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L'asse longitudinale determina la distribuzione simmetrica degli spazi :

l'impianto basilicale è a 3 o a 5 navate e nei diaframmi tra le navate

laterali e quella principale, si configura gran parte della qualità

spaziale, in termini di qualità luminosa. I colonnati differentemente

configurati; ovvero trabeati tra la navata centrale e quella

secondaria, sorreggenti arcate ribassate tra le navatelle, gestiscono

il transito dallo spazio in luce, a quello in ombra.

A questo si legano spesso, i cromatismi effimeri dei materiali, come in

San Giovanni in Laterano.

È interessante notare come in San Giovanni convivano l'archetipo e

l'evoluzione del diaframma murario: il colonnato trabeato e l'arcata

ribassata su colonne su plinto.

La navata maggiore in generale, è maggiormente illuminata, mediante le

finestrature ampie poste nella parte alta delle pareti, ed è intesa come

prospettiva lineare libera, declinata ritmicamente dagli intervalli delle

colonne.

Questo impone che la navata principale si sviluppi in altezza più di

quelle laterali; considerato che la copertura è a capriate lignee,

determina in facciata, il classico schema a capanna, che verrà ampiamente

declinato in età romanica, quando servirà ad esplicitare, nel meccanismo

strutturale, l’assetto spaziale interno.

E' evidente come modello basilicale cristiano discenda da quello della

basilica romana privata. Tuttavia nell'ambito della tradizione, la

basilica cristiana, afferma un fatto drasticamente nuovo: ciò che

nell'architettura romana era articolazione di masse, diventa qui,

giustapposizione di superfici, sovrapposizione di membrature in funzione

di una diversa qualità luminosa, nuova matrice della configurazione

spaziale.

E' interessante seguire lo sviluppo di un primo tipo basilicale,

comparando le basiliche di San Giovanni in Laterano 313 , San Pietro a

Roma 333, e San Paolo fuori le mura 385 ( le prime due volute da

Costantino. I tre edifici presentano un' argomentazione della pianta

molto simile, così come i sistemi di transito dalla navata centrale a

quelle laterali. Ma presentano una configurazione diversa del transetto e

dell'abside; dove si esplicita la gerarchizzazione degli spazi in

funzione dei possibili modi di fruizione.

In San Giovanni il transetto è un'aggiunta medievale, questo implica che

le navatelle più interne, si concludono direttamente in una parte

presbiteriale, dove si trova il fastigium.(Ovvero Cristo come

l'imperatore si rivela sotto l'architrave.)

In San Pietro (ovviamente si fa riferimento all’impianto paleocristiano

originario) le navatelle sono tagliate da un vano trasversale, con vani

terminali aggettanti ad un livello inferiore. Un vero e proprio transetto

continuo senza divisioni interne. Transetto ed abside formano così

un’area indipendente, che può solo essere vista dalla comunità, ma che

fisicamente è riservata al clero.

Sempre in San Pietro, frontalmente all'abside, si trova un baldacchino

sorretto da quattro colonne tortili mentre altre due colonne architravate

connettono il baldacchino all'abside: il Martyrium emerge quindi dalla

catacomba.

Questi tre impianti, pur nelle loro differenze, evidenziano lo sviluppo

di una spazialità prospettica, imposta su un asse prospettico ingresso-

altare-abside, in qualsiasi punto lo sguardo fuga verso l'abside; e

questa linea è marcata dai colonnati ( e dal conseguente fascio luminoso

che deriva dalla configurazione dei colonnati).

A destra ed a sinistra della navata centrale, gli spazi divisi

simmetricamente, da piani-filtro sfumano nel chiaroscuro, in modo che la

spazialità della navata centrale si espanda anche a quelle secondarie.

Più che esplicitare il lavoro delle masse murarie, come negli edifici

della Roma Imperiale, si tende a raccordare le parti in un equilibrio

proporzionale, che si mostra come unità.

Alla purezza e chiarezza dell’impianto, si arriva tramite un processo di

“misura” della costruzione dello spazio: lo spazio è luce, la massa

architettonica è in funzione dello spazio architettonico. È evidente la

volontà di superare la materia, in un'istanza platonica di luminosità

pura, intesa come spazio universale.

Un altra declinazione del tipo basilicale sotto Costantino, è definita

dalla Chiesa della Natività a Betlemme 333, e dalla Basilica

dell'Anastasis a Gerusalemme 326. Entrambe volute da Costantino

Naturalmente, rispetto alle chiese romane, le contingenze territoriali

sono già discriminanti. L'approccio venerativo e commemorativo, in Siria

e Palestina, supera l’istanza celebrativa, strettamente liturgica, della

cultura occidentale.

Del resto Roma era la sede dell'impero, da cui deriva il rito e la sua

subordinazione alla gerarchia del potere.

La terra santa invece, è il luogo dei santuari: diversificazione secondo

contingenza.

Un punto architettonico fondamentale, riguarda il fatto che in Palestina

come in Siria permane il concetto di ordine strutturale, che invece

abbiamo visto essere sostituito dall'arco su colonna nelle basiliche

romane.

Nella Chiesa della natività vi è un atrio frontale molto simile a dei

propilei; a parer mio l'istanza orientale sta nell'estrarre il nartece, e

portare il quadriportico all'esterno, come evoluzione delle forme dei

propilei.

Questa lettura dell’esterno, verso lo spazio interno ( e non il contrario)

si ritroverà in impianti protoromanici come Sant’Ambrogio a Milano, dove

la forma dei propilei scompare, ma rimane leggibile il rapporto spaziale.

Sul lato orientale della chiesa della natività, sorge una costruzione

ottagonale sollevata da tre gradini, e contornata da spazi triangolari.

L’impianto ottagonale comunica con l'impianto basilicale attraverso un

diaframma di archi.

Nonostante le evidenti differenze tra questa e la concezione occidentale

dello spazio e della forma stessa del martyrium; un transetto a Roma, un

impianto ottagonale in Palestina, va sottolineato che , esattamente come

in San Pietro, martyrium e basilica risultano legati ma indipendenti.

La basilica dell'Anastasis sul Golgota come ulteriore variante presenta

un martyrium ad impianto centrale. Originariamente il sempolcro era

ebraico, e la rotonda sorge proprio tra il santuario ed il sepolcro.

Il sepolcro è inserito in un baldacchino di 12 colonne. Attorno alla

rotonda si sviluppa un cortile, una sorta di deambulatorio, chiuso da

portici su tre lati, tramite il portico del lato orientale si percepisce

l'abside.

L'impianto basilicale vero e proprio è preceduto da un atrio con propileo.

La divisione interna delle navate rimarca quella della basilica

lateranense. Mentre al di sopra delle navatelle corrono delle gallerie.

La copertura è un soffitto a cassettoni, ma sopra le 12 colonne ci

trovava una cupola lignea.

Nonostante le differenze mostrate, compreso il fatto che i santuari in

Palestina non contengono tombe, è evidente come il problema da affrontare

in termini di configurazione spaziale, riguarda unificare in un unico

complesso, il luogo della celebrazione, ed il luogo commemorativo del

martyrium : Costantino adatta la pianta dei mausolei imperiali, alla

commemorazione di Cristo. Divo e imperatore.

Al tipo fondamentale della basilica, discendente come abbiamo visto dalla

basilica romana privata, si giustappone come variante su tema, la rotonda

derivante dal mausoleo privato.

L’utilizzo di questo impianto, definito anche Martyria deriva dalla

necessità di fondere le istanze commemorative e celebrative proprie del

culto cristiano, legate al culto dei morti.

Solitamente la distribuzione delle parti negli edifici a pianta centrale

avviene secondo una simmetria raggiata intorno all'asse verticale, che ha

il centro in un vano anulare, il deambulatorio circonda lo spazio

centrale ed è quasi sempre coperto volta a botte; i due ambienti

comunicano tramite un diaframma di colonne.

Il vano centrale invece è coperto a cupola. Anche in questi edifici è

evidente l'intento primo dell'architettura paleocristiana che declina le

masse articolate dell'architettura romana in semplici piani giustapposti.

Il fine è quindi simile a quello auspicato dalla ricerca condotta per gli

impianti basilicali, semplificare le strutture, le membrature le

decorazioni ,in funzione di una relazione armonica proporzionale tra

volumi di luce piena e volumi di luce attenuata.

Il Mausoleo di Santa Costanza e la chiesa di Santo Stefano Rotondo sono

esempi evidenti di questa tendenza, ed entrambi hanno come matrice unica

il Tempio di Minerva Medica.

Il padiglione del Tempio di Minerva Medica, era parte di un complesso

edilizio più vasto.

Il tempio presenta una struttura a nicchie radiali, otto più una, coperti

da una cupola emisferica con centro ribassato, di diametro 25m. In realtà

lo sviluppo in pianta dimostra una complessa evoluzione della forma in

funzione del sostegno della cupola. La cupola poggia strutturalmente su

dieci pilastri laterali.

Da un impianto effettivamente circolare si passa ad un perimetro ottagono,

e poi decagonale. Su nove lati del perimetro si aprono delle nicchie,

percepibili dall'esterno, mentre sul decimo lato si trova l'ingresso

sormontato da un arco a tutto sesto.

Le nicchie dovevano essere aperte da colonne, mentre il tamburo decagono

della cupola, con contrafforti angolari e dieci finestroni, poggia sugli

arconi delle cupole. Il perimetro decagonale e l'impianto circolare

della cupola sono raccordati tramite una cornice; la cupola presenta

delle nervature in laterizio I muri perimetrali sono in opus latericium

Mausoleo di Santa Costanza. 350 Roma

Il rapporto di luce tra il vano centrale e il deambulatorio è modulato

tramite la reiterazione dell'elemento di raccordo, la colonna; ovvero

coppie di colonne trabeate: questa unità rallenta il ritmo è sottolinea

il passaggio da un ambiente all'altro. La trabeazione invece coagula la

massa in un forte nodo strutturale liberando gli archi di sostegno della

cupola che assumono, lungo il loro sviluppo il valore di elementi di

raccordo in profondità tra la zona in ombra e zona in luce

Inoltre inserendosi tra il capitello e l'imposta degli archi, la

trabeazione rallenta anche in altezza lo sviluppo della struttura. E'

dunque interessante notare come un elemento strutturale che

nell'architettura tardoantica serviva ad articolare fortemente la massa

come la trabeazione, qui le alleggerisce e le libera in un sinuoso

sviluppo ascensionale.

Sotto l'arco mediano del vano centrale si tr

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A.A. 2012-2013
6 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bunny.vi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura antica e moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Nobile Rosario Marco.