Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L L L
e quindi l’allungamento u= . Riportando per
si misura la lunghezza corrispondente 0
ogni misura corrispondente a trazioni inferiori a T , le coppie di valori misurati su un piano
a
cartesiano (u,T) si può astrarre una relazione di linearità , illustrata nel diagramma
T=ku
equazione costitutiva della fune
lineare OR in figura 1.6, detta . La costante k dedotta
rigidezza
sperimentalmente rappresenta la della fune; infatti, a parità di trazione applicata
tanto maggiore è k tanto meno risulta allungabile la fune. Come verrà esposto nel libro, la
rigidezza k è inversamente proporzionale alla lunghezza e direttamente proporzionale alla
sezione trasversale dell’elemento strutturale resistente. L’equazione costitutiva lineare
evidenzia che annullando la trazione si annulla l’effetto, ossia l’allungamento u: il processo
reversibile
deformativo è , così come il modello costitutivo lineare. Quanto esposto vale nel
≥
caso si considerino allungamenti della fune a cui corrisponde la trazione della fune
u 0
≥
T 0 . Viceversa, accorciamenti non sono possibili perché la fune non può sostenere
stessa
forze di compressione; una peculiarità che può essere facilmente sperimentata e che è dovuta
alla estrema flessibilità delle funi. Quindi il modello costitutivo può essere sintetizzato nella
≥
forma , che contiene un vincolo che permette solo trazioni nella fune e che viene
T=ku 0
vincolo costitutivo monolatero
denominato .
Mediante il modello costitutivo lineare è possibile determinare per il problema
equazione
considerato l’allungamento conseguente al peso applicato F. Infatti, invertendo l’
costitutiva si ottiene facilmente: T F .
u= =
k k
Lo spostamento del punto A viene individuato confrontando la geometria del sistema
L
di funi dispiegate di lunghezza ma non soggette ad alcuna forza che viene denominata
0
configurazione di riferimento e che corrisponde ai segmenti AB, AC in figura 1.1 ed in figura
1.7. L’allungamento delle funi descritto dal modello costitutivo determina una variazione di
configurazione
forma del sistema di funi rappresentato in figura 1.7 che definisce la
deformata. L’allungamento u, simmetrico nelle due funi, comporta un movimento della
particella materiale collocata in A nella configurazione di riferimento sino ad occupare la
spostamento della particella
posizione A’ nella configurazione deformata. Si definisce lo
materiale in A il vettore differenza tra il punto A’ ed il punto A. Nel caso di allungamenti
L
piccoli rispetto alla lunghezza in deformata della fune, ossia u la rotazione della fune a
0
seguito dell’allungamento è trascurabile e il segmento AD risulta normale al segmento A’D.
del punto
Pertanto è facile esprimere una relazione tra l’allungamento u e lo spostamento v
A
materiale 1
=
0
u=v sin 30 v (1.3)
A A
2
equazione di compatibilità o di congruenza della deformazione e che
che prende il nome di
esprime la condizione che deve sussistere tra allungamento nelle funi e spostamento del punto
A per rappresentare configurazioni deformate con connessione delle funi nel punto A.
1-7
Allungamento delle funi e spostamento verticale del punto A: compatibilità della
Figura 1.7. deformazione.
Combinando l’equazione costitutiva con quella di compatibilità si ottiene lo
spostamento verticale del punto A per effetto dell’applicazione della forza peso
F
v =2u=2 .
A k
Applicazione specifica 1.1 =
L m
Si considera il caso in cui le funi siano di Kevlar 49 di diametro 2mm e lunghezza 4 ,
0
aventi trazione limite T =10.0kN e rigidezza k=1.0kN/cm; sospendendo un oggetto del peso
a = = =
P=2kN ne risulta una trazione T T F =2kN. Essendo T T < T le funi risultano sicure
a
1 2 1 2
rispetto alla rottura e così il sistema strutturale. L’allungamento delle funi risulta essere
2kN = e l’abbassamento del punto A v =2u=4cm .
u= P k = 2.0cm A
kN
1.00 cm L
Si può osservare che l’esiguità dell’allungamento conferma l’assunzione u , ossia
0
configurazione deformata è sostanzialmente coincidente con la configurazione di
che la
riferimento
. Tale conclusione corrobora la scelta del modello strutturale di figura 1.2
utilizzato per l’analisi dell’equilibrio che corrisponde alla configurazione di riferimento. Ciò
equazioni di equilibrio indipendenti dalla deformazione del sistema , come se le funi
rende le lineari nelle forze agenti sul punto materiale
fossero rigide, e .
Viceversa, se l’ipotesi di piccolezza dell’allungamento delle funi non fosse soddisfatta
l’equilibrio dovrebbe essere analizzato nella configurazione deformata, ossia considerando
l’effetto dello spostamento nella definizione delle forze in figura 1.2 che non risulterebbero
o ma di una entità incognita; in questo caso le equazioni di equilibrio non
più inclinate di 30
risultano più lineari. progetto della inclinazione delle due funi in modo da assicurare
Il problema del β
α
l’equilibrio dell’oggetto sospeso può essere visto come scelta degli angoli e nello
schema di figura 1.8.a. In questo caso il punto A può essere riguardato come soggetto alla
forza peso ed alla forza risultante della forza di trazione nelle due funi. L’equazione di
f s = + = da cui
equilibrio della particella materiale A si scrive in forma vettoriale come r f s 0
1-8 = Decomponendo tale forza
deve essere l’opposto di , ossia . lungo
risulta che la forza -
s f s f
d d Regola del parallelogramma
le rette d’azione e mediante il procedimento inverso della
1 2
si ottengono le forze e agenti sui cavi. Si osserva che tali forze rappresentate in figura
t t
1 2
1.8.a sono uscenti dal punto A e dirette verso le funi corrispondenti e quindi di trazione
≥ ≥
T 0 , T 0 e quindi soddisfano il vincolo costitutivo monolatero per la fune che ricorda
1 2
che la fune la quale ben sopporta la trazione, ma non la compressione. e T che
In componenti le equazioni di equilibrio vengono espresse nelle incognite T
1 2
esprimono l’intensità della forza di trazione nella forma
= α − β =
⎧ T cos T cos 0
r 1 2
x
⎨ (1.4)
= α + β − =
T sin T sin F 0
r
⎩ 1 2
y α
β
Fcos Fcos α >
=
=
la cui soluzione è ,
. Nella geometria considerata
e 0
T T
( ) ( )
α β
α β
1 2
sin + sin +
β > 0 la soluzione esiste sempre anche se l’equilibrio richiede che le funi siano soggette a
trazione e che questa sia inferiore al valore limite. La prima condizione si traduce nelle
α < π β < π α > π
posizioni e . Se si considera il sistema di figura 1.8.b in cui , la
2 2 2
d d
prima condizione e la decomposizione della forza – secondo le rette d’azione e viene
f 1 2
risolta ottenendo una forza uscente da A con verso opposto alla fune e quindi con intensità
t 2
<
T 0 , che, non soddisfacendo il vincolo costitutivo monolatero, non è soluzione
2 equilibrio è impossibile
ammissibile. Ossia l’ per il sistema di figura 1.8.b; una conclusione
che è intuitiva e facilmente sperimentabile nel caso del sistema considerato ma che non
appare tale per sistemi più complessi che verranno analizzati nel seguito.
Se ne conclude che è sempre possibile disporre due funi capaci di assicurare
isostatici
,
l’equilibrio dell’oggetto sospeso ed i sistemi così caratterizzati vengono denominati
purché sia verificato che la trazione nelle funi risulti limitata entro valori ammissibili che
dipendono dal materiale impiegato e che soddisfi il vincolo costitutivo monolatero.
(a) (b)
Progetto dell’orientamento due funi: (a) funi tese in equilibrio; (b) la fune 2 è
Figura 1.8. compressa e l’equilibrio non è possibile.
1-9
Viceversa, ci si chiede se sia possibile sospendere l’oggetto considerato con una sola
fune. Sebbene la risposta sia intuitiva, può essere utile analizzare il problema. Si considera il
α .
sistema illustrato in figura 1.9 costituito da una fune inclinata di un angolo
Fune singola, il poligono delle forze non si chiude.
Figura 1.9.
Dalla costruzione del poligono delle forze è evidente che l’equilibrio del punto materiale non
è in generale possibile in quanto la risultante delle forze agenti su A non si annulla, ossia non
α = π che corrisponde
è possibile chiudere il poligono delle forze, con l’eccezione banale 2
al caso della fune verticale. A ben vedere si tratta di un pendolo che sta in quiete solo nella
configurazione verticale della fune. Tale risultato si evince anche dalle equazioni di equilibrio
scritte in componenti = α =
⎧ T cos 0
r 1
x
⎨ (1.5)
= α − =
T sin F 0
r
⎩ 1
y
α ≠ π 2 due condizioni impossibili da soddisfare simultaneamente
che per porgono per una
= α ≠
= T F sin 0 . Di
T 0 mentre la seconda
forza F generica. Infatti la prima impone 1
1
impossibile ipostatico
conseguenza l’equilibrio risulta ed il sistema è denominato . Nel caso
α = π
particolare la componente orizzontale della risultante è nulla e quindi la prima
2 = , come l’intuizione suggerisce.
equazione sempre soddisfatta; dalla seconda si ottiene T F
1
L’equilibrio del punto materiale è assicurato nel caso della forza F applicata; tuttavia, se viene
applicata anche una ulteriore forza con componente orizzontale non nulla è facile vedere che
sistema ipostatico può essere in equilibrio per
l’equilibrio è impossibile. Se ne deduce che il
particolari condizioni di carico, ma non per una generica
. Come si vedrà nel seguito, questi
labili
sistemi vengono denominati . 1-10
Le forze nelle tre funi determinano infiniti poligoni delle forze che sono chiusi.
Figura 1.10.
Nel caso opposto del sistema di tre funi illustrato in figura 1.10 le incognite sono le tre
, T e T nelle funi, mentre le equazioni di equilibrio del punto A sono due
trazioni T
1 2 3
⎧ 3 3
= + = − =
⎪⎪ r t t T T 0
1 2 1 2
x x x 2 2
⎨ . (1.6)
⎪ 1 1
= + + − = + + −
r t t t F T T T F=0
⎪⎩ 1 2 3 1 2 3
y y y y 2 2
=
Sebbene dalla prima equazione si ottenga per la sim