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La cosa che rende così singolare il carattere di Banham, secondo me, è proprio il fatto
che lui abbia sfondato le convenzioni che definivano architettura solo l’estetica
dell’edificio. Amplia il termine “architettura”, coinvolgendo anche il fattore
tecnologico e non solo quello artistico. Infatti nell’analizzare le opere che Banham
stesso ci propone si può vedere come anche riuscire a posizionare un impianto di
ventilazione in modo corretto, sia un’arte.
Eppure Banham non fu il primo a scrivere un testo del genere, “Mechanisation Takes
Command” di Siegfried Giedion del 1950 è un testo che parla della tecnologia dei
nuovi edifici, ma l’affronta in modo conclusivo, come se non ci fosse la possibilità di
uno sviluppo. Per questo motivo Banham lo critica.
Gli argomenti su cui Banham si sofferma maggiormente sono la storia
dell’illuminazione e l’impianto di ventilazione. Uno dei principali problemi
ambientali era l’umidità, architetti e ingegneri dovevano pensare a come diminuire
l’eccesso di acqua dall’atmosfera, che influenza molto la qualità dell’aria. Intanto
parallelamente nel 1882 viene introdotta l’elettricità per uso domestico, la novità ha
sollevato il problema di come introdurre nuove soluzioni strutturali più piccole e
adattabili alle abitazioni. I migliori risultati si ebbero nel Nord America. Di fronte a
questi nuovi problemi anche gli architetti dovettero riadattare il loro ruolo alle nuove
necessità, com’era già successo in passato.
Banham, nel suo libro “Ambiente e tecnica nell’architettura moderna” analizza le
tendenze architettoniche del periodo della macchina, ci troviamo in un contesto in cui
le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche prendono il sopravvento sulle vecchie
tradizioni, dando vita a delle nuove. Nel libro sono analizzate opere che vanno dagli
inizi del 1900 fino alla metà del secolo. Il diciannovesimo secolo è un periodo in cui
avviene il picco dell’industrializzazione, nascono nuove fabbriche, ferrovie più
moderne, l’automobile, nuovi elettrodomestici. Nelle fabbriche l’aria che gli operai
respiravano all’interno degli stabilimenti era molto inquinata e questo costituiva un
problema per il rendimento della produzione. Diventò così necessario inserire degli
impianti di rinnovamento dell’aria che assicurassero aria pulita e smaltissero quella
sporca. Inoltre gli operai lavoravano per molte ore, ed era necessario avere una fonte
di luce anche quando calava il sole. Questo è un esempio di come le condizioni
storiche e l’architettura vengono a contatto.
Il numero e la densità della popolazione avevano creato il problema dello
smaltimento dei rifiuti e il dilagare delle epidemie. Divenne importante la salute degli
uomini, perché questa influenzava il rendimento e quindi gli affari. All’epoca
nell’ambito architettonico intervenivano anche i medici, che facevano considerazioni
sullo stato in cui sarebbe dovuta essere l’aria per mantenere un ambiente salubre. Il
primo obiettivo per un’aria migliore era la circolazione di quest’ultima, in questo
modo si poteva smaltire più facilmente l’anidride carbonica prodotta da macchinari e
persone.
Un esempio di nuovi modi di ri-inventare la ventilazione è l’Ottagono in Grove Street
del 1860, casa di John Hayward, uno degli ideatori insieme al dottor Drysdale . La
pianta e l’alzato dell’edificio sono state influenzate dal nuovo sistema di ventilazione,
si tratta di un condotto ascendente/discendente posto al centro della casa che si basa
sullo sfruttamento del calore in eccesso, prodotto dal fornello sempre acceso. Tutte le
stanze si affacciavano su questo condotto, composto da anticamere chiuse, che
fornisce aria pulita e riscaldata agli ambienti. Con questo sistema si garantiva il
calore necessario ad avere un buon comfort, ma il problema dell’ aria viziata e
dell’umidità persisteva. Uno dei primi studiosi che si interessò a questo problema fu
Lavoisier, che nel 1777 condusse uno studio sull’ossigeno e l’anidride carbonica.
Come già detto prima l’anidride carbonica è la causa dei cattivi odori. Negli edifici
pubblici si sentì sempre più il bisogno di un ricambio d’aria costante. Le prime
introduzioni di sistemi per il ricambio dell’aria e il riscaldamento si ebbero proprio
negli edifici pubblici, dove le grandi dimensioni crearono nuovi problemi ambientali
e in maggiori volumi, maggiore era anche l’aria intrappolata. Questi nuovi edifici
diedero vita a tre nuovi tipi di problemi, il volume dell’edificio, le conseguenze
ambientali del metodo costruttivo e le nuove forme. In particolare i grattacieli del
diciannovesimo secolo comportano molti problemi nel riscaldamento degli spazi.
Innanzitutto era stato diminuito lo spessore delle pareti e automaticamente la capacità
di trattenere calore all’interno. Inoltre quest’ultime erano sempre più frequentemente
fatte in vetro. Il sistema termico degli edifici alti era un sifone tramite cui l’aria
veniva riscaldata e, tramite il vano dell’ascensore, saliva verso l’alto; un po’ come
nell’opera di Hayward e Drysdale.
Il problema di questo sistema era che la porta d’ingresso, quando aperta, dava origine
a correnti d’aria che facevano entrare la sporcizia e il freddo. La soluzione comparve
negli anni Ottanta con la porta girevole perfezionata, un’ idea di Theophilus van
Kannel. Lo slogan era « Sempre chiusa », la porta girevole costituiva un filtro
ambientale che permetteva alle persone, ma non al vento, di entrare. Banham dice :
« .. una serratura per le correnti d’aria, che soffocava all’origine le violente correnti
ascensionali, ma non una serratura per l’aria. »
Ovviamente non bastava a risolvere tutti i problemi, visto che i difetti dell’edificio
dipendevano molto anche dal sito di costruzione, dall’urbanistica e dai costi delle
modifiche da apportare.
Il Royal Victoria Hospital è un esempio di questi nuovi edifici costruiti tenendo conto
delle innovazioni tecnologiche. Si trova a Belfast, nell’Irlanda del Nord. Banham
solleva un micro-dibattito sui meriti di questo edificio, sembra che le aggiunte
tecnologiche fossero da attribuire più a Davidson, ingegnere e proprietario dell’
impresa Davidson, piuttosto che ai due architetti Henman e Cooper. Tornando agli
impianti, Banham mostra un disegno chiaro di come funzioni l’impianto di
riscaldamento e aereazione. Nella sala macchine c’era un lungo condotto di
ventilazione in mattoni, due ventilatori assiali che facevano muovere l’aria e tanti
condotti secondari che distribuivano l’aria alle camere. L’aria entrava tramite
aperture simili a finestre poste all’estremità della sala. Era filtrata tramite tendoni di
funi fatte di noci di cocco, umidificate tramite spruzzatori posizionati sul tetto. In
questo modo l’aria era purificata dalla fuliggine e dall’inquinamento di Belfast, che a
quell’epoca era molto alto. L’aria passava attraverso il condotto principale, rivestito
da serpentine riscaldanti. Dal condotto principale l’aria passava nei canali di
distribuzione, che si aprivano sul lato sinistro del condotto stesso. Dai canali di
distribuzione l’aria saliva in canali secondari, situati nelle pareti dei reparti e poi
saliva nella parte alta delle scale. L’aria viziata invece veniva eliminata tramite
bocchette di aspirazione poste in basso nelle pareti, parallele ai condotti di
distribuzione, e lasciavano l’edificio tramite condotti verticali che terminavano in
lucernari finestrati. Esternamente questi lucernari finestrati costituiscono un forte
elemento visivo. Questo sistema portò un’ulteriore beneficio, una fortissima
riduzione dell’umidità relativa.
Banham definisce il Royal Victoria Hospital come:
«.. il primo grande edificio a possedere l’aria condizionata da destinare al comfort
dell’uomo- »
Eppure il Royal Victoria Hospital non viene preso molto in considerazione perché
esteticamente rientra nell’architettura «Welfare », sviluppata quaranta anni prima
dalla London School Board. Banham critica il fatto che di questo edificio sia stato
considerato solo il lato estetico e che nessuno abbia mai capito che il vero tesoro
dell’edificio si nasconda nel suo funzionamento.
Un altro importante edificio, molto apprezzato dall’autore, il Larking a Buffalo di
Frank Lloyd Wright. Questo edificio fu maggiormente apprezzato dalla critica del
tempo perché la facciata segue un gusto classico e privo di decorazioni. Anche
Buffalo al tempo era una città molto inquinata, per questo Wright realizza una pianta
in cui gli uffici si trovano nella parte centrale dell’edificio, circondati dagli impianti
di ventilazione. Lo spazio centrale è circondato da quattro torri d’angolo. L’aria
pulita veniva aspirata dalla parte alta dell’edificio, in modo da essere al di sopra degli
inquinanti esterni, poi scendeva attraverso condotti, posizionati nelle torri angolari.
Arrivata negli scantinati, l’aria, veniva pulita e riscaldata. Dopodiché l’aria veniva
spinta attraverso condotti adiacenti alle torri delle scale, che si trovavano dentro
pannelli di mattoni forati. Negli stessi pannelli si trovavano i condotti che
trasportavano l’aria viziata.
Banham considera Wright il «primo maestro dell’architettura dell’ambiente
climatizzato». Infatti dedica molto dei capitoli del libro alle opere di Wright. Lui è
riuscito ad adattarsi al gusto americano, ma anche a unire il gusto del periodo alle
innovazioni tecnologiche; senza che la seconda determinasse la prima. Le case Prairie
sono molto riuscite da questo punto di vista. Wright si collega all’ idea di Catherine
Beecher, che introduce il concetto di nucleo centrale di servizi intorno al quale si
sviluppano degli spazi liberi, caratterizzati funzionalmente da mobili e paraventi. Il
problema di questa distribuzione è che la pianta compatta non favorisce la
ventilazione. Le piante delle case Prairie è spesso comporta da blocchi articolati tra
loro, separati quanto basta per favorire la ventilazione.
Un’ esempio è la casa Baker, a Wilmette, Illinois, una delle ultime case Prairie.
La pianta è composta da corpi quasi isolati, che sembra quasi cruciforme. Il
soggiorno è l’unità più interessante. C’è un’enorme finestra, bow-window che funge
da solarium medievale con un sedile fissato alla finestra. Il sedile ospita un radiatore
che scalda l’acqua bollente, che scorre nei tubi e costituisce