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Diritto costituzionale.
- Principi del diritto amministrativo.
-
La costituzione è vista come un albero da cui si ripartono vari rami che
corrispondono ai singoli rami del diritto.
Il diritto pubblico si basa sull’idea di Stato soprattutto.
L’idea di stato moderno nasce in Francia per lo sviluppo della dinastia dei
Capetingi, e poi si arriverà alla nascita dello Stato Assoluto.
In realtà questa idea moderna di Stato la troviamo già prima del 15° secolo, e si
radicava nell’Italia meridionale.
La nascita di una burocrazia professionale è una caratteristica principale dello
Stato, cioè di un apparato amministrativo che consenta al sovrano di accentrare il
suo potere. Questa idea per la prima volta nella storia viene realizzata da Federico
II di Svevia, imperatore, figlio della normanna Costanza d’Altavilla e del tedesco
Enrico IV. Federico II per la prima volta nella storia inventa dei funzionari che
rispondono direttamente all’imperatore, così sottrae il potere alla chiesa ma
soprattutto alla nobiltà. Pier della Vigne era il capo della burocrazia di Federico II.
L’idea di Stato nasce con Federico II. Questo tentativo di costituzione di uno stato
moderno viene interrotto e si svilupperà in Francia, applicando le categorie logiche
del medioevo, della feudalità. I nobili di toga erano i burocrati che rispondevano
direttamente al re. LEZ 3 27/02/15
Forme di stato e la loro evoluzione
Stato patrimoniale (tipico dello periodo feudale) è una forma di stato in cui la
- proprietà della terra generava il potere spaziale e sulle persone. È lo stato in
cui il feudatario era proprietario delle terre e degli uomini che ci lavoravano,
cioè i servi della gleba. Non è una forma di stato moderno perché manca la
burocrazia professionale. Il popolo è proprietà del feudatario.
Stato assoluto è la prima forma di stato, nasce verso la metà del 1400.
- Il sovrano era lo stato sciolto dalle leggi quindi aveva un potere senza limiti.
Lo stato assoluto si connota per un accentramento del potere politico e per la
nascita di una burocrazia professionale.
Stato di polizia è un evoluzione dello stato assoluto. Si realizza in alcuni Stati
- dove la monarchia era più potente e strutturata (ad es in Russia e Austria) e
dove c’è l’evoluzione verso la nascita dei diritti del cittadino nei confronti dello
Stato: lo Stato persegue strutturalmente come obiettivo il benessere della
comunità.
Quando lo stato assoluto entra in crisi per l’aumento della conflittualità nazionale
(guerra dei 30 anni), e per la crisi finanziaria che ne segue a causa delle guerre
stesse, viene sostituito dallo stato liberale che dura dalla fine del 18° alla fine del
19° secolo.
Emerge l’esigenza di partecipazione delle classi emergenti, soprattutto della
borghesia. Con la rivoluzione industriale, le masse proletarie si spostano dalla
campagna alla città, dove si creano insediamenti produttivi.
Nasce anche una contrapposizione forte tra le classi sociali: la borghesia
industriale e il proletariato.
Lo stato liberale a differenza di quello assoluto è non interventista.
Il maggior interprete sul piano filosofico dell’idea liberale è Kant che teorizza
l’importanza delle libertà individuali e il dovere degli Stati di rispettarle.
Sul piano economico, il maggior interprete è Smith che elabora una teoria sulla
crescita economica delle nazioni, secondo la quale perché le nazioni possano
fiorire dal punto di vista economico è necessario che gli Stati non intervengano in
economia perché la mano invisibile del mercato consente una perfetta allocazione
delle risorse e un progresso della società.
L’idea è che ciascun individuo, basandosi su quella che Kant aveva definito
“insocievole socievolezza”, compete con gli altri per trovare il proprio spazio
economico come soggetto della produzione, in modo da raggiungere un ruolo nella
società.
Kant parlava di insocievole socievolezza perché tra gli uomini vi è una
competizione, ma è proprio la competizione che fa si che gli uomini si mettano
insieme e competono nella società, e fa crescere la comunità.
Il liberalismo ha posto le basi per la formazione dello Stato liberale, che si basa su
questo assunto: “Lo Stato non deve intervenire in economia ma deve garantire la
sicurezza”, la sicurezza è la premessa logica della possibilità dei singoli di operare
liberamente. La sicurezza è garantita dagli eserciti, dalla polizia.
Il principio di uguaglianza formale davanti alla legge, che la nostra costituzione cita
all’articolo 3, si sposa perfettamente con il principio liberale e ne è un cardine.
A garanzia di questo principio viene l’affermazione dello stato di diritto, teorizzato
soprattutto in Germania.
Stato di diritto: stato in cui tutti i poteri, anche quello del sovrano, si sottopongono
alla legge che è uguale per tutti.
Dalla fine del 18° alla fine del 19° secolo nascono le prime costituzioni sull’onda del
costituzionalismo, movimento politico e culturale.
Questo movimento rivendica la costituzione come documento formale ma anche i
contenuti stessi della costituzione cioè i diritti degli individui, tra cui emerge la
separazione dei poteri, che è un altro elemento tipico dello stato liberale.
Contraddizioni dello stato liberale:
Struttura estremamente censitaria della rappresentanza: i rappresentanti
- erano eletti su base censitaria. Solo chi pagava le tasse poteva votare.
Lo stato liberale per questo motivo è definito stato monoclasse in cui una
sola classe sociale, la borghesia, ha il potere.
Crescita di masse popolari che vivevano in pessime condizioni.
- Durante la rivoluzione industriale assistiamo a fenomeni di sfruttamento.
La crisi dello stato liberale in molti Stati sfocia nello stato totalitario, che si basa sul
potere accentrato nelle mani di un solo individuo. È uno stato interventista in
economia, in cui si negano i diritti di partecipazione alla vita politica.
Si nega la democrazia. Si creano nuovi modelli di costruzione del consenso che
prendono il nome di “fabbrica del consenso”. Perciò anche i regimi totalitari avranno
un ampio consenso popolare.
Manca il pluralismo politico, cioè la presenza di più partiti, e manca il pluralismo
sindacale.
Il corporativismo è una delle caratteristiche dello stato totalitario: la sua idea è che
a fronte delle teorie marxiste, secondo le quali tra le classi vi è conflittualità e
questo conflitto si supera solo con la lotta di classe e la vittoria finale del
proletariato (il capitalismo sfrutta il proletariato perché si arricchisce grazie al
plusvalore cioè grazie al maggior valore prodotto dal lavoro che non viene
remunerato ma viene accumulato dai capitalisti), il corporativismo individua nella
collaborazione tra capitale e lavoro un superamento della lotta di classe. L’idea di
corporativismo non finisce con lo stato totalitario, ma in parte è rimasta nella
costituzione che prevede forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione
dell’impresa.
La collaborazione tra capitale e lavoro viene vista come una delle possibili strade
per uscire dalla crisi.
Anche il principio di sussidiarietà, introdotto negli anni 30, oggi viene visto come
una possibilità di superamento della crisi.
Un altro aspetto negativo dei regimi totalitari è la negazione dei diritti di libertà.
In sintesi le caratteristiche dello stato totalitario sono:
Potere accentrato.
- Interventismo in economia.
- Strumenti di intervento nella società: fabbrica del consenso, partito unico, i
- sindacati di stato, negazione delle libertà.
Altra possibile risposta alla crisi dello stato liberale è lo stato socialista, che è un
altro tipo di totalitarismo.
Si propone il superamento della lotta di classe attraverso la prevalenza del
proletariato.
L’idea di fondo è che attraverso lo stato socialista bisogna arrivare alla negazione
della proprietà privata, vista come un limite perché tutta la proprietà deve essere
dello Stato e tutti devono vivere in condizioni di eguaglianza.
Questa idea dello stato socialista viene concretizzata nel manifesto di Marx ed
Engels, e trova la sua prima vera concretizzazione in Russia nel 1917 con la
rivoluzione bolscevica. Poi si espande in Cina con Mao Tze Doung, in Asia e