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Nel caso delle società quotate, diversi sono gli strumenti di pressione
competitiva:
a. Il primo è rappresentato dal disinvestimento azionario, che costituisce il modo
tradizionale con cui gli investitori esprimono il proprio dissenso sulla gestione
aziendale.
La vendita delle azioni indebolisce infatti l’azienda sul piano dell’autonomia e
della capacità finanziaria in quanto provoca l’abbassamento dei corsi azionari.
Per contrastare questo fenomeno l’azienda deve proporsi costantemente di
mantenere e incrementare le quotazioni, creando le condizioni affinché gli
investitori acquistino le azioni sostenendo i corsi.
Ciò presuppone che l’azienda interpreti correttamente le attese
dell’investitore sia in termini di rischio che di rendimento, e che sia in grado di
formulare strategie che garantiscano solite prospettive di redditività di sviluppo.
b. In alternativa al disinvestimento azionario, altra pratica diffusa è data
dall’attivismo societario dell’investitore istituzionale, che si sostanzia
nell’assumere un ruolo proattivo nei confronti della società proponendosi di
condizionarne le scelte strategiche e i processi decisionali al fine di orientarli
verso soluzioni più rispettose dell’interesse delle aspettative degli investitori.
Tale comportamento prevede che l’investitore istituzionale instauri, in primis, un
rapporto diretto con il top management dell’azienda, in modo da migliorare la
qualità e la quantità delle informazioni sulla gestione e, in secondo luogo,
partecipi attivamente alle deliberazioni degli organi sociali in modo da
orientare le politiche di gestione.
Sulla base di tale attivismo, essi possono indirizzare la nomina degli
amministratori verso soggetti di chiara professionalità e indipendenza.
c. Un’ulteriore elemento di pressione è la minaccia di scalate ostili, ossia di
takeover volti ad acquisire controllo di aziende quotate mediante scalate attuate
senza l’accordo con i vertici delle aziende stesse.
d. Ulteriore fattore è legato poi alle nuove logiche gestionali imposte dagli
accordi di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche, che impongono
all’azienda di esprimere maggiore trasparenza e affidabilità, a contenere il
profilo di rischio e ad assumere strategie competitive sempre più efficaci. 79
e. Ultimo elemento di stimolo per le imprese nell’attuale contesto dei mercati
finanziari è rappresentato dall’evidenza del costo del capitale, il quale
costituisce una risorsa che dive trovare adeguata remunerazione nella gestione.
Tale costo non è misurato da un tasso esplicito, ma va inteso come un costo-
opportunità, in quanto risulta determinato dal rendimento che i mezzi finanziari
in questione potrebbero ottenere in forme di impiego alternative, tenuto conto
del relativo rischio.
La logica gestionale determinata dalla crescente pressione competitiva dei mercati
finanziari porta al centro dell’attenzione la creazione del valore per gli azionisti,
intesa come la realizzazione di una situazione di convenienza economica che
induca gli stessi ad investire i propri capitali nell’azienda.
Così inteso, il valore riflette il complesso dei benefici che l’azienda offre agli
azionisti, sia attuali che potenziali.
Il beneficio economico che dà forma e sostanza al valore per l’azionista risulta
composto da 2 elementi:
a. i dividendi, che riflettono la performance reddituale dell’azienda e che
rappresentano la forma più immediata e diretta di remunerazione
dell’investimento azionario, i quali costituiscono la quota del reddito prodotto
dall’azienda che viene trasferita monetariamente all’azionista.
b. il capital gain, ossia l’incremento del valore economico del capitale
azionario che si realizza se si modificano le prospettive economiche della
gestione (crescita delle attese di dividendo) o se si riduce il profilo di rischio
dell’impresa (abbassamento del tasso di attualizzazione).
In caso di aumento dei dividendi attesi o di riduzione del rischio si profila una
più elevata remunerazione dell’azionista, la quale tende ad incrementare il valore
dell’investimento azionario (capital gain).
E' la prospettiva di realizzare un sovraprofitto che crea valore incrementando il
valore economico dell’investimento azionario:
- in caso di sovraprofitto = 0 il valore del capitale azionario corrisponde alle
somme conferite dagli azionisti;
- in caso di sovraprofitto positivo, il capitale azionario aumenta il valore
economico e diventa superiore all’ammontare delle somme conferite dagli
azionisti;
- in caso di sovraprofitto negativo, si ha una distruzione di valore, in quanto il
valore azionario si riduce scendendo al di sotto delle somme conferite dagli az.;
80
Le leve operative per competere sui mercati finanziari sono costituite da quelle
variabili che l’azienda può governare per orientare a suo favore il comportamento di
azionisti, banche, altri intermediari finanziari, ecc., al fine di indurli a concederle
mezzi monetari.
Gli investitori finanziari assumono le loro decisioni di allocazione confrontando la
convenienza economica delle diverse opportunità sulla base di 2 elementi di
confronto:
a. il rendimento, che nell’ottica dell’investitore si lega alla futura capacità
aziendale di produrre ricchezza.
Ed è da questa capacità infatti che dipende la possibilità per l’investitore di
conseguire la remunerazione attesa, oltre che di mantenere l’integrità del
capitale conferito o prestato.
Leve competitive comprese in tale driver vanno individuate nei fattori che
determinano le prospettive economico-finanziarie della gestione, ossia:
- attrattività del settore in cui opera l’azienda;
- vantaggi competitivi posseduti;
- sinergie realizzate;
- componente monetaria dei flussi reddituali; 81
b. il rischio, esprime le condizioni di variabilità/incertezza in cui maturano i
flussi economico-finanziari prodotti dalla gestione.
Il rischio aziendale può essere scomposto in:
i. rischio operativo, il quale si associa alla variabilità del flusso economico-
finanziario proprio della gestione caratteristica e viene distinto in:
- sistematico, che riflette l’azione dei fenomeni di carattere generale
che incidono sugli andamenti di tutte le aziende inserite in un certo
contesto ambientale.
Le variabili rilevanti del rischio operativo sistematico vanno ricercate
lungo 2 direttrici:
la sensibilità del settore alle variabili macroeconomiche.
In linea generale questa variabile non è governabile dall’azienda.
l’elasticità dell’azienda, che si riferisce alla capacità di mantenere
condizioni di economicità a fronte dei mutamenti dell’ambiente.
L’azienda può incidere su questo secondo aspetto con interventi volti
a contenere la rigidità della sua struttura economica.
- specifico, le cui determinanti sono costituite dai fattori di variabilità/
incertezza insiti nel sistema delle condizioni operative e competitive che
caratterizzano la specifica azienda.
Le condizioni di incertezza in questione riflettono essenzialmente:
la potenziale variabilità dell’attrattività del settore, sintetizza il
complesso di fattori e di condizioni che concorrono a rendere incerta la
profittabilità della presenza operativa nello specifico campo di attività.
Anche questa variabile non può essere gestita dall’azienda.
la stabilità dei vantaggi competitivi posseduti, che si riflette
sull’incertezza che investe i maggiori flussi reddituali connessi al
possesso di posizione concorrenziale forti.
Essa è in parte sotto il controllo dell’azienda in quanto dipende da
fattori come la stabilità della catena del valore tipica del ramo di
attività, il grado di vantaggio competitivo, ecc. 82
ii. rischio finanziario, il quale esprime la quota ulteriore di variabilità dei flussi
prospettici determinata dalle obbligazioni e dei vincoli imposti dalla struttura
finanziaria dell’azienda.
All’aumentare di tali obbligazioni a vincoli aumenta pure l’incertezza riguardo
le future performance economico-finanziarie.
I fattori di variabilità/incertezza vanno ricercati della struttura finanziaria
dell’azienda. In questo senso le determinanti che costituiscono leve
competitive sono il livello di indebitamento, la situazione di liquidità, il
margine di struttura, la leva finanziaria.
Intorno a queste 2 variabili l’azienda deve costruire la propria strategia di
competizione sui mercati finanziari, la quale si sostanzia nel proporsi al mercato
come occasione di investimento conveniente sotto il profilo rischio/
rendimento.
Nell’ottica dell’investitore finanziario sussiste poi un’ulteriore componente di
incertezza legata al fatto che egli si pone al di fuori dell’amministrazione della
società e non ha, dunque, la possibilità di influire direttamente sugli andamenti
gestionali.
La sua conoscenza è mediata infatti dagli organi di governo dell’impresa. A tal fine,
2 variabili della strategia finanziaria sono:
a. la trasparenza amministrativa, che attiene al complesso di attività tese a
favorire una migliore comprensione, da parte degli investitori, dei risoltati
economici-finanziari-patrimoniali, delle strategie in atto, del posizionamento
competitivo, ecc.
b. l’affidabilità dei sistemi di gestionali, che riguarda la fiducia che gli investitori
ripongono nella corporate governane dell’azienda. 83
Cap. 2: STRATEGIE ECONOMICO FINANZIARIE -
Galeotti:
La strategia economico finanziaria definisce, per la specifica azienda, il modello
di interazione che viene realizzato o ricercato nell'ambiente finanziario in funzione
delle esigenze di realizzare il disegno imprenditoriale.
Oggetto di analisi della strategia economico finanziaria sono:
- le scelte di finanziamento e di dividendo
- le scelte di investimento
Tali scelte, strettamente legate tra loro, incidono sull'assetto economico
finanziario dell'azienda e, quindi, sulla autonomia finanziaria e sugli equilibri
economico-finanziari.
Le strategie economico-finanziarie possono essere analizzate con riferimento:
a. alle esigenze di perseguire una efficace ed efficiente attuazione
dell'impostazione attuale;
b. alle esigenze di realizzare un nuovo disegno strategico (intento strategico);
Il processo di analisi strategica inizialmente deve considerare le problematiche
riguardanti la situazione attuale per poi interpretare e valutare le linee di azioni da
intraprendere.
Una prima fase del processo di analisi