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LA MINIATURA MEDIEVALE

Il libro miniato è un’invenzione che nasce col disfacimento della tradizione classica per

estinguersi con l’invenzione della stampa nel XV secolo. Anche nel mondo antico si

usava illustrare alcuni testi: si trattava soprattutto di trattati tecnico-scientifici e di

opere letterarie come poemi epici di Omero e Virigilio. Il libro antico aveva forma di

rotolo e si leggeva svolgendolo a poco a poco: le immagini sono soprattutto le

colonne del testo ma modificare o condizionare l’impaginazione o la struttura grafica

della parte scritta. Le figurazioni antiche sono condotte in uno stile compendiario e

naturalistico, tipico della pittura tardo-ellenistica e romana.

Un cambiamento radicale si ebbe tra il I e il III secolo d.C. con il progressivo

abbandono del rotolo e l’affermazione del volumen, il libro formato da più fogli

ripiegati. La nuova forma di libro era la preferita dai circoli cristiani perché più

economica e diversa dal rotolo. Vennero dunque copiati in quella forma i testi sacri.

Contemporaneamente al papiro si sostituì la pergamena. Benché costosa e di

complicata fabbricazione la pergamena è molto più resistente e duratura di qualunque

materiale cartaceo. La sopravvivenza della cultura antica si deve in gran parte alla

copiatura dei rotoli su questo nuovo supporto. In questa operazione di trasferimento

prevalgono forme decorative che uniscono testo e immagini come le iniziali figurate e

quelle istoriate. Una raffinatissima decorazione a intrecci di figure stilizzate e di racemi

investe nei codici irlandesi tra il VII e il IX secolo. Come esempio per tutti può valere il

celebre Libro di Lindisfarne.

Bisogna pensare che nel Medioevo la fruizione del testo non era l’unica funzione del

libro. In un mondo quasi del tutto analfabeta il libro sacro acquistava un valore

simbolico e quasi magico. La mentalità medievale percepiva una forte continuità tra

la sfera terrena e quella sovraterrena e vedeva perciò nel libro l’incarnazione della

parola divina.

Solo chi aveva un determinato livello culturale poteva capire le implicazioni simboliche

delle immagini e interprete il loro stretto rapporto con il testo i libri venivano prodotti

quasi esclusivamente nei monasteri dagli amanuensi.

Nel mondo antico la scrittura come lavoro materiale era considerata indegna di un

letterato o di un filosofo che dettava le sue opere a uno schiavo e a uno scriba di

professione. Che il lavoro dell’amanuense medievale fosse invece molto valutato è

evidente. L’EUROPA ROMANICA

Il periodo che copre gran parte del secolo XI è considerato dagli

storici come un’epoca di radicale trasformazione per l’Europa, in

particolare per quanto riguarda l’agricoltura, lo sviluppo dei centri

urbani e le tecniche militari, con profonde ripercussioni

sull’incremento demografico e sull’assetto politico- sociale

dell’intero continente come nel campo delle attività culturali e

artistiche.

Uno dei segni più chiari del mutamento è fornito dall’aggressivo

espansionismo militare nei confronti dell’Islam, che si manifesta nel

vigoroso avvio della reconquista di parte della penisola iberica, a

opera dei piccoli regni cristiani della Spagna settentrionale e quindi

nella spedizione per la liberazione della Terra Santa che prese il

nome di prima Crociata.

I Normanni, invece, conquistarono l’Inghilterra e l’Italia

meridionale.

Il progresso delle tecniche agricole, fondato sulla frequente

applicazione di parti metalliche agli attrezzi e sul perfezionamento e

sulla diffusione dell’aratro fu evidente.

Con la crescita della produzione agricola e il rapido incremento della

popolazione, mutano anche i rapporti tra campagna e centri urbani.

I mutamenti economici coinvolgono tutte le categorie sociali.

L’assetto rigorosamente gerarchico dei rapporti sociali e gli

estesissimi poteri della nobiltà favoriscono il lento sviluppo delle

grandi imprese militari e la ripresa dei commerci. Prima ancora

dell’impulso espansionistico che diede avvio alla riscossa militare

dell’Occidente, gli investimenti artistici e la frenetica attività di

costruzione di edifici monumentali, secondo Raoul Glabro rivestì

l’Europa cristiana di un “bianco mantello di chiese”.

Caratteristica fondamentale dell’architettura della produzione

artistica che si sviluppa in Europa a partire dalla seconda metà

dell’XI secolo appare la polarità tra aspetti che ne manifestano la

profonda omogeneità e la ricchezza e varietà dei risultati.

Tale polarità trova ampie analogie con la situazione politica e con la

dinamica evoluzione delle strutture sociali. Si acquista sempre più

salda consapevolezza della propria identità spirituale e unità

materiale. Il fattore che maggiormente incise sul declino dell’unità

del potere monarchico è costituito dagli sviluppi del feudalesimo e

delle autonomie cittadine, come in Francia, nella penisola italiana

e più tardi in Germania.

Uno dei protagonisti del tempo, l’abate Guglielmo da Volpiano

scriveva: “il potere dell’imperatore romano è oggi esercitato nelle

diverse province da molti scettri, ma il potere di legare e sciogliere,

in cielo come in terra, appartiene per diritto incrollabile al magistero

di Pietro”. Le parole di Gugliemo da Volpiano suonano profetiche

fino al concordato di Worms (1122), con la contrapposizione del

papato all’imperatore nella lotta per le investiture, conclusasi con la

sostanziale vittoria del papato e l’affermazione dell’autonomia della

gerarchia ecclesiastica da ogni ingerenza dell’imperatore, come di

qualsiasi altro potere laico.

I tentativi di disporre liberamente della nomina di vescovo e abati

da parte dei più potenti feudatari non potevano essere tollerati dalla

Chiesa e suscitarono una violentissima reazione che sfociò nei

movimenti di riforma tesi a ripristinare il rispetto e la severità della

regola nei monasteri.

Importantissimi focolai di riforma furono in particolare i monasteri

cluniacensi.

Il declino dei poteri centrali imperiali e monarchici ebbe

conseguenze anche sulla ripresa e lo sviluppo della produzione

artistica.

Infatti, prima, con l’atto sacramentale della consacrazione il sovrano

carolingio riceveva direttamente il proprio carisma dal Dio

dell’Antico Testamento. L’arte era divenuta una questione

essenzialmente regale verso una decisa ripresa di modelli aulici

dell’antichità imperiale.

Nel corso dell’XI secolo il patrocinio delle costruzioni ecclesiastiche

e il compito di provvedere alla loro costruzione e decorazione

passano in altre mani. Così non più il re di Franca ma il duca di

Normandia diviene il grande costruttore di chiese e abbazie.

I signori locali vengono quindi divisi in “signori della guerra e

signori delle preghiere”.

Mentre i sovrani vengono spogliati di gran parte delle risorse

indirizzate ad alimentarne le magnificenza nei confronti della

Chiesa, gli investimenti artistici aumentano.

I “signori della guerra” continuano a spogliarsi di una parte assai

consistente delle loro ricchezze che vanno ad aumentare i patrimoni

di cattedrali e abbazie.

La grande arte assume sempre più come funzione primaria quella

“espiatoria”.

I monasteri devono manifestare anche nella grandiosità degli edifici

e attraverso la bellezza e lo splendore della creazione artistica, la

gloria dell’Onnipotente e l’immagine radiosa della città celeste.

L’abbandono del lavoro manuale e le comodità concesse ai monaci

di Cluny rispetto alla regola di san Benedetto sono conseguenza

dell’importanza attribuita alla celebrazione dell’ufficio liturgico con

grande sviluppo del canto corale.

Nel fasto e nella solennità delle celebrazioni liturgiche, come nella

costruzione e decorazione della terza immensa chiesa abbaziale a

Cluny, trova piena espressione la tendenza a concepire la

magnificenza, la grandiosità e la ricchezza come elementi primari

delle offerte rivolte a Dio.

Nelle nuove forme artistiche è, però, possibile riconoscere anche

un’aspirazione profonda a trascendere i limiti dei sensi e

dell’intendimento umani con un linguaggio accessibile solo a pochi

iniziati.

LA “QUESTIONE” DEL ROMANICO

Il rinnovamento delle forme artistiche che ha luogo tra la seconda

metà dell’XI secolo e i primi decenni del XII investe principalmente

l’architettura e la scultura monumentale. Per definire la nuova

civiltà figurativa è entrato in uso il termine romanico. Una delle

caratteristiche fondamentali della nuova civiltà figurativa è il

riferimento a modelli e tecniche costruttive dell’antichità romana.

La storiografia artistica ha ricostruito lo sviluppo dell’architettura e

della scultura romaniche come una catena di innovazioni legate tra

di loro.

Va attribuita una certa importanza alla mobilità di persone e merci

preziose che è conseguenza della ripresa dei commerci e anche dei

pellegrinaggi. Sono importanti le opere di alcuni protagonisti del

movimento di riforma della vita monastica, tra le quali Guglielmo

da Volpiano che fece costruire la vasta rotonda a tre ordini

dell’abbazia di Saint- Benigne a Digione.

È possibile definire i caratteri dell’architettura romanica,

partendo da quegli edifici religiosi che avevano valore

monumentale, e svolgevano anche funzioni di carattere temporale.

Tra gli elementi tipici della costruzione romanica ci sono la

riscoperta di una logica strutturale, basata nella copertura a volte,

in particolare a volte a crociera. La volta a crociera permette alla

parete di slanciarsi in altezza. In realtà alcuni degli edifici

considerati tra le più importanti creazioni dell’architettura romanica-

come il duomo di Modena e San Miniato a Firenze - ricevettero in

origine una copertura a soffitto ligneo.

Un altro elemento caratteristico dell’arte romanica è la scansione

delle murature esterne mediante lesene e arcate cieche.

La medesima tendenza a una potente articolazione si manifesta

negli elementi di sostegno come nelle massicce pareti degli edifici

romanici che sembrano concepite a più strati e svuotate da corridoi

e gallerie. Tale concezione della parete rimanda all’architettura

tardo romana delle province. Particolari esigenze di carattere

liturgico e funzionale pongono le premesse per lo sviluppo della

zona presbiteriale, mentre si ampliano le cripte dove vengono

custodite le reliquie.

All’interno come all’esterno, il g

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Publisher
A.A. 2011-2012
76 pagine
50 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/01 Storia dell'arte medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher storia92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof De Marchi Andrea.