Palazzo Medici la
Badia Fiesolana o il Convento di S.Marco.
Però un gusto diverso informa le opere di destinazione privata come il “David
Mercurio bronzeo” (I.146)Donatello ne dà un’interpretazione intellettualistica e
raffinata: testa ombreggiata dal curioso copricapo, il petaso dei pastori,
rielabora il tipo classico di Antinoo, mentre il corpo nella posa e nelle
proporzioni, riprende opere di gusto prassitelico. Un vero omaggio ai
committenti è poi il fregio con putti che orna l’elmo di Golia.
La fondazione da parte di Cosimo dell’Accademia Platonica, ufficializza il
trascolorare del clima intellettuale su di un versante più intellettualistico.
~ 19 ~
Questo gusto si accentua ulteriormente con Piero de’Medici che, alle
commissioni pubbliche, preferiva le collezioni di gemme, piccoli oggetti
preziosi. Così:
“L’adorazione dei magi” dipinta da BERNOZZO GOZZOLI per la cappella
- di Palazzo Medici, con il fastoso corteo nel quale figurano tanto membri
della famiglia quanto i loro sostenitori in vesti di scintillanti protagonisti,
illustra bene la trasfigurazione in mito di una realtà borghese.
Per quanto riguarda gli scultori:
Tomba di Leonardo Bruni dovuta a BERNARDO ROSSELLINO
- Tomba di Carlo Marsuppini di DESIDERIO DA SETTIGNANO In entrambe
- si vede il tema della morte come glorificazione laica del defunto. Cresce
la massiccia vasca rettangolare ove campeggiano le vittorie alate che
reggono l’epigrafe in capitali romane si trasforma in un sarcofago dai
profili curvilinei.
Sepolcro di Piero e Giovanni De’ medici di ANDREA
- VERROCCHIOeliminate le figure umane, l’insieme si affida alla rarità dei
materiali e al magistero esecutivo: la vasca di porfido, con un medaglione
centrale di serpentino verde, poggia su zampe bronzee arricchite da
foglie acantiformi.
BEATO ANGELICO
Fra i continuatori di Masaccio, Angelico occupa un posto particolare. La
consapevole adesione a Masaccio, già vista nelle prime opere si approfondisce
ulteriormente nel corso del quarto decennio, sposandosi però con la “pittura di
luce” proposta da DOMENICO VENEZIANO.
Lo testimonia il rigore spaziale accentuato dall’uso razionale della luce
- proveniente da sinistra, con cui è costruita la pala de “L’Incoronazione
della vergine”(I.150)
L’interesse per la resa dei fenomeni luminosi avvicina progressivamente
il frate alla pittura fiamminga: nelle sue opere l’illuminazione
indifferenziata lascia il posto al fremere delle ombre, al lustro specifico di
ogni superficie. Lo si vede nella:
“Madonna delle ombre”(I.151) ove la luce proviene da sinistra e segna le
- ruvidezze dell’intonaco, proietta le ombre dei capitelli, indica il riflesso
della finestra negli occhi dei santi sulla destra.
IL CONVENTO DI S.MARCO
L’antico convento di S.marco era stato completamente ristrutturato da
MICHELOZZO su incarico di Cosimo de’Medici. La biblioteca è fatta da una
struttura a 3 navate, con la maggiore più alta e voltata a botte (modello per le
successive) ~ 20 ~
Ai lavori di architettura, si era affiancata la decorazione pittorica sotto la
direzione dell’Angelico. Essa prevedeva in ogni cella che la pittura fungesse da
mezzo educativo e catechetico, un affresco con un episodio delle sacre
scritture come oggetto di meditazione.
Nel “Cristo deriso” (I.153) la scena principale è collocata alle spalle della
- Vergine e di S.Domenico. la composizione è impostata su uno schema
triangolare, è di estrema semplicità anche cromatica. La cromia se pur
ridotta è variata (Bianchi) come variata è la gamma di gesti ed
espressioni che si ritroverà nelle opere eseguite a Roma dal pittore.
TRA MASACCIO E I FIAMMINGHI: DOMENICO VENEZIANO(inizi XV sec-1461)
La sua formazione è oscura ma dalla lettura stilistica si capisce che
plausibilmente essa si compì a Firenze.
“Adorazione dei magi”(I.154) nel tondo si intrecciano eleganza e
- sontuosità tardogotiche, lucidità di visione che coinvolge allo stesso
modo paesaggio lontano e vicino
Domenico lavora poi a Firenze agli affreschi absidali in S.Egidio insieme con il
giovane Piero della Francesca.
La pittura del Veneziano si caratterizza per “amistà” dei colori chiarissimi che
paiono impregnati di luce.
“Pala di S.Lucia de’Magnoli” (I.156) la sacra conversazione centrale è
- ambientata in una loggia aperta e concepita secondo un punto di vista
ribassato e secondo un sistema prospettico con 3 punti di fuga, che
dimostra come Domenico provasse interesse anche per le
sperimentazioni spaziali più avanzate.
TRA MASACCIO E FIAMMINGHI: FILIPPO LIPPI
Anche lui non fu esente da influenze fiamminghe. Dopo gli esordi masacceschi
e un soggiorno padovano, al ritorno in patria egli eseguì:
“La madonna di Tarquinia”(I.158) dove il risalto plastico di origine
- masaccesca e il gusto donatelliano per lo scorcio si uniscono a una
precisa attenzione per l’ambiente e gli effetti luminosi. La presenza del
paesaggio che si intravede dalla finestra, la resa delle stoffe e dei gioielli,
nonché alcuni particolari, come il cartellino applicato alla base del trono,
provengono dalle Fiandre.
A differenza di Veneziano, Lippi attribuisce nelle sue opere una crescente
importanza alla linea:
“Pala barbadori”(I.159)
- Nel percorso di Lippi è cruciale il ciclo di affreschi per il duomo di Prato
- con “Storie di santi Stefano e Giovanni”
~ 21 ~
“Episodio della nascita di S.Stefano”: tutto è dominato dalle figure e dal
- loro dinamismo. Il senso di moto è accentuato dagli scorci profondi delle
architetture, costruite secondo plurimi punti di vista e dal mobile nesso
chiaroscurale che avvolge le forme.
TRA MASACCIO E DONATELLO: ANDREA DEL CASTAGNO(1421-1457)
Autonoma e solo a tratti influenzata dal Veneziano è l’opera di CASTAGNO.
Tratti salienti:
Chiaroscuro plastico
Realismo fisionomie e atteggiamenti
1447, ciclo di affreschi sulla parete di fondo del refettorio di S.Apollonia.
- la parete è divisa in 2 registri, il più basso dei quali è occupato da
“L’ultima cena” (I.160). in questo spazio campeggiano figure
intensamente caratterizzate. Il registro superiore ospita scene che si
svolgono all’aperto.
Anche nelle opere successive come “Trinità e santi”(I.161) ricorre
- l’accentuazione dei valori espressivi, ottenuta con prospettive e scorci
spettacolari, ed esasperazione realistica: caratteri che faranno di Andrea
un punto di riferimento per la scuola ferrarese.
ALBERTI ARCHITETTO:OPERE PER I RUCELLAI
Alberti intese l’architettura stessa come attività puramente intellettuale, che
esauriva il suo valore creativo nel progetto, senza richiedere la presenza
dell’architetto nel cantiere.
Tra le prime opere che eseguì vi sono quelle per Giovanni Rucellai. A partire dal
1447 egli si occupò della sistemazione del preesistente Palazzoe poi della
Loggia. Dal 1456 al completamento della facciata di S.M.Novella, e infine della
cappella del S.sepolcro nella chiesa di S.Pancrazio. in tutti i casi si tratta di
interventi parziali.
Palazzo Rucellai: si concentra sulla facciata, risolta attraverso la ferrea
- scansione di orizzontali (i cornicioni marcapiano) e di verticali (le lesene)
entro cui si inseriscono le ampie finestre. L’omogeneità è garantita dal
vibrare della luce, che genera un nitido chiaroscuro sul bugnato, si
distende in ampie zone chiare sulle lesene che intervallano gli scuri
profondi di aperture.
S.m.Novella: l’intervento di Alberti riguarda solo la facciata, incompiuta
- nel primo ordine di arcatelle. La parte inferiore è modificata solo
attraverso l’inserimento del portale classicheggiante e del nesso
colonna-pilastro che