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Mises sostiene che l’azione non è mai fine a sé stessa, quanto mezzo per un fine e quindi

possiamo distinguerle buone o cattive in base alle conseguenze.  il valore di un’azione è il

valore del fine per cui essa serve. L’uomo sceglie di ottenere una certa cosa rinunciando

ad altre perché ha deciso che in quelle determinate circostanze il conseguimento di quella

cosa è preferibile al conseguimento di altre.

Già Adam Smith era approdato agli studi economici ritenendo che il mondo economico

fosse dominato dall’egoismo delle azioni umane che spesso si trasformano in risultati utili

alla collettività. Mises afferma che le azioni umane possono essere guardate da un altro

aspetto oltre che quello del buono/cattivo, giusto/ingiusto: bisogna considerare l’azione

sociale come oggetto di una scienza che mira all’accertamento di leggi universali della

condotta umana. Mises chiama la teoria generale dell’azione umana prasseologia, la

quale ha permesso di formulare leggi nel campo della condotta umana e della società. Il

più generale prerequisito dell’azione è rappresentato da uno stato di insoddisfazione da un

lato e dall’altro la possibilità di alleviarlo o rimuoverlo tramite l’azione. Il passare del tempo

è una condizione di qualsiasi azione.

Mises fa una distinzione tra azione economica (suscettibile di calcolo in termini

matematici) e azione non economica (l’azione ha senso solo se si parte dall’individuo).

L’azione umana è un comportamento volontario, impiego di mezzi per il raggiungimenti di

fini, manifestazione essenziale della vita umana, la risposta dell’io agli stimoli e alle

condizioni dell’ambiente  Homo Sapiens e Homo Agens che agisce sempre

razionalmente perché soddisfa qualche desiderio.

Il punto di partenza di Mises è l’azione razionale. L’azione umana è il comportamento

conscio da parte di un essere umano  l’uomo deve agire per colmare i suoi bisogni.

Un ruolo importante è dato dall’esperienza  l’azione umana non è sperimentabile in

laboratorio, poiché si fonda sull’individualismo metodologico, in quanto il carattere di

un’azione è determinato dall’individuo che la compie. Anche il pensiero è sempre

manifestazione individuale.

Le azioni degli individui costituiscono la collettività che si sostanzia delle azioni concrete

che un uomo ha compiuto in una data e in un luogo definito, e il contenuto dell’azione è

determinato dalle qualità personali dell’individuo riguardo l’eredità e l’ambiente.

La prasseologia, nel tentativo di comprendere il significato e la rilevanza dell’azione

umana applica due differenti procedimenti: la comprensione e la concezione.

Il risultato cercato da un’azione è detto fine  ricerca di sollievo da un disagio sentito.

L’uomo, agendo, sceglie fra varie opportunità secondo una scala di desideri e valori. Il

valore non è nelle cose, ma in noi  ciò che ci soddisfa di meno è abbandonato per

qualcosa che ci soddisfa di più. In economia il prezzo pagato è ciò che è stato

abbandonato per il fine, e il costo è il valore del prezzo pagato. La differenza tra valore e

prezzo pagato è detto profitto. Sociologicamente il profitto è puramente soggettivo  in

ambito psicologico la felicità non si può misurare.

Sequenza temporale legata all’azione: Mises riflette sulla distinzione del tempo prima e

dopo l’azione  l’azione fornisce all’uomo la nozione del tempo e lo rende consapevole del

suo fluire.

Mises definisce la società umana come il complesso totale delle mutue relazioni create

dall’azione concordata  il tratto caratteristico della società umana è la cooperazione

deliberata per cui la società è il risultato dell’azione umana. La società è il grande mezzo

per il raggiungimento dei fini dell’individuo: ogni partecipante vede nel’altro un mezzo per

raggiungere il proprio successo e una volta rimosso parzialmente un disagio, emergono

nuovi bisogni.

L’uomo si differenzia dagli altri esseri viventi per il suo lottare deliberatamente contro le

forze contrarie alla sua vita.  l’uomo agisce per soddisfare i suoi bisogni.

La logica dei sentimenti in Vilfredo Pareto

Verso la fine del 1800 si può iniziare a parlare della sociologia di sentimenti. Pareto

ipotizzava che i sentimenti fossero una sorta di motore per le azioni non logiche e che le

direzioni dell’agire umano dipendessero proprio dai sentimenti. Il sentimento entra

ufficialmente nella riflessione umana con Kant, ma anche il romanticismo e il positivismo lo

esaltano.

In Pareto l’uomo deve agire per meglio conformarsi al processo naturale

dell’evoluzionismo sociale  le libertà individuali ne sono la base.

Pareto ne “i sistemi socialisti” vuole dimostrare che nella condotta umana il ragionamento

ha meno importanza del sentimento.

Pareto economista ha come punto centrale della sua riflessione la teoria dell’equilibrio 

studia l’equilibrio sociale e i fattori che lo determinano, gli istinti e i sentimenti.

Pareto affronta anche il tema del contrasto fra ragione e sentimento nelle ricerche sociali,

parallelamente allo svilupparsi delle teorie di Freud e di psichiatri sull’individuo. La teoria

paretiana, a differenza della teoria psicanalitica, non si spinge fino alla ricerca di come si

generano i residui non esamina il subconscio e l’inconscio, ma le manifestazioni esterne.

Anche Bergson ritiene la scienza e la ragione inadeguate a spiegare la dimensione della

realtà che include la vita dell’uomo.

Pareto ricerca la natura dei sentimenti, la loro esistenza oggettiva, stabilire se dipendono

o meno dall’intelligenza umana, accertarsi come nascono e si mantengono le relazioni

soggettive. L’irrazionale, le passioni, gli istinti spingono gli uomini ad agire e a trovare

giustificazioni logiche a questo agire.

Dall’osservazione del reale evince che i rapporti tra la sociologia e l’economia sono

numerosi ed interdipendenti  è possibile spiegare in termini economici una grande

quantità di sentimenti, valori, idee. Pareto inoltre affronta alcuni casi particolare dell’opera

dei sentimenti:

• nella sfera politologica: i sentimenti e i residui concorrono alla formazione del

consenso e legittimano l’uso della forza. Nella parte popolare l’aspetto dei sentimenti è

maggiore rispetto agli abbienti: sono saldamente più uniti, hanno maggiore coraggio,

energia, abnegazione per difendere i propri ideali. Sentimenti e interessi sono la parte

più importante dei fenomeni sociali.

• nella sfera religiosa: i sentimenti che operano nell’equilibrio sociale debbono essere

studiati come casi in cui hanno minor parte ragione ed esperienza. Essi sono il frutto di

religione, forme metafisiche assimilate ne comune carattere nel voler raggiungere

l’assoluto. In questo modo si riesce a dare un giudizio sicuri riguardo ai fatti sociali

mediante principi a priori, etici, metafisici e religiosi.

Le azioni logiche sono il risultato di un ragionamento, le azioni non logiche hanno origine

principalmente da un determinato stato psichico. Pareto vuole studiare le forme sociali

attraverso l’esame delle azioni umane, degli stati d’animo e di come li manifestano. È il

primo a fondare sulla psicologia dell’inconscio una concezione positiva della propaganda.

Teoria dei residui: nucleo costante dei fatti umani sono i sentimenti, le indicazioni, gli

impulsi, l’attitudine al ragionamento, all’osservazione, lo stato delle conoscenze. I residui

si manifestano con le derivazioni, e sono spinti da essi verso uno stato d’equilibrio.

Gli uomini si lasciano prendere dai residui (causa del comportamento illogico) e le

derivazioni cercano di dare un aspetto logico alle azioni non logiche, sono la

manifestazione del bisogno di ragionare che prova l’uomo.

Analizzando e comparando i ragionamenti e gli svolgimenti logici aggiunti alle azioni non

logiche, si ritrovano la facciata latente e manifesta. Nel primo caso, rifugge da qualsiasi

spiegazione empirica, frutto dei residui; la seconda invece è osservabile empiricamente,

frutto delle derivazioni.

Pareto nel Trattato ha ipotizzato due tipi di società astratte: una dove operano

esclusivamente i sentimenti (società animale) e un’altra dove operano solamente i

ragionamenti. I due tipi di società fanno riferimento rispettivamente alla civiltà greco-

romana e a quella cristiana occidentale.

Redditieri e speculatori in Vilfredo Pareto

Pareto tenta di ricondurre il fatto economico nel flusso economico sociale. Egli infatti

studia l’economia con lo stesso rigore metodologico della matematica, ma allo stesso

tempo non può prescindere da una considerazione sociologica. Pareto studia i problemi

economici contemporanei (difende il libero scambio contro la politica protezionistica del

governo italiano), pubblicando “Cours d’economie politique”. Nelle sue opere, Pareto

presenta il classico ed astratto Homo oeconomicus, fulcro dell’economia pura  gli

economisti classici sono i creatori di una scienza che studiava non quello che era, ma

quello che doveva essere.

In “Manuale di economia politica” Pareto si occupa dell’intreccio dei risultati dell’economia

con le altre scienze sociali. Pareto concepiva la società come un sistema di tutte le azioni

sociali dell’uomo, la sfera delle azioni economiche costituiva una parte del tutto.

Per azione logica Pareto intendeva quell’azione che stabilisce un mezzo oggettivamente

adeguato al fine e compiuta con adeguatezza e competenza (ragionamento)  azioni

razionali.

Sono azioni non logiche quelle che stabiliscono oggettivamente mezzi non adeguati al

raggiungimento di un fine.

Lo studio delle azioni logiche spetta all’economia, mentre quello delle non logiche alla

sociologia.

Jean Baptise Say introduce le idee di Adam Smith in Francia  la legge dei mercati: ogni

produzione o vendita procura necessariamente sottoforma di salario, profitto o rendita, il

reddito che permette di comprare quella produzione. Al profitto di ogni vendita corrisponde

il reddito, destinato alla domanda dello stesso prodotto. Anche se i redditi non vengono

spesi tutti, il risparmio risultante viene chiesto in prestito come interesse da altri; se il

risparmio non diventa prestito, i prezzi cadono per incoraggiare la domanda.

Leon Walras si rivolge alla matematica per le due teorie sull’equilibrio  uno dei scopritori

del principio di utilità marginale: il valore di un prodotto o di un servizio non

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
12 pagine
14 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Natascia.9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della sicurezza e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Federici Maria Caterina.