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IUSEPPE AGANO

Durante il 1932, G P aveva già dato il suo contributo alla polemica sorta attorno all’evoluzione di un

IUSEPPE AGANO

appropriato stile nazionale, dal momento che, nel 1939, aveva iniziato a dirigere la rivista “Casabella” tentando di convincere

i membri ancora incerti ad abbandonare lo “stile littorio” di Piacentini, in favore del Razionalismo di Terragni.

Nel 1932, Terragni produsse l’opera canonica del movimento razionalista italiano, la CASA DEL FASCIO (ora Casa del

Popolo) di Como. Progettata all’interno di un quadrato perfetto e alta esattamente la metà della sua larghezza, che è di 33

metri, il semi-cubo della Casa del Fascio fissò la base di una geometria rigorosamente razionale. All’interno di questo

volume, essa non solo rivelava la logica della sua struttura trabeata,

ma anche il codice “razionale” che stava alla base della creazione

della facciata. Su ogni lato (fatta eccezione per la facciata esposta a

sud-est che metteva in risalto la scala principale) la finestratura e il

rivestimento esterno dell’edificio erano trattati in modo da esprimere

la presenza dell’atrio interno. Esso era in origine organizzato attorno

a una corte aperta, sul modello del palazzo tradizionale; in fasi

successive del progetto questo cortile divenne una sala centrale per

riunioni a doppia altezza, illuminata dall’alto attraverso una copertura

in vetro-cemento e circondata su tutti i lati da corridoi, uffici e locali

di riunione. Il ruolo monumentale dell’edificio viene fissato dal

leggero innalzamento su un basamento che dà luogo a ciò che

Terragni descrive come un piano rialzato.

Questo non fu un unico caso eccezionale: altre proposte retoriche furono avanzate dai razionalisti (prima del loro definitivo

disinganno, avvenuto alla metà degli anni Quaranta) come L’EDIFICIO PER LA MOSTRA DELLA RIVOLUZIONE

FASCISTA, che ebbe luogo a Roma nel 1932, in occasione del decimo anniversario della Marcia su Roma. Realizzata su

progetto di D R L , quest’opera temporanea, conteneva la Sala Commemorativa del 1922, progettata da

E ENZI E DI IBERA

Terragni come un rilievo a parete dinamico che univa assieme elementi plastici, grafici e fotografici.

Nel 1934, P M N progettavano la famosa SALA DELLE MEDAGLIE D’ORO per la Mostra

ERSICO E ARCELLO IZZOLI

dell’Aeronautica Italiana tenutasi a Milano. Un elegante labirinto di tralicci in legno bianco, a una notevole alzata dal

pavimento, sosteneva un campo di immagini grafiche e fotografiche che sembravano galleggiare nello spazio, avanzando e

retrocedendo per tutta la profondità della sala. Questa costruzione sospesa fissava un nuovo modello per la progettazione di

mostre, che doveva esercitare una forte influenza fino a molto tempo dopo la seconda guerra mondiale. A questa data il

Razionalismo italiano era entrato nella sua fase di declino.

Dopo la prematura morte di P , avvenuta nel 1936, aumentarono le difficoltà

ERSICO

politiche e culturali dei razionalisti. P da sempre vicino ai circoli ufficiali, si

AGANO

compromise ulteriormente collaborando con P al piano per L’ESPOSIZIONE

IACENTINI

UNIVERSALE DI ROMA del 1942. In modo analogo alle nuove città fasciste di

Littoria, Sabaudia, Carbonia e Pontinia, gli edifici permanenti dell’E. 42 (musei,

monumenti, palazzi) erano stati destinati da Mussolini alla formazione del cuore della

Terza Roma. In questo progetto ci fu un banale assemblaggio di forme neoclassiche,

come l’edificio principale della composizione, il PALAZZO DELLA CIVILTÀ

ITALIANA di G , L P e R , che altro non era che l’ultima

UERRINI A ADULA OMANO

volgarizzazione del movimento di Valori Plastici: si può immaginare che queste forme

vuote, cubiche, ricche di archi, difficilmente avrebbero deliziato qualsiasi sensibilità più

di quella di De Chirico stesso. La struttura (non visibile) è di cemento armato,

indispensabile per realizzare grossi volumi; gli archi delle facciate sono a tutto sesto e la

struttura esterna è ricoperta interamente in travertino, secondo una scelta non casuale che,

in effetti, intendeva richiamare i valori di romanità a cui il regime si ispirava.

Il clima reazionario, che dominava in Italia alla metà degli anni Trenta sia in campo architettonico che politico, era in parte

controbilanciato dalle aspirazioni sansimoniane di un uomo, A O , che nel 1932 aveva preso il posto del

DRIANO LIVETTI

padre nella direzione della famosa fabbrica di macchine da scrivere. Nel 1934, Adriano incominciò a rivelare il suo

interesse per il contributo che l’architettura moderna poteva fornire alla prosperità industriale, incaricando F P

IGINI E OLLINI

di progettare tutta una serie ininterrotta di edifici per L’OLIVETTI DI IVREA: dapprima un centro amministrativo (1935) e

poi abitazioni operaie e attrezzature collettive tra il 1939 e il 1942.

La prematura morte di T nel 1943 (dopo la progettazione dell’ASILO SANT’ELIA(1936-37) e la casa per

ERRAGNI

APPARTENENTI GIULIANI-FRIGERIO (1939-40), entrambi a Como) segnò la brusca interruzione per il movimento. Le

sue opere segnano ancora oggi lo sforzo di realizzare un insediamento ideale per una società che avrebbe dovuto essere

contemporaneamente sia organizzata razionalmente che culturalmente priva di classi.

In questi anni a Bari: S D può ritenersi una figura rappresentativa delle vicende architettoniche e

AVERIO IOGUARDI

urbanistiche che nella prima parte del secolo scorso hanno costituito l’identità della città di Bari. L’obiettivo della mostra è di

rievocare l’opera del grande architetto affinché possa essere reso un doveroso omaggio ad una tra le personalità più

emblematiche, anche se poco studiate, della storia dell’architettura del Novecento.

Dioguardi è autore di alcuni tra i più significativi edifici della città di Bari, tra i quali si ricordano: la SEDE DELLA

GAZZETTA DI PUGLIA 1924-‘27 (demolita nel 1982); il COMANDO DELLA III REGIONE AEREA 1932-‘35; la

CHIESA DI SAN FERDINANDO 1933; il CIRCOLO CANOTTIERI BARION 1933-‘35; il PALAZZO DELLA

RIUNIONE ADRIATICA DI SICURTÀ 1934-‘35; la sede della BANCA COMMERCIALE ITALIANA 1947-’49; la

CLINICA BONOMO 1948; la sede dell’attuale BANCA CARIME IN VIA CALEFATI 1954-‘55; la sede del BANCO DI

ROMA 1959-‘61.

A S D

RCHITETTURA ITALIANA NEL ECONDO OPOGUERRA

Il secondo dopoguerra fu caratterizzato da diversi talenti (L M , C S , F A , G P ,

UIGI ORETTI ARLO CARPA RANCO LBINI IO ONTI

T B ed altri), ma fu privo di una direzione unitaria.

OMASO UZZI

Una delle prime opere del secondo dopoguerra è il MONUMENTO AI MARTIRI DELLE CAVE ARDEATINE A ROMA

(1944-51) di F , A , C , C , P , B F C (scultura):

IORENTINO PRILE ALCAPRINA ARDELLI ERUGINI ASALDELLA E RANCESCO OCCIA

l'idea semplice della pietra tombale unica, significante, forte, priva di retorica celebrativa, solenne, silenziosa ed espressiva,

era nata dalla voglia di interpretare il rapporto tra i drammi

individuali e la celebrazione civile, l'idea del sacrificio e della

morte. Il progetto è basato su pochi elementi che sintetizzano

l'austerità e il dramma dei 335 sarcofagi "compressi" dal peso

dell'immensa lapide che "galleggia" metafisicamente a un metro da

terra e copre con la sua ombra lo spazio scavato sotto il livello del

terreno, spazio definito e ordinato in contrasto con la tortuosità

delle cave tufacee collegate ad esso da un unico percorso che porta

il visitatore dal luogo di sepoltura al luogo dell'eccidio.

BBPR è l'acronimo che indica il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932 da: G L B (Milano, 1910 -

IAN UIGI ANFI

Gusen, 1945), L B B (Milano, 1909 - Milano 2004), E P (Pinzano al

ODOVICO ARBIANO DI ELGIOJOSO NRICO ERESSUTTI

Tagliamento, 1908 - Milano 1976), E N R (Trieste, 1909 - Gardone, 1969). Dopo aver lavorato per

RNESTO ATHAN OGERS

vari piani urbanistici - PIANO REGOLATORE DI PAVIA (1932), PIANO TURISTICO DELL'ISOLA D'ELBA (1939), e

soprattutto per il più importante e di ampio respiro il PIANO REGOLATORE DELLA VALLE D'AOSTA (1936-1937) –

per via delle vicissitudini della guerra, Rogers sfugge in Svizzera e Banfi divenendo parte attiva alla Resistenza muore nel

campo di sterminio di Gusen nel 1945.

Il MONUMENTO AI CADUTI NEI CAMPI DI STERMINIO TEDESCHI a Milano del 1946, progettato dai BPR, si pone

a cavallo tra architettura e arte. La griglia tridimensionale crea uno spazio interno, definito dalle lastre in marmo che lasciano

quell'interno aperto, fruibile dall'esterno (sulle lastre sono riportate delle incisioni, anche sulle facce interne). Dunque

architettura in quanto presenza di "spazio interno" (virtuale), arte in quanto monumento, opera commemorativa e

rappresentativa della coscienza collettiva. L'opera occupa il centro del grande piazzale verso il quale convergono le

prospettive dei principali viali del Cimitero Monumentale ed è posizionata sul terriccio raccolto nei campi di concentramento

tedesco. Il monumento mostra come la dimensione della razionalità della macchina ha portato alla condizione disumana

dell’olocausto.

Costruita tra il 1956 e il 1958, la TORRE VELASCA a Milano, sorge in un'area un tempo

residenziale, distrutta dai bombardamenti angloamericani nel 1943 e svetta nel panorama cittadino,

del quale è divenuta uno dei simboli più noti. Il progetto dei BPR, può collegarsi alla rivoluzione

formale battezzata neoliberty, ma con accenni di brutalismo e comunque facente parte del variegato

esprimersi del razionalismo italiano, che si pone in stretto rapporto col contesto milanese in cui

sorge, svettando assieme al duomo, ai campanili della città ma soprattutto al Castello Sforzesco. I

primi diciotto piani sono occupati da negozi e uffici, mentre i successivi piani

fino al ventiseiesimo, occupati da appartamenti, sviluppati su un'area più larga

rispetto ai precedenti, conferiscono la caratteristica e originale forma "a fungo"

alla torre. Le travi oblique, per dar sostegno all'espansione esterna dei piani

superiori, conferiscono un aspetto tipico al grattacielo, che ricevette dai milanesi

il soprannome di "grattacielo delle giarrettiere".

Coetanea alla Torre Velasca, il GRATTACIELO PIRELLI a Milano di G P (Milano, 18

IÒ ONTI

novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979) è un’altra opera importante del razionalismo italiano.

L'intera struttura portante è in calcestruzzo armato, materiale raramente preferito all'acciaio per edifici di

considerevole altezza. Gli elementi verticali dell'ossatura sono quattro piloni, visibili anche dall'esterno

poiché percorrono a coppie l'altezza delle facciate. Sono pilastri

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
88 pagine
3 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher framongelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura antica e moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Bari o del prof Moschini Francesco.