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APPROCCIO ELITISTA
Pareto e la teoria della circolazione delle èlites.
Pareto decide di dedicarsi allo studio delle azioni non-logiche, che non rientrano nella razionalità economica, gran parte
delle azioni concrete delle persone non rientrano in questo modello; le azioni non-logiche diventano l’oggetto tipico
dello studio della sociologia.
Riconosce a Marx l’idea del conflitto tra attori politici e sociali: per Pareto la storia è fatta dallo scontro tra èlites
(coloro che eccellono in un determinato campo, senza una connotazione valutativa) e controèlites.
Il comportamento umano è mosso da alcuni istinti profondi chiamati residui, Pareto ne individua 6, le costruzioni
teoriche che ciascuno si crea per giustificare e razionalizzare le pulsioni psicologiche sono le derivazioni.
I più importanti residui sono i primi due:
1) istinto delle combinazioni: proprio delle èlite LEONI (cercano di cambiare la struttura del potere)
2) persistenza degli aggregati: proprio delle èlite VOLPI (cercano di mantenere il potere)
Cosa determina l’emergere di una particolare èlite politica?
La capacità di conquistare il potere: la storia è un cimitero di èlites.
La storia è caratterizzata da un continuo alternarsi dei due tipi di èlites: con l’avvento dei LEONI al potere, le VOLPI
cercheranno di riconquistarlo in maniera subdola ma pacifica; viceversa quando al governo c’è un’ èlite di VOLPI, la
loro sostituzione sarà più violenta, e si manifesterà nel colpo di Stato.
Le caratteristiche di un’ èlite si dimostrano incapaci di risolvere problemi contingenti.
Mosca e la classe politica (o èlite).
Mentre Pareto ha una concezione del potere fortemente psicologica, Mosca ha una visione più organizzativa.
In ogni società c’è una legge che vale sempre: c’è una massa che obbedisce e c’è una minoranza organizzata che
riesce ad imporre il suo potere rispetto alla massa sbandata.
È l’organizzazione, non una qualità implicita dell’essere umano a muovere le minoranze per la conquista e il controllo
del potere.
[Lenin arriva a una conclusione simile, il partito bolscevico è un’ èlite organizzata di rivoluzionari di professione, una
minoranza qualificata e organizzata]
Michels e la legge ferrea dell’oligarchia.
Allievo di Weber, studioso dei partiti politici. L’unico dei tre ad aver fatto analisi empiriche, studia l’SPD, che all’epoca
era il più grosso partito socialdemocratico, per dimostrare che all’interno di grandi organizzazioni di massa vengono a
svilupparsi delle oligarchie interne.
Il partito che predica l’uguaglianza delle masse presenta però al suo interno forti disuguaglianze tra vertici e base.
Legge ferrea dell’oligarchia:
1) Più un’organizzazione cresce, più deve darsi un apparato burocratico, non può basarsi solo sulla spontaneità
dei militanti, c’è bisogno di qualcuno che si occupi a tempo pieno del partito: i politici di professione che
vivono di politica.
In questo modo si verifica una separazione tra i vertici di partito e la base del partito.
2) Un partito, a volte, deve prendere decisioni in tempo rapido, non si può procedere sempre in maniera
assembleare [il Partito Comunista Cinese ha 70 milioni di iscritti, ma solo 6-7 politici hanno potere decisionale
all’interno del Comitato dei rappresentanti permanenti del Politburo]
3) La tendenza degli individui al vertice è quella di conservare il proprio status.
A questa immagine elitistica del potere, si contrappone quella pluralista.
- Bentley e la teoria politica dei gruppo.
- Weber e la tripartizione “classe, ceti, partiti”.
- Riesman e i gruppi veto.
APPROCCIO PLURALISTA
La visione pluralistica si contrappone e vede il potere disperso tra una pluralità di attori. Analizziamo Bentley, Weber e
Riesman.
Bentley “I processi di governi”: una teoria politica dei gruppi-->sono i protagonisti della politica, in particolare i gruppi
di interesse, ovvero persone che si riuniscono per portare avanti degli interessi. La politica è proprio la risultante
dell'interazione tra questi gruppi, una sorta di compromesso tra forze che tirano nelle varie direzioni (tipo il
parallelogramma per misurare i vettori delle forze in fisica)
Un'immagine simile è quella di Weber: in un celebre capitolo di “Economia e Società” nega che le risorse di tipo
diverso siano concentrate nelle stesse persone.
Ci sarebbero dunque diverse piramidi di potere:
- l'elemento economico CLASSI SOCIALI: una classe sociale ha un'uguale capacità di acquisizione sul
mercato.
- l'elemento della reputazione CETI
- l'elemento del consenso elettorale PARTITI (e potere politico in generale)
Per quanto ci può essere correlazione, questa non è necessaria. 4
Riesman, sociologo statunitense, fa un'analisi della distribuzione del potere in America: un tempo c'era una chiara
classe politica affarista dirigente, poi questa direzione è stata sostituita da una serie di gruppi, che anche se non hanno
il potere di avanzare proposte, comunque sia hanno il potere di impedire le cose ritenute contrarie (ricorda il concetto
di peso del potere). In questa visione rientra una visione dello Stato come neutrale, senza volontà propria:
semplicemente a seconda delle situazioni, degli interessi che prevalgono in quel momento, tramuta questi in leggi, in
indirizzo politico.
Il dibattito prende le mosse da un lavoro fatto a cavallo della crisi degli anni '30 dai coniugi Lynd: volevano studiare
come vive una cittadina americana per poi generalizzare alla struttura americana nel complesso. Con un occhio
antropologico studiarono i comportamenti della vita americana degli abitanti di “Middletown”, una città nella media,
abbastanza rappresentativa (Mancie è il vero nome), da cui poi generalizzare. Gli strumenti sono l'osservazione
partecipante, l'esame di fonti documentarie e statistiche, le interviste, i questionari: sono metodi tipici degli
antropologi, applicati però a una cittadina statunitense. Pubblicano il primo volume nel 1924, ma poi dopo la crisi
tornano a Middletown per studiare come questa avesse influito sulla vita dei cittadini. Pubblicano allora un altro volume
nel 1935, dove c'è un capitolo che venne poi molto discusso: si afferma che ci si trova sostanzialmente di fronte a una
vera famiglia regnante, gli “X”, che controllano tutti i settori significativi per la vita della popolazione. La conclusione è
che questo esempio possa essere considerato come un'espressione del sistema di controllo della classe degli affari
negli Stati Uniti.
Si scatenano a quel punto altre ricerche per vedere se quell'esempio fosse effettivamente generalizzabile, nonché per
verificare che effettivamente Middletown fosse stata capita bene. Uno di questi studi è quello di Hunter, su Regional
City (in realtà Atlanta, quindi una città grande), nel 1953. L'obiettivo è già diverso, perché questa volta lo studio della
struttura del potere è proprio la finalità esplicita e consapevole.
Le conclusioni di Dahl a New Haven cozzano con quelle degli elitisti, per cui si è posto il problema di stabilire quale sia
la ricerca più attendibile. Per rispondere ci sono due ordini di problemi: uno a livello teorico e uno a livello
metodologico (Dahl dice che gli elitisti usano un metodo che predetermina i risultati).
A livello teorico: un'accusa fatta dai neo-elitisti (tra cui P. Bachrach) è che in fondo anche l'immagine della politica che
hanno i pluralisti è in realtà di tipo elitista: Dahl e Sartori, riprendendo Schumpeter, propongono una definizione di
democrazia come metodo, (non potere del popolo ma sistema per selezionare la classe dirigente, democratico perché
si basa sulla competizione libera tra più partiti); non ci sarebbe un esercizio di potere diretto del popolo, ma solamente
una pluralità di élites. Questa concezione si ritrova in realtà anche in R. Aron; e anche Linz fa una distinzione dei
regimi a seconda del numero di élites: regimi TOTALITARI, AUTORITARI e LIBERALI (pluralisti): negli ultimi abbiamo
pluralismo politico + pluralismo sociale; nei secondi solo pluralismo sociale; nei regimi totalitari non vi è né pluralismo
politico né pluralismo sociale. Quindi secondo Linz così come secondo Aron non c'è opposizione tra elitismo e
pluralismo, in quanto quest'ultimo non sarebbe nient'altro che un “elitismo pluralizzato”. T. Lowi, neo-pluralista, ha
scritto un famoso articolo negli anni '60 scrivendo che il sistema politico americano può presentare sia tratti di elitismo
sia di pluralismo, sia di modello frammentato. Lowi sostanzialmente rovescia una classica correlazione dell'analisi
politica: la politics determina la policy, ossia che le caratteristiche del sistema politico determinano le politiche
pubbliche adottate.
Lowi appunto ribalta questo schema: a seconda delle questioni trattate, il processo decisionale funziona in maniera
diversa: a volte in maniera elitista, a volte pluralista. Vediamo nel dettaglio:
ARENE PRINCIPALI RELAZIONI TRA LE UNITÀ STRUTTURA DI PRINCIPALE CENTRO
UNITÀ POLITICHE POTERE DECISIONALE
distributiva individui, reciproca non interferenza, frammentata: élites commissioni
imprese, interessi disgiunti non conflittuali con parlamentari e/o
corporazioni (“logrolling”=”mercato delle gruppi di supporto agenzie
vacche”=scambi tra interessi
conciliabili)
regolativa gruppi: non coalizioni, interessi per pluralistica, parlamento nel suo
riguardano problemi comuni, multicentrica, “teoria ruolo classico
singole imprese, contrattazione dell'equilibrio”
ma interi settori
redistributiva associazioni “peak association”, classi, élites conflittuali,
ideologie élites e contro-élites esecutivo e “peak
associations”
1)Le politiche distributive avvantaggiano pochi e svantaggiano in maniera minima il grosso della popolazione, che non
accorgendosene neppure nemmeno si mobilita; tanto più che le politiche distributive non sono necessariamente in
conflitto tra di loro, perché a vantaggio di piccoli settori che non vengono mai in contatto; oppure è l'esempio dei dazi
sulle importazioni, che ricadono sulla popolazione che pagherà ad un prezzo più alto. Logrolling sono anche le
cosiddette leggi a pacchetto dell'UE, comprensive di tutto e di più. Spesso queste politiche non sono discusse in circuiti
molto pubblici.
2)Le politiche che impongono dei vincoli agli attori (ad esempio le