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Il dominio dell'élite e la concezione dell'èlite
Per Robert Dahl, le prove addotte dai teorici dell'èlite per dimostrare il dominio di una minoranza sarebbero non valide, tuttavia l'esperienza umana rintraccia la presenza di un vertice della piramide del potere in ogni tipo di organizzazione, anche in quelle più ostentatamente democratiche. Vi sono stati dei cambiamenti che hanno portato ad una diversa concezione dell'èlite: non più il dominio di una minoranza dominante, ma l'insorgere di una molteplicità di piramidi di potere (èlite economiche, politiche ecc), ed ogni centro decisionale è legato alle possibilità di scelta e di controllo stabilite dal potere potestativo dell'elettorato. In discussione non vi è più il potere di pochi e permanenti individui complementare ad una società di massa amorfa e manipolata, ma la possibilità di associare le istituzioni della poliarchia ad un accesso universale. È la stessa concezione.
della classe lavoratrice a causa dell'automazione e della digitalizzazione. Questo porterà alla creazione di una nuova élite tecnocratica che detiene il potere economico e politico. Secondo Burnham, questa élite tecnocratica avrà il controllo su tutti i settori della società, compresa la politica. La tecnostuttura diventerà la nuova classe dirigente, prendendo il posto degli imprenditori proprietari. Questa élite sarà composta da coloro che possiedono conoscenze specialistiche e partecipano al processo decisionale. Tuttavia, ci sono opinioni contrastanti su questo fenomeno. David Lyon è cauto riguardo agli effetti delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro, mentre Jeremy Rifkin sostiene che l'America post-industriale sta causando una riduzione della classe lavoratrice a causa dell'automazione. Questo porterà alla creazione di una nuova élite tecnocratica che detiene il potere economico e politico.Della classe media e la formazione di una piccola élite cosmopolita di ric -chi racchiusa in un paese di lavoratori sempre più impoveriti. Anche Christopher Lasch parla di una nuova classe medio superiore, nerbo delle nuove élite professionali e manageriali, estranea al resto della popolazione in quanto priva di radici locali, è inserita in flussi comunicativi che non hanno connotazioni nazionali evi-denti. È una forma di "Ribellione delle élites", che le porta anche al disinteresse politico-sociale. Anche i partiti politici e le loro leadership hanno riscontrato notevoli cambiamenti (attenuazione del carattere ideologico originario, tendenza a reclutare voti in tutti i settori della popolazione a prescindere dal pubblico originario di riferimento, ridimensionamento del ruolo degli iscritti ed attivisti, rafforzamento dei vertici che esigono una maggiore autonomia). Vi è una moltiplicazione degli attori politici non istituzionali.
i partiti si rivolgono all'elettorato globale e sono guidati dal pragmatismo partitico, le leadership si dividono per settori (parlamento, esecutivo ecc), all'interno di un unico partito si individuano più correnti. Il concetto di élite delle teorie sociologiche del Novecento ha perso i suoi connotati originari; nel passaggio dalle società capitalistiche industriali a quelle post-industriali, dalla produzione dei beni alla realizzazione dei servizi, dall'intensificazione della produzione all'intensificazione dell'informazione, pur aumentando il peso delle competenze tecniche, viene meno il principio di unidirezionalità e compattezza dell'organizzazione sociale. Modelli rigidi ed immodificabili di dominio di minoranze vengono meno. La divisione del corpo sociale in classi rigide viene meno, ma ciò non significa che le diseguaglianze sociali si siano attenuate. Sussiste una difficoltà nello stabilire quali siano i.centri nevralgici dell'autorità e ruoli che all'interno di essi possono garantire il perpetuarsi dell'autorità che scaturisce dalla decisione. La catena delle molteplici relazioni tra soggetti del potere decisionale (economia, politica, società) non può essere condensata da modelli dicotomici (borghesia-proletariato; élite-massa; dominanti-dominati ecc) che si rilevano, nella loro antica rigidezza assoluta, ormai euristicamente opachi. Un nuovo protagonismo lo hanno adesso i gruppi di interesse che si esprimono nella costruzione di forme associative, con considerevole rivalutazione della prospettiva "locale". 4- L'opinione pubblica come luogo di intreccio dei nuovi flussi socio-comunicativi Questo mutamento di scenario si deve necessariamente riflettere anche sull'idea di opinione pubblica. Si è visto come la prima accezione di opinione pubblica concepisca la stessa come soggetto sociale agente.sullo scenario politico tramite un discorso razionale che mira ad conseguire determinati effetti (Habermas). Con la creazione di un pubblico "di massa" e il dilagare dell'industria culturale, l'opinione pubblica viene per lo più concepita come "oggetto". Con la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico e la dilatazione della sfera comunicativa l'opinione pubblica diviene un luogo di interazione socio-comunicativa grazie all'apporto dei new-media. Nel linguaggio comune, tre sono le accezioni del termine "opinione pubblica": - Pubblico di massa (es. bisogna informare l'opinione pubblica) - Opinione corrente, clima di opinione; - "Soggettività" operante tramite la comunicazione sociale: si ritorna alla concezione classica entrata in crisi. - Sociologicamente parlando, il luogo può essere fisico o simbolico. Concependo l'opinione pubblica come campo di forze contestualizzato.In essa si possono rintracciare quattro percorsi di autorità: I. Minoranze attive: lobbies, gruppi di interesse, movimenti di opinione... II. Mezzi di comunicazione; III. Moltitudini differenziate; IV. Decisori. L'opinione pubblica è intesa quindi come una doxosfera o sfera dell'opinione come spazio deputato all'emergere di iusses di rilevanza generale e che struttura l'azione sociale ai fini di influenzare il raggiungimento di obiettivi di varia natura. Le possibilità di definizione di una doxosfera o sfera dell'opinione pubblica, dipendono dall'individuazione di quattro processi sociologici principali: I. Ridefinizione dei gruppi individuatori di iusses alla luce della fine delle grandi narrazioni ideologiche (azione delle minoranze attive); II. Presenza capillare e pervasiva dei mezzi di comunicazione di massa, affiancati da un insieme di new media che rendono potenzialmente praticabili nuove forme di partecipazione democratica; III.Ridefinizione del pubblico di massa (moltitudine differenziata)
Ridefinizione dei decisori (élite "tecno-politica" promossa dalla società dell'informazione)
Cap.5: Mappa del potere e sfera dell'opinione, ipotesi per un modello sociologico
1-Ciò che resta di Weber: introduzione ad una nuova tipologia di poteri
Potere e Comunicazione 27
Vi è un forte nesso tra l'espressione della doxosfera e le forme del potere in un dato contesto sociale, vi è una relazione tra i modi concreti in cui si formano le opinioni collettive e la conformazione dei poteri. L'opinione pubblica borghese nasce proprio come contrasto rispetto ai poteri istituzionali, come "contropotere". Il legame sostanziale tra potere ed opinione di articola in due direzioni:
- Stato delle condizioni istituzionali date, fondativo della libertà di espressione, a sua volta posta alla base della doxosfera.
- Stato delle forze i cui interessi
Si svolge nel quadro garantito dalla cornice razionale-legale, i cui limiti sono oggi riconoscibili in senso politico dall'esistenza di un regime di democrazia rappresentativa e in senso economico dall'esistenza di un libero mercato: è la democrazia liberale, un sistema politico caratterizzato da elezioni libere ed eque, dallo Stato di diritto, dalla separazione dei poteri e dalla difesa delle libertà fondamentali di parola, riunione, religione e proprietà.
È necessario condurre un'analisi delle forme di potere nella transizione dalla società industriale alla società dell'informazione. Vi è prima di tutto una differenza nella concezione della legittimità: le attuali società occidentali ammettono come legittimamente fondati solo sistemi politici che rispondono alle prerogative dellapoliarchia (differenza del grado di legalità). La società dell'informazione, basata sullo
sviluppo tecnologico e sui canoni di flessibilità, necessita di strutture più complesse e meno rigide rispetto a quelle del potere burocratico quale lo intendeva Weber. Nella società dell'informazione si attenuano i paradigmi di