Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
2. L’ANALISI DELL’INDICALITÀ NEGLI SCRITTI DI GARFINKEL E SACKS.
Il concetto di indicalità nell’etnometodologia non rappresenta qualcosa di distinto e a sé stante nell’ambito del
discorso etnometodologico, ma semplicemente un altro modo che garfinkel usa per parlare del tema dell’ordine
sociae, oggetto principale di tutto il suo pensiero.
L’indicalità è decisiva nello sviluppo sia della neoetnometodologia che dell’analisi della conversazione, perché porta
all’elaborazione di una serie di temi e di programmi di ricerca che determinano lo statu attuale di questi due approcci,
ma allo stesso tempo le loro profonde differenze.
Anche il concetto di indicalità non ha avuto una trattazione sistematica nei suoi scritti, poiché egli era convinto che
ogni metodo o termine usato per lo studio di un particolare fenomeno dovesse essere usato “esclusivamente” per quel
fenomeno.
L’idea sottesa a questo termine rappresenta il punto centrale dell’intero pensiero di Garfinkl e, di conseguenza,
dell’etnometodologia dalle sue origini sino ad oggi.
1.Significati e usi del concetto di indicalità.
Per espressioni, enunciati o azioni indicali si intendono tutte quelle espressioni, enunciati e azioni che devono essere
riferiti necessariamente al proprio contesto di appartenenza per poterne comprendere il significato.
Ad es: pronuncio una frase del tipo “io voglio che tu prenda questo”, porgendo il libro ad un amico.
Le forme “io”, “tu”, “questo” sono tutte indicali perché per poter essere comprese devono essere interpretate in
relazione alla situazione o contesto in cui vengono pronunciate.
Lo stesso enunciato in un’altra situazione potrebbe indicare un parlante , un ascoltatore e un oggetto differenti.
1.1.L’indicalità nella logica e nella linguistica
È opportuno per ora soffermarsi sull’uso e sui significati attribuiti all’indicalità nella logica e nella linguistica, anche
per comprendere come esse hanno affrontato questo concetto in maniera differente dall’etnometodologia.
I logici e i linguisti si sono occupati speso di indicalità utilizzando per lo più il termine “deissi”(dal greco “mostrare”,
“indicare”). Con esso si intendono tutti i pronomi personali (io, tu, egli, ecc.), gli aggettivi possessivi(mio, tuo, suo,
…). I pronomi dimostrativi(questo, quello,..), gli avverbi e tutte quelle parole che possono essere considerate come
“sensibili al contesto”, ovvero il cui riferimento e contenuto dipende dal significato linguistico e da fattori contestuali
quali il tempo, il luogo e le intenzioni di chi le pronuncia.
Alcuni teorici affermano che un p’tutte le parole, in realtà hanno una dimensione variabile nascosta che fa sì che esse
possano sempre essere legate al contesto in cui vengono pronunciate.
Ciò che è importante sottolineare in questa sede è il fatto che la letteratura si è soffermata sullo studio degli indicali
soprattutto per evidenziare la distinzione tra il “significato linguistico” di parole, espressioni e enunciati e il loro
“contenuto”.
Es:supponiamo di avere 2 soggetti Mario e Chiara che pronunciano la medesima frase “io sono una donna”.
Il significato linguistico di qsta affermazione sarà lo stesso sia se pronunciata da Mari che da Chiara, ma non potremo
dire la stessa cosa riguardo al contenuto che essa esprimerà a seconda di chi la pronuncia.
Se il soggetto a cui viene attribuito il pronome i è Mario, possiamo dire che questo dirà qualcosa di falso.
Se a pronunciare la frase è invece Chiara , certamente dirà qualcosa che è vero.
Quindi l’enunciato “io sono una donna” è indicale nel senso che è necessario ricondurlo al contesto in cui viene
pronunciato per stabilirne il differente “contenuto” o “valore di verità”.
Questi aspetti relativi alla distinzione tra termini indicali e non indicali e tra significato linguistico e contenuto delle
espressioni indicali rappresentano la principale differenza tra la concezione di indicalità utilizzata nella logica e nella
linguistica e quella sviluppata invece da Garfinkel e dall’etnometodologia.
1.2.Il significato dell’aggettivo “indexical” secondo Bar-Hillel.
Garfinkel e Sacks riprendono da Bar-Hillel il termine indexical, senza rendersi conto che quest’ultimo vi attribuisce u
significato diverso rispetto a quello inteso da loro.
Per Bar-Hillel un enunciato è indicale quando si deve ricorrere al contesto in cui è usato per stabilirne il suo “valore di
verità”.
Garfinkel e Sacks sottolineano l’importanza del contesto solo per stabilire il “significato” di ogni enunciato, a
prescindere dal suo valore di verità.
Bar-Hillel estende il suo discorso anche ad altri elementi linguistici apparentemente non indicali.
Per es.ogni parola che appartiene ad una particolare lingua se è pronunciata in un contesto linguistico differente può
generare incomprensione, a causa della sua indicalità.
Es: quando si sente pronunciare un suono che sembra assomigliare al temine inglese “nine”, si potrebbe pensare in
qualche occasione che tale suono non si riferisca alla pronuncia del numero “nove”in inglese, ma alla pronuncia della
negazione “no” nella lingua tedesca.
Da ciò Bar-Hillel deduce che “in questo senso, nessuna espressione linguistica è completamente indipendente dal
contesto pragmatico”.
Per gli etnometodologi tutto il linguaggio è indicale, in quanto il suo significato dipende dalle particolari situazioni
d’uso ed è continuamente negoziato e rinegoziato dagli attori sulla base di “ciò che ognuno sa”.
Per Garfinkel, quindi, e in questo si distingue dai logici, ma anche da quanto afferma Bar-Hillel, ogni enunciato è
indicale, anche un “enunciato eterno” come “il ghiaccio galleggia sul’acqua”, in quanto esso richiede ancora la
specificazione di un qualche contesto affinché sia pienamente intelligibile per chi lo senta pronunciare.
Ogni enunciato può essere vero o falso, ma questo non importa a Garfinkel, poiché anche se fosse vero non è detto che
il suo significato sarebbe chiaro: un’affermazione come “il ghiaccio galleggia sull’acqua” potrebbe essere stata
pronunciata durante una lezione di fisica, o al bar da qualcuno che sta bevendo una bibita con del ghiaccio, o come
risultato di un esperimento in laboratorio.
Quello che è certo è che chiunque legga, o senta pronunciare affermazioni di questo tipo per poterne capire il senso
deve necessariamente conoscere il contesto in cui sono state prodotte.
Ciò che interessa a Garfinkel, dunque, è poter studiare quelle pratiche attraverso le quali i membri amministrano e
comprendono il significato dei continui, infiniti e onnipresenti “particolari” indicali in modo “essenzialmente” non
problematico e dato per scontato.
2.L’”irrimediabile” e “inevitabile” indicalità.
Nonostante il diverso interesse per l’indicalità, un’ampia parte dei due saggi di Garfinkel su questo tema è dedicata a
mettere in evidenza e a criticare i tentativi da parte dei logici e sociologi di porre rimedio all’indicalità degli enunciati
scientifici.
Le caratteristiche delle espressioni indicali, per Garfinkel, spingono ad una moltitudine di studi metodologici volti a
cercare un rimedio.
Tuttavia, nelle scienze sociali la promessa distinzione o sostituibilità tra espressioni indicali e obiettive rimane
enunciata solo a livello programmatico e al momento ne costituisce il suo “compito infinito” e questo perché le
proprietà indicali sono destinate a rimanere “ostinatamente inevitabili e irrimediabili.
Garfinkel parla poi anche di un’altra caratteristica del ragionamento sociologico pratico, che si verifica tutte le volte in
cui si cerca di applicare delle regole e di produrre “descrizioni letterali”(insieme di concetti usati nelle spiegazioni e
descrizioni sociologiche che dovrebbero conformarsi ai criteri propri dell’indagine scientifica, cioè precisione, non
ambiguità, obiettività, coerenza, determinatezza, adeguatezza, ecc. questo comporta che le descrizioni letterali dei
fenomeni studiati abbiano significati indipendenti dalle circostanze e occasioni che li producono) che derivano dallo
studio di un fenomeno: le cosiddette “pratiche ad hoc”.
Nel I capitolo si è discusso del concetto di regole o norme che guidano l’agire quotidiano e di come per Garfinkel esse
non riescano ad essere esaustive di tutte le condizioni che il soggetto si trova a dover affrontare nella propria vita.
Qui viene ripresa ed approfondita qsta concezione, applicandola però all’indicalità insita nell’uso di leggi o
generalizzazioni nelle scienze sociali.
Le condizioni che delimitano l’area di applicazione di una legge sono spesso articolate in modo incompleto e non
esaustivo. Pertanto, nel momento in cui subentra un’apparente violazione, questa viene giustificata “ad hoc”,
considerandola come una condizione che non era ancora stata contemplata, oppure si ritiene falsificata la legge stessa
e, al suo posto, se ne formula un’altra che includa l’eccezione riscontrata nella precedente.
(Le pratiche ad hoc vengono associate ad un’azione altrimenti proibita da una norma, è considerata corretta una volta
che sia stata eseguita).
Normalmente i codificatori di procedure o gli scienziati non amano le pratiche ad hoc e il loro lavoro consiste spesso
nel cercare di ridurre al minimo, o addirittura di eliminare, estendendo il più possibile le condizioni di validità e
applicazione delle regole, tutte quelle occasioni in cui potrebbero essere usati tali meccanismi.
Per Garfinkel, invece, i tentativi di eliminare del tutto le pratiche ad hoc sono senza fine e senza rimedio, poiché ogni
regola, per quanto dettagliata possa essere, non riuscirà mai ad eliminare l’indicalità intrinseca relativa al contesto in
cui viene applicata.
(Garfinkel non è l’unico ad aver sottolineato l’incompletezza delle regole metodologiche e l’utilizzo di pratiche ad
hoc per adattarle ai molteplici e imprevedibili casi che si presentano nel lavoro dei ricercatori)
Inoltre dato che le regole non riescono a coprire tutti gli infiniti casi e situazioni che i membri di una società, così
come gli scienziati sociali, incontrano quotidianamente, si può dire che le pratiche ad hoc forniscono un aiuto
necessario e giustificando i qualche modo l’introduzione di un comportamento non previsto da