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URBINO E L’ITALIA CENTRALE
Città ideale anonimo fiorentino 148090 veduta prospettica, le geometrie scandiscono
spazi rigorosi.
Ascesa di Urbino grazie a Federico da Montefeltro succede al fratello nel 1444. Fu
abile capitano di ventura e aveva grande preparazione umanistica. Abbiamo un suo
Pedro Berruguete
ritratto di 147677 studia un codice ancora rivestito della
corazza coperta da un manto di ermellino, è circondato dai simboli della sua funzione e
del suo rango (spada, onorificenze, bastone del comando), incarnazione tra vita attiva
ed otium. Fu educato da Vittorino da Feltre a Mantova amore per la matematica. Alla
sua corte troviamo Alberti, Laurana, Piero della Francesca.
Aveva molti interessi cura della biblioteca con molti codici, d à spinta ad interesse per
Giusto di Gand Pedro Berruguete
fiamminghi 147273 chiama a corte e favorendo
La comunione degli
unificazione linguaggio fiammingo e spagnolo Giusto di Gand:
apostoli 147274 prima soluzione ancora poco meditata da cui poi per ò si arriva a
Uomini illustri Arti liberali.
serie degli (enfasi spaziale e cura dei dettagli) e
27
Piero della Francesca 1415/20 – 92
Nato a Borgo San Sepolcro, ha svolto la sua formazione prima a Firenze (Domenico
Veneziano, Beato Angelico) e in vari viaggi ed è promotore e protagonista del clima
intellettuale urbinate. Tratti fondamentali della sua opera:
organizzazione prospettica e ritmica
semplificazione geometrica che investe anche le singole figure
accordo tra immobilità cerimoniale e verità umana
luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori
La Maddalena La resurrezione
es.: 1460; 146365 punto di vista ribassato
all’orlo del sepolcro ma è mantenuta frontalità bizantina al volto e al corpo di
Gesù la cui figura è immota. Aspetto quotidiano di Cristo, atteggiamento delle
guardie e paesaggio semplificato non concedono nulla a miracoloso e solo lo
Madonna del parto
sfondo luminoso allude al miracolo; 146070, naturalezza e
solennità, la Vergine non ha attributi regali ed è colta nel gesto molto umano di
posare la mano sul ventre, la sua sacralità è data dalla frontalità e dalla
specularità tra gli angeli che sono ricavati da stesso cartone capovolto.
De perspectiva pingendi scritto a Urbino, considera la prospettiva, oltre al disegno e al
colorire una delle parti costitutive della pittura fino a promuoverla a ossatura portante
del dipingere.
Nelle sue opere la pittura diviene scienza che rivela ordine della realtà, i dati sensibili
si materializzano in corpi geometrizzati governati da precise proporzioni traducendo in
termini razionali l’armonioso legame in natura all’interno delle singole forme e tra
forme e spazio.
Battesimo di Cristo 144850, in origine era parte centrale di un trittico, vediamo qui
la sua formazione fiorentina solidit à plastica di Masaccio, colore luminoso
dell’Angelico e di Domenico Veneziano. Già a partire dalla forma della tavola c’è
grande rigore: 2 quadrati sovrapposti sormontati da semicerchio il cui centro
prospettico è occupato dalla colomba. La figura di Cristo è immobile e allineata alla
coppa sostenuta da Battista e a colomba partizione calibrata ma non rigidamente
prospettica infatti l’albero che divide la tavola in 2 parti ha forte valore di cesura.
Chiaro rapporto coloristico: le tinte si contrappongono e riprendono bilanciandosi,
moltiplicate in grande gamma di colori, la luce zenitale annulla ombre e contorni
saldando figure e paesaggio.
Flagellazione 145060, è divisa in due parti una occupata da spazio aperto e l’altra
da una loggia. L’architettura distingue e coordina i due gruppi di figure che in
apparenza sono estranei tra loro. C’è armonia proporzionale e la luminosità permea le
tinte accostate ed esaltate per similitudine o contrasto (grande varietà di bianchi –
risalto giovane biondo contro foglie verdi) e valorizzate da uso di diverse fonti di luce
una generale da sinistra e un’altra intensa da destra che illumina il riquadro del
soffitto sotto cui c’è Cristo. C’è senso di fissità accresciuto da elementi iconografici
insoliti densi di simbologie teologiche o d’attualità ma i significati restano sfuggenti.
28 Storie della croce
Ciclo con le per la chiesa di San Francesco ad Arezzo 145259.
Affreschi su tre registri, più attenzione a simmetria che a reale andamento cronologico
delle vicende così che ogni parete ha una battaglia, una scena di corte, un episodio
Leggenda Aurea.
all’aperto. La fonte principale della narrazione è la
Incontro tra Salomone e la regina di Saba scena sottolineata per le sue valenze
simboliche, ritmo lento, c’è assoluta perfezione e immobilità delle forme e concordanza
di gesti e spazi che danno nobiltà anche a gesti semplici, i personaggi non hanno carica
emotiva infatti anche azioni drammatiche e potenzialmente dinamiche come la
Battaglia tra Costantino e Massenzio non sono partecipate dai protagonisti i vincitori
avanzano con calma accanto a Costantino che tiene tra le dita minuscola croce.
Prima di Urbino sicuramente aveva studiato opere fiamminghe a Firenze nel 1450, a
Ferrara e a Roma dove probabilmente nel 1459 incontrò Antonello da Messina. Il
frutto di ciò matura intorno al 1465 fase pi ù tarda del suo lavoro mostra adesione ad
Ritratti di Federico
analisi fiamminga, a effetti di luce modulati su colori e materiali
e della moglie Battista Sforza 1465. I profili erano originariamente collegati da unica
cornice e sono esaltati dal paesaggio e dalla luce che piove alle spalle di Federico e
sbianca il volto di Battista; vediamo modello fiammingo nel paesaggio come il fiume
con le barche e nella compresenza di lontano e vicino entrambi bene indagati nel
dettaglio: troviamo questo rigore anche nelle composizioni allegoriche sul verso. I
dettagli si fondono in unità luminosa, le teste mantengono senso del volume e hanno
incombenza sullo spettatore, in particolare quella di Federico effetto di massa
accresciuto da calotta dei capelli e dal girale del copricapo che isola il profilo.
Madonna di Senigallia 1470, incontro tra luce e chiarezza compositiva. Il gruppo è
immobile ed equilibrato senza essere perfettamente simmetrico, il vano è ispirato agli
interni di Urbino ma la stanza si apre su un’altra stanzetta inondata da un raggio di
sole.
La sacra conversazione 1472. Probabilmente per celebrare la nascita di Guidobaldo.
Rinnova lo schema della ‘sacra conversazione’ ponendo le sue figure in un’architettura
solenne collegata sia ai personaggi che ai ritmi compositivi della chiesa urbinate dei
San Bernardino nella cui abside era posta ma la pala è stata decurtata ai lati e in alto
diminuendo così la sua suggestione spaziale. Secondo una ricostruzione doveva essere
incorniciata in primo piano da pilastri laterali e da un arcone in controluce. In questo
modo lo spazio del coro in cui si trovano i santi si sarebbe aperto verso i lati e verso lo
spettatore secondo processo fiammingo. Sarebbe inoltre stato diverso il rapporto tra
figure e ambiente e l’uovo di struzzo, molto simbolico e legato al concetto di
generazione e redenzione, avrebbe coinciso con l’asse a con il centro geometrico della
composizione. La proporzione governa tutta l’opera e l’uovo è il medio proporzionale tra
l’ovale del volto di Maria e la circolarità dell’abside dell’arco, inoltre richiama l’idea di
spazio centralizzato conchiuso e perfetto. La Vergine è collocato all’interno di una
chiesa iconografia fiamminga correlazione Vergine e Mater Ecclesiae oltre che
l’allusione alla maternità di Battista Sforza ripresa dalla presenza simbolica dell’uovo.
Piero della Francesca è morto nel 1492 dopo aver approfondito interessi teorici
De perspectiva pingendi, De quinque corporibus
nell’ultima parte della sua vita
regularibus De abacus.
e Le sue opere hanno grande rigore mentale difficile soluzione
diretta di stessa qualità.
29
Giovanni Santi Madonna col bambino, santi e donatore
padre di Raffaello. 1489,
Sacra
per la cappella Oliva nel convento di Montefiorentino, modello è la
conversazione assunta come schema iconografico ma viene ignorata la sintesi tra
spazialità e luminosità.
Bartolomeo della Gatta Assunzione
grande sperimentatore. 1470, complessit à
compositiva e gamma cromatica assimilazione lezione di Piero e tramite lui anche di
quella fiamminga.
Vera eredità di Piero nelle tematiche di Urbino e poi dell’Italia centrale legame tra
figure e paesaggio, cura per ritmi compositivi che alternano pieni e vuoti, scansioni
geometriche permeate da luce.
Federico da Montefeltro costruzione del Palazzo della citt à.
Metà ‘400 Urbino arroccata su due colli contigui, circondata da cinta muraria che
delimitava perimetro irregolare e allungato, asse viario principale lungo la sutura dei
colli. C’era un semplice palazzo sul collo meridionale per le fabbriche ducali.
1445 Federico fa congiungere i due edifici pi ù antichi con una costruzione a tre piani
il Palazzetto della Jole semplice, sobri accenti antichizzanti del decoro interno
Celebrazione d’Ercole
incentrato sulla e delle virtù belliche. Anni ’60 mutamento
perché si voleva rendere palazzo una sede amministrativa direzione dei lavori da
Luciano Laurana Francesco di Giorgio
a cui nel 1472 succede il progetto si
complica. Il cuore dell’organismo è un vasto cortile ben proporzionato con un portico a
piano terra a cui corrisponde un piano nobile spartito da lesene tra cui si inquadrano
finestre architravate. Da questo nucleo la fabbrica va sia verso la città che in direzione
opposta. La facciata ad ali si piega a L generando uno slargo poi chiuso da fianco del
duomo. Così il palazzo si inserisce bene nel paesaggio preesistente e diventa il centro
della città. Di Giorgio curò molto gli spazi privati. Facciata alta e stretta, serrata da
due torrioni cilindrici inquadranti tre logge sovrapposte prestigio ducale. Il corpo del
palazzo è ruotato verso ovest in asse con la strada per Roma e verso questa direzione si
sviluppa tutta la città. Palazzo espressione clima che si sviluppa con Federico.
Lo studiolo quasi intatto! È al piano nobile. C’erano molti elementi decorativi soffitto
Giusto
a cassettoni con imprese ducali, fregio con 28 uomini illustri su due registri di
di Gand Baccio Pontelli
e tarsie lignee. Il trompe l’oeil delle tarsie è di scambio
continuo tra realtà e finzione. Lo studiolo era la trasposiz