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LA SECONDA META' DEL QUATTROCENTO: DA FIORENTINO, IL RINASCIMENTO
SI DIFFONDE AL RESTO DELL'ITALIA.
A Firenze Lorenzo de' Medici prende il potere nel 1469 e lo lascia alla sua morte, nel 1492. La corte
è più chiusa, c'è una separazione più netta tra l'aristocrazia e la strada, l'Umanesimo era stato
sempre aristocratizzante, ma mai come allora. La dottrina ufficiale della cerchia culturale
laurenziana è il neoplatonismo di Ficino e Pico della Mirandola. Una sorta di esoterismo di carattere
iniziatico. Nel 1430 Masaccio dipingeva in maniere nuove, ma soggetti riconoscibili. Botticelli, nel
1490, dipinge la “Primavera”, non esattamente di facile comprensione.
Il periodo mediceo finisce quando Piero de' Medici, figlio di Lorenzo, cede Pisa alla Francia di
Carlo VIII. La reazione popolare è fortissima. Si istituisce il Gran Consiglio. 1/5 di tutta la
popolazione maschile decide per la città.
Savonarola denuncia la corruzione dell'arte, vuol fare di Firenze la nuova Roma; in questo incontra
la consapevolezza, da parte dei fiorentini, del destino straordinario della propria città.
Vi fu l'avvento della pittura fiamminga. Le Fiandre erano diventate molto ricche. Furono grandi
empirici. Non seguivano regole, ma raffiugravano il mondo che cadeva sotto i loro occhi usando
come elemento unificante delle opere, anziché il calcolo prospettico, il diffondersi della luce,
descrivendo minuziosamente la reazione provocata dalla luce quando colpisce la materia. Portano in
Italia la pittura a olio.
Vi è l'avvento della tela che sostituisce la tavola, più ingombrante e scomoda.
TRA URBINO E ROMA: PIERO DELLA FRANCESCA (1420-1492) [pag.244]
Pittura stabile, bilanciata, monumentale. Molto rigore geometrico. L'immagine dipinta doveva
essere la sede del dominio razionale degli elementi figurativi, non uno studio della psicologia
umana. Allo spettatore non chiedeva un coinvolgimento emotivo, ma intellettuale. La maestosità
della forma di Masaccio viene coniugata col colore di Beato Angelico. Trasporta il rigore
dell'Alberti architettonico in pittura.
− Il battesimo di Cristo (1448-50): rigore geometrico. Tutto è bilanciato.
− Flagellazione (1460 ca): chi sono quei tre davanti?
− Ritratti di Battista Sfora e di Federico da Montefeltro (dittico Montefeltro) (1465)
− Sant'Agostino dal Polittico di Sant'Agostino (1465 ca)
− Sacra Conversazione o Madonna col bambino, angeli, santi e con il duca Federico
da Montefeltro. (1472-1474)
La scuola Umbra: PIETRO PERUGINO (1445/1450 – 1523)
Fu pittore fecondissimo. Bottega a Perugia ma lavorò in tutta l'Umbria e le Marche, Firenze, Roma;
inviò le sue opere in tutta Italia. La Consegna delle chiavi a San Pietro è un manifesto del potere
papale. Si trova alla Cappella Sistina. Illustrava l'investitura del Papa dalle mani di Cristo. Vi è
dentro il rigore prospettico e geometrico di Piero della Francesca.
Al collegio del Cambio firma gli affreschi dipingendo un autoritratto apparentemente appeso, su
una colonna con sotto scritto “egregius pictor”; si autocelebrava come colui che aveva reinventato
la pittura. I tempi della divinizzazione degli artisti erano ormai prossimi.
LE DUE PRINCIPALI BOTTEGHE FIORENTINE SECONDA META' DEL 1400
[pag.284]
ANDREA POLLAIOLO (1431-1498) : impermeabilità agli ideali di Piero della Francesca. Un
divenire di apparenze sempre mutevoli, altro che ordine...punta sul vigore della linea. Orafo,
scultore, incisore, pittore. Intuisce il dinamismo delle statue antiche.
ANDREA VERROCCHIO (1435-1488): naturalismo molto più accentuato. Gioioso, vibrante,
dinamico. Non solo drammi ma anche componimenti allegri, piacevoli. Entrambi si formano come
orefici. Lui crebbe da Rossellino ma fu più influenzato da Desiderio da Settignano. Modifica la
tradizione in senso naturalistico. Vedasi il putto alato con delfino (1478) o il Monumento equestre a
Bartolomeo Colleoni. Da lui uscirono: Leonardo da Vinci, Perugino, Domenico Ghirlandaio,
Francesco Botticini, o temporanei collaboratori come Rosselli, Lorenzo di Credi, Biagio d'Antonio.
SANDRO BOTTICELLI (1445-1510) [pag.292]
Si forma tra Lippi, Pollaiolo e Verrocchio. Traduce in immagine la filosofia e la poesia. Tratti di
struggente umanità, differenze di toni, motivi. Apprendistato da Filippo Lippi. Da Pollaiolo prende
la linea e la plasticità delle figure, da Verrocchio gli arabeschi, i ritmi decorativi.
La crisi degli ultimi anni. Adesione savonaroliana, dopo la morte del monaco, misticismo.
− Primavera (1478): discussa iconografia
− Nascita di Venere (1483-85): Simbolismo. E' la Venere neoplatonica; l'amore che
muove il mondo.
DOMENICO GHIRLANDAIO (1449-1494):
- Ritratto di vecchio e nipote: quasi fiammingo.
FILIPPINO LIPPI (1457-1504) [pag.302]
Figlio di Filippo Lippi e della monaca. Esiti tragici. Crisi.
PIERO DI COSIMO (1462-1521): Un artista strano e fantastico. Cristi. Stato di paranoia
costante, mangiava solo uova sode, cotte a 50 alla volta. Per Carnevale 1511 organizzò sepolcri che
si aprivano facendo uscire uomini vestiti da scheletro. Amava i diluvi pur essendo terrorizzato dai
fulmini. Importante non perchè fosse così stravagante. Ma perchè questa stravanganza sarà
ordinaria nei pittori manieristi che verranno di lì a poco. Desunzioni da Filippino Lippi e da
Ghirlandaio. Tra il serio e il faceto, rilegge l'antico smorzandolo. Così, il soggetto ovidiano de La
morte di Procri diventa non più tragico ma un idillio erotico.
LUCA SIGNORELLI (1445-1523): Il ciclo apocalittico del Duomo di Orvieto. Savonarola
ha messo in crisi la chiesa con le idee di povertà ecc. Ne La predicazione dell'Anticristo, vi è un
Cristo che, consigliato da un demone in persona, prende le vesti di Savonarola. La Chiesa, per
rifarsi, riprendeva le vecchie armi dell'apocalisse, del terrore, del giudizio.
A Milano prende potere Francesco Sforza dopo che, dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti, il
regno di era diviso in tante piccole signorie. Sforza è forte militarmente ma è aiutato
economicamente da Cosimo de' Medici. Venezia consolida l'oligarchia.
Il Regno di Napoli era diviso tra Angioini e Aragonesi. Vinceranno questi ultimi. Non riusciva a
espandersi perchè i mari erano occupati da Venezia e da Aragonesi. Napoli era il massimo centro di
concentrazione di opere fiamminghe. (San Gerolamo nello studio di Colantonio- con leone)
ANTONELLO DA MESSINA: l'incontro tra nord e sud. (1430-1479): Concilia le due
tendenze stilistiche principali dell'epoca: quella fiamminga, con la sua luce e il suo naturalismo, e
quella italiano col suo antropocentrismo e la sua compostezza formale. Seppe poi divulgare questa
sintesi dove poteva essere meglio apprezzata: a Venezia. Notizie incerte sulla formazione,
probabilmente si formò nella bottega di Colantonio.
Fu tra i massimi ritrattisti del nostro '400. Evitò la posa medaglistica italiana e scelse quella
fiamminga, di tre quarti. Nel San Gerolamo nel suo studio la luce non serve più solo ad accendere la
superficie delle cose ma a esaltare lo spessore atmosferico, a misurare la metrica dello spazio.
Nell'ultimo soggiorno a Venezia dipinge il San Sebastiano di Dresda (influssi di Piero della
Francesca) e la Crocifissione.
Durante il suo ultimo periodo, ritorna a Messina e dipinge la sconvolgente Pietà.
Padova e l'Umanesimo nell'Italia settentrionale.
FRANCESCO SQUARCIONE (1397-1468) [pag.330]: C'è chi sostiene che il Rinascimento in
Italia settentrionale dipenda in maggior parte alla sua scuola; altri, convinti della sua mediocrità
pittorica, sostengono il contrario. La verità sta in mezzo. Ha dato importanti riferimenti pur se solo
teorici. ANDREA MANTEGNA (1431ca – 1506] [pag.335 / 721 maior]
− San Giacomo davanti a Erode (1451 ca)
− San Giacomo condotto al martirio (1453-57)
− San Cristoforo saettato (1457-59)
− Orazione nell'Orto (1455ca): sfondi rocciosi: mondo scabro non ancora toccato dalla
grazia.
Nel 1460 si trasferisce a Mantova, alla corte dei Gonzaga. Non facile il rapporto tra loro. Lui
sollecitava pagamenti dovuti, loro affidavano opere non alla sua portata, tuttavia ebbe importanti
committenze.
− Affreschi della Camera degli Sposi (1474 ca)
− San Sebastiano alla colonna (1480): volto sofferente. Non più serafico come nel
Sebastiano di Piero della Francesca. Il colore della pelle è quasi quello del marmo.
− Trionfo di Cesare (1501 ca): grande senso di dinamismo, studio delle masse corporee.
Milano: Foppa cede il passo a Donato Bramante e a Leonardo da Vinci.
Venezia: I Bellini. Genio della pittura veneziana del 400 e maggior pittore dell'Italia
settentrionale [pag.384 o 729 InA] : Giovanni Bellini conosce Mantegna, quest'ultimo aveva
sposato la sorella di Giovanni. L'incontro è fulminante; a Giovanni non viene difficile imitarlo,
tuttavia lo riforma, lo spoglia del gusto archeologico-classico e ad esso sostituisce paesaggi tendenti
all'infinito. Il confronto col Mantegna si può notare nell'Orazione nell'orto: soggetto comune ai due.
Mantegna mette a centro l'uomo, per Bellini l'uomo è in mezzo al paesaggio. Il luogo dei misteri
religiosi non è più l'immaginata antichità ma il dolce paesaggio veneto. Per Bellini la verità
religiosa non doveva confrontarsi con la storia, ma con la natura.
Il Cristo sorretto dalla Madonna e da San Giovanni (pietà) (1460 ca) chiude la fase giovanile
mantegnesca di Bellini. Non vi è idealizzazione, c'è fortissimo pathos nella posa e nel movimento
delle mani. Anche lui, dunque, approda al fiammingo.
Fu maestro di Tiziano Vecellio.
La sua più importante innovazione è la prospettiva cromatica. Non si sa con certezza quanto sia
stata una scelta consapevole, ma il fatto di mettere i colori caldi in primo piano e i freddi in secondo
anticipa la pittura tonale dei Veneti. LIBRO 2
L'ARTE DEL RINASCIMENTO MATURO
Sono anni di crisi sul piano italiano, lotte tra principati, governi stranieri che ritornano; Carlo VIII
scende in Italia rivendicando e ottenendo il regno di Napoli in quanto erede degli Angioini. Sono i
tempi di Machiavelli, di Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello. Firenze e Milano sono i due
centri di più alta e matura elaborazione umanistica.
Il primato veneziano: il rappresentante del '500 è Giorgione che coniuga un lato pittoricamente
rivoluzionario, ricco di significato, con parti letterali, criptiche; significati simbologici. Anche
l'estremo Bellini è da questa parte, e il giovane Tiziano.
Il primato romano: tre papi: Alessandro VI Borgia, Giulio II della Rovere, e Leone X Medici.
− Commistio