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CULTURA
Il concetto moderno di cultura può essere inteso come quel bagaglio di conoscenze
acquisite ritenute
fondamentali e che vengono trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia il
termine cultura nella lingua italiana denota due significati principali sostanzialmente
diversi: Una concezione umanistica o classica presenta la cultura come la formazione
individuale, un'attività che consente di "coltivare" l'animo umano; in tale accezione
essa assume una valenza quantitativa, per la quale una persona può essere più o
meno colta.
Una concezione antropologica o moderna presenta la cultura come il variegato
insieme dei costumi, delle
credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse
popolazioni o società del mondo.
Concerne sia l'individuo sia le collettività di cui egli fa parte. In questo senso il
concetto è ovviamente
declinabile al plurale, presupponendo l'esistenza di diverse culture, e tipicamente
viene supposta l'esistenza di una cultura per ogni gruppo etnico o raggruppamento
sociale significativo, e l'appartenenza a tali gruppi sociali è strettamente connessa alla
condivisione di un'identità culturale.
Una concezione di senso comune, ma anche epistemologica vede la cultura in luogo
non esclusivo ma tipico, l'insieme delle conoscenze o dei "saperi" sulle scienze, sulle
arti, e sulle tradizioni, nonché sugli avvenimenti storici, ma anche sui fenomeni
sociologici e orientamenti filosofici delle diverse popolazioni o società a livello
planetario. Concerne sia l'individuo che la collettività cui egli appartiene. Il termine è
applicabile a livello universale e multietnico, suol dirsi che vi sono molteplici culture, e
normalmente si
ritiene egualmente "importante" la cultura di ogni gruppo etnico o raggruppamento
sociale significativo.
Far parte di tali etnie sociali o aree geografiche presuppone la relativa connotazione e
quindi "l' identità
culturale".
CLASSE SOCIALE
Classe sociale è la strutturazione gerarchica di uno strato della popolazione in un
sufficientemente omogeneo raggruppamento, sia economico che culturale.
Una nota definizione di classe sociale è quella marxiana, intendente per classe un
insieme di individui che hanno lo stesso rapporto con i mezzi di produzione. Nella
successiva e attuale tradizione marxista, al concetto di classe si legano la coscienza di
classe e la lotta di classe.
CLASSE
Il concetto di classe si trova in mezzo a quello di categoria e a quello di Gruppo.
All’interno della classe c’è una situazione comune di interessi che lega tra loro i suoi
componenti, canalizzando i loro comportamenti. La classe è qualcosa di più che
un’astrazione costruita dal sociologo come la categoria, infatti, le persone condividono
degli interessi e perciò sono in contatto fra loro, cosa che non accade nelle categorie,
però non è neanche un gruppo da momento che non c’è un fine
comune, non c’è organizzazione e i rapporti di interazione tra i membri sono
istituzionalizzati. La classe quindi è una condizione, come lo strato ma a differenza di
questo la classe è un elemento dinamico, che ha in se il mutamento sociale, mentre lo
strato è statico in quanto legato alla struttura del sistema sociale. Tra i membri di una
classe c’è armonia, uguaglianza ed empatia.
4. GRUPPO
Il gruppo è un insieme riconoscibile, strutturato e persistente di persone che
rappresentano reciprocamente ruoli sociali determinati secondo norme, interessi e
valori comuni, tendendo a conseguire un solo fine.
Esistono relazioni definite e reciproche tra i membri
E’ una unità sociale riconoscibile sia dall’interno che dall’esterno
Ha una struttura e ognuno ha un ruolo
E’ regolato da norme di comportamento proprie
Ci sono bisogni e valori comuni che si traducono in un fine
Continuità nel tempo
È possibile entrare in un gruppo per nascita, per caso, per adesione, per chiamata
dall’interno del gruppo. Il
singolo rispetto al gruppo può assumere diverse posizioni:
3 interne: emarginazione
partecipazione
leader ship
3 esterne: indifferenza
straniero
estraneo
LE ISTITUZIONI
L'istituzione è una configurazione organizzata di relazioni sociali giuridicamente e
storicamente orientata, il cui fine è di garantire la conservazione e l'attuazione di
norme o attività sociali e giuridiche -stabilite tra
l'individuo e la società o tra l'individuo e lo Stato- sottratte all'arbitrio individuale e
all'arbitrio del potere in
generale.
STATUS
Lo status identifica la posizione di un individuo nei confronti di altri soggetti
nell'ambito di una comunità
organizzata. Le norme sociali di attribuzione dello status dipendono dal gruppo sociale
e possono essere molto variegate: possesso di beni materiali (auto, vestiti, accessori,
denaro, ecc) posizione lavorativa, cultura, posizioni di potere, ecc. Queste
disuguaglianze generano quella che viene chiamata la
stratificazione sociale.
Lo status si differenzia dal potere in quanto quest'ultimo consiste nel costringere le
persone a fare ciò che non vogliono; quando ad un individuo, invece, viene tributato
un particolare rispetto si parla di attribuzione di prestigio o di status.
Si parla di status ascritto quando questo è assegnato in base alle proprie
caratteristiche naturali, quali l'età, il sesso, la salute fisica, il genere.
Uno status acquisito invece è una condizione che si acquisisce e modifica nel corso
della vita attraverso capacità e volontà personali, ad esempio una persona è un
"medico" in quanto laureato in medicina.
FATTO SOCIALE
Nella teoria di Emile Durkheim i fatti sociali costituiscono l'oggetto della ricerca
sociologica. È considerato fatto sociale «qualsiasi maniera di fare, fissata o meno,
suscettibile di esercitare sull’individuo una costrizione esteriore; o anche (un modo di
fare) che è generale nell’estensione di una data società pur
possedendo una esistenza propria, indipendente dalle sue manifestazioni individuali»
(Le Regole del Metodo Sociologico,1895)
In altre parole: "I fatti sociali consistono in modi di agire, di pensare e di sentire esterni
all'individuo, eppure
dotati di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono su di lui"
Ad esempio nel più importante studio del sociologo francese, sul suicidio, costituisce
un fatto sociale l'influenza della religione sulle probabilità di suicidio: esaminando le
statistiche sui casi nelle forze dell'ordine in diversi distretti Durkheim affermò che le
comunità cattoliche hanno un tasso di
suicidi minore di quelle protestanti.
Il nipote di Durkheim Marcel Mauss, importante sociologo ed antropologo, etichettò
fatti sociali totali i fatti sociali che influenzano ogni aspetto della società, come la
cerimonia Kula dei Trobriandesi.
Le origini della Sociologia
Come la maggior parte delle altre scienze, anche la sociologia è nata storicamente
dalla filosofia. Gli
antesignani della sociologia furono quei filosofi che, attraverso il dibattito sul contratto
sociale, posero al centro della loro attenzione il problema della società: soprattutto
Rousseau e Montesquieu.
La sociologia nasce come scienza quando Comte, verso la metà del diciannovesimo
secolo, la questione
filosofica del contratto sociale viene soppiantata nell'interesse degli studiosi da quella
empirica dell'ordine e dell'ordinamento sociale. La nascita della sociologia in quel
particolare momento storico ha un motivo ben preciso: L'insieme della rivoluzione
industriale e della rivoluzione francese aveva prodotto un cambiamento della società
di proporzioni mai viste. Il vecchio ordine sociale che aveva regnato in Europa per
secoli era improvvisamente crollato ed era divenuto necessario e urgente
comprendere quale tipo di società stava prendendo il posto di quella tradizionale. Alla
visione ottimistica dei positivisti (Comte e Spencer), basata su una fiducia totale nel
progresso, si opponeva la visione critica di Marx, consapevole degli aspetti
contraddittori della nuova società industriale.
I "classici" della sociologia sono quegli studiosi a cavallo tra i secoli XIX e XX che
diedero alla nuova scienza una struttura stabile, un apparato concettuale comune, una
riflessione metodologica specifica, un campo di ricerca definito e dei confini chiari
rispetto alle altre discipline. I più importanti tra loro, Weber e Durkheim,
sono anche tra i principali esponenti rispettivamente del paradigma dell'azione e del
paradigma della
struttura.
Nel XX secolo la sociologia assunse i suoi risultati più importanti negli Stati Uniti
D'America. Caratteristico della sociologia americana è sempre stato un atteggiamento
meno teorico e più pragmatico di quello della sociologia europea. Ne sono un esempio
le molte ricerche empiriche della scuola di Chicago, con cui vennero messi a punto gli
strumenti di ricerca che ancora oggi usiamo.
Negli anni cinquanta del Novecento la sociologia fu dominata dallo
stutturalfunzionalismo di Talcott Parsons, la prima teoria sociologica che interpreta la
società industriale come un sistema ben funzionante in cui i problemi sociali tendono
progressivamente a trovare una soluzione.
A partire dagli anni sessanta si assiste a un forte rinnovamento del modo di fare
sociologia, consistente nel diffondersi delle teorie "micro". Esse non studiano più il
rapporto tra l'individuo e la società nel suo complesso, ma le interazioni tra individuo e
individuo nei piccoli gruppi in situazioni particolare.
Negli ultimi decenni si è assistito a una rinascita della sociologia europea, in
particolare di quella inglese, francese e tedesca.
CENNI STORICI
Il termine fu coniato da Auguste Comte, che sperava di unificare tutti gli studi
sull'uomo, includendo storia, psicologia ed economia. Il suo schema sociologico era
tipico del XVIII secolo: egli credeva che l'esistenza umana passasse sempre attraverso
le stesse distinte tappe storiche e che, comprendendone la progressione, si potessero
individuare i rimedi per i problemi della società.
Tuttavia, la sociologia ha le sue origini nella filosofia politica e sociale di Platone e
Aristotele, fino a Hobbes,
Machiavelli, Rousseau, Hegel, Tocqueville ed Emerson.
L'Illuminismo può essere considerato il periodo storico di partenza per lo sviluppo delle
discipline fondanti sulla "