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CAP.2 CIVILTÀ NELLA STORIA ED OGGI
La civiltà è generalmente vista come fonte di identificazione. A tal proposito è necessario
soffermarsi su:
1) Distinzione tra “la civiltà” e “le civiltà” La civiltà: concetto dei pensatori francesi del XXI i quali
concepiscono la civiltà come l’ideale e il metro di giudizio dei gruppi privilegiati, l’élite dell’umanità,
di stabilire cosa fosse civile. Le civiltà: non indicano se una cosa è civile o no, in quanto esistono
diversi modi d’intendere la civilizzazione delle persone.
2) Distinzione tra civiltà e cultura A parte l’eccezione tedesca, gli altri pensatori asseriscono che
civiltà e cultura fanno riferimento allo stile di vita generale di un popolo. Entrambe si richiamano a
valori e modi di pensare ai quali le generazioni successive hanno attribuito un’importanza basilare.
Nella definizione di civiltà il tema comune è la CULTURA. Di tutti gli elementi importanti che
definiscono la cultura (sangue, lingua, religione) il più importante è la religione. La distinzione dei
popoli non dipende da caratteristiche fisiche, ma valori, istituzioni, e strutture sociali.
3) La civiltà come entità finite Una civiltà rappresenta il più vasto raggruppamento culturale di
uomini e il più ampio livello di identità culturale che l’uomo possa raggiungere che distingue gli
esseri umani dalle altre specie: la civiltà rappresenta il “noi” che ci differenzia dal “loro”.
4) Civiltà che mutanoSi evolvono: gli imperi sorgono e cadono, i governi vanno e vengono, le
civiltà invece restano e sopravvivono ai rivoluzionamenti politici, sociali ed economici.Ci sono varie
teorie, ma tutti concordano sul percorso: evoluzione attraverso conflitti e disordini, nascita di uno
stato universale, decadimento e disintegrazione.
5) Civiltà non governaIn quanto entità culturali e non politiche non provvedono di per sé a
mantenere l’ordine, amministrare la giustizia, combattere guerre o negoziare trattati, ma hanno
bisogno di governi. La composizione politica delle civiltà varia da caso a caso e si modifica nel
tempo. Le maggiori civiltà contemporanee sono:Sinica, Giapponese, Indù, Islamica, occidentale,
Latinoamericana, Africana.
Le diverse civiltà non hanno avuto contatti per secoli a causa anche di distanze geografiche. Con
l’avvento della stampa, della polvere da sparo, e soprattutto del buddismo, le civiltà sono entrate in
contatto più facilmente. I contatti più significativi furono attraverso i conflitti.
Tra il XI e il XII l’Europa iniziò il suo incessante sviluppo (conquista Mediterraneo, colonizzazione
America e Africa). Per 400 anni i rapporti tra le civiltà erano subordinate alla civiltà occidentale
tranne la civiltà russa, giapponese ed etiope. Le cause di un tale sviluppo furono: la struttura
sociale, i rapporti di classe, la nascita di città e commercio, lo sviluppo di burocrazie e la coscienza
nazionale, ma soprattutto lo sviluppo tecnologico. La superiorità militare, organizzativa e la
disciplina furono alla base delle loro conquiste(anche se col tempo, seppur in modo lento il
potere/dominio occidentale è diminuito). La civiltà occidentale è espressione della democrazia e ha
avuto il merito di generare grandi ideologie politiche (nazionalismo, socialismo, liberalismo). Un
sistema internazionale è tale se più stati creano contatti e sono in grado di indurre ciascuno a
comportarsi come una sola entità.
CAP.3 UNA CIVILTÀ UNIVERSALE? MODERNIZZAZIONE E OCCIDENTALIZZAZIONE
Una “civiltà è universale” quando valori, credenze, orientamenti, usi ed istituzioni sono condivisi in
maniera comune da parte dei popoli di tutto il mondo. La comunicazione globale è una delle più
importanti manifestazioni contemporanee della potenza occidentale. Il dominio pressoché totale
dell’Occidente sui mezzi di comunicazione mondiali costituisce una grande fonte di risentimento ed
ostilità dei popoli non occidentali nei confronti dell’Occidente. Gli elementi basilari di una qualsiasi
cultura o civiltà sono la lingua e la religione. La lingua universale è l’inglese, anche se molti dati
indicano l’aumento della percentuale di persone che parlano indi, malese, arabo, al contrario è
diminuita quella tedesca, giapponese, russo.
Da un lato una lingua (inglese) sconosciuta al 92% della popolazione mondiale non può essere
considerata una lingua universale. Dall’altro tuttavia, possiamo definirla universale se si tratta dello
strumento che popoli di diversa lingua e cultura utilizzano per comunicare (=lingua franca del
mondo) e come mezzo di comunicazione interculturale per superare e non eliminare le differenze
culturali e linguistiche.
Il fatto che un banchiere giapponese e un imprenditore indonesiano comunichino in inglese non
significa che uno qualunque dei due si sia anglicizzato o occidentalizzato. Proprio perché
desiderano preservare la propria identità culturale, utilizzano l’inglese per comunicare con persone
di altre culture. Per quanto concerne la religione è improbabile che se ne affermi una universale.
L’universalismo è l’ideologia dominante dell’Occidente nei confronti delle culture non occidentali, le
quali la rifiutano. Questi ultimi percepiscono l’integrazione del mondo in unica entità come una
minaccia. Le caratteristiche dell’Occidente sono da sempre, anche prima della modernizzazione:
l’eredità classica (filosofia, latino, cristianesimo); cattolicesimo e protestantesimo; lingua latina;
separazione tra stato e chiesa; stato di diritto (base al costituzionalismo e all’arbitrio, pluralismo);
diritti ed individualismo. L’espansione dell’Occidente ha sviluppato la modernizzazione dei paesi
non occidentali, che possono scegliere→ rifiuto totale: Cina e Giappone rifiutarono in toto
l’Occidente, sicuri della superiorità della propria cultura, ma l’isolamento è stato infranto con la
guerra dell’oppio. Anche se un rifiuto totale è impossibile in questo momento; kemalismo:
modernizzazione ed occidentalizzazione, necessarie e desiderabili, devono procedere a pari passo
e le culture autoctone devono essere abolite; riformismo: unire preservazione dei valori e
modernizzazione (es. cultura cinese nei principi e cultura occidentali per fini pratici). Il presupposto
è che la modernizzazione viene vista come desiderabile, al contrario dell’occidentalizzazione. Le
società induista e giapponese hanno avviato prima un processo di modernizzazione, rispetto alle
società confuciana e islamica, dimostrandosi maggiormente capaci di importare la tecnologia e
utilizzarla per promuovere la propria cultura. Modernizzazione non significa occidentalizzazione,
infatti, i paesi non occidentali si sono modernizzati senza rinunciare alla propria cultura,
contribuendo alla diminuzione di quello occidentale.
CAP.4 IL DECLINO DELL’OCCIDENTE: POTERE CULTURA E INDIGENIZZAZIONE
Nonostante ad oggi l’Occidente occupa una posizione dominante, si sta verificando un’inesorabile
mutamento nei rapporti di forze tra le varie civiltà, e in rapporto a queste, il potere occidentale
tende a declinare. L’aumento di potere più significativo viene registrato dalle civiltà asiatiche,
soprattutto della Cina. Il declino occidentale è un processo lento, ad intermittenza (con pause). Gli
occidentali rappresentano una minoranza della popolazione mondiale. Anche dal punto di vista
qualitativo gli equilibri stanno mutando, infatti, i paesi non occidentali diventano più agiati, più
istruiti e più alfabetizzati, accompagnati dall’’alto tasso di natalità. L’Attività economica è sempre
maggiore, anche grazie allo sviluppo di tecnologie avanzate, nei paesi asiatici (nel 1920 picco
dell’Occidente). La distribuzione delle culture nel mondo rispecchia la distribuzione del potere. Per
Nye il potere può essere: hard power (potere coercitivo= di comando attraverso la forza militare) e
il soft power (potere persuasivo= indurre gli altri a far ciò che egli vuole). Il potere persuasivo è
efficace solo se si basa su quello coercitivo. Quanto più le società non occidentali accrescono le
proprie capacità economiche, tanto più fermamente sbandiereranno le virtù della propria cultura,
ribadendo che il proprio successo è dovuto alla rigida adesione alla propria cultura e non ai valori
occidentali. Da tali atteggiamenti insorge il fenomeno di “indigenizzazione della seconda
generazione” (Dore) cioè la seconda generazione (non occidentali) potendo studiare in patria,
trova la strada per il successo in patria, adeguandosi ai valori e alla cultura di quella civiltà,
liberandosi così sempre più dall’influenza occidentale (avviene in Africa, Medio Oriente e Asia).
Contemporaneamente alla modernizzazione c’è stato un ritorno alla religione. Perché tutto
questo? La popolazione necessita di nuove regole morali che diano uno scopo alla loro vita e un
senso di identificazione nella cultura e nella patria, grazie all’aiuto di organizzazioni religiose.
CAP.5 ECONOMIA, DEMOGRAFIA, CIVILTÀ ANTAGONISTE
Gli asiatici ritengono che il rapido sviluppo economico li porterà ad acquisire maggiore potere in
campo internazionale, soprattutto nei confronti dell’Occidente. Per gli asiatici il successo
economico conseguito è in gran parte un prodotto specifico della cultura asiatica che si basa su un
concetto di collettività, superiore a quella decadente occidentale basata sull’individualismo.
Nonostante le differenze tra le società asiatiche, queste hanno fattori in comune: il sistema dei
valori del confucianesimo; rifiuto dell’individualismo e prevalere dell’autoritarismo; difesa dei valori
distintivi e promozione dei propri interessi economici.
Gli asiatici affermano che i propri valori dovrebbero essere seguiti anche da altre civiltà non
occidentali per poter raggiungere l’Occidente, e che quest’ultimo dovrebbe fare propri questi valori
per rinnovarsi. Per gli asiatici la superiorità economica è prova di superiorità morale (universalismo
asiatico). Fondamentale del processo di islamizzazione è lo sviluppo di organizzazioni sociali
islamiche.
CAP.6 LA RIDEFINIZIONE CULTURALE DELLO SCENARIO POLITICO MONDIALE
Nel nuovo mondo l’elemento principale che determina associazioni e antagonismi tra gli stati è
l’identità culturale (il sangue, la famiglia, la cultura). In un momento di mutamenti i paesi cercan