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Poseidonia 520-500 a.C

Interpretazioni della tirannide degli antichi

Aristotele codificò quattro forme di tirannide:

  1. la tirannide come degenerazione dispotica dellamonarchia tradizionale;
  2. la tirannide come presa del potere da parte di un demagogo sostenuto dal popolo;
  3. la tirannide come golpe di un magistrato tradizionale;
  4. la tirannide come crisi dell'oligarchia, all'interno della quale un singolo assume le competenze che erano di un'élite.

Già Tucidide aveva indicato nella tirannide una tipica conseguenza delle evoluzioni socio-economiche dell'aristocrazia arcaica, mentre la maggior parte degli autori classici (Erodoto, Platone, Isocrate) si concentreranno piuttosto su un'interpretazione astratta e spesso moralistica della tirannide, sottolineandone gli eccessi e gli intrinseci difetti.

Interpretazioni della tirannide degli storici moderni

Gli studiosi moderni

hanno via via enfatizzato diversi aspetti della tirannide arcaica, mettendone in relazione l'origine con uno o più dei seguenti fenomeni:

  1. la crisi dell'aristocrazia fra VII e VI secolo, determinata dai sempre più frequenti contrasti con il demos e con le istanze egualitarie da questo sostenute;
  2. la diffusa crisi agricolo-demografica che attraversa le poleis greche nello stesso periodo, soprattutto a causa dell'estensione del latifondo aristocratico a danno della piccola proprietà terriera;
  3. la nascita dell'oplitismo come fenomeno di "militarizzazione diffusa" del demos, maggiormente coinvolto nella gestione politica della città in quanto fondamento della sua nuova organizzazione militare;
  4. la diffusione del commercio e della moneta come sintomi di una "svolta" economica che porta alla ribalta nuovi e più dinamici ceti sociali.

I Trenta tiranni ad Atene

E dalla Grecia antica, la storia riporta il caso di quella

che potrebbe essere definita una tirannia non intenzionale. Nel 404 a.C., infatti, accadde che, riunendosi in un governo di tipo oligarchico, trenta ateniesi dettero vita ad un regime chiamato "dei Trenta tiranni". L'intento primario era quello di elaborare, sotto l'occhio dei vincitori (Sparta, che di fatto aveva imposto quel regime), una nuova costituzione dopo la grave sconfitta nella battaglia di Egospotami, risolutiva per le sorti della guerra del Peloponneso: in realtà da quella esperienza presero le mosse invece tragiche vicende di terrore. Bisogna notare ad ogni modo che il termine "Trenta Tiranni" fu adottato solo in seguito, e fu coniato dagli avversari democratici del regime oligarchico: di per sé, i Trenta erano una commissione di oligarchi incaricata di definire una nuova costruzione per lo stato ateniese, che però forti del loro potere instaurarono un regime di terrore contro il demos e i suoi sostenitori. La personalità

Il più importante all'interno dei Trenta fu Crizia, uomo di cultura, allievo di Socrate.

Pisistrato il polemarco

In veste di polemarco, il giovane Pisistrato acquistò fama vincendo i megaresi contro i quali Atene era in guerra, sottraendogli così definitivamente l'isola di Salamina e il porto saronico di Nisea. Questi successi militari gli valsero un prestigio e un credito tali da consentirgli di diventare un attore di primo piano della politica dell'epoca. Inizialmente, ottenne anche il sostegno del popolo, che poi, però, si trasformerà in timore. La polis era allora divisa tra la fazione legata alla zona costiera (i cosiddetti paralii, dal greco paralia, costa), capeggiati dall'alcmeonide Megacle, e la fazione legata all'entroterra (i cosiddetti pediaci, dal greco pedion, pianura), capeggiati da Licurgo. Pisistrato si inserì efficacemente nella lotta politica mettendosi a capo della popolazione delle zone montuose (i

Cosiddetti diacrii, dal Sec. II d.C. Museo digreco diakron, montagna). NapoliPisistrato: astuto demagogoPer ottenere l'appoggio popolare, Pisistrato si procurò delle ferite per mostrarle in pubblico quale prova di un'aggressione subita da parte dei propri rivali. Il popolo decretò per lui l'istituzione di una guardia del corpo di 300 mercenari con la quale Pisistrato occupò l'Acropoli, nel 561/560a.C. La presa del potere provocò un'alleanza tra Licurgo e Megacle che lo esiliano. Pisistrato, nel frattempo, si alleò con Megacle e, approfittando del clima propizio, riuscì a ritornare ad Atene, facendosi precedere da una nuova simulazione: fece vestire una fanciulla di altissima statura con gli abiti tradizionali della dea Atena per sfilare in processione per la città su un carro, a diffondere la voce che la dea stessa consigliava agli Ateniesi di Le Panatenee, durante le quali più richiamarlo in città. Con questo

Tardi i poemi omerici venivano recitati. Sotto il pregiudicato accordo con Megacle, furono celebrate diffusamente. Pisistrato scacciò Licurgo e, dopo aver sposato la figlia del suo alleato, fu addirittura considerato il fondatore di Atene. Pisistrato, tiranno moderato e lungimirante, aveva già una prole legittima dal primo matrimonio e non sembrava volerne dalla nuova moglie perché, stando a Erodoto, non voleva figli dalla stirpe sacrilega degli Alcmeonidi (bisogna ricordare infatti che gli Alcmeonidi si macchiarono di sacrilegio). Quando Megacle si spazientì delle sue inadempienze coniugali, che vanificavano i suoi disegni dinastici, ruppe l'alleanza e lo scacciò da Atene (556 a.C.). Nuovamente esiliato, il tiranno con un forte esercito sconfisse gli opliti ateniesi nei pressi del tempio di Atene Pallenide, e con questo atto di forza riprese il potere sulla città.

Durante il suo dominio i cittadini furono certamente privati di molte libertà civili e morali, ma nonostante ciò il giudizio degli antichi su Pisistrato non è molto severo, poiché essi lo ritenevano un tiranno dotato di grande abilità e lungimiranza, vista anche la sua moderazione a differenza delle tirannidi contemporanee, come anche la sostenitori di Pisistrato pacificazione con la famiglia degli Alcmeonidi. Pisistrato e le riforme Adottò una riforma territoriale a scopi fiscali e militari, che suddivideva il territorio ateniese in 48 naucrarie. Sotto il suo ultimo periodo di tirannia iniziò la prima coniazione di monete ad Atene, che erano di argento. All'estero fu promotore di una prima politica espansionistica, affermando il dominio di Atene sulle isole dell'Egeo e sull'Ellesponto, mentre all'interno della penisola grecacoltivò buone relazioni coi Tessali e Corinto, senza incrinare quelle con gli Argivi e i Beoti. A lui sono attribuite diverse riforme e miglioramenti: incentivò infatti la piccola proprietà terriera a discapito dei latifondi, incrementò il commercio, favorendo così la crescita della classe mercantile, e favorì i ceti meno abbienti con l'esecuzione di un vasto piano di opere pubbliche, come la costruzione del tempio di Atena nell'acropoli. Inoltre, il suo governo segnò una tappa notevole nella storia edilizia della città e nello sviluppo dell'arte greca. Pisistrato morì il 528/527 a.C. Clistene di Sicione Clistene è stato un politico greco, tiranno di Sicione circa dal 600 a.C. al 570 a.C.. Appartenente alla casata di Ortagora, sembra che sia stato proprio lui a scacciare il successore o i successori di Mirone, figlio di Ortagora, divenendocosì tiranno all'alba del VI secolo a.C. La sua politica fu violentemente antidorica. Vietò la recitazione delle opere di Omero, che veniva effettuata da rapsodi argivi, di ascendenza dorica e soppresse il culto dell'eroe argivo Adrasto. Ridenominò le tribù di Sicione, attribuendo il nome di "archelaoi", cioè capi del popolo, ai membri della sua stessa tribù. Introdusse nella sua città il culto di Dioniso. Clistene ebbe una parte di rilievo nella Prima guerra sacra, nel corso della quale distrusse Crisa. Fu padre di Agarista, madre a sua volta del Clistene valorizzato da Clistene di Atene. La fonte principale è Erodoto (VI) libro delle Storie. Cipselo di Petra: un tiranno violento Cipselo di Petra figlio di Eezione e di Labda, è stato tiranno di Corinto dal 657 al 628 a.C., primo della dinastia dei Cipselidi cui diede origine e nome. La sua nascita, avvolta nella leggenda,

Fucaratterizzata dal clima di sanguinaria violenza tipica dell'epoca, violenza che fu, poi, la caratteristica della tirannia che instaurò a Corinto che in quel periodo era retta da una oligarchia dominata dalla stirpe dei Bacchiadi che per perpetuare il proprio potere praticavano l'endogamia consortile. Un membro dei Bacchiadi, Anfione, aveva una figlia zoppa, Labda, che a causa del proprio difetto fisico fu rifiutata come moglie dagli altri appartenenti alla consorteria. Eezione, non appartenente alla consorteria bacchiade ma politicamente vicino a loro si offese di sposarla. Dopo l'unione con Labda, Eezione, nel Il tempio di Apollo a Corinto ritardo di una prole e temendo di non avere figli, interrogò l'oracolo di Delfi che tramite la Pizia gli predisse la nascita di un figlio che avrebbe abbattuto i Bacchiadi che, venuti a conoscenza del vaticinio progettarono di eliminare il nascituro non appena fosse venuto alla luce.

L'Argolide

Cipselo di Petra: tra storia e leggenda

Quando Labda partorì inviarono dieci sicari alla casa di Eezione, a Petra, per uccidere il bambino. I sicari però non riuscirono a uccidere il bambino per il volere degli dei, che gli donarono un sorriso ammaliante.

Dopo un po' decisero di ripetere il tentativo. La madre Labda nascose così il pargolo in una cassa di legno. Così si salvò il figlio di Eezione e di Labda: gli fu dato il nome di Cipselo a memoria della cassa che lo aveva salvato.

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Daniel Bre di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Anselmino Balducci Lucilla.