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SEPARARE: Ridurre, Tagliare, Segnare
Sono tutte forme che rientrano nella categoria del "separare". Questo avviene sempre nell'ottica della costruzione dell'identità. Vengono riportati degli esempi sulla circoncisione, atto che dà lo spunto di un confronto tra quella della religione del popolo di Israele e quella della tribù dei Banande o degli Ndembu in Africa. Dopo la spiegazione e la descrizione minuziosa di questi esempi, l'autore si concentra sulle motivazioni che oggi ci portano a differenziare il monoteismo dal politeismo. Abramo ha ormai 99 anni quando gli appare Dio per stabilire un patto. Dio profetizza una grande discendenza ad Abramo, e gli promette che avrebbe concesso a lui e a tutta la sua discendenza, la terra di Canaan in cambio della circoncisione di ogni maschio. Recidere la carne del prepuzio sarà il segno dell'alleanza tra Dio e Abramo. Ciò che Dio sta offrendo mediante il patto con Abramo.
è la possibilità per Israele di diventare “un popolo euna nazione”, dotata di una sua terra e di una sua divinità esclusiva: ciò che Dio sta offrendo è dunque una forma molto forte di identità. L’identità (un’identità fondata da Dio) qui si combina con la particolarità (Israele è un popolo a parte), ma soprattutto si trascina con sé l’idea di unicità (Israele è un popolo unico, “santo”, “eletto dal Signore”). Questa elezione prende la forma di un “contratto”, di un ”patto”, di un’“alleanza” (berith). Molto spesso le società che hanno adottato degli espedienti di “segni-ficazione” dei propri componenti hanno atteggiamenti di marginalizzazione nei confronti di coloro che non sono “segnati”. Ad es. la popolazione Banade chiama l’incirconciso “ekitsule”.
è paragonato a unlebbroso che difficilmente troverà una donna disposta a sposarlo. Anche per Israele la circoncisione è segno di appartenenza non soltanto ad un tipo di società, ma a una forma particolarmente elevata di umanità: il popolo eletto ("scelto") da Dio, il popolo "santo". Alle spalle della circoncisione di Israele c'è Dio, possente, unico; alle spalle delle circoncisioni africane ci sono i confronti con i vicini: i Bapere per i Banade, gli Amba per i Bakonjo. Ma c'è un'altra differenza importante: Jahvè impone l'incisione del prepuzio all'ottavo giorno dopo la nascita di ogni maschio; presso invece i Banade e i Bakonjo e altri gruppi ancora, la circoncisione coincide grosso modo con la pubertà. Non si tratta quindi solo di apporre un "segno", ma è qualcosa che ha a che fare con il processo di maturazione degli individui. Ad es. tra gli Ndembu non.Sono bene accetti, al momento dell'iniziazione, gli uomini che hanno preferito farsi circoncidere all'ospedale della Missione, evitando il lungo periodo di isolamento nella boscaglia. Questo è la prova evidente che non si tratta soltanto di apporre "segni", ma bensì di inserire la circoncisione, come fatto chirurgico, in un processo formativo lungo, complesso, problematico. In queste popolazioni si fanno uomini attraverso il "mukanda", che non è solo la circoncisione in quanto tale, ma è un problematico processo rituale (isolamento nella boscaglia..). Seguendo quindi lo schema (cap.1-2) potremmo affermare che il mukanda dà luogo a delle costruzioni di identità (C) attraverso la percezione di una molteplicità di connessioni, di potenzialità, di alternative (B) (ad es. isolamento nella boscaglia), considerando insomma B come condizione preliminare e indispensabile di C. La scoperta della circoncisione, dalla
Le versioni raccolte da Turner, risulta essere deltutto casuale. Si tratta di bambini che vanno con la madre a raccogliere l'erba, e accidentalmente uno speciale tipo di erba gli taglia il prepuzio; vengono portati al villaggio, dove nessuno mai è stato circonciso, e qui la ferita guarisce: dati i buoni risultati di cicatrizzazione rapida e acquisizione di forza da parte dei ragazzi, gli anziani decisero di fare come l'erba, e circoncisero tutti i ragazzi con i rasoi. Tra gli Ndembu non è Dio ad aver imposto la circoncisione; ma è stata l'erba ad aver suggerito il mukanda, il processo. 9 MONOTEISMO POLITEISMO Esso si presenta con dei principi puri, anche se nel suo offre un panorama di divinità molteplici e essere perfetto, compiuto e razionale, mostra uno dei problemi più gravi e inconvenienti, che è opinione o pratica, anche se barbara o corrotta. È l'INTOLLERANZA.un punto di vista logico e razionale.puntoconsiderato il prototipo dell'identità, quasi un istigatore di vista della formazione dell'identità, proprio adell'ossessione per l'identità. causa di un sistema molto aperto di divinità espiriti, che possono appartenere anche ad altre culture. Chiaramente queste sono considerazioni elaborate da Hume David. Per costruire l'identità, il monoteismo sembra essere uno strumento senza dubbio molto efficace, perché: distingue; separa noi/gli altri; posiziona il noi a parte come una unità assoluta. Ugo Bonanate ha recentemente confrontato alcuni brani della Bibbia e alcuni del Corano, che non solo provano la convinzione della diversità assoluta noi/altri, ma dimostrano che l'aggressività nasce proprio dal radicarsi di questa convinzione. Per tutte le religioni monoteistiche il problema fondamentale rimane quello dell'intolleranza: così scrive
Hume. "l'intolleranza di quasi tutte le religioni che tengono fede all'unità di Dio è caratteristica quanto la tolleranza dei politeisti. Lo spirito implacabilmente fanatico degli ebrei è ben noto. Il maomettismo sorse con principi ancora più sanguinari, ed ancor oggi, condanna, anche se non con il fuoco e con il rogo, tutte le altre sette. E se fra i cristiani, gli inglesi e gli olandesi hanno abbracciato principi di tolleranza, l'eccezione si deve alla fermezza del magistrato civile contro le pressioni continue dei preti e dei bigotti."10
È sicuramente molto difficile fare una classifica delle intolleranze nei monoteismi. Ad esempio l'Islamismo:
- rifiuta la conversione forzata;
- predica la violenza e la guerra santa;
- raccomanda però di non oltrepassare i limiti.
In alcune pagine di Bernardo di Chiaravalle, possiamo sicuramente ritrovare principi un po' meno
Naturalmente questo eccessivo rigore del monoteismo può produrre i disastri che già abbiamo potuto osservare nelle società in cui si è imposto. Per questo motivo, un'identità imposta come assoluta, può causare:
- discriminazioni
- lacerazioni
- violenze acute
È ancora Hume, sempre nel contesto dell'opposizione monoteismo/politeismo, a fornirci una distinzione strutturale che consideri la scrittura un valore identificante di una religione:
“un'altra causa, che rendeva le"
Religioni antiche molto più deboli delle moderne, è che le prime furono tradizionali, mentre le seconde sono scritturali; e la tradizione è complessa, contraddittoria, a volte dubbia, sicché non era possibile ridurla ad una regola o ad un canone, o fissare un determinato articolo di fede... sicché la religione pagana svaniva come nebbia, non appena ci si avvicinava ad essa e la si esaminava a fondo."
Quasi due secoli dopo, un antropologo africanista di nome Jack Goody, partendo dalla distinzione di Hume, l'ha applicata:
- alle religioni da libro (ebraismo, cristianesimo, islamismo)
- alle religioni della parola (per esempio quelle africane) considerando importante la scrittura, giacché essa determina il processo di formazione dell'identità in ambito religioso.
L'esistenza di un Libro sacro fissa i contenuti di credenze e rituali e ne fissa i contenuti validi per la fedeltà dei propri adepti.
Le religioni scritte, inoltre, hanno avuto una maggiore diffusione e per la loro capacità di penetrazione sono state considerate universali e si sono presentate come religioni della conversione. Quello che vuole sottolinearci l'antropologo è come, in Africa, ci sia stata una combinazione tra le religioni del Libro e le religioni locali: le religioni del Libro hanno contribuito a diffondere la scrittura e a diffondersi attraverso questo mezzo; le religioni locali si sono dimostrate aperte al cambiamento e all'innovazione, a causa della mancanza di vere regole e perché la preoccupazione principale era di tipo pragmatico. La scrittura diventa un incredibile mezzo di penetrazione, ma: un fatto è imporsi nel mondo, consapevoli di avere un testo sacro; un fatto è addentrarsi nelle varie culture per cogliere i diversi significati. Nel primo caso, la scrittura è usata per andare a sfoltire le possibilità e le