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Questi ambiti si trovano spesso in contrapposizione all’interno del dibattito. In altri casi l’uno

prevale sull’altro. Recentemente si è studiato per arrivare ad una teoria che faccia coesistere i due

approcci.

- La letteratura sociologica cerca di superare la contrapposizione dei due ambiti (Giddens,

Alexander e Archer).

- Per rispondere al quesito riguardante il rapporto tra le strutture simboliche e l’agire, si prenderà

in considerazione il concetto di cultura, cercando di spiegarne il mutamento.

- La dinamica culturale:

a) risente delle strutture simboliche (contenuti culturali condivisi) e di come si articolano in un

determinato contesto culturale.

b) determina le modalità di sviluppo di atteggiamenti nei confronti della tradizione,

dell’innovazione e il modo in cui queste ultime vengono inserite nella matrice culturale pregressa,

una volta accettate.

- La pluralità della cultura, le diverse culture singolari non intaccano il concetto di cultura

universale. La cultura, per rispondere a bisogni di ordine e stabilità sociale, necessita di riferimenti

strutturali forti, ma questo non annulla il rimando alla soggettività, al periodo storico in cui si è

organizzata, ai condizionamenti ambientali. Le culture, intese in forma plurale, rappresentano le

diverse forme di vita codificate dall’uomo, le sue risposte ai problemi e alle incertezze dovute ai

divergenti interessi che gli si presentano (esempio dell’arte).

- La questione della cultura viene trattata a partire dal relativismo culturale. Esso sostiene che

ogni cultura ha tratti, caratteristiche e valori non discutibili al di fuori della cultura stessa e che

ogni elemento di ogni cultura ha pari dignità e voce in capitolo, in un sistema societario a-centrato

culturalmente.

- Norme e valori, presenti nel concetto di cultura, funzionano da criteri di orientamento per

l’azione. La cultura viene quindi considerata come incentrata sulla trasmissione di conoscenze,

valori, ecc. (approccio integrazionista) oppure come incardinata su un’azione di mediazione

(approccio comunicativo). La prospettiva sociologica

- Per tracciare le linee del cambiamento culturale, si è partiti dagli anni ’80, spartiacque poiché

segnati da trasformazioni rilevanti. Scompaiono:

a) le elites culturali;

b) l’opposizione tra cultura alta e bassa;

c) la separatezza tra sfera culturale e sfera economica (con la scoperta del profitto derivabile da

investimenti culturali, come il turismo culturale).

- Negli anni ’90 avanzano nuove forme culturali, che sollecitano:

a) la realizzazione di obiettivi socialmente significativi;

b) la sperimentazione di nuove forme identitarie e di appartenenza;

c) la domanda di maggiori opportunità culturali per il miglioramento della qualità della vita;

d) le opportunità di accesso ai servizi culturali, contrastandone l’uso domestico.

- Peterson focalizza la sua analisi sulla ricognizione degli elementi essenziali della cultura,

analizzando:

a) valori: hanno la funzione di dare ordine ai comportamenti e di indicarne le finalità;

b) norme: funzionano da criteri regolatori delle interazioni e delle opportunità disponibili per la

costruzione del senso;

c) credenze: sono affermazioni relative al funzionamento del mondo e strumenti di giustificazione

di norme e valori.

d) simboli: sono modelli che veicolano significati e credenze e sono dotati di potenza evocativa e

capacita rappresentazionale

- La Griswold punta l’osservazione sulla relazione tra oggetto culturale e individuo come portatore

di significati, manipolatore di simboli. Il punto d’arrivo cui giunge è il diamante culturale, un

dispositivo che facilità la comprensione dei rapporti tra oggetto culturale e mondo sociale. È

composto da quattro elementi: oggetti culturali, creatori, destinatari e mondo sociale, tutti

collegati tra loro. Il diamante è pensato per mettere in evidenza il carattere della discontinuità.

Dal relativismo al pluralismo culturale

- A partire dall’Ottocento, il pluralismo culturale introduce il confronto tra la molteplicità dei

modelli culturali e identitari. Tale fenomeno è sfocato se non si considera il contesto storico-

culturale che l’ha favorito, ovvero la Rivoluzione Francese, momento che apre ad una diversa

visione del mondo.

- La secolarizzazione, la percezione del ritmo dei cambiamenti a cui la società è sottoposta e la

percezione della storia come prodotto dell’agire e non di un ordine divino, introducono il

relativismo. Ora l’ordine sociale è vincolato dalla libera scelta degli uomini e questo afferma l’idea

della possibilità di un ordine sociale, valoriale e simbolico diverso.

- Questo fa sì che il relativismo sia spostato dal piano cognitivo a quello ontologico e che l’apertura

alla pluralità diventi una caratteristica intrinseca alla condizione esistenziale moderna.

- Il relativismo si intreccia però con il pensiero debole, ovvero la distinzione dei saperi, ognuno

dotato di propria validità. Questo porterà al pluralismo culturale. Con il pensiero debole si

rafforzerà la perdita dei fondamenti certi e l’essere non sarà più visto come univoco (unico), anzi

sarà legittimata la molteplicità dei punti di vista e saranno legittimate forme di razionalità

localistiche (non globali). In questo modo, il pluralismo culturale porterà a:

a) il dover trovare giustificazioni allo scardinamento dell’uniformità di leggi, norme e istituzioni che

prima disciplinavano la convivenza sociale;

b) l’apertura a forme culturali diversificate che frammentano i sistemi di significato collettivi, prima

unificati dalla tradizione (come la religione);

c) pertanto, la ripresa delle riflessioni sulla cultura e sulla diversità delle sue forme.

- Lyotard individua nella fine delle grandi narrazioni uno dei fattori espliciti del relativismo.

- Weber prova ad applicare il metodo scientifico al discorso sociale, ma scopre che esso crea

distorsioni. Si dissocia quindi da questa metodologia, in quanto essa ha causato il disincanto del

mondo, portatore dell’idea che si possa dominare le cose tramite la ragione. Per Weber, la

razionalità è una trappola per l’uomo, perché lo ingabbia nella strumentalità, allontanandolo dal

senso ultimo dell’esistenza e dal politeismo dei valori.

- Kuhn ritiene che la scienza sia caratterizzata dal convergere del consenso generale sulla validità

dei risultati. Le comunità scientifiche sono attraversate dall’incomunicabilità (non riescono a

comunicare tra loro), pertanto esse guardano il mondo in maniera diversa. Kuhn è quindi un

relativista. Prima che un gruppo di scienziati possa sperare di comunicare con un altro, deve

avvenire la conversione, ovvero lo spostamento da un paradigma (una tesi) a quello opposto, non

realizzabile passo per passo né da un esperienza neutrale, ma da una appunto di conversione.

- Feyerabend, premettendo che la scienza non ha un metodo speciale e che non è vero che oltre

essa non ci sia conoscenza, avanza la teoria della democrazia culturale, in cui tutti i metodi sono

da prendere in considerazione e in cui gli attori sociali sono al centro della scena e passano da

semplici consumatori di prodotti culturali a protagonisti delle scelte quotidiane, per confermare o

modificare quanto gli viene proposto.

- Winch sostiene la teoria dei mondi diversi, ciascuno non esportabile al di fuori di sé stesso,

quindi non paragonabile agli altri. Questa concezione di separazione radicale tra le forme culturali,

finisce per ingabbiarle nel localismo e immobilizzarle, negando la dinamicità insita nella

concezione di pluralismo.

- Jiwei Ci prende le distanze dal pensiero di J. Rawls (“una società democratica moderna è

caratterizzata da un pluralismo di dottrine incompatibili e tuttavia ragionevoli. Nessuna di queste

dottrine è accettata da tutti i cittadini e mai lo sarà”) in quanto sostiene che esso manchi di un

supporto normativo solido e inscriva la dimensione etica in un orizzonte eticamente neutro (p.34-

35-36).

- Boudon prova a legittimare il relativismo culturale con un modello a due piani:

a) il piano degli attori, che progettano le loro azioni e non reagiscono ciecamente agli stimoli

esterni;

b) il piano del sociale, dove la differenziazione di concetti, luoghi, pratiche di vita, ecc. è

espressione della diversità dei costumi affermatasi storicamente e la presa in considerazione dei

contesti specifici in cui è accaduto.

- Williams distingue sistema con funzione di significante e attività appannaggio dei soggetti

coinvolti nelle pratiche culturali.

- Giglioli fa della struttura simbolica un prodotto delle azioni dei gruppi, determinati dalla propria

posizione strutturale. Azione e struttura culturale coesistono.

- La Archer parla di morfogenesi perché ritiene che la struttura non sia predeterminata ma

prodotta e modificata dalle azioni umane. Quindi struttura e azione nascono come due realtà

autonome che però si influenzano e lo fanno in tempi diversi. Poiché alla base della sua teoria c'è

lo stretto collegamento tra cultura e struttura, anche la cultura non è un riferimento stabile ma

soggetto al cambiamento.

- Parsons parla, al contrario, di morfostasi, in quanto la cultura è un riferimento stabile nel tempo

e guida il comportamento umano, influenzandolo non in tempi diversi ma allo stesso tempo,

quindi imponendosi sugli attori. Verso le culture plurali

- L’analisi sulle cause che hanno favorito l’emergere delle forme culturali richiede la ricostruzione

del termine cultura.

- Giglioli e Rovaioli esprimono la cultura come insieme di forme simboliche attraverso cui gli

individui fanno esperienze ed acquisiscono significati.

- Per risolvere il problema della differenziazione tra cultura e culture, Giglioli e Rovaioli cercano un

modello che coniughi unità e pluralità delle forme culturali, ma non riescono a trovarlo. L’Archer

allora propone una teoria che dimostra come la cultura non è approcciabile come fenomeno

singolare separato dai rapporti con le pratiche culturali, ma va osservata con il condizionamento

strutturale e l’interazione tra soggetti. La Archer passa critica le teorie di autori caduti nei limiti

della conflazione, un errore commesso dai teorici quando vogliono far prevalere una realtà

sull’altra o vogliono farle coincidere.

- Ecco i tre tipi di conflazione:

a) verso il basso: la cultura è un’entità esterna all’individuo e lo sovrasta determinandolo e

svalutandolo e gli impedisce di essere un agente.

- Parsons, pur cadendo nella conflazione verso il basso, propone una cultura come insieme

significati veicolati da va

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Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
9 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ferrisbueller di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Mongelli Augusto.