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L’ultimo trentennio del 800 fu caratterizzato da una profonda trasformazione economica che
prende il nome di seconda rivoluzione industriale. La crisi di sovrapproduzione del 73 dette,
infatti, inizio ad una fase di rallentamento dello sviluppo alla quale si accompagnò una
prolungata caduta dei prezzi, che fu in parte dovuta alle innovazioni tecnologiche e
organizzative. Contemporaneamente si affermava nei vari Stati europei una politica estera
caratterizzata dall’inasprimento delle tariffe doganali, volta a proteggere la produzione interna.
Il settore in cui si fece più sentire la caduta dei prezzi, fu sicuramente quello agricolo (in cui era
divenuto sempre più diffuso l’uso di concimi chimici, esperienze di estensione delle bonifiche
ed irrigazione e l’introduzione di nuove colture) che causò l’inasprimento delle tensioni sociali e
produsse un massiccio fenomeno di migrazione verso le aree più industrializzate e verso i paesi
d’oltreoceano. Caratteristica fondamentale della seconda rivoluzione industriale fu la stretta
integrazione fra scienza e tecnologia, che favorirono lo sviluppo delle giovani industrie:
chimica, elettrica, dell’acciaio. Importante l’invenzione del motore a scoppio e la produzione di
energia elettrica ad opera di Edison , che rivoluzionò la vita quotidiana. Questo periodo vide
anche nuove introduzioni nell’ambito medico, che favorirono la diffusione delle pratiche
igieniche, lo sviluppo della microscopia ottica, i progressi nell’ambito farmacologico ed una
nuova ingegneria sanitaria rese possibile l’osservazione sistematica del malato. La vita media
dell’uomo europeo poté così salire a 50 anni.
Negli ultimi anni del XIX secolo conobbe una forte accelerazione la tendenza degli stati europei
ad espandersi su scala planetaria, che ebbe dimensioni ed obiettivi nuovi rispetto alla
tradizionale colonizzazione, precedentemente legata soprattutto all’iniziativa dei privati,
mentre ora diviene obiettivo di politica nazionale da parte dei governi. La tendenza prevalente
era quella di imporre un controllo più o meno formale nei territori africani, asiatici e del Pacifico,
cui furono ridotti alla condizione di vere e proprie colonie o protettorati. Alla base di questo
fenomeno vi era la tradizionale volontà nell’accaparrarsi materie prime a basso costo, ottenere
nuovi sbocchi commerciali e l’accumulazione di capitali finanziari da investire nei territori
d’oltremare. Ai motivi economici si aggiunsero poi, anche quelli politico-ideologici, che si
fondavano su una mescolanza di nazionalismo, razzismo e spirito missionario: il cosiddetto
“fardello dell’uomo bianco” come lo definì Kipling, che consisteva nel dovere di redimere le
popolazioni selvagge. Quasi tutte le conquiste coloniali furono segnate dall’uso sistematico
della forza contro le popolazioni indigene che si concludevano con veri e propri massacri
sistematici. Nelle colonie verificò un vero e proprio depauperamento di risorse materiali e
umane, che favorirono lo sviluppo di un economia d’esportazione; mentre la situazione interna
rimaneva fortemente legata alla pura sussistenza: si passò così dalla povertà al sottosviluppo.
Sul piano politico, invece, l’espansione coloniale finì con il risvegliare il nazionalismo locale.
Agli inizi dell’età dell’imperialismo, gli europei avevano già numerosi possedimenti in Asia; ma
l’apertura del canale di Suez, 1869, diede un nuovo impulso alla penetrazione europea nei
territori asiatici. In India, che era soggetta al controllo britannico dal 700 ed era stata affidata al
Compagnia delle Indie,
controllo dalla i caratteri della società indiana erano rimasti immutati e
l’economia restava fondata prevalentemente su un’agricoltura poverissima; l’effetto principale
della presenza inglese era stato quello di distruggere l’industria cotoniera locale, e gli inglesi si
erano assicurati l’appoggio dei brahmini per il mantenimento dell’ordine e la riscossione delle
imposte. Ma i tentativi inglesi di introdurre, in quella società, elementi di modernizzazione
aveva portato più di una volta a reazioni tradizionalistico-religiose: la più importante fu
Sepoys
sicuramente quella dei del 1857, originata da un ammutinamento dei reparti indigeni
dell’esercito. La rivolta, che richiese una dura repressione, indusse il governo britannico a
riorganizzare la propria presenza in India, che passo sotto la diretta amministrazione della
corona inglese: nel 1876 la regina Vittoria fu infatti proclamata imperatrice d’India.
Probabilmente furono motivi di concorrenza ed emulazione a spingere i francesi alla
penetrazione della penisola Indocinese; ma se da un lato gli inglese dovevano guardarsi a est
dai francesi, a nord-ovest dovevano preoccuparsi della Russia, che seguiva da tempo due linee
direttrici di espansione: la prima verso la Siberia e l’Estremo Oriente e l’altra verso l’Asia
centrale.
Fu in Africa che avvenne, invece, un’espansione coloniale sorprendentemente veloce, che portò
nel giro di pochi decenni alla conquista di tutto il continente: i primi atti della nuova espansione
furono l’occupazione francese della Tunisia e dell’Egitto (1881-1882). Poco dopo (1884-85), fu
convocata la conferenza di Berlino, per risolvere i contrasti internazionali suscitati
dell’espansione belga nel Congo, dove Leopoldo II si era costituito un vero e proprio impero
personale, che cercò di consolidare attraverso uno sbocco sull’Atlantico, che suscitò
l’opposizione del Portogallo, il quale rivendicava la foce del Congo per la contiguità con la
colonia dell’Angola. Alla fine, la conferenza riconobbe la sovranità belga sul territorio.
Guerra anglo-boera(1899-1902)
Alla fine dell’800 cominciarono a delinearsi i caratteri della moderna società di massa. Nel
ventennio che precedette la prima guerra mondiale, l’economia conobbe una forte espansione
(interrotta solo da una breve crisi nel 1907-8); durante questo periodo: i prezzi, i salari, il
reddito pro-capite dei paesi industrializzati crebbero, determinando un allargamento del
mercato, che favorì la produzione in serie dei beni. Venne introdotta nelle officine
automobilistiche di Ford la prima catena di montaggio, che consentiva di ridurre notevolmente i
tempi di lavoro; essa venne poi adottata da Taylor, il quale eliminò le pause ingiustificate e gli
sprechi di tempo, aumentando la produttività (incontrò però ostilità fra i lavoratori i quali si
sentivano spossessati di qualsiasi autonomia).
In questo periodo si accentuò la distinzione fra manodopera generica e quella specializzata;
contemporaneamente si cercò di trasformare l’istruzione in una pratica riservata non solo alle
élites: a partire dagli anni 70, tutti i governi europei si impegnarono per rendere l’istruzione
obbligatoria e gratuita, che portò ad una rapida diminuzione del tasso di analfabetismo. Si
introdusse il servizio militare obbligatorio per la popolazione maschile, e di pari passo si
accompagnò la tendenza verso una più ampia partecipazione alla vita politica: attraverso
l’estensione del diritto al voto. Intanto, emerse la “questione femminile”, poiché le donne alla
fine dell’800 erano ancora completamente escluse dall’elettorato attivo e passivo; ma anche
dagli studi e se lavoravano, ricevevano un trattamento nettamente inferiore rispetto agli
uomini. Il movimento per l’emancipazione femminile si formo in Gran Bretagna, sotto la guida
di Pankhurst, la quale concentrò la sua attività nell’agitazione per il diritto al suffragio, che
avrebbe portato poi nel 1918 alla concessione di quest’ultimo alle donne.
In tutti i più importanti paesi europei sorsero i partiti socialisti, che furono i primi a proporre un
modello di partito di massa: il più importante fu quello socialdemocratico tedesco, che sotto
Bebel raggiunse la massima efficienza amministrativa e divenne fonte di ispirazione per gli altri
partiti nazionali. La nascita della seconda internazionale si fa risalire al 1889, dove i maggiori
rappresentanti dei partiti socialisti, riunitesi a Parigi, approvarono alcune importanti
deliberazioni (giornata lavorativa di otto ore). Mentre la Prima fu più una sorta di tentativo di
dar vita ad un centro dirigente della classe lavoratrice, la Seconda fu più che altro una
federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani, la cui dottrina ufficiale era il marxismo nella
versione elaborata da Engels.
Sul piano religioso, Leone XIII favorì il riavvicinamento fra cattolici e classi dirigenti e incoraggio
la nascita di nuovi partiti d’ispirazione cristiana. Il documento più importante, simbolo di questo
la Rerum Novarum,
sforzo, fu emanata nel 1891: l’enciclica ribadiva la condanna del socialismo
e riaffermava l’idea della concordia fra classi, ma indicava anche il rispetto dei doveri spettanti
alle varie parti sociali. Intanto, in Italia ed in Francia, andava emergendo una nuova tendenza:
la democrazia cristiana che mirava a conciliare la dottrina cattolica con l’impegno sociale, con
la prassi e gli istituti democratici. Gli spazi di tolleranza offerti da Leone XIII si chiusero, però,
completamente quando salì sul soglio pontificio il nuovo papa Pio X, che richiamò all’ordine i
democratici-cristiani e proibì (nuovamente) ogni azione politica.
A partire dal 1890 -anno delle dimissioni Bismarck- i rapporti fra le grandi potenze subirono
radicali mutamenti. Gli equilibri si ruppero dando luogo ad un assetto bipolare fondato sulla
contrapposizione fra due blocchi di potenze. A mettere in crisi il vecchio sistema di alleanza
furono due fattori: a) la scelta di Guglielmo II di attuare una politica più aggressiva e dinamica
rispetto a quella di Bismarck; b) la crescente difficolta tedesca di tenere uniti i suoi due
maggiori alleati, Austria e Russia. Soprattutto i successori di Bismarck optarono per l’alleanza
con l’Austria, senza rinnovare il trattato di controassicurazione stipulato con la Russia; nella
convinzione che l’impero zarista non avrebbe stretto alleanza con la Francia repubblicana.
Concezione erronea, dato che Francia e Russia giunsero ad un primo accordo nel 1891, che si
trasformò poi in una vera e propria alleanza militare nel 1894. Intanto, la Germania si
concentrava sulla costruzione di una potente flotta navale, inducendo gli inglesi ad una vera e
propria corsa agli armamenti, che li riportò ad un graduale riavvicinamento con i francesi, con i
un’Intesa Cordiale.
quali giunsero nel 1904 ad
In Francia, restavano forti le correnti politiche contrarie alle istituzioni repubblicane. I governi
che si succedettero fra il 1906 e il 191