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I

Vanno riconosciuti 3 momenti della costituzione dell’Europa moderna: la scopert rivoluzionaria del piano

dell’immanenza; la reazione contro le forze dell’immanenza e la crisi nella forma dell’autorità; la parziale e

temporanea risoluzione di questa crisi mediante la formazione di uno stato moderno.

La modernità è un processo rivoluzionario: un’iniziativa culturale, filosofica, sociale e politica che non

potendo ritornare al passato o distruggere le nuove forze, cercò di dominarle e di espropriare la potenza

delle dinamiche e dei movimenti emergenti.

Il rinascimento europeo fu il teatro della guerra civile per la realizzazione della modernità.--> la modernità è

definita dalla crisi.

Samir Amin gli europei divennero consapevoli che la conquista del mondo da una parte della loro civiltà

costituiva un obiettivo possibile eurocentrismo. Da un lato, l’umanesimo rinascimentale aveva dato via

alle idee rivoluzionarie dell’uguaglianza; dall’altro lo stesso potere controrivoluzionario che intendeva

controllare il potere costituente e le forze sovversive in Europa, iniziò a rendersi conto della possibilità di

subordinare altre popolazioni.

Kant cercò di porre l’uomo al centro dell’orizzonte metafisico. La metafisica costituì un’arma essenziale del

secondo aspetto della modernità poiché forniva un dispositivo trascendente con il quale imporre l’ordine

alla moltitudine e impedirle di organizzarsi spontaneamente e di esprimere autonomamente la sua

creatività.

Hobbe il conflitto è uno stato originario della società umana. In quell’epoca, la teoria hobbesiana della

sovranità era funzionale allo sviluppo della monarchia assoluta e il suo schema trascendentale poteva

essere ugualmente applicato alle altre forme di governo: all’oligarchia e alla democrazia. Il modello del

repubblicanesimo democratico di Rousseau fini per assomigliare al modello hobbesiano. Il contratto sociale

di Rousseau garantisce che l’accordo tra le volontà individuali viene sostenuto e sublimato nella costruzione

di una volontà generale che nasce dall’alienazione delle singole volontà a favore della volontà di uno stato.

Come ha sottolineato Arif Dirlik, l’eurocentrismo si differenzia dagli altri etnocentrismi e giunge a una

preponderanza globale perché è stato supportato dai poteri del capitale. La modernità europea è

inseparabile dal capitalismo Adam Smith.

La tarda modernità si conclude nell’organizzazione della razionalizzazione amministrativa.

II

In Europa, l’idea di nazione è cresciuta sul terreno dello stato patrimoniale assolutista: era considerato una

proprietà del monarca garante della pace e della vita sociale.

La trasformazione dello stato patrimoniale assolutista è avvenuta in un processo graduale. Invece che sul

corpo divino del re, l’identità spirituale della nazione venne fondata sulle astrazioni del territorio e della

popolazione. L’idea moderna di nazione ereditò il corpo patrimoniale dello stato monarchico e lo reinventò

in una forma nuova.

Lo spostamento della semantica della popolazione dall’asse della sudditanza a quello della cittadinanza era

il segno di uno spostamento da un ruolo passivo a una parte attiva. La nazione viene rappresentata come

una energia attiva, una forma generativa. La sovranità nazionale sospende i conflitti che stanno alle origini

della modernità. La trasformazione del concetto di sovranità moderna in quello di sovranità nazionale

richiedeva un equilibrio tra l’accumulazione capitalistica e le strutture del potere. Dietro il profilo ideale

della nazione c’erano raggruppamenti di classe che dominavano l’accumulazione.

Bodin riteneva che la sovranità non potesse scaturire dall’unità tra il principe e la moltitudine, né da quella

tra il pubblico e il privato. La vera origine del potere politico e della sovranità consiste nella vittoria di una

parte sulle altre, una vittoria che rende la prima sovrana e le altre suddite.

La questione della legittimazione venne posta nei termini di una macchina amministrativa che agisce nelle

articolazioni dell’esercizio del potere. Il circuito tra sovranità e obbedienza si chiudeva su se stesso. la

nazione sostiene la sovranità poiché l’anticipa.

Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, l’idea di sovranità nazionale si affermò definitivamente nel

pensiero europeo. Il legame tra nazione e popolo costituì una potente innovazione. Ma quello che in questa

accezione nazional-popolare della sovranità appare in sembianze rivoluzionarie e libertarie non è tuttavia

nient’altro che un altro giro di vite, una nuova estensione e di dominio avviato dalla sovranità sin dalle

origini. La concezione del popolo è un prodotto dello stato-nazione: è importante sottolineare che la

nozione di popolo è molto diversa da quella di moltitudine. Il popolo tende all’identità e all’omogeneità

interna e fissa la sua differenza per escludere ciò che rimane al di fuori.

Nell’Europa del XVIII e XIX secolo, due sono le operazioni fondamentali che contribuiscono alla nascita della

moderna nozione di popolo in relazione all’idea di nazione. La più importante è rappresentata dai

meccanismi del razzismo coloniale, da cui l’identità dei popoli europei è stata formulata. La nazione, il

popolo e la razza non sono mai separati. Le società e i popoli europei non sono mai stati né pure, né

uniformi. L’identità del popolo è stata costruita a un livello immaginario che rimuoveva e/o eliminava

differenze.

L’altra fondamentale operazione nella costituzione del popolo è rappresentata dal rimaneggiamento delle

differenze interne, ottenuto con una rappresentanza dell’intera popolazione da parte di un gruppo

dominante, di una razza o di una classe. Il gruppo rappresentativo è il fattore che rende efficace l’idea di

nazione. Anche per Burke la sovranità nazionale è il prodotto della costruzione spirituale dell’identità.

La declinazione borghese della sovranità nazionale superò di gran lunga tutte le formulazioni precedenti

della sovranità. Essa consolidò una particolare immagine della sovranità, che divenne predominante:

l’identità nazionale garantisce una legittimazione sempre più forte, il diritto e il potere di un’unità

sacrosanta e incoercibile.

Quando è a disposizione delle forze dominanti, l’idea di nazione favorisce la restaurazione e l’arresto del

movimento, quando invece è utilizzata dai subordinati, diviene un’arma rivoluzionaria. Il diritto

all’autodeterminazione delle nazioni subalterne è un diritto alla secessione nei confronti del controllo

esercitato dai poteri dominanti.

III

Mentre al suo interno lo stato-nazione e le strutture ideologiche che lo sostengono lavorano senza posa per

creare e riprodurre l’integrità etnica del popolo, al suo esterno esso è una macchina che produce gli Altri,

crea differenze razziali ed erige barriere che delimitano e sostengono il soggetto della sovranità moderna.

L’ideologia capitalistica ha creato nuove schiavitù di proporzioni mai viste, specialmente nelle Americhe. La

produzione schiavistica nelle Americhe e la tratta degli schiavi africani hanno fornito una base

relativamente stabile, una sorta di piedistallo di supersfruttamento sui quali il capitalismo si è saldamente

impiantato. Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX i nobili e illuminati sostenitori dell’abolizionismo in

Europa e in America si battevano contro la schiavitù facendo leva su una serie di argomenti morali. Fu la

rivolta degli schiavi a procurare una leva adeguata. La rivolta di Haiti fu il momento più decisivo nella storia

moderna delle rivolte degli schiavi. L’identità coloniale è regolata dall’esclusione. I confini che dividono dal

mondo coloniale non sono soltanto naturali, l’alterità non è data,ma è prodotta. Tra le discipline

accademiche coinvolte nella produzione culturale dell’’alterità troviamo l’antropologia.

La dialettica del colonialismo: nel primo momento la differenza deve essere radicalizzata al massimo. A ciò

bisogna aggiungere quelli del conflitto di classe tra i bianchi e dell’opposizione tra le condizioni dei neri

tenuti in schiavitù e quelle dei neri affiancati e dei mulatti. Il bianco e il nero, l’europeo e l’orientale sono

rappresentazioni che funzionano esclusivamente l’una in rapporto all’altra e non hanno alcuna solida base

nella natura,biologia o nella razionalità. Il colonialismo è una macchina astratta che produce alterità, così

come produce l’identità.

Il momento della violenza originaria è quello del colonialismo, quello del dominio e dello sfruttamento dei

colonizzati da parte del colonizzatore. Il secondo momento è quello della reazione del colonizzato nei

confronti del colonizzatore. Fanon non consiglia ai colonizzati di evitare la violenza.

L’equazione tra nazionalismo e modernizzazione economica e politica, proclamata da numerosi leader

anticolonialisti e antimperialisti, da Gandhi e Ho Chi Minh sino a Nelson Mandela, ha finito per rivelarsi un

trucco perverso: la lotta delegata porta al potere un nuovo gruppo dirigente che si incarica di gestire il

paese. Il concetto di una sovranità nata da un processo di liberazione nazionale è ambiguo, se non

completamente contraddittorio. Nel momento stesso in cui il nazionalismo si batte per liberare la

moltitudine dal dominio straniero, esso istituisce strutture di dominio interno ugualmente dure

IV

Le teorie postmoderne e postcoloniali sono finite in un vicolo cieco perché non sono state in grado di

individuare con precisione l’oggetto di critica: gli studiosi si cono occupati di combattere i residui delle

vecchie forme passate di dominio, ma non si sono preoccupati delle attuali minacce che le forme del potere

fanno pesare su di loro. Adottando spesso formulazioni semplicistiche e riduttive, alcuni esponenti del

postmodernismo sostengono di avere come comune denominatore l’attacco generalizzato all’illuminismo:

l’illuminismo è il problema, la modernità è la soluzione. La modernità non è né uniforme né omogenea.

Contro l’ordine moderno, le analisi postmoderniste sostengono la possibilità di una politica globale della

differenza, una politica dei flussi de territorializzati che percorrono lo spazio liscio del mondo ormai

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Crash_9009 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Congi Gaetano.