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Economia e sistema istituzionale della società

L'economia e il mercato sono stati istituzionalizzati: essi sono frutto di una complessa elaborazione culturale e sociale nel corso di secoli. L'espansione del commercio costituisce uno dei cardini del processo di modernizzazione, ossia il processo economico, politico, sociale e culturale attraverso il quale molti paesi hanno acquisito le loro attuali caratteristiche (l'ampio sviluppo dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione, l'accentuata divisione del lavoro e la crescita delle classi medie, la presenza di un forte apparato statale, la partecipazione di strati sempre più numerosi di popolazione alla vita politica e sociale, ecc.)

La regolazione politica dell'economia

Tutte le comunità organizzate combinano, in varie proporzioni, attività di mercato e intervento governativo. Lo stato, esercitando la sua autorità e destinando le risorse fiscali che preleva, definisce

Le condizioni ai comportamenti di mercato e al suo funzionamento possono essere viste come due poli di un continuum:

  • Il polo dell'economia di mercato può essere definito economia dellaissez-faire (dal francese "lasciate fare"), in base alla quale le attività produttive sono svolte da una molteplicità di imprese private in concorrenza tra loro e le transazioni economiche sono lasciate alle scelte dei singoli, i quali possono perseguire i propri fini leciti senza restrizioni e regolamentazioni di alcun genere; lo stato esercita alcune attività di pubblica utilità e definisce le regole di diritto commerciale, fiscale e del lavoro come condizioni generali per lo svolgersi dell'azione economica.
  • Il polo dell'economia pianificata è caratterizzato da una pianificazione e da una regolamentazione rigidamente centralizzate da parte dello stato.

Esempi di economia pianificata si sono verificati negli Stati Uniti durante la Grande Depressione.

nella Germania nazista, nell'Italia fascista, in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale, ma soprattutto in Cina e nei regimi comunisti dei paesi dell'Est europeo. ASSETTI KEYNESIANI Negli anni '30 si ebbe la Grande Depressione, ovvero la crisi economica mondiale innescata dal crollo della Borsa di Wall Street a New York nell'ottobre del 1929 e protrattasi per tutti gli anni '30. La brusca caduta delle quotazioni azionarie di Wall Street del 1929 provocò una serie di reazioni a catena. Le banche americane cominciarono a esigere la restituzione dei prestiti esteri, mentre sempre più numerosi clienti cominciarono a ritirare i loro depositi, provocando così il collasso di molti istituti di credito. La mancanza di liquidità comportò una drastica riduzione degli investimenti nell'industria e una contrazione della domanda di prodotti industriali e agricoli. Ciò indusse un'ulteriore contrazione del mercato.

Creditizio, tanto che nel 1932 gran parte delle banche degli Stati Uniti erano fallite. In generale l'uscita dalla recessione fu accompagnata da politiche protezionistiche e di intervento dello stato nell'economia. Importanti a tal riguardo furono i cosiddetti assetti keynesiani dell'economista Keynes: egli sosteneva che l'andamento dell'economia dipende dalle differenti politiche governative che vengono attuate in ogni singolo paese. Keynes sosteneva che il sistema economico non tende automaticamente verso una situazione di piena occupazione e, dunque, per combattere la recessione non si può fare affidamento sulle forze di mercato ma sull'intervento dello stato, in grado di ricondurre l'economia al livello di piena occupazione, attraverso la riduzione dell'imposizione fiscale o l'aumento della spesa pubblica (anche se questo provocherà un deficit nel bilancio pubblico per un certo periodo di tempo), ma anche sviluppando sistemi di

sicurezza sociale sostenutipubblicamente (pensioni e sussidi in casi di malattie, invalidità, disoccupazione;sistemi sanitari nazionali; istruzione pubblica).Politiche di questo tipo furono realizzate dalla maggior parte dei paesiindustrializzati, in cui si sono potute distinguere due forme di assettiistituzionali: quella anglosassone (Inghilterra e Stati Uniti) e quella europeacontinentale (Germania, Svezia, Italia).A partire dalla fine degli anni '70 la regolazione di mercato prese il posto diquella keynesiana, anche se la gravità delle recessioni economiche verificatesiin tutto il mondo tra i primi anni '80 e l'inizio di quelli '90, ma anche la crisi diadesso, dimostra la validità di fondo del pensiero di Keynes.

Capitolo 19: IL LAVORO

Lavoro si intende ogni attività diretta a trasformare risorse materiali per produrre beni e servizi necessari alla sussistenza dell'uomo. Si tratta dell'attività economica per

eccellenza.

DIVISIONE DEL LAVORO

Occupazione: lavoro remunerato svolto in un dato momento o periodo da una persona.

Popolazione attiva (o forza lavoro): insieme delle persone che hanno un'occupazione o che ne cercano attivamente una.

Popolazione non attiva: comprende chi non si offre sul mercato (per esempio bambini, ragazzi non ancora in età di lavoro, anziani, studenti, casalinghe, ecc.).

Professione: tipo di attività normalmente svolta per ricavare un reddito, indipendentemente dal fatto di essere occupati o disoccupati.

Professionalità: si riferisce al maggiore o minore contenuto di esperienza, specializzazione, capacità necessarie per un determinato compito.

Lavoratori indipendenti: diretti, piccoli commercianti e artigiani, coltivatori, liberi professionisti, imprenditori agricoli, industriali o dei servizi.

Lavoratori dipendenti: impiegati, dirigenti, operai.

La divisione sociale del lavoro si ha in base alla distinzione tra lavoratori dipendenti e

indipendenti;- alla specializzazione settoriale delle imprese e delle attività (agricoltura, industria e terziario);- all'organizzazione del lavoro (o divisione tecnica del lavoro).

POPOLAZIONE ATTIVA 64
Tasso di attività della popolazione rapporto tra popolazione attiva e la popolazione totale.
Sul tasso di attività incidono diverse condizioni: le caratteristiche dell'economia e della domanda di lavoro (qualità e quantità dei posti offerti), la struttura per età della popolazione, fattori culturali, la legislazione del lavoro, ecc.
L'Italia ha un basso tasso di attività in rapporto al suo grado di sviluppo.
Nei paesi industrializzati, i servizi pesano ormai quasi per il 70%, mentre l'agricoltura è ridotta al 7%.
Il peso dell'agricoltura è ancora rilevante nei paesi in via di sviluppo.

MERCATO DEL LAVORO
Le forze lavoro occupate comprendono i lavoratori autonomi, gli imprenditori e i lavoratori.dipendenti cioè coloro i quali hanno trovato un'occupazione grazie all'incontro di domanda e offerta sul mercato del lavoro. I disoccupati sono coloro che non hanno trovato un'occupazione corrispondente alla loro offerta. Tasso generico di disoccupazione -> rapporto tra disoccupati e popolazione totale. Tasso specifico di disoccupazione -> rapporto tra disoccupati e popolazione attiva. Si possono distinguere diverse condizioni di lavoro, in base: - alla durata del lavoro (in ore, giorno, settimana, mese, ecc); - al grado di istituzionalizzazione del lavoro (lavoro garantito, lavoro precario, lavoro nero, ecc.). La mobilità dei lavoratori sono diverse a seconda dei paesi: negli Stati Uniti è molto elevata, al lato opposto troviamo il Giappone, nel mezzo l'Europa. Part-time -> lavoro regolare con una durata inferiore. Ha raggiunto percentuali elevate in Olanda, Danimarca ed Inghilterra. Riguarda molto di più le donne che gli uomini. L'occupazione cresce al crescere del lavoro a tempo parziale.
Cassa integrazione Guadagni è un caso limite di lavoro istituzionalizzato, volto a garantire la continuità del reddito dei dipendenti di un'impresa, quando questa, per cause di forza maggiore, è costretta a sospendere o a ridurre l'attività.
Secondo lavoro è un tipo di lavoro non istituzionalizzato. È il caso di chi ha già un'occupazione garantita e svolge una seconda attività nascosta (molto diffuso in Italia).
Esistono 2 modelli per spiegare il funzionamento del mercato del lavoro:
- il 1° modello dualistico del mercato del lavoro da un lato fa ricorso alle quote forti del mercato del lavoro (uomini con esperienza lavorativa, ai quali viene garantito un salario elevato e stabile) da parte di imprese che operano su mercati stabili e sicuri per rischiare investimenti; dall'altro fa ricorso alle quote deboli del mercato del lavoro (donne, giovani, anziani,

minoranze etniche ai quali viene garantito un salario inferiore) da parte di imprese che operano su mercati instabili (stagionali).- il 2° modello dualistico del mercato del lavoro si basa sulla distinzione tra:

  • mercato interno del lavoro: è un processo organizzativo consistente nello spostare gli occupati da un posto all'altro all'interno di un'organizzazione;
  • mercato esterno del lavoro, è un vero e proprio mercato sul quale ti offrono persone non ancora occupate o in cerca di un posto migliore.

Le imprese hanno vantaggi a ricorrere al mercato interno, in quanto trovano lavoratori specializzati, a svantaggio dei giovani che trovano spesso difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro.

Granovetter è giunto alla conclusione che la probabilità di trovare o cambiare lavoro migliorando la propria posizione dipende dall'ampiezza del network di relazioni di cui uno dispone.

Non sono però efficaci le reti a maglie strette

Dell'amicizia o della parentela, ma la forza dei legami deboli, superficiali e composti in catene lunghe, che penetrano in ambienti di lavoro diversi dal proprio.

DISOCCUPAZIONE

La disoccupazione è una condizione delle persone che, pur essendo idonee a svolgere un'attività lavorativa e desiderose di lavorare, non trovano un'occupazione.

La disoccupazione è un problema molto serio, causa di povertà e di frustrazione psicologica.

Gli economisti distinguono 3 tipi di disoccupazione:

  1. disoccupazione frizionale si ha quando ci sono persone in cerca continuamente di un impiego;
  2. disoccupazione strutturale nasce dallo squilibrio tra la domanda e l'offerta di lavoro (per esempio ci sono professionalità che non sono più richieste, oppure per alcune richieste non ci sono professionalità);
Dettagli
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A.A. 2012-2013
83 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marilu1312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Dino Alessandra.