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Riassunto esame Sociologia dei Processi Culturali, prof. Bechelloni, libro consigliato Contro l'Identità, Remotti Pag. 1
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Oltre alle costruzioni dell'identità e alle connessioni che ne superano i confini, esiste una dimensione del flusso e del mutamento.

Possiamo immaginare questi 3 livelli siano sovrapposti, avremmo allora:

A) il flusso, il livello più basso;

B) le connessioni, livello intermedio, caratterizzato da potenzialità;

C) le costruzioni dell'identità, livello più alto e sovrapposto ai primi 2.

"De-cidere" l'identità (C) è un "Re-cidere" (=tagliare) le connessioni (B), che altrimenti la imbriglierebbero e la soffocherebbero. Decidere l'identità è anche però un elevare costruzioni al di là del magma del mutamento (A).

Cap.2→L'identità irrinunciabile.

Schema del capitolo 1:

A) costruzioni dell'identità;

B) connessioni e alternative;

C) flusso e mutamento.

Le costruzioni (C) cercano di annullare il flusso e di ridurre fortemente connessioni e alternative. Le

strutture dell'identità non sono costruite sulla "roccia", sono erette invecenonostante il flusso e al di là delle alternative. Si ha l'impressione che sotto di C non visiano fondamenta, ma fiumi (flusso continuo) e meccanismi di alterazione odifferenziazione (discontinuità). Lo schema si riferisce a una concezione diversa dellanatura umana, quella secondo cui la natura umana, lontano dall'essere uno stratoroccioso, è fatta in buona parte di buchi e di lacune, di indeterminazioni e di potenzialità. Questa è una concezione non tanto facile da accettare, ma se immaginiamo una strutturabiologica dell'uomo carente e con dei limiti, possiamo motivare i processi di elaborazionesia della cultura sia dei modelli di identità. Teoria dell'uomo come animale incompleto (Geertz rappresenta il principalereferente): l'uomo è un animale biologicamente carente, la sua stessa sopravvivenza.

fisica richiede fin da subito l'intervento della cultura. Nel rapporto tra biologia umana e cultura, ciò che vi è di mezzo è il cervello. La tesi originaria è sempre stata che l'uomo conquista prima la propria attrezzatura organica (tra cui il cervello), e poi sviluppa la cultura. Gli ultimi studi invece hanno dimostrato che lo sviluppo cerebrale umano è avvenuto in un ambiente già ampiamente caratterizzato dalla cultura. Quindi il cervello non viene più solo considerato un fattore della cultura, ma un suo prodotto. In questa tesi la cultura assume un ruolo importante perché solo attraverso essa l'uomo può completarsi. Alla teoria dell'uomo come animale incompleto è collegata la Teoria della natura sociale: idea secondo cui gli esseri umani non possono essere intesi come entità isolate che soltanto successivamente scoprono la vita sociale. Per il modello relazionale l'individuo è un

essereche fin da subito si costruisce entro un contesto di relazioni sociali (Mitchell). I legamisociali non risultano così aggiuntivi, ma immediatamente essenziali e decisivi. Per questateoria appare impossibile considerare soltanto la figura a prescindere dello sfondo.Ovviamente la figura è l’individuo e lo sfondo sono le relazioni sociali nel cui contesto essosi forma. Secondo Geertz i luoghi di formazione del pensiero e delle emozioni sono i luoghisociali dove si scambiano parole, gesti, suoni… non i recinti chiusi e naturali della mentedegli individui.Dall’incompiutezza biologica si passa direttamente alla particolarità culturale: l’uomodiventa tale assumendo subito sembianze particolari forgiate in qualche luogo sociale inqualche ambiente culturale. Nel momento in cui l’uomo esce dall’incompiutezza affronta ilproblema dell’identità culturale. L’identità si presenta perciò come

irrinunciabile. Parliamo quindi di un’identità importante, che non è affatto garantita da una base solida già determinata, ma che di volta in volta viene costruita per sopperire alle lacune che segnano la biologia dell’essere umano; un’identità inoltre che, proprio perché costruita con processi di ordine sociale e in ambienti culturali, è fornita soltanto da forme inevitabilmente particolari di umanità.

Cap. 3→ Identità e purezza: il germe della pulizia.

Se è vero che l’identità si fonda sulla particolarità, allora vi è un paradosso perché la particolarità è condizione dell’identità; ma difficilmente un’identità che intenda affermarsi può ammettere senza esitazioni la propria particolarità. È possibile accettare e ammettere esplicitamente la particolarità delle proprie forme identitarie, ma ciò si

Traduce in un indebolimento della loro forza, del loro potere di convincimento. Ci sono società che non avvertono l'esigenza di rivendicare la propria identità. Prima dell'arrivo di missionari, amministratori... l'Africa era piena di società senza nome. Per esempio i Banade dello Zaire un "bayira" tempo non avevano un nome proprio, ma disponevano di un termine più generale "bayira" che designava soprattutto la condizione dei coltivatori. Il vecchio termine indicava una condizione, non una società; oggi, il termine Banade è invece carico di identità: indica una società con la sua storia. Poi vi sono società che, non troppo ossessionate dalla loro identità, sono disposte a riconoscere la loro "particolarità", e quindi i loro limiti: ad esempio per Amba forgiare "veri uomini" (maschi adulti) i Bakonjo ricorrevano ai loro vicini per 'olusumba' praticare.

(circoncisione); per avere donne con cui sposarsi e fare figli i MaeEnga si rivolgono ai nemici che di solito combattono. Queste popolazioni per affermare la propria dignità fanno ricorso all'alterità, è un'ammissione non solo di particolarità, ma anche di incompiutezza. Un'identità che sopporta un'intrusione così intima dell'alterità non può essere un'identità particolarmente ossessiva: è un'identità che accetta la propria particolarità.

Ma non è sempre così. Pagare il prezzo della particolarità può risultare molto difficile per le società che intendono affermare in modo più vigoroso la propria identità. Queste cercano di "purificare" l'identità da tutto ciò che potrebbe ricondurla alla particolarità delle sue condizioni. C'è un termine greco che indica bene questo.

processo: kàtharsis, “catarsi”, che originariamente vuol dire purga. È con questo significato molto fisico che Platone introduce il tema della “purificazione” intesa come separazione che trattenendo il migliore butta via il peggiore. Platone parlava di purificazione del corpo, purificazione dell’anima e purificazione relativa al pensiero. L’esercizio purificante non appartiene solo a noi occidentali, ad es. i Tonga dello Zambia sono un esempio per la scarsa preoccupazione per la propria identità. Essi non disponevano originariamente di un loro nome collettivo né si consideravano un popolo unito, poiché si disperdevano un po’ in tutte le direzioni. In tutto il fluire incessante della società tonga una dimensione si decide che permanga inalterata: i 14 clan matrilineari in cui i tonga risultano suddivisi, pure forme dominanti. I Tonga sono un es. di purificazione limitata perché a parte la conservazione dei

14 clan, iTonga erano liberi di mutare la loro vita. La purificazione comporta una sottrazione rispetto al flusso (A) e alla molteplicità delle alternative possibili (B). Per questo possiamo affermare che la purificazione è indispensabile all’identità. Cap. 4→ Uno/molti. Abramo ha ormai 99 anni quando gli appare Dio per stabilire un patto. Dio profetizza una grande discendenza ad Abramo, e gli promette che avrebbe concesso a lui e a tutta la sua discendenza, la terra di Canaan in cambio della circoncisione di ogni maschio. Recidere la carne del prepuzio sarà il segno dell’alleanza tra Dio e Abramo. Ciò che Dio sta offrendo mediante il patto con Abramo è la possibilità per Israele di diventare “un popolo e una nazione”, dotata di una sua terra e di una sua divinità esclusiva: ciò che Dio sta offrendo è dunque una forma molto forte di identità. L’identità (un’identità

fondata da Dio) qui sicombina con la particolarità (Israele è un popolo a parte), ma soprattutto si trascina consé l’idea di unicità (Israele è un popolo unico, “santo”, “eletto dal Signore”). Questaelezione prende la forma di un “contratto”, di un ”patto”, di un’ “alleanza” (berith).

Molto spesso le società che hanno adottato degli espedienti di “segni-ficazione” dei propricomponenti hanno atteggiamenti di marginalizzazione nei confronti di coloro che non sono“segnati”. Ad es. la popolazione Banade chiama l’incirconciso “ekitsule”, è paragonato a unlebbroso che difficilmente troverà una donna disposta a sposarlo. Anche per Israele lacirconcisione è segno di appartenenza non soltanto ad un tipo di società, ma a una formaparticolarmente elevata di umanità: il popolo eletto (“scelto”) da Dio,

Il popolo "santo". Alle spalle della circoncisione di Israele c'è Dio, possente, unico; alle spalle delle circoncisioni africane ci sono i confronti con i vicini: i Bapere per i Banade, gli Amba per i Bakonjo. Ma c'è un'altra differenza importante: Jahvè impone l'incisione del prepuzio all'ottavo giorno dopo la nascita di ogni maschio; presso invece i Banade e i Bakonjo e altri gruppi ancora, la circoncisione coincide grosso modo con la pubertà. Non si tratta quindi solo di apporre un "segno", ma è un qualcosa che ha a che fare con il processo di maturazione degli individui. Ad es. tra gli Ndembu non sono bene accetti, al momento dell'iniziazione, gli uomini che hanno preferito farsi circoncidere all'ospedale della Missione, evitando il lungo periodo di isolamento nella boscaglia. Questo è la prova evidente che non si tratta soltanto di apporre "segni", ma bensì di.inserire la circoncisione, come fatto chirurgico, in un processo formativo lungo, complesso, problematico. In queste popolazioni si fanno uomini attraverso il "mukanda", che
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A.A. 2010-2011
5 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melody_gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bechelloni Giovanni.