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Sono nati programmi televisivi sul tema della chirurgia estetica, approdati alla
tv generalista italiana con Celebrity Bisturi.
Un buon esempio di Media literacy è il progetto americano Miss Representation,
a partire dal documentario di Jennifer Siebel Newsom, premiato nel 2011; ha
l’obiettivo di dimostrare che le rappresentazioni distorte delle donne nei media
sono la prima causa di una sottorappresentazione delle donne nei posti di
potere e di responsabilità. Prevede un curriculum adattabile con moduli
didattici per diverse fasce di età e per differenti gradi di scuola, i cui obiettivi
sono: identificare i diversi tipi di media e far capire ai giovani che essi
comunicano e insegnano ideologie proprie, non rappresentando la vera
realtà.
far riflettere criticamente i giovani su come gli stereotipi di donne e
uomini limitano le ragazze e i ragazzi.
portare i giovani a esaminare l’influenza che i media hanno sulla difficoltà
della donna di vedere se stessa in posizioni di leadership.
far capire come le immagini veicolate dai media influenzano, nella nostra
cultura, il modo di vedere la donna.
mostrare ai giovani quanto sia importante la partecipazione di tutti per
spingere i media e la pubblicitàà̀ ad un cambiamento in positivo della
rappresentazione della donna.
3. La tutela dei minori nei media, il problema delle competenze
digitali, la scuola digitale.
3.1. La tutela dei “minori” al tempo della cultura convergente.
La tutela dei bambini e degli adolescenti ha sempre costituito un tema
particolarmente sensibile anche se l’attenzione, in Italia, non ha prodotto,
Soluzioni efficaci e convincenti. Il nuovo paesaggio mediale costringe a
ridefinire i criteri di valutazione in merito a ciò che non è adatto o è considerato
pericoloso per questo particolare pubblico di utenti e, contemporaneamente
obbliga a ripensare l’idea stessa di minore. Oggi l’irrompere delle nuove
tecnologie digitali e la progressiva affermazione della cultura convergente
impediscono di ragionare in termini di singoli mezzi di comunicazione e di
tipologie di contenuto statiche e irrevocabili, mostrando assoluta inefficacia di
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modelli centrati esclusivamente sull’inibizione all’accesso o sul controllo che è
possibile esercitare su specifici comparti dei media.
Il concetto di minore dovrebbe essere messo in discussione, poiché rischia di
rivelarsi non adeguato, per individuare correttamente chi dovrebbe essere
oggetto di attenzione e di tutela, anche in considerazione del progressivo
sfumarsi dei confini dell’infanzia e della giovinezza.
Il panorama normativo del nostro paese si caratterizza, per un’insufficienza
strutturale, che si riflette nell’esistenza di un elevato grado di articolazione di
norme differenti e in una altrettanto evidente frammentazione dei
provvedimenti riguardanti le singole tecnologie mediali. Rischi di
sovrapposizione e di confusione per la compresenza di fonti con diversi poteri e
modalità attuative e le difficoltà interpretative dovute alla genericità di molti
principi espressi dalle norme e dai regolamenti rendono spesso inefficace
l’apparato legislativo.
Occorre un lungo e paziente processo di costruzione di una cultura dell’infanzia
e dell’adolescenza, che coinvolgendo diverse categorie di soggetti, che a vario
titolo potrebbero offrire il loro prezioso contributo: politici, legislatori, operatori
del settore, professionisti della comunicazione, movimenti di opinione,
associazioni di consumatori, di insegnanti, di genitori.
Le norme e i codici attualmente in vigore in Italia si ispirano ai principi e ai
valori della Carta costituzionale, ai contenuti della Convenzione dell’Onu del
1989 sui diritti dei bambini e, infine, alle Direttive europee.
3.1.1. Tutela dei minori e confini del diritto di cronaca: la Carta di Treviso.
La tutela dei minori nei media si articola in modo diversificato a seconda dei
diversi mezzi considerati.
La tutela nei mezzi d’informazione è regolata da uno specifico codice
deontologico, che costituisce un modello di autoregolamentazione per i
giornalisti e una raccolta di indicazioni per tutta la categoria dei comunicatori.
Si tratta della Carta di Treviso, varata nel 1990 dall’Ordine dei giornalisti e dalla
Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) d’intesa con Telefono
Azzurro e con Enti e Istituzioni della Città di Treviso.
La Carta cerca di rispondere alla difficile domanda: quali sono i confini tra il
diritto di cronaca dei giornalisti e il diritto alla privacy del minore e di
conseguenza alla tutela della sua integrità psico-fisica, affettiva e relazionale?
I professionisti della comunicazione dovrebbero garantire l’anonimato dei
soggetti, fatta eccezione per i casi in cui la pubblicazione sia mirata a
valorizzare le qualità del minore e/o il suo contesto familiare e sociale. Per
garantire ciò, gli operatori dell’informazione dovrebbero evitare la
pubblicazione di tutti gli elementi che possano facilitare l’identificazione e
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qualsiasi altra indicazione.
La Carta vieta, inoltre, qualsiasi forma di spettacolarizzazione, sensazionalismo
e possibile strumentalizzazione da parte degli adulti, anche con riferimento allo
sfruttamento dell’immagine dei minori. Qualora, come nei casi di rapimento o
di bambini scomparsi, si ritenga indispensabile la pubblicazione di dati
personali e la divulgazione di immagini, l’indicazione è quella di tenere in
considerazione il parere dei genitori e delle autorità competenti.
La smisurata enfasi comunicativa su questi casi, oltre a compromettere
l’integrità dei minorenni coinvolti, rischierebbe di creare allarme e insicurezza
nel più ampio pubblico dei bambini e degli adolescenti.
Le norme enunciate dalla Carta sono estese, anche al giornalismo on-line
multimediale e ad altre forme di comunicazione giornalistica derivanti
dall’evoluzione degli strumenti tecnologici anche se le integrazioni in materia di
web non rendono assolutamente possibile un controllo sui contenuti di tutto il
materiale che transita in rete.
3.1.2. Tv e tutela: oltre il concetto di fascia protetta.
Anni 80: affermazione della tv commerciale nella totale assenza di leggi di
sistema, determinano una situazione di particolare confusione.
Anni 90: l‘iniziativa legislativa, volta a ridefinire le regole del sistema, sia a
livello comunitario, sia sul piano nazionale. Approvazione della Legge Mammì
dove, all’articolo 15, compare un riferimento alla tutela dei minori. L’articolo
dispone il divieto di trasmettere programmi che possano nuocere allo sviluppo
psichico o morale dei minori, che contengano scene di violenza gratuite o
pornografiche, che inducano atteggiamenti di intolleranza basata su differenze
di razza, sesso, religione o nazionalità.
Inoltre, il divieto assoluto di trasmissione di film ai quali sia stato negato il nulla
osta. I film vietati ai minori di 14 anni non possono essere trasmessi né
integralmente né parzialmente prima delle ore 22.30 e dopo le ore 7.
I meccanismi di controllo erano affidati al Garante per la radioffusione e
l’editoria, che aveva il potere di infliggere alle emittenti sanzioni pecuniarie o
sospensioni temporanee delle concessioni.
Legge 249/97: istituita l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che
prevede la costituzione, al suo interno, del Consiglio Nazionale degli Utenti e
della Commissione per i servizi e prodotti che ha il compito di “verificare il
rispetto nel settore radiotelevisivo delle norme in materia di tutela dei minori
anche tenendo conto dei codici di autoregolamentazione.
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Legge n. 112/04 (legge Gasparri) dedica l’articolo 10 al tema della tutela dei
minori nella programmazione televisiva, introducendo alcune novità, la più
rilevante delle quali è il riferimento al Codice di autoregolamentazione tv e
minori, firmato da Rai Mediaset, La 7 e i rappresentanti delle tv locali. Si basa
sul concetto di fascia protetta, che prevede tre livelli di protezione riferiti a
diversi momenti della giornata:
Generale: estesa a tutte le fasce orarie;
o Rafforzata: dalle 7.00 alle 16.00 e dalle 19.00 alle 22.30;
o Specifica: dalle 16.00 alle 19.00.
o
Per vigilare sull’applicazione del Codice è stato inoltre istituito un Comitato di
controllo con poteri di intervento nei confronti delle emittenti non in regola.
Quindici membri nominati con Decreto dal Ministro delle Comunicazioni
d’intesa con l’Autorità ed equamente ripartiti tra rappresentanti delle emittenti
televisive firmatarie, delle istituzioni, degli utenti. Il presidente del Comitato è
stato il giornalista Emilio Rossi.
Il Comitato, d’ufficio o su denuncia dei soggetti interessati, verifica, con le
modalità stabilite nel Regolamento, le violazioni del Codice. Le delibere sono
trasmesse all’Autorità che esercita il potere sanzionatorio, mentre il Comitato
ha un potere di verifica delle violazioni del Codice, con l’effetto giuridico di
imporre alle emittenti di far conoscere all’utenza televisiva la violazione
commessa. Inoltre, può ingiungere all’emittente di modificare o sospendere un
programma o di adeguare il proprio comportamento alle prescrizioni del
Codice. L’Autorità, può disporre sanzioni che vanno dal pagamento di una
somma fino alla sospensione o alla revoca della licenza o autorizzazione a
trasmettere.
Le violazioni più frequentemente riguardano la violenza, la volgarità, l’offesa
alla dignità della persona. L’efficacia del meccanismo della fascia protetta è
senza dubbio correlata alla presenza di una programmazione specificamente
dedicata ai ragazzi, sulla quale nel nostro paese non si è mai investito a
sufficienza. Da ottobre 2010, anche a causa della riorganizzazione di contenuti
dovuta al passaggio al digitale, la tv dei ragazzi è stata addirittura oggetto di
tagli, poiché sono stati letteralmente cancellati dal palinsesto Rai della tv
generalista i tradizionali programmi per l’infanzia, In questo momento la
programmazione per bambini della Rai si concentra sui due canali digitali
tematici, Rai Yoyo e Rai Gulp: il primo si rivolge a bambini in età prescolare,
mentre il secondo a bambini un po’ più grandi e ad adolescenti. Il modello della
fascia protetta presenta numerose criticità.
3.1.2.1. Il Progetto Speciale Ricerca per la tutela dei minori.
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2001: l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ha avviato il Progetto
Speciale Ricerca per la tutela dei minori, finalizzato a incoraggiare il dibattito e
l’approfondimento sui temi più rilevanti relativi all’arricchimento della “cultura
della tutela”, con l’obiettivo di promuovere un processo di miglioramento del
rapporto tra minori e media. Sono state indette due consultazioni pubbliche e
dall’analisi delle risposte fornite