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DAMASIO E L’ERRORE FATALE DI CARTESIO
Antonio Damasio, nato a Lisbona e laureato in medicina, è professore di
neurologia al College of Medicine all’università di Iowa e al Salk Instite a
La Jolla, California. Si interessa molto di visone, linguaggio, memoria e
rapporto organismo-mondo esterno. Ha due obiettivi principali: uno
medico scientifico che consiste nell’indagine della natura della lesione
cerebrale e della cura; mentre l’altro obiettivo è di carattere teoretico-
filosofico e consiste nell’uscire dal dualismo cartesiano per trovare
un’idea di razionalità che comprende sentimenti e emozioni.
Damasio sostiene che a governare il cervello, la mente e l’agire umano
non ci sia alcun humunculus e alcun centro direzionale. Sostiene al contrario la complessità e la
cervello umano
dinamicità del in termini di neuroni, connessioni sinaptiche e reti neuronali.
fra l’uomo e l’ambiente,
Damasio evidenzia il ruolo e l’importanza dell’interazione l’organismo si
genera all’interno in modo soggettivo, ma si modifica e sviluppa con l’interazione col mondo
esterno. L’uomo sta infatti ‘insieme’ alla Natura, non ne sta all’apice e nemmeno ne è sottomesso.
emozioni e la mente,
Centrali negli studi di Damasio sono anche le infatti secondo lui vita
cerebrale e vita emotiva sono strettamente collegate. Questa posizione si contrappone a quella di
Cartesio, che ne sosteneva la netta separazione fra res-congitas e res-extensa, tra corpo e
mente, oltre che tra emozioni e intelletto. L’errore di Cartesio sta nell’aver separato la mente dal
ente lontano,
corpo e averla dichiarata come un innaturale, non biologico, separato dalla natura e
queste ha avuto gravi conseguenze sul piano medico e dell’evoluzione, che hanno “smollato” la
mente a filosofia e religione.
La mente e le emozioni sono invece secondo il neurologo, critiche per l’agire umano, per la
ragione. La peculiarità di Damasio sta nel fatto che le sue tesi vengono accompagnate da
dimostrazioni prese da casi clinici e da valutazioni neuro-sperimentali. In questo caso ci riferiamo
Phineas Gage
al famoso caso di e pure al caso di Elliot, un suo paziente. Entrambi i pazienti in
seguito ad una lesione prefrontale sinistro e ventro-mediale subirono una sorta di trasformazione,
che prevedeva un comportamento inconsueto, disinibizione, irrequietezza, inclinazione alla
blasfemia e comportamenti di questo genere. Questi uomini sembravano aver mantenuto la
ragion pura/teoretica/oggettiva, al contrario della ragion pratica la quale comprende i sentimenti e
le valutazioni soggettive andati a mancare in questi due pazienti. Damasio così mostra che mente
e corpo si necessitano a vicenda per poter esistere e manifestarsi. Il cervello è insieme padrone e
servitore del corpo e delle società che ne sono formate. Queste tesi vengono documentate nel
libro “L’errore fatale di Cartesio” del 1994. l’impossibilità di riprodurre artificialmente
Date queste motivazioni, Damasio afferma il cervello
umano.
Di fondamentale importanza per Damasio è il linguaggio, uno strumento sofisticato sia per
comunicare sia per esprimere concetti, concreti o astratti che siano. Ci mostra l’economia
cognitiva del linguaggio che consiste nell’usare e capire concetti diversi aventi però lo stesso
simbolo linguistico. E' sia artefatto del mondo esterno sia prodotto del mondo interno e
manifestazione simbolica degli stati cerebrali. E' la sorgente stessa dell’Io, della soggettività.
Comprendere il linguaggio vuol dire allora comprendere la soggettività.
e la neuro fisiologia è impegnata nello studio delle strutture del cervello deputatevi.
Cit: Aristotele, Nietzche. DENNETT il provocatorio
filosofo americano
E' che si occupa di mene e coscienza. E' professore
all’University of California e alla Tufts University e al Center for Cognitive
Science. Si forma a Oxford e Hardward, dov’erano presenti anche Quine e
Ryle e dove viene influenzato dall’empirismo logico, classico e
comportamentismo e dove impara ad avere una prospettiva rigorosamente
scientifica. E' originale, brillante, radicale e dalle posizioni estreme, ragion
per cui viene molto criticato.
Nonostante egli si riconosca come filosofo, specifica di essere lontano dallo
stereotipo del filosofo come persona isolata, “in poltrona”, non risolutivo,
che si comporta da “genitore” che non vuole abbandonare i figli (teorie)
impedendone la crescita. Mentre Dennett si crede più un pensatore di altri
tempi. Usa le “pompe intuitive”, cioè delle “pompe idrauliche” per riparare i buchi nell’acqua fatti
dalla filosofia nel tempo. Si tratta di metafore, descrizioni, modelli, strumenti per la mente.
intelligenza artificiale,
Studia neuroscienze, linguistica, informatica, psicologia e che sostiene
fermamente. Secondo lui mente e coscienza sono questione di programmi per calcolatori, che la
mente si possa comprendere in termini di calcolo. Minsky di conseguenza lo dichiara “il nostro
miglior filosofo” mentre Searle, totalmente avverso, pensa abbia addirittura una qualche
patologia. Grazie ai calcolatori e alla IA, Dennett vuole sconfiggere il problema dell’humunculus.
Ogni cosa si può scomporre in parti, sostituibili da macchine, si può comprendere il mondo
interno, riducendolo in parti meccaniche, materiali. Risolve così il dualismo di Cartesio, non esiste
la res cogitans, solo la res extensa: il dualismo si risolve nel materialismo. Risolti gli aspetti
meccanici e tecnologici si risolvono pure i problemi su coscienza e soggettività. Non esiste alcun
hard-problem, ma solo un soft-problem.
Siamo macchine sofisticate, complesse. Secondo il filosofo la gente è spesso contraria a questa
opinione perchè pensano alle macchine in modo troppo semplicistico, come se ci riferisse ad un
“tostapane” come egli esemplifica, ma con il medesimo tono afferma che in effetti non ci
possiamo innamorare di lavatrici, ma di macchine sofisticate, magari somiglianti a Michelle
Pfeiffer, sì.
Scrive Kinds of Mins(97), in cui parla della natura della mente, di coscienza e dell’attribuzione di
stati mentali ad altri esseri, rovesciando per altro le tesi di Aristotele sull’anima, che secondo
Dennett non esiste nemmeno. Se non siamo sicuri di avere noi stessi una coscienza come
possiamo attribuirla ad altri? E se gli altri fossero degli “zombie incoscienti” (da libro)? Addirittura
parla di oscurantismo. La coscienza non è indagabile nè osservabile, così come neppure lo sono i
qualia. Questi per lui non esistono perché il termine non esiste, è artificioso e non tecnico. Si ha
bisogno di definizioni oggettive e scientifiche. Non importa l’esistenza o l’inesistenza id un
fenomeno, importa una descrizione scientifica e oggettiva, in quanto abbiamo bisogno di
chiarezza e non di verità assolute. I concetti a cui si riferisce il termine “qualia” invece potrebbero
anche esistere. Parla di questa questione in Consciousness Explained (92). Riguardo al concetto
di sofferenza egli rimanda ad un tipo di frustrazione in cui le proprie intenzioni vengono vanificate.
Emozioni e sensibilità sono per lui importanti e complesse; apprezza molto il lavoro di Damasio a
riguardo in quanto scientifico, provvisto di casi clinici a sostegno delle sue ipotesi e in quanto egli
sia riuscito ad elaborare una Teoria scientifica dell’emotività.
Dennett prende una prospettiva diversa invece per quanto riguarda i casi di personalità multipla,
in questi casi afferma si necessiti di una prospettiva umana, non metafisica. L’aspetto strano di
questo disturbo non è il disturbo stesso, ma lo sono le cause abominevoli, cioè abusi in età
precoce. Questo disturbo mostra scissione, fuga in personalità “più forti”, bisogno di ridefinizione
di sè, e questo mette in crisi, a sostegno delle tesi di Dennett, l’unicità e essenzialità della
coscienza e della soggettività. Citando l’aneddoto riguardante la sua governante domestica
incontrata ad un evento lavorativo, Dennett parla della memoria statica dipendente, grazie a cui il
cervello mantiene separate le parti.
Un altro argomento trattato dal filosofo riguarda il fatto che tanti fenomeni vengono spiegati
tramite concetti che non fanno parte della loro natura, eppure vengono comunque spiegati
(solidità, liquidità…). Dennett si chiede perchè la coscienza invece debba sempre essere
considerata l’eccezione, un qualcosa di inspiegabile, misterioso. Secondo lui, un fenomeno può
essere straordinario sì, ma non incomprensibile. C'è differenza tra l’essere misterioso e l’essere
straordinario. Il filosofo si ritiene così conservatore e tradizionalista, con sorpresa dei suoi critici,
sostiene che non ci sia bisogno di alcuna rivoluzione o ridefinizione dei fatti, perde non ci sono
fenomeni da svelare. EDELMAN
E' stato un biologo, nato a NY nel 29, direttore del Neuroscience
Rockefeller
Institute alla University di NewYork e al medesimo istituto
a La Jolla, San Diego. Indaga la morfologia del cervello, studia gli
Nobel
anticorpi e le cellule CAM. Ottiene il Premio nel 72 in medicina e
la
fisiologia. Elabora una teoria neo-darwiniana, biologico-selettiva:
teoria della selezione competitiva dei gruppi neuronali che si fonda
appunto sulla teoria dell’evoluzione e non su metafisica o tecnologia.
Osserva che le funzioni cognitive possono avere una localizzazione
diversa e qui introduce il darwinismo neurale: la collocazione di gruppi neuronali di ordine
Neural Darwinism(87)
superiore può differire notevolmente da persona a persona. In spiega che
le funzioni cerebrali si costruiscono con un processo selettivo, la competitività dell'ambiente di
sviluppo in cui avviene la crescita sinaptica e i cambiamenti da essa provocati, conferiscono
infatti un buon grado di indeterminatezza fisica della configurazione di ogni singolo cervello.
La selezione competitiva avviene in 3 fasi principali: fase di sviluppo, esperienziale e di rientro.
Le regioni più “umane” infatti sono quelle che maggiormente possono assumere forme diverse
contrappone alla neuropsicologia
(lobo frontale, temporale anteriore). Questo posizione si
classica, che invece postulava l’uniformità del cervello fra individui.
Edelman estende la sua teoria evoluzionista del cervello a mente e coscienza, “volevo capire
la teoria biologica della coscienza
come sono giunto ad essere”, dichiara. Elabora così
selettivo-evoluzionista. Quindi parte dallo studio della materia, per poi passare allo