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IL LAVORO E LA FAMIGLIA

I sociologi economici italiani hanno messo in luce che la famiglia svolge un ruolo importante anche nel regolare i

meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Secondo Granovetter quelli più efficaci sono i legami

deboli, relazioni spesso occasionali, prive di ogni elemento fiduciario, che gettano ponti tra ambienti diversi e

fanno circolare più diffusamente e rapidamente le informazioni sui posti vacanti e sulle persone in cerca di lavoro.

A questi legami si contrappongono quelle forti, propri delle relazioni familiari e amicali, che sarebbero meno

efficaci poiché non fanno uscire le informazioni dalla ristretta cerchia sociale cui appartiene il lavoratore. L’ipotesi

della “forza dei legami deboli” è stata messa in discussione poiché i legami deboli servono a mettere in relazione

persone di diverse origini sociali => in ricorso a tali legami dovrebbe essere meno vantaggioso per le persone con

uno stato elevato, che invece avrebbero maggiori probabilità di trarre vantaggi da legami forti con persone del

proprio ambiente. Tuttavia, le indagini dimostrano che al crescere dello status sociale, la probabilità che si faccia

ricorso a legami forti diminuisce invece di aumentare. Inoltre, secondo una ricerca svolta a Milano, risulta che le

reti di relazioni con cui si trova un buon lavoro sono per lo più fondate su legami forti e ristrette entro i confini di

classe.

La probabilità di trovare un lavoro e quella di ottenere una buona posizione lavorativa sarebbero legate al

capitale sociale detenuto da un individuo, cioè alla sua capacità di mobilitare relazioni con persone che per il

loro status elevato sono in grado di fornire un più efficace aiuto per trovare un buon posto di lavoro. Ciò non

è valido in tutti i Paesi dove vi è un forte intervento pubblico per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

I sociologi economici da qualche tempo si sono dedicati allo studio dell’instabilità del lavoro e delle nuove forme

di impiego non standard. Rischio di non riuscire a trovare un lavoro a tempo determinato.

In assenza di un sistema di welfare che protegga dai rischi del lavoro intermittente, non resta che cercare

protezione nella famiglia. La scarsa possibilità di avere un lavoro stabile e per tutta la vita, fa si che i giovani

facciano un continuo rinvio dei loro progetti (casa, famiglia, figli).

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Tra le occupazioni instabili, l’attenzione dei sociologi si è concentrata sulle “collaborazioni coordinate e

continuative” (lavori a progetto). Il motivo sta nella loro natura al confine tra lavoro indipendente e dipendente,

che segna una rottura nella storia dei rapporti di lavoro nella società industriale.

Prima che la “nuova sociologia economica” americana parlasse di fenomeni economici embedded nelle relazioni

personali, gli studi sul lavoro irregolare avevano messo in luce quanto contassero queste relazioni: “nell’economia

informale chi conosci è più importante di che cosa conosci” perché le reti di relazioni familiari e comunitarie

favoriscono le connivenze che garantiscono il datore di lavoro contro il ricorso all’ufficio del lavoro o alla

magistratura per farsi mettere in regola.

I sociologi economici hanno mostrato come l’organizzazione della famiglia e il regime di welfare state

influiscono non soltanto sulla composizione della disoccupazione, ma anche sulla composizione e sul livello

dell’occupazione. Ogni mutamento economico o tecnologico è profondamente “radicato” nelle strutture delle

relazioni sociali.

POLANYI:distinzione tra economia formale (fondata sullo scambio monetario) ed economia sostanziale

(comprende anche le attività non remunerate svolte nelle famiglie) => occupazione socialmente determinante.

Nell’attuale società sono le famiglie che con le loro scelte di consumo determinano le occasioni di lavoro per i

propri membri.

Analisi Comparativa necessaria per la diversità da paese a paese => condotta a livello macro, ma non basta.

Indagini longitudinali o panel: intervistano le stesse persone per più anni e ne ricostruiscono i percorsi nel mercato

del lavoro per un lungo periodo.

CAPITOLO 3 - LA FAMIGLIA E I SISTEMI DI WELFARE NELL’ECONOMIA DEI SERVIZI

Componenti strutturali delle famiglie:

1. Il lavoro domestico tradizionale (procreazione, allevamento,nutrimento, alloggio, abbigliamento,

ecc...)

2. L’attività di socializzazione dei minori e degli adolescenti

3. L’attività di assistenza ai malati e ai membri non autosufficienti della famiglia.

4. Le attività connesse con la dimensione dell’effettività e della stabilizzazione caratteriale dei

membri della famiglia

5. L’attività produttiva per l’autoconsumo familiare (oggi residuale rispetto ai tempi in cui la famiglia

era anche una unità agricola e artigianale)

Attività non retribuite ed esterne al mercato del lavoro.

Lavoro concepito come un fenomeno unitario, comprensivo sia del suo aspetto privato, proprio della economia

familiare, che di quello pubblico, proprio della economia di mercato. Con l’avvento del capitalismo e della società

industriale, quando avviene un processo di “mercificazione” su larga scala del lavoro, che esso si separa

culturalmente delle attività svolte all’interno dell’economia domestica.

=>Forme di attività esterne al mercato le quali ottengono forme di riconoscimento sociale e giuridico:

SUPION

• L’attività di cura delle persone

• L’attività di formazione e di ricerca del lavoro

• L’attività di volontariato di interesse collettivo

La società non potrebbe sopravvivere più di qualche giorno alla interruzione del lavoro domestico che assicura la

vita quotidiana.

La teoria economica ha assunto che il salario è determinato esclusivamente dalla competizione che si determina sul

mercato del lavoro, senza alcun riferimento al ruolo di produzione della forza lavoro svolto dalla famiglia => anche

Marx non tiene conto del lavoro gratuito familiare.

TEORIA DI PARSONS => si assisterebbe nella società contemporanea a una progressiva perdita delle funzioni

economiche da parte della famiglia a favore di agenzie ad essa esterne. Il risultato di questo processo di

differenziazione sarebbe quello che alla famiglia rimarrebbero soltanto due funzioni d’ordine psico-sociologico

(“funzioni predestinate”): la stabilizzazione caratteriale della coppia e la socializzazione dei figli.

Attività d’ordine economico ancora svolte dalla famiglia => attività di cura e assistenza personalizzata ai membri

della famiglia, ancora cosi importante, a livello economico e sociale, da far si che la famiglia sia riconosciuta oggi

come un’istituzione fondamentale dei sistemi di welfare contemporanei.

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Società rurale pre-moderna => la famiglia patriarcale era anche un’importante unità di produzione.

Società industriale => la famiglia perde i compiti di produzione agricola e artigianale e anche parte dei compiti di

socializzazione dei minori e di cura dei membri in stato di bisogno.

L’affermazione della grande industria comporta una riorganizzazione complessiva della società, si pue in tempi

diversi nei diversi Paesi: la condizione salariata si diffonde e si sviluppano le assicurazioni sociali a tutela del

lavoratore dipendente e della sua famiglia; mutano i consumi e lo stile di vita, l’organizzazione dei tempi di vita e

di lavoro, si precisa e si approfondisce la divisione di genere del lavoro all’interno della famiglia stessa, attribuendo

all’uomo-capofamiglia il ruolo di principale procacciatore di reddito e alla donna quello di “casalinga”,

responsabile del complesso delle attività lavorative familiari.

Il sistema di regolazione sociale fordista, appare fondato su tre istituzioni principali, tra loro integrate:

• Il mercato del lavoro, dominato dalla grande industria, che privilegi l’occupazione dei capifamiglia;

• La famiglia, fondata sull’indissolubilità del matrimonio, che si fa carico dell’assistenza ai propri membri

• Welfare state “assicurativo” che copre, con il pacchetto delle assicurazioni sociali, il capofamiglia

occupato ed offre protezione sociale ai “membri dipendenti” della famiglia.

L’affermazione di questo modello ha garantito a lungo ai lavoratori (e alle loro famiglie) un livello di stabilità

economica e sociale mai raggiunto prima, ma il lavoro svolto nella famiglia resta “occulto” e privo di ogni

riconoscimento sociale e giuridico.

STATO, MERCATO E FAMIGLIA NEI MODELLI DI WELFARE STATE

Il welfare state, nella fase industriale o “fordista”=> svolge un’opera di “demercificazione” del lavoro, in quanto

rivolto essenzialmente a proteggere i lavoratori dai rischi del mercato (tramite le assicurazioni pubbliche contro i

rischi di malattia, infortunio, disoccupazione e vecchiaia), ma non un’opera di “defamiliarizzazione” => Il

lavoro svolto nelle famiglie e i servizi personali di assistenza e di cura resi ai familiari non entrano nel raggio della

protezione offerta dal welfare state.

THOMAS HUMPHREY MARSHALL => Il welfare state riguarda le misure adottate per sostituire o interferire

con le forze di mercato.

TITMUSS => distingue due modelli di welfare state:

• Il modello residuale nel quale lo Stato interviene solo in ultima istanza

• Il modello istituzionale (nelle due varianti meritocratica e universalistica) nel quale esso fornisce

prestazioni indipendenti dal mercato e offerte in base al principio del puro bisogno

ESPING-ANDERSON => propone tre tipi di welfare regimes:

• LIBERALE

: Stati Uniti e Inghilterra => privilegia programmi sociali limitati, di tipo assistenziale, a

favore dei poveri e dei cittadini bisognosi.

• CONSERVATORE-CORPORATIVO : Europa centrale e meridionale => programmi assicurativi pubblici

a base occupazionale, mentre il settore privato svolge un ruolo meno rilevante.

• SOCIALDEMOCRATICO : Paesi Scandinavi => il welfare state pubblico sostituisce in parte rilevante il

mercato privato e offre prestazioni universali a tutta la popolazione in base al principio della cittadinanza

sociale.

CRITICA: questo modello non tiene conto delle donne (per cui l’accesso al mercato del lavoro è un fatto positivo)

e della famiglia. => MILLAR e WARMAN propongono una nuova tipologia dei modelli di welfare che tiene conto

espressamente del ruolo della famiglia e delle politiche di defamilizzazione. Questa tipologia distingue tre

“famiglie di nazioni”, secondo il maggiore o minore rilievo degli obblighi che la legislazione sociale attribuisce alla

famiglia per l’assistenza e la cura dei membr

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
44 pagine
18 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Natascia.9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi economici e del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof D'Andrea Fabio.