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CULTURA E SIGNIFICATO NELLA TEORIA DEL RIFLESSO
Se la cultura è fatta di significati e se i significati sono sociali allora che tipo di relazioni esistono tra il mondo
sociale e i modelli o gli oggetti culturali? Da dove provengono e quale differenza fanno i significati?
Due delle più importanti risposte sociologiche a queste domande sono fornite dal funzionalismo e dal
marxismo e possono essere considerate come versioni della stessa teoria del riflesso, in cui la cultura è
concepita come un fedele riflesso della vita sociale. La terza risposta, data da Weber, sottolinea il fatto che la
vita sociale che riflette la cultura.
La cultura come specchio
L’idea di fondo della cultura come riflesso è che la cultura è lo specchio della realtà sociale. Il significato di
un particolare oggetto culturale quindi sta nelle strutture sociali e nei modelli sociali che esso riflette. Ne
consegue che bisogna cercare corrispondenze dirette, biunivoche tra cultura e società.
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Il modello del riflesso è raccomandabile sotto molti aspetti, compreso il suoi rifarsi al senso comune.
Tradizionalmente la sociologia ha preferito la visione secondo cui la cultura riflette il mondo sociale e
ammette il secondo modo (la società riflette la cultura) solo come considerazione secondaria.
Il modello del riflesso acquista credibilità dal fatto che i creatori di cultura spesso descrivono ciò che fanno
prendendo spunto dalle osservazioni di senso comune sul modo in cui il mondo funziona.
L’origine greca della teoria del riflesso
Le teorie della cultura come riflesso risalgono a Platone. Secondo la teoria platonica delle forme al di ogni
apparenza si trova un’idea o una forma. La realtà è una forma preesistente; l’oggetto materiale riflette un
oggetto ideale, ma lo fa in modo imperfetto. Gli esseri umani confondono apparenza e realtà. Anche le
apparenze derivano da qualcosa e Platone suggerisce che esse derivano dal riflesso. Egli si domanda in che
modo qualcuno (un creatore di cultura) potrebbe fare tutte le cose dell’universo, tutta la n atura, i cieli e i
beni. Platone concepisce tre tipi di creatori: 1) Dio che produce nella forma ideale, 2) l’artigiano che produce
materialmente 3) l’artista che fa una riproduzione dell’oggetto materiale.
L’arte è una copia imperfetta di una copia imperfetta e si basa su una comprensione irrazionale e mediocre di
ciò che è l’oggetto. L’arte è distante dalla verità: l’artista può imitare così tante cose solo perché ha una
conoscenza superficiale di esse. Nella concezione di Platone la vita umana è un pellegrinaggio dall’apparenza
alla realtà. L’arte rappresenta un ostacolo in questo viaggio perché seduce la gente conducendola ad un falso
o rozzo sapere, attraverso cui gli uomini pensano che ciò che vedono sia reale.
La teoria platonica delle forme ha tre componenti: la forma, l’apparenza e l’arte. Esse, tradotte nella nostra
terminologia, sono l’idea, la concretizzazione materiale dell’idea e l’espressione simbolica o culturale che
formano così un diamante doppio. Ma la conseguenza di questa struttura a tre parti era per Platone una
svalutazione del terzo termine in quanto due volte lontano dalla realtà.
Aristotele riuscì a trovare un modo per difendere l’arte e la cultura ridifinendo il termine medio. Egli
sosteneva che l’arte non imita il regno delle idee, me le verità universali circa l’esistenza umana.
La teoria del riflesso nelle sue origini platoniche presuppone che la cultura sia meno che reale, meno
fondamentale di ciò che essa riflette e questa implicazione è giunta sino alla disciplina sociologica. Lo stesso
è accaduto con le distorsioni in senso più positivo della teoria operate da Aristotele – secondo cui la cultura è
qualcosa di più profondo del mondo sociale e può rappresentare gli universali umani.
Il funzionalismo e il marxismo impiegano entrambe il modello del riflesso e contemplano l’assunto di piena
adeguatezza tra cultura e società, il quale proviene dall’idea che se una entità ne “riflette” un’altra, allora essa
deve essere molto simile a quest’ultima.
CULTURA E SIGNIFICATO NELLA SOCIOLOGIA MARXIANA
Marx e Engels erano interessati al dibattito filosofico tra idealismo e materialismo.
“Dalla terra al cielo”: l’approccio materialista alla cultura
Idealismo si basa sull’idea che la cultura può essere meglio compresa come la materializzazione di idee, di
spirito, bellezza e verità universale. In quanto tale essa è separata e autonoma dall’esistenza materiale o
terrena. Gli idealisti tedeschi pensavano che lo spirito, l’idea, la categoria intellettuale fosse antecedente alla
realtà empirica sensitiva (v. Kant e Hegel).
Se l’idealismo dà precedenza all’ideale rispetto al materiale, il materialismo inverte la relazione. Secondo
Marx la religione, i valori, l’arte, le idee, le leggi e la cultura in generale sono i prodotti della realtà m ateriale e
che dovremmo analizzarli in quanto tali. I materialisti partono dall’assunto che la direzione della causalità è
dalla terra al cielo e non il contrario. La ricerca culturale dovrebbe muoversi nella stessa direzione.
Il materialismo storico
Convertito al materialismo grazie a Feuerbach, Marx lo criticò in quanto, secondo lui, non vedeva le radici
sociali e storiche del mondo materiale. Questo riconoscimento condusse Marx ad elaborare il materialismo
storico, secondo cui il punto di partenza di ogni analisi restavano sempre gli uomini che lavorano per
sostenersi attraverso la produzione e la riproduzione.
Non solo le cose materiali ma anche la coscienza sono prodotti sociali sosteneva Marx e lo stesso può dirsi di
tutto ciò che chiamiamo cultura. La cultura, il governo, la religione, la politica e le leggi erano tutte
“sovrastrutture” poste su una base fatta di forze materiali di produzione e delle loro fondamenta
economiche. Mutamenti nella base portano dunque a cambiamenti nella sovrastruttura.
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Marx sosteneva che si doveva fare una distinzione tra la trasformazione materiale delle condizioni
economiche di produzione e le “forme legali, politiche, religiose, estetiche o filosofiche (insomma ideologiche)
attraverso cui gli uomini diventano coscienti di questo conflitto e si battono”. In altre parole non si deve
giudicare un periodo di trasformazione per la sua coscienza, a partire da ciò che la gente vive in quel periodo
pensa e crede, ma si deve spiegare la coscienza del periodo con le contraddizioni della sua vita materiale.
L’analista critico dovrebbe cercare quindi le origini sociali dei valori o dello spirito dell’epoca.
In questa ricerca gli interessi e gli antagonismi di classe sono i fattori chiave. Le idee dominanti di una società
sono le idee della sua classe dominante e servono per proteggere gli interessi e legittimare la loro posizione
di essa. Marx intendeva dire che la cultura (le idee, i valori, le arti, le leggi, la religione, la cultura popolare) è
inevitabilmente determinata dalla vita materiale di una società e dai connessi antagonismi di classe.
La teoria marxiana ipotizza la natura dei legami tra società e cultura, la direzione causale e i principi della
relazione tra i due termini. Essa semplifica le connessioni indicate dal diamante culturale, ma fornisce una
giustificazione teorica sostanziosa di questa semplificazione.
Linee di ricerca della tradizione marxista
La ricerca marxista comprende sempre una critica sociale e implicitamente o esplicitamente difende il
mutamento. Poiché gli oggetti culturali aumentano ed ostacolano la comprensione delle relazioni sociali, essi
possono facilitare il movimento storico verso la rivoluzione socialista.
La scuola di Francoforte (Marcuse, Adorno, Horkheimer) aveva lo scopo di riesaminare la teoria marxista,
cercando di conciliarla con il mondo contemporaneo. I suoi membri avanzarono una nuova teoria critica, che
organizzava l’analisi culturale empirica in funzione dell’obiettivo di una riforma sociale. Quindi fecero molta
ricerca sull’autorità e sulla cultura di massa, entrambe correlate alla crescente impotenza della gente nella
società moderna. Essi criticavano i prodotti culturali di massa per essere diventati semplici merci, che
scoraggiavano la protesta sociale riconciliando i consumatori con la loro esistenza. A causa di ciò coniarono
l’espressione industria culturale, sottolineando così la natura antidemocratica della cultura popolare.
Durante il secolo, quando la piccola industria venne sostituita dalle grandi corporation, ci fu uno
spostamento dai valori della produzione a quelli del consumo.
CULTURA E SIGNIFICATO NELLA SOCIOLOGIA FUNZIONALISTA
Il funzionalismo a metà secolo era straordinariamente influente e conservava il modello riflessivo della
cultura offrendo al contempo un organico resoconto delle relazioni sociali umane. Esso concepiva la vita
sociale dell’uomo come una tendenza sistemica all’armonia.
Si può formulare in termini specifici ad una determinata società il suggerimento aristotelico che la cultura dà
informazioni sul tipo di cose che accadono agli esseri umani. In questo modo la teoria del riflesso diventa un
modello attraente per comprendere sociologicamente la cultura:
1) l’idea che la cultura riflette la società o la struttura sociale fornisce un modello della connessione tra
cultura e società e suggerisce la direzione principale della relazione di influenza
2) questo modello fa si che si utilizzi la cultura come testimonianza sociale
L’essenza del funzionalismo è che le società umane, per conservarsi, esprimono bisogni concreti e le
istituzioni sociali sorgono per soddisfare questi bisogni. Una società sana esiste in uno stato di equilibrio o di
bilanciamento in cui le istituzioni sono adattate una all’altra e operano in un sistema di mutua
interdipendenza per soddisfare i bisogni della società. Quindi ogni livello sociale (cultura, politica, economia,
ordine sociale) fornisce input e riceve output da ogni altro livello. Ogni livello è adattato a, o riflette, ogni
altro livello. Così la cultura riflette la società proprio come la società riflette la cultura.
Problemi della versione funzionalista della teoria del riflesso:
1) Assume che i creatori e i riceventi siano passivi e senza interessi propri
2) Non dà posto all’influenza indipendente delle organizzazioni di produzione della cultura
Il modello puro dello specchio, in cui la struttura sociale e la cultura si adattano l’una all’altra e soddisfano
reciprocamente i propri bisogni funzionali, sembra un po’dif