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Conclusioni

Movimenti anti-sprawl e

possibili rimedi ai fenomeni

suburbani

Movimenti anti-sprawl

Se la prima campagna contro lo sprawl era stata squisitamen-

te inglese e la seconda americana, nella terza non è possibile

identificare un’unica nazione come portavoce: la voce di pro-

testa si innalza oramai il lungo ed in largo nei paesi occidentali.

Tali movimenti infatti si sono espansi in tutto il mondo svilup-

pato: malgrado condizioni fisiche a volte molto differenti, le

campagne sono tuttavia molto simili.

Le prime campagne antisprawl nacquero intorno agli anni ‘20

in Gran Bretagna, quando un numero mai visto prima di per-

sone e famiglie abbandonò la città di Londra per trasferirsi in

zone di campagna a più bassa densità. La rapida crescita dei

suburbi provocò una violenta reazione da parte di esponenti

del mondo artistico e della letteratura londinese. Il leader fu

l’architetto Williams-Ellis, che con altri colleghi fondò nel 1926 il

Council for Preservation of Rural England.

La seconda campagna antisprawl è quella del dopoguerra. Con

il crollo demografico ed economico dell’Europa, gli Stati Uniti

diventarono il più importante campo di battaglia nella guerra

contro lo sprawl. Quello che innescò le campagne fu la prospe-

rità degli anni ‘50 e ‘60 e la risultante esplosione nella costru-

zione di edifici. Verso la metà degli anni ‘50 una forte reazione

contro la suburbanizzazione iniziò da parte dei professionisti

urbani. Probabilmente la prima conferenza interamente dedi-

cata allo sprawl fu organizzata dal giornalista W.H. Whyte, gli

atti del convegno sono stati raccolti in “The exploding Metropo-

lis”, che rappresenta allo stesso tempo un inno alla città com-

patta e un attacco ai suburbi.

La terza campagna antisprawl è quella dell’arco temporale

dagli anni ‘70 in poi. In questo periodo le campagne antisprawl

si sono intensificate e hanno ricevuto una forte attenzione da

parte dell’opinione pubblica come mai in precedenza, e non

solo negli Stati Uniti o in Europa, ma anche in altre parti del

mondo sviluppato. Si può affermare dunque che esse siano sta-

te efficaci nel diffondere il loro messaggio. Il pilastro portante

della terza campagna contro lo sprawl urbano fu la condanna

dell’uso eccessivo dell’automobile, e fu promossa da due ur-

banisti australiani, P. Newman e J. Kenworthy, il testo di rife-

rimento dell’intera campagna è il loro “Cities and automobile

Dependance” (1989). Un altro dei temi maggiormente citati da

quest’ultima categoria di campagne riguardava il consumo di

terreno agricolo, in questa occasione le critiche si fecero ancora

più accese rispetto alla campagna precedente. Anche l’allean-

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za tra i fautori dell’antisprawl e gli ambientalisti si rafforzò in

questi ultimi decenni e insieme introdussero nuove argomen-

tazioni da aggiungere a quelle già precedentemente sollevate.

Una di queste è l’idea di sostenibilità, che ha nel tempo riscos-

so un enorme successo, malgrado la sua difficile declinazione

in termini operativi.

Se è abbastanza facile ipotizzare metodi di sviluppo alternativi,

la difficoltà sta nel tradurre tali modelli in pratica. Probabil-

mente la maggior debolezza dell’approccio ambientalista in

generale risiede proprio nella difficoltà di connessione delle

misure ideate alla pratica concreta.

Uno dei tanti problemi che ostacolano l’adozione di politiche di

contenimento dello sprawl deriva dalla difficoltà di coordinare

questo genere di politiche fra il grande numero di municipalità

coinvolte dal fenomeno; inoltre, il potere delle forze che giac-

ciono alla base del fenomeno è enorme.

Sinteticamente, le politiche individuate dagli studiosi per riu-

scire a limitare il fenomeno sono:

• Growth management. Tenta di utilizzare la pianificazio-

ne, la politica e gli strumenti regolatori per influenzare la

distribuzione dei nuovi sviluppi intorno ad una determinata

area, sia essa una municipalità, una regione metropolitana

o un intero stato;

• Smart growht. Iniziative che incoraggiano sviluppi più

compatti e una crescita controllata che tenta di riempire

il bisogno di provvedere alla crescita sia economica che di

popolazione, ma limitando gli impatti indesiderati di quella

stessa crescita;

• Intervento finanziario. Si tratta di politiche poco accettabili

per la cittadinanza e molto difficili da implementare. Com-

prendono gli interventi attuati per ridurre la dipendenza

dall’uso dell’automobile, con l’applicazione di pedaggi o

tasse;

• Interventi di recupero. Il recupero e la revitalizzazione

dell’esistente è sicuramente il modo più efficace per ridurre

la pressione di nuove costruzioni su terreni agricoli. Vanno

inclusi all’interno di questo ragionamento anche gli ex siti

industriali sia urbani che suburbani.

È ovvio che tali proposte necessitano di un’analisi approfondita

volta a determinare punto per punto quelli che sono i risvolti

progettuali e concreti di quelli che, da elenco, sono ancora

concetti ancora in stato larvale. Ogni realtà, dalla piccola cit-

42 /Conclusioni tadina alla grande area urbanizzata avrà necessità e politiche

conseguenti differenti, specializzate ed adatte ad una propria

scala. Sta ai Governi studiare la soluzione più appropriata con

metodi e combinazione di interventi più appropriati, tenendo

conto che una crescita dell’urbanizzazione che prosegue con

la tendenza attuale rischia di distruggere patrimoni ambientali

e intaccare profondamente i meccanismi socio-economici in

modo irreparabile.

Pianificazione

La necessità di una pianificazione del costruito (e del non-co-

struito!) si rende ovunque una necessità immediata: arrestare

la cementificazione incalzante figlia di speculazioni e di leggi

di mercato sempre più aggressive e spesso distruttive a favore

invece di una riqualificazione e un recupero dei centri abitati

— che siano storici o periferici — una riqualificazione non solo

architettonica, ma soprattutto urbanistica, che innalzi la qua-

lità di servizi e infrastrutture pubbliche, e con esse la qualità

della vita. Questo per salvaguardare i polmoni verdi del nostro

territorio, per evitare oneri di urbanizzazione in zone dove non

sono presenti infrastrutture e invece recuperare a costi minori

quelle già presenti sul territorio, per evitare mostri ecologici e

speculazioni edilizie feroci.

Una curata pianificazione inoltre permette di qualificare con

attenzione quelli che sono degli aspetti fondamentali giocati

dalla zona periurbana: essa svolge infatti il ruolo di biglietto

da visita della città, annunciando con le sue qualità — positive

o negative che siano — quale sarà l’aspetto della zona urbana,

svolge (o potrebbe svolgere) un ruolo chiave nello smistamento

dei flussi di comunicazione e nell’ubicazione di servizi e infra-

strutture, per decongestionare i centri sempre meno vivibili

e percorribili, nonché svolge un importante ruolo di polmone

verde e filtro per mitigare gli effetti devastanti dell’inquinamen-

to.

È necessario eseguire uno studio sul reale bisogno a breve,

ma soprattutto a lungo termine della zona per quanto riguar-

da spazi residenziali, servizi e infrastrutture, tenendo bene in

mente il concetto di reversibilità e flessibilità degli interventi;

agire con un accurato senso estetico a livello architettonico — e

di riflesso, urbano; programmare una rete di servizi e infra-

strutture non solo serve delle necessità del centro urbano, ma

anche di quella che sarà in futuro l’urbanizzazione delle zone

periurbane, e ovviamente i bisogni di queste zone nel presente;

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rispettare qualità ambientali, ecologiche e di vita che non siano

standard minimi, ma che siano base di quello che un futuro

sarà un centro densamente abitato, prevedendo la necessità

quindi di luoghi di ritrovo e svago, passeggiate (“promenades”),

scorci caratteristici e pittoreschi, dinamicità e varietà, senso di

familiarità e di protezione; evitare di creare contesti “ghettiz-

zanti” dove ci sia una stagnazione di flussi e di fruitori, contesti

formati da un pool di classi identiche tra di loro; infine, rispet-

tare degli standard ambientali, ma questa volta dal punto di

vista della eco-compatibilità e dell’impatto sul verde e la natura

circostanti all’abitato.

Da questi parametri giunge spontanea la delineazione delle

strategie di una pianificazione efficiente, che prevede una re-

versibilità e flessibilità degli interventi, mirata quindi a dare la

possibilità con sforzi economici e periodi temporali ristretti di

adattare l’ambiente alle esigenze sempre nuove degli abitanti:

vivere lo zeitgeist non dovrà solo avvenire attraverso beni mo-

bili, restando imbrigliato dalla permanenza delle infrastrutture,

ma queste invece dovranno riuscire ad andare di pari passo con

desideri e necessità di una società sempre più veloce. Partendo

da questa premessa il salto è verso un sistema di infrastrutture

di comunicazione efficiente immediato, promuovendo sposta-

menti sempre più efficaci, economici, ecologici e possibilmente

non estranianti dalla vita cittadina; di pari passo sarà necessa-

rio prevedere e realizzare da subito piste ciclo-pedonali a copri-

re in modo capillare e esteso il territorio, così come necessarie

sono le zone a verde estese e omogeneamente distribuite. An-

cora su questo indirizzo, promuovere zone con impianti sportivi

efficienti e diversificati per dare più opportunità di “sosta” e

“ricarica” ai cittadini.

Conclusione

Un vecchio detto americano dice, “You can’t have your cake

and eat it too.” ovvero: “Non puoi sia avere la torta, sia man-

giarla”. O per dirla ancora una volta con le parole di Mitchell:

«So it would seem in the land of the manicured lawn and the picture

window, the treeless cul-de-sac, the sterile shopping center, the blockbu-

ster mall, the corporate campus, the amorphous parking lot, the clogged

highway that inevitably fails to serve its desired function as soon as it is

built.» Non puoi avere un prato incontaminato, una foresta rigogliosa

e un lago solitario, e contemporaneamente una casa con un

44 /Conclusioni ampio giardino, un parco attrezzato e gli ombrelloni ed il bar

sulla spiaggia. La continua ricerca di

Dettagli
A.A. 2013-2014
50 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher archingegneridipisa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Cecchetti Raffaello.