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ANALISI QUANTITATIVA

Dal punto di vista strettamente analitico, l'aspetto quantitativo riveste una maggiore importanza rispetto a quello qualitativo. Le informazioni qualitative, relative all'identificazione della struttura molecolare del composto in esame, sono ottenibili solamente su molecole relativamente semplici considerata la limitata selettività, come evidenziato precedentemente. Nelle spettroscopie di assorbimento l'analisi quantitativa è basata sulla misura della potenza della radiazione incidente sul campione P (o I) e sulla misura di quella che non è stata assorbita cioè P (o I). Il rapporto fra quest'ultima e la prima, cioè P/P (o I/I) viene definito trasmittanza T. Il cologaritmo della trasmittanza costituisce l'assorbanza A della soluzione cioè A = -logT e quindi A = log(P/P). L'assorbanza è la grandezza comunemente riportata in ordinata negli spettri di assorbimento.

funzione della lunghezza d'onda λ. Esiste una relazione che correla il valore di assorbanza alla concentrazione del cromoforo assorbente, per cui da misure di potenze radianti (P e P ) si può risalire alla concentrazione della specie in esame. Questa relazione è conosciuta come legge di Lambert-Beer o più semplicemente legge di Beer. Essa stabilisce una relazione lineare fra l'assorbanza della soluzione misurata ad una specifica lunghezza d'onda e la concentrazione dell'analita in esame. Il coefficiente di proporzionalità è ε nel caso in cui la concentrazione venga espressa in mol/Litro (molarità); è a nel caso in cui la concentrazione venga espressa in g/Litro. Il primo viene definito assorbività molare, il secondo semplicemente assorbività. Le corrispondenti relazioni sono quindi rispettivamente A(λ) = ε(λ)bc e A(λ) = a(λ)bc; dove il simbolo λ fra

parentesi indica esplicitamente la dipendenza di ε e di a e conseguentemente dell’assorbanza A dalla lunghezza d’onda.

Esempio: una radiazione di 256 nm attraversa una vaschetta di 0.10 cm contenente una specie assorbente-2a concentrazione 5.0 10 M. La sua potenza radiante si riduce dell’84%. Calcolare l’assorbanza A e l’assorbività molare ε della soluzione. Quale sarebbe il valore di trasmittanza T in una vaschetta di 0.20 cm?

Una transizione elettronica è caratterizzata da due parametri fondamentali: l’energia richiesta ΔΕ e l’intensità della stessa misurata dai parametri ε o a. L’energia richiesta è correlata dalla relazione di Planck alla lunghezza d’onda di assorbimento ΔE = hc/λ; l’intensità è correlata alla cosiddetta forza dell’oscillatore f e, quindi, al momento dipolare di transizione μ. In maniera qualitativamente molto

Semplice il fenomeno può essere compreso considerando che il trasferimento di un elettrone ad un orbitale antilegante, producendo una variazione della distribuzione elettronica nella molecola rispetto a quella dello stato fondamentale, dà origine ad un dipolo elettrico. Maggiore è la differenza nella distribuzione elettronica esistente fra lo stato fondamentale e quello eccitato, più grande, in prima approssimazione, sarà il valore del momento dipolare di transizione. In realtà sarebbe necessario fare riferimento alle funzioni d'onda elettroniche che descrivono lo stato fondamentale e quello eccitato, ma questo è al di fuori dello scopo di questa trattazione elementare.

La legge di Beer precedentemente enunciata è valida formalmente per radiazioni monocromatiche; di conseguenza il coefficiente β utilizzato dà un valore puntuale dell'assorbanza. Per avere un'idea corretta dell'intensità complessiva

dell'assorbimento bisognerebbe calcolare la Σβ estesa all'intervallo Δλ o meglio bisognerebbe calcolare l'integrale definito B = ∫β(ν)dν nell'intervallo di frequenze Δν. Esempio: Una transizione elettronica relativa ad una sostanza ha una assorbiività molare ε di circa 15000 M-1 cm-1 ad una λ = 280 nm. La larghezza della banda di assorbimento misurata alla base è di circa 80 nm. Calcolare B. Non conoscendo la funzione β(ν), si può fare un calcolo approssimato assumendo che la banda abbia una forma triangolare di base Δν e di altezza β. Bisogna quindi calcolare Δν. Ricordando che ν = c/λ e che λ = 240 nm e λ = 320 nm (280 ± 80/2) si ha: ν = 2.998·10^8 m/s /240·10^-9 m = 1.25·10^14 Hz e ν = 2.998·10^8 m/s /320·10^-9 m = 9.375·10^13 Hz

9.375·10 Hz; da cui si ricava:320 14 -1 -1 -1 3 3 -1Δν = 3.125·10 Hz; ε = 15000 mol ·L·cm ≡ 15000 mol ·10 ·cm ·cm ≡max7 -1 2 3 -1 21.5·10 mol ·cm ≡ 1.5·10 mol ·m .3 3 -1 2Da cui β = ε ln10 = 1.5·10 · 2.303 = 3.4545·10 mol ·mmax max 14 3 17 -1 -1 2B = Δν· β /2 = 3.125·10 ·3.4545·10 /2 = 5.4·10 s ·mol ·m .maxDa questo termine si può ricavare una grandezza adimensionale denominata forza dell’oscillatore2 -31f che è legata a B dalla seguente relazione f = (4m ·c·ε /N·e )B dove m = 9.110·10 Kg (massae 0 e-12 2 -2 -1dell’elettrone); ε = 8.854·10 C ·m ·N (permittività nel vuoto); ricordando che 1 newton ≡0-2 -12 2 -1 -1 2 8 -1≡ Kg·m·s , ε =

8.854·1012 C ·m2 ·Kg-1 ·s-2 ; c = 2.998·108 m·s-1 (velocità della luce nel vuoto);

023 -1 -19N = 6.022·1023 mol-1 (numero di Avogadro); e = 1.602·10-19 C (carica dell’elettrone), da cui si ricava: f = 6.259·1017 · 5.4·10-19 = 0.338.

Le transizioni intense hanno valori di f prossimi all’unità; quelle con valori molto piccoli di f sono transizioni proibite.

La forza dell’oscillatore è legata inoltre al momento dipolare di transizione μ dalla relazione f = (8π /3)(m ·ν/he )│μ│ ; dove h è la costante di Plank e vale 6.6 10-34 J·s. Il valore del momento dipolare di transizione può essere valutato da calcoli teorici di meccanica quantistica. In questo modo si possono confrontare i dati teorici con i risultati sperimentali.

Come abbiamo appena visto, la legge di Lambert-Beer stabilisce che l’assorbanza A di una soluzione è uguale al

prodotto della concentrazione c del soluto in questa soluzione (misurata in mol/L) per il coefficiente di assorbività molare ε e per la lunghezza della celletta b contenente la soluzione (nel caso in cui la concentrazione venga espressa in g/L, a è il coefficiente di proporzionalità utilizzato al posto di ε). Riportando in un grafico cartesiano XY l'assorbanza A in funzione della concentrazione c si dovrebbe ottenere una retta, passante per l'origine degli assi, con pendenza εb (o ab); questo almeno nel caso ideale. Nella realtà si osserva sempre una diminuzione della pendenza (deviazione negativa) a concentrazioni maggiori di circa 10^-10 M, in quanto a queste concentrazioni aumentano le interazioni fra le molecole di soluto che modificano le proprietà elettriche delle stesse e possono portare a variazioni nei processi di assorbimento della radiazione che comportano quindi la diminuzione della ε o della a.

Oltre a questa, si possono avere ulteriori deviazioni positive (aumento della pendenza) o negative (diminuzione della pendenza) rispetto all'andamento ideale. Queste deviazioni possono essere dovute a diverse cause. Possiamo generalizzarle raggruppandole in due famiglie: "cause strumentali" e "cause chimiche".

Le "cause strumentali" possono essere indagate mantenendo costante la concentrazione e facendo variare la lunghezza della celletta b e riportando in grafico l'assorbanza in funzione di b.

Le "cause chimiche" possono essere indagate facendo variare la concentrazione e riportando in grafico l'assorbanza in funzione di c.

"Cause strumentali"

Tralasciando i fenomeni dovuti a variazioni del flusso della radiazione incidente, che possono essere minimizzate utilizzando uno strumento a doppio raggio, si possono distinguere tre cause strumentali di errore:

  1. Non perfetta monocromaticità della radiazione

incidente2) Ampiezza della fenditura del monocromatore

3) Effetti dovuti alla «luce» diffusa

1) La legge di Lambert-Beer è valida se la radiazione incidente è perfettamente monocromatica.

A meno di utilizzare una sorgente laser, nessuna radiazione proveniente da una sorgente tradizionale, seppure adeguatamente filtrata, lo è. Dal punto di vista pratico si ottiene sempre un intervallo di lunghezze d’onda Δλ. Per comprendere gli effetti pratici che possono venire originati, supponiamo di avere una radiazione incidente composta solamente da due lunghezze d’onda λ e λ’ e assumiamo per ciascuna di esse la validità della legge di Beer, potremo scrivere quindi le seguenti relazioni: -log(P/P )= εbc (1) e –log(P’/P ’)= ε’bc (2) dove P e P ’ sono le potenze 0 0 0 0 radianti, emergenti dalla celletta contenente il solo solvente, misurate rispettivamente alle lunghezze

d'onda λ e λ' e, analogamente, P e P' rappresentano quelle emergenti dalla celletta contenente la soluzione, misurate alle stesse lunghezze d'onda λ e λ'; ε e ε' sono le assorbività molari rilevate sempre alle lunghezze d'onda λ e λ'. Esprimendo le relazioni (1) e (2) in forma εbc - ε'bc - εbc esponenziale si ottiene: P/P = 10 e P'/P' = 10 e quindi P = P · 10 (1bis) e ε'bcP' = P' · 10 (2bis); dove P + P' e P + P' rappresentano la somma delle potenze radianti emergenti rispettivamente dalla celletta contenente il solo solvente e da quella contenente la soluzione ottenute nell'intervallo spettrale Δλ e A = log[(P + P')/(P + P')] (3) la corrispondente assorbanza misurata. Sostituendo le espressioni (1bis) e (2bis) nel denominatore della (3) si

ha:P +

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Scienze chimiche CHIM/01 Chimica analitica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiarafin97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Chimica analitica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Torrisi Alberto.
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