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SOCIETA’ MODERNE

La nascita delle scienze moderne è da collocarsi nell’Europa del 17° secolo. Il rinascimento

italiano nel ‘400 e le università italiane nel ‘600 avevano iniziato a gettare le basi per una nuova

visione del mondo, poi puntualizzata da Francesco Bacone, considerato il legislatore della scienza

moderna, secondo cui “la verità non doveva essere ricercata nelle Scritture, ma nell’osservazione di

fenomeni e nella predisposizione di esperimenti atti a chiarificare l’operare delle leggi della natura”.

Di lì in poi un numero crescente di intellettuali inizia a cimentarsi nell’ambito scientifico ed

iniziano a nascere circoli intellettuali dove essi si incontrano per discutere delle loro scoperte.

Questi circoli sono una base per la successiva istituzionalizzazione della scienza, che avviene nei

secoli successivi (18°) e che vede la nascita della Royal Society e di altri centri di intellettuali

“scienziati”. Un ambiente

ETICA PROTESTANTE

Un contesto favorevole allo sviluppo della scienza in quegli anni, a detta di Merton, è stato quello

dell’etica protestante, che per alcuni fattori ha incoraggiato la ricerca scientifica:

• Le azioni utili al prossimo e alla società avvicinano a Dio;

• L’impegno nel lavoro è un mezzo per la salvezza ultraterrena;

• Dominando le passioni e usando la ragione si serve meglio Dio.

LA SCIENZA DEL 19°/20° SECOLO

In questi due secoli si assiste a due tendenze principali:

1. Le scienze si istituzionalizzano in discipline specialistiche all’interno delle università;

2. Si sviluppa il settore della ricerca applicata all’industria.

Gli stati europei iniziano a reinventare le proprie università, inserendo al loro interno ambiti

scientifici via via più specifici e settoriali. Nascono i politecnici, scuole superiori specializzate alla

formazione tecnica dell’individuo. Per quanto riguarda la ricerca applicata all’industria, gli Stati

Uniti rivestono un ruolo chiave nell’affermazione di questo nuovo tipo di scienza, legata alle

esigenze industriali. La seconda guerra mondiale ha rivestito un ruolo fondamentale nel processo

di crescita delle dimensioni degli apparati scientifici. Mentre in precedenza i gruppi di scienziati che

lavoravano ad un obiettivo scientifico erano molto ristretti, ora si passa alla big science, con la

nascita di gruppi di lavoro molto numerosi.

Tali enormi progetti raramente hanno un puro scopo conoscitivo, ma sono spesso decisivi in campo

militare e da lì in poi la scienza sarà un fattore decisivo di potenza sia militare che economica.

LA SCIENZA COME OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA

In quanto impresa umana, la scienza può diventare oggetto essa stessa della sociologia, che studia

istituzioni, gruppi e comportamenti umani. Per prima cosa i sociologi si sono chiesti quale fosse il

ruolo nella società moderna della scienza: secondo Parsons essa ha un ruolo centrale, perché i

valori universalistici della scienza sono i valori dominanti della società moderna. Il fine

istituzionale della scienza è l’accrescimento della conoscenza verificata, mediante un processo

cumulativo della conoscenza. Per raggiungere tale scopo esistono due metodi: quello induttivo,

secondo cui la ripetitività di un fenomeno osservato consente la formulazione di leggi generali su di

esso, quello deduttivo, che consiste nel ricavare in modo coerente conseguenze derivate da

premesse (matematica). Ogni comunità scientifica ha al suo interno un codice deontologico che è

universalmente accettato da tutti gli scienziati:

• Universalismo: ogni enunciato va verificato a prescindere dalle qualità di chi lo ha

formulato;

• Comunitarismo: la scienza, essendo patrimonio comune, prescrive agli scienziati l’obbligo

di rendere pubblico ed accessibile a tutti il risultato raggiunto a seguito di una ricerca

scientifica;

• Disinteresse personale: ogni ricerca scientifica deve essere mossa dall’interesse scientifico,

non da interessi personali come il prestigio ed il potere;

• Dubbio sistematico: tramite la pubblicazione dei propri risultati, ogni scienziato espone i

propri traguardi agli altri scienziati, che possono criticare e riformulare quei risultati.

Molti sociologi hanno però sollevato numerosi dubbi sull’effettivo rispetto di questo codice,

interrogandosi sulle motivazioni che spingerebbero gli scienziati a rispettarlo, viste le numerose

possibilità che si hanno di infrangerlo. Molti ritengono che la comunità scientifica possegga un

efficace meccanismo di motivazione e di controllo: ogni ricercatore è infatti mosso dal desiderio di

riconoscimento che essa può corrispondergli a seguito di un successo e questo spinge gli scienziati a

seguire l’ethos. In ogni caso la spiegazione che Merton dà delle “devianze” di alcuni scienziati sono

racchiuse nel concetto di ambivalenza strutturale, secondo cui ogni scienziato deve far fronte alle

esigenze della comunità scientifica ed a quelle dei suo committenti. Questa ambivalenza può portare

spesse volte alla devianza.

IL PARADIGMA SCIENTIFICO DI KUHN

Il principio di cumulatività portato avanti da Merton è radicalmente messo in discussione da Kuhn,

il quale propone una nuova visione della scienza. Egli afferma che la comunità scientifica si basa su

dei paradigmi universalmente accettati che definiscono l’agire di ogni scienziato, all’interno di

quel paradigma. Ma ogni paradigma presenta al suo interno anomalie e contraddizioni, che se non

ritenute rilevanti vengono trascurate. Infatti, l’uscita da un paradigma può avvenire solo nel caso in

cui è disponibile un paradigma alternativo, che può prendere il posto del paradigma preesistente. Il

nuovo paradigma deve innanzitutto spiegare tutti i fenomeni già precedentemente illustrati dal

paradigma sostituito, poi deve riuscire a risolvere, almeno in parte, le contraddizioni che l’altro

paradigma portava con sé. L’esempio più significativo di rivoluzione scientifica è senza dubbio

quella copernicana, che cambia in modo radicale la visione del mondo e che mette in crisi la

Chiesa, la massima autorità intellettuale dell’epoca.

LIMITI DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA

Il concetto che la scienza non sia in grado di produrre verità assolute è andato via via affermandosi

soprattutto nel 20° secolo, con la nascita di nuove teorie che hanno messo in crisi ambiti come la

matematica e la fisica, le scienze “esatte” per eccellenza. La conoscenza scientifica è sempre

relativa al punto di vista dell’osservatore e questo punto di vista è sempre condizionato sia da fattori

esterni alla comunità scientifica che da fattori interni. Il sapere, dunque, non è indipendente dal

soggetto conoscente, ma è costruito in relazione alle scelte che egli fa. Pur avendo tali limiti, è

innegabile che la scienza costituisca il fondamento della nostra civiltà e che ogni progresso non

riduce l’area dell’ignoto, ma anzi amplia la nostra conoscenza della realtà.

LA NUOVA SOCIOLOGIA DELLA SCIENZA

Nella filosofia/scienza contemporanea si contrappongono due tradizioni:

l’empirismo/razionalismo critico, portato avanti da Popper e il relativismo, portato avanti da

Lakatos. Secondo Popper il metodo scientifico procede per tappe:

• Si incontra il problema;

• Si cerca una teoria per risolverlo (congetture);

• Si sottopone a critica i risultati ottenuti (confutazione).

Secondo il relativismo invece non è possibile formare criteri che ci possano dire quando una

conoscenza è vera e rappresenta la realtà, perché l’osservazione e la sperimentazione avvengono

solo in ambito ristretto e “pilotato” all’interno di laboratori o addirittura attraverso modelli di

simulazione. La scienza non può quindi in nessun modo arrivare ad una conoscenza universale

della realtà, ma può accedervi solo con pratiche di costruzione di essa.

SCIENZA, TECNOLOGIA E SVILUPPO ECONOMICO

Finora abbiamo analizzato i fattori interni alla scienza, ora ci concentreremo sui fattori esterni,

considerando l’epoca successiva alla seconda guerra mondiale. In questa fase il rapporto tra scienza

e tecnologia assume un’importanza decisiva. Mentre agli albori della scienza esse erano

strettamente legate nell’ambito delle accademie scientifiche, con il passare degli anni ricerca pura e

ricerca applicata hanno trovato strade diverse, l’una principalmente appannaggio dell’università e

l’altra dei politecnici. Sono stati gli USA i primi a ricomporre le due strade ed a creare un sistema

strettamente correlato tra università, amministrazione pubblica ed industria. Il processo

dell’innovazione tecnologica non sempre nasce a seguito di un’intuizione, ma è sempre più legato

all’esigenza economica (o militare) ad esso connesso, che solo a posteriori trova una sua fondazione

nel sapere scientifico. Dalla seconda guerra mondiale ad oggi inoltre, più del 40% degli

investimenti destinati alla ricerca tecnologica sono stati assorbiti dalla ricerca militare. Con la fine

della guerra fredda però essi sono stati sensibilmente diminuiti e molte innovazioni militari hanno

avuto una ricaduta tecnologica, sono infatti diventati di uso comune (campo informatico, della

microelettronica).

SCIENZE NATURALI E SCIENZE SOCIALI

Negli ultimi due secoli, accanto alle scienze della natura sono sorte discipline che hanno per

oggetto gli esseri umani e le loro relazioni e che possono rivendicare legittimamente lo statuto di

scienze. E’ il caso delle scienze sociali. Se le scienze naturali cercano di spiegare eventi naturali

riconducendoli ad una legge universale, i fenomeni umani vanno compresi e quindi le scienze

sociali attuano un processo di spiegazione/comprensione di eventi individuali. Nel corso del

Novecento il dibattito è rimasto a lungo aperto fra i sostenitori del monismo metodologico, che

assumono l’imprescindibilità delle scienze e fra coloro i quali ritengono che ci sia un’irriducibile

differenza tra le due scienze. Sostanziali differenze fra le due scienze si hanno in vari punti:

• Natura dell’oggetto: le scienze sociali trattano oggetti di natura soggettiva;

• Paradigmi: nelle scienze sociali non vi è mai un paradigma storicamente dominante, ma

essi sono in competizione fra loro (pluralità);

• Metodo sperimentale: impossibilità delle scienze sociali di compiere esperimenti

controllati, a causa dell’imprevedibilità umana

• Linguaggio: molto più formale ed universalmente accettato nelle scienze naturali;

• Grado di istituzionalizzazione: solo da poco tempo le scienze s

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
37 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher frazor_1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof La Spina Antonio.