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L'errore del paradigma islamista è stato quello di trasformare l'uno e/o l'altro di questi fenomeni in

chiavi esplicative della storia complessa del Medio Oriente condannato in questo modo a una

irriducibile singolarità.

L'asabiyya e la dawa, o il modello emic del potere

Il terzo paradigma è elaborato a partire dai concetti emic definiti dagli antropologi come derivanti

da una cultura indigena e utilizzati per descrivere le sue specifiche esperienze.

traduce generalmente con “spirito di corpo” o “solidarietà di gruppo”

Asabiyya=si

Dawa=indica la lotta per la diffusione del richiamo all'unicità di Dio e della profezia di

Muhammad, quindi di ogni ideologia o causa politica

L'asabiyya ha generato molti dibattiti tra gli specialisti del Medio Oriente. Oliver Roy ha analizzato

i grandi gruppi etnici in Asia centrale come il prodotto di asabiyya riuscite.

Si può comprendere la coppia asabiyya-dawa come una chiave di lettura per comprendere il fatto

politico in Medio Oriente e altrove.

L'asabiyya rimanda a un registro infrapolitico poiché ogni potere costituito deve disporre di una

base solidale che gli apporta le risorse materiali umane e simboliche.

La dawa è da connettere alla metapolitica e sottolinea che ogni potere è costretto a legittimarsi

attraverso un punto di riferimento diverso dalle sfide materiali terrene o attraverso i suoi specifici

interessi.

L'asabiyya si è radicata nel tempo sia nel mondo musulmano che altrove, allo stesso modo i poteri

hanno capito di aver bisogno di una dawa sacralizzata, di un appello per assicurare la propria

durevolezza, ma nessuno di loro ha potuto padroneggiare completamente questo registro.

Ibn Khaldoun spiega la formazione della città tramite la rinuncia dei suoi uomini alle armi, alla loro

sottomissione per mezzo della tassazione a un poter protetto da un corpo militare professionalizzato.

L'asabiyya diventa caso sinonimo della forza necessaria alla costruzione della dissidenza e il suo

ancoraggio nel tempo.

Tre forme che l'asabiyya può prendere in base ai contesti:

1. il potere ha bisogno di un gruppo di solidarietà che è la condizione per la conquista della

città. È obbligato a dipenderne attraverso la messa in atto di un organo burocratico, militare

e civile. Es il potere di Saddam Hussein in Iraq: da una parte esso si appoggiava a una

coalizione di tribù sunnite della regione di Takrit, dall'altra era costretto a emanciparsi da

questo legame di dipendenza attraverso la messa in atto di una burocrazia detribalizzata.

2. La siba, la dissidenza o le forze che sfuggono al controllo del principe devono condividere

uno spirito di corpo per disporre di una potenza che ne assicuri l'autonomia, una dawa e le

istanze della sua produzione.

3. Asabiyya della crisi, emerge dall'instabilità della città pacificata e resa fragile dalla comodità

e dalla funzionarizzazione dei suoi corpi coercitivi spinti non dalla dawa, ma dalle loro

retribuzioni.

La questione del tribalismo

Pur non avendo conosciuto un'ondata di industrializzazione importante, il Medio Oriente da diversi

decenni conosce una rapida urbanizzazione. L'urbanità in Medio Oriente è sinonimo di forme

specifiche dell'organizzazione dello spazio, delle transazioni economiche e umane, ma è anche

sinonimo di modi di essere e di governare universali.

Le città conquistate dalle dinastie d'origine rurale sono padrone della ruralità sulla quale esercitano

un potere dominante. Sono queste a costituire i centri politici delle terre dell'Islam. In quanto

capoluoghi di provincia o regione, molte godono di statuto derogatorio riconosciuto dai poteri

centrali.

Il fatto tribale senza dominare ovunque si manifesta in una vasta zona, dal Marocco al Pakistan.

Quando ancorata alla ruralità, la tribù cerca di avere un'attività ben avviata, cerca di avere una parte

di potere e una visibilità nel cuore stesso dell'urbanità.

Negli spazi curdo e arabo-iracheno attuali si osservano molte ondate di re-tribalizzazione:

• riforme Tanzimat (1838-1839) mirano a imporre gestione centralizzata dell'impero,

indeboliscono poteri urbani locali capaci di controllare la ruralità e provocano insicurezza.

• Sud Iraq: gli attacchi wahhabiti provenienti dalla Penisola determinano conversione allo

sciismo e ondata di tribalizzazione.

• Fondazione Repubblica turca e costituzione dell'Iraq degli anni '20 aiutano questo processo.

Nel tentativo di sradicare tribù dissidenti, il potere kemalista accorda statuto privilegiato a

certe tribù curde trasformate in milizie parastatali.

• Turchia anni '90: l'organizzazione di una forza paramilitare di protettori di villaggio per

reprimere la guerriglia curda, termina con nuova ondata di tribalizzazione.

• Regime di Saddam Hussein in Iraq, dopo IIGdelGolfo procede a tribalizzazione di società

sempre più urbanizzata per ridurre costo amministrazione centrale.

• 2003 caduta regime baathista: la tribù si impone come principale istanza di potere prima di

trovarsi marginalizzata in molte località dai gruppi armati sunniti e sciiti, tra cui al-Qaida e i

sadristi.

• Dal 2007 l'esercito americano ha deciso di cooptare, armare e finanziare tribù sunnite

riattivando così i legami tribali.

3.Stati e sistemi politici

La tipologia degli Stati e dei sistemi politici

1. Tre repubbliche con doppia istanza di sovranità: Turchia, Pakistan e Iran. Gioco elettorale

partigiano (Turchia, Pakistan) o che autorizza liste concorrenziali ma non partigiane (Iran)

sfocia nella designazione di un'istanza parlamentare e di un esecutivo rappresentativi e

legittimi. Questa rappresentazione popolare è sottomessa a sovranità nazionale che si

esercita attraverso il controllo delle forze armate, dell'establishment sicuritario o giudiziario.

2. Regimi di partito e capi unici considerati guide della nazione, arrivati al potere grazie a

guerra di Indipendenza o colpi di Stato definiti Rivoluzioni: Turchia kemalista (1925-1945),

Egitto nasseriano (1952-1988), Iraq baathista (1968-2003) e la Siria fra Hafez al-Assad

(prende potere nel 1970) e il figlio Bachar al-Assad (2000).

3. Tre Stati dotati ufficialmente di un multipartitismo sancito da elezioni periodiche, ma dove

sistema politico è sottoposto al controllo della presidenza (Tunisia, Egitto, Algeria).

4. Regimi monarchici del Marocco e della Giordania, dove pluralismo politico si risolve

concretamente al massimo nella formazione di opposizioni integrate.

5. Società frammentate e in preda a conflitti taciti o aperti: Afghanistan, Iraq del dopo 2003,

Yemen e Libano. Lo Stato occupa solo il posto di primus inter pares in seno a un insieme di

attori che dispongono tutti di considerevoli mezzi di coercizione.

Totalitarismo e autoritarismo

I regimi mediorientali restano complessivamente autoritari.

Totalitarismo (Hannah Arendt)=dominio di una società segreta che operava alla luce del sole.

Il Comitato Unione e Progresso (1908-1918) sotto l'Impero Ottomano, si confondeva quasi

interamente con i suoi servizi segreti (tra cui Techkilat-i Mahsusa architetto del genocidio armeno).

La sola esperienza mediorientale totalitaria è il regime del partito Baath (1979-1994) dall'inizio

della presidenza di Saddam Hussein al ristabilimento pieno della sua autorità dopo sconfitta Guerra

del 1991.

Singolarità dell'Iraq in questo periodo:

– importanza servizi segreti: 600.000 uomini su una popolazione tot di 25 milioni di persone

– iperburocratizzazione della coercizione di cui tutti gli episodi venivano registrati e archiviati

– instaurazione della paura come modo per produrre l'obbedienza

– ricorso a purghe violente al vertice dello Stato in modo da ampliarne gli effetti nella società

I regimi mediorientali possono essere definiti autoritari perché accordano la preminenza agli attori

→ costituiscono

non eletti dispensati totalmente da ogni controllo parlamentare o giudiziario

l'istanza esclusiva ultima.

Formazione regimi derivati da dissoluzione dell'impero in seguito:

– a guerra di indipendenza: Turchia

– alla decolonizzazione: Paesi del Maghreb, Pakistan

– a un colpo di stato: Siria, Egitto, Iraq

– a una rivoluzione: Iran

– invischiati in contesto bellico o di frammentazioni interne: Iraq, Afghanistan

La nozione di dawla = Stato fa riferimento al destino e dispone di un'autonomia sovrasociale perchè

fondata e perpetuata dalla region di Stato.

Il potere sulta si esercita in un mulk = proprietà che non si divide ma si trasmette da padre a figlio.

Lo Stato come cartello del potere

Seppur derivati entrambi da colpi di Stato, il regime egiziano sin dalla fine degli anni '70 accorda

alla stampa un certo grado di autonomia e riconosce pluralismo politico a condizione che non

rimetta in causa la sua durevolezza; il regime siriano è caratterizzato dall'onnipresenza di un capo e

di un partito unici appoggiati da un sistema di moukhabarat pronto a ridurre l'infimo margine di

manovra lasciato alla stampa o alle opposizioni.

Esistono differenze anche fra:

– Algeria e Marocco : due regimi sotto tutela di attori non eletti, rispettivamente esercito e

monarchia ma che manifestano un pluralismo politico

– Tunisia vero e proprio regime poliziesco

1. Nonostante le differenze, numerosi denominatori comuni legano gli Stati del M.O:

– tutela interna esercitata da un'istanza rinnovata per via plebiscitaria: il rais in Egitto, Tunisia

e Siria

– da un'isituzione: esercito in Algeria e in Turchia, monarchia in Giordania e Marocco,

velayet-e faqih in Iran

In tutti i casi la sovranità del popolo non è esercitata pienamente malgrado:

– le elezioni a ripetizione (Siria, Tunisia e Egitto)

– oppure è subordinata a sovranità primaria di una monarchia (Marocco, Giordania)

– di una guida (imam nascosto) dal 939 (Iran)

– o di un'istanza che pretende di incarnare la nazione (Algeria, Turchia).

Algeria il rais sembra aver ottenuto una certa autonomia rispetto all'esercito facendo sviluppare il

sistema verso un modello di preminenza presidenziale.

Turchia il potere civile di Recep Tayyip Erdogan è riuscito a limitare in modo considerevole il

ruolo dell'esercito.

Egitto l'Alta Corte costituzionale cerca di ottenere una certa autonomia rispetto al potere

presidenziale.

2. Un secondo elemento permette di qualificare questi sistemi come autoritari: la preponderanza

degli approcci sicuritari hanno di gran lunga sostituito le vecchie filosofie della storia, nazionaliste

o di sinistra e i servizi segreti rivali che essi legittimano e che ten

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
12 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/13 Storia e istituzioni dell'africa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher itscay di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del Medio Oriente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Di Peri Rosita.