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L'ambito della comunicazione non verbale è estremamente ampio e
diversificato, ci sono addirittura situazioni acquista un valore di molto superiore
a quella verbale. Secondo Rogers&Steinfatt si possono trovare diverse ragioni
per giustificare l'importanza della comunicazione non verbale:
La comunicazione non verbale non può essere evitata; anche la stessa
• decisione di rimanere muti significa qualcosa.
La comunicazione non verbale di solito precede quella verbale; prima
• ancora di parlare abbiamo già comunicato qualcosa attraverso il nostro
abbigliamento, la postura, e cosi via.
La comunicazione non verbale è generalmente ritenuta particolarmente
• affidabile;la non possibilità di controllare i messaggi non verbali nel caso
di divergenza si tenfe a dare maggiore credito a questa comunicazione.
La comunicazione non verbale può essere fonte di profonde
• incomprensioni, specie quando il messaggio verbale e insufficiente; in
particolare quando si adotta una prospettiva interculturale, dato che
gesti, colori, atteggiamenti possono avere significati diversi a seconda
della cultura.
La comunicazione non verbale è particolarmente importante nelle
• situazioni di comunicazione interculturale; quando i limiti linguistici
impediscono la comunicazione verbale quella non verbale acquista un
ruolo definitivo. Per questo risulta importante conoscere almenole regole
che valgono nei diversi sistemi culturali.
2.2 Universalità delle espressioni
Alcuni autori riconoscono la presenza di alcuni “universali transculturali” in
riguardo alle espressioni e al loro significato più o meno volontario. A livello
culturale non ci sono molto differenze nel modo di esprimere le emozioni, ma
bensì nei momenti in cui vengono mostrate e in quale ambiente sociale.
3. I canali della comunicazione non verbale. La cinesica.
La cinesica nasce come disciplina socio antropologica che studia la
comunicazione attraverso il movimento e la postura. Una prima modalità
comunicativa studiata dalla cinesica ha a che fare con i movimenti del nostro
corpo a partire dal volto fino a tutta la gamma delle nostre modalità di
occupare lo spazio con il corpo.
3.1 Il potenziale comunicativo del volto; la fisognomica.
Il volto è il luogo del corpo al quale noi prestiamo più attenzione in ottica
comunicativa. La nascita della fisognomica si collega alla criminologia. In Italia
è stata introdotta da Cesare Lombroso ( la criminologia voleva attribuire una
componente biologica alla natura dei comportamenti). Questo studio sarebbe
anche alla base delle teorie razziste diffusesi nel corso del tempo.
3.2 La mimica facciale
Il determinismo fisognomico è da tempo ormai considerato privo di ogni
fondamento scientifico, ma non si può negare che la fisionomia a suo modo
abbia una forte valenza comunicativa. Il volto possiede, se così possiamo dire,
un doppio registro comunicativo: la fisionomia e le espressioni ( fortemente
vincolate alla fisionomia).
Il volto può essere considerato scomponibile in tre diverse aree dalla diversa
capacità espressiva:
area frontale; comprende dalla fronte alle sopracciglia, è considerata la
• parte nobile del volto in quanto comprende l'area del cervello, sede
dell'intelletto. E' scarsamente mobile.
3.3 Il contatto oculare
Simmel si esprime sul contatto oculare definendolo come la prima e più
immediata comunicazione tra gli individui. Lo sguardo sta ad indicare
reciprocità perfetta. Questo è un rapporto di perfetto equilibrio ed è talmente
forte che una semplice deviazione dallo sguardo porta alla deviazione di
attenzione. Lo sguardo ci rende allo stesso tempo oggetto passivo e attivo.
Osserviamo un oggetto e allo stesso tempo diveniamo oggetto di qualcuno.
→
sguardo può essere utilizzato come indicatore dell'intensità relazionale dire
attraverso lo sguardo, approvare e disapprovare; sintomo di una forte
complicità.
Data la sua reciprocità attraverso lo sguardo vengono attuate anche strategie
di relazione.
3.4 L'area inferiore
E' l'area strumentale del nostro volto, fortemente espressiva, in particolare con
la bocca che è fortemente esplicita nella sua capacità di esprimere emozioni
diverse. ( es. emoticon; nella maggior parte dei casi è la forma della bocca che
indica quello che tuo vuoi trasmettere con il disegnino)
3.5 Il sorriso
Segnale fondamentale della specie umana ha un forte richiamo con quello che
→
è il linguaggio delle scimmie mostrare i denti in silenzio. Viene usato per
acquietare e rassicurare il partner.
In ambito umano il sorriso ha una molteplicità di significati ( Ekman e Friesen
hanno indivituato un totale di 19 diverse configurazioni di sorriso):
sorriso spontaneo; coinvolge l'intero volto e consiste nel sollevare gli
• angoli della bocca verso l'alto, mostrare i denti e strizzare gli angoli degli
occhi
sorriso simulato; consiste nell'attivare solamentei i muscoli zigomatici
• senza il coinvolgimento della fascia oculare
sorriso miserabile; accetta una condizione di necessità spiacevole,
• provoca un prolungamento della zona inferiore del volto.
Il sorriso è strettamente legato all'interazione sociale, non è definitivamente
legato ad un'emozione in particolare. Il sorriso può intendersi come promotore
delle affinità relazionali. Infine ouò definirsi come un potente regolatore dei
rapporti sociali in quanto la sua frequenza e intensità sono governate dal
potere sociale. In sintesi possiamo definire il sorriso come un comportamento
espressivo che segnala sentimenti positivi.
3.6 Gestualità
I gesti si defniscono come azioni motorie coordinate volte a generare uno
specifico significato, al fine di raggiungere uno scopo.
I gesti sono sia legati alla componente individuali, caratteristiche istituzionali e
elementi culturali. Lo studio della gestualità riguarda tutto il corpo.
La gestualità è profondamente legata alla definizione della situazione.
I gesti possono essere descritti in base alla loro velocità e alla loro ampiezza e
posso essere classificatinelle seguenti categorie:
emblemi: segni con significato verbale traducibile
• illustratori ( o iconici): segni che sottolineano il discorso verbale e
• possono essere: Bacchette; movimenti che enfatizzano una determinata
– parola
Ideografi; indicano una direzione di pensiero
– Deittici; presentano un qualcosa a distanza
– Mimetici; imitano un'azione
– →
Regolatori; gesti intesi a funzione fatica mantengono
– il flusso della comunicazione
Ostentatori di affetti; sono i movienti facciali che
– mostrano i sentimenti
Adattatori; movimenti di autoregolazione di posizione
– corporale
3.7 I linguaggi dei gesti
La gestualità, come la lingua, può essere codificata e quindi variare da cultura
in cultura fino anche ad arrivare s gesti tipici di un individuo, detti idiolettali.
Esistono comunuque alcuni gesti di valenza universale. Come il linguaggio
verbale anche quello dei gesti ha dei propri dialetti e forme specialistiche che
valgono solamente in ambienti ristretti.
Secondo Goffman la cultura rappresenta un territorio di “iperritualizzazione”
dei gesti, questi risultano immediatamente riconoscibili dal gruppo e sono
indispensabili per cogliere la definizione della situazione. In poche parole la
gestualità indica una delle caratteristiche distintive di un gruppo ed è molto
utile anche nel semplificare la realtà sociale.
3.8 Postura
Con postura si indica il modo in cui gli individui controllano il proprio corpo e si
dispogono nello spazio. Sulla postura influiscono diverse variabili come:
patrimonio genetico, stato di salute, l'uso del corpo e gli atteggiamenti psichici.
La postura può essere anche fissata da criteri in relazione alla situazione. Come
dice Argyle; all' interno di ogni cultura ci sono posture approvate e adatte in
momenti specifici. Persone che omettono una corretta postura possono essere
oggetto di violenta disapprovazione.
4. I tratti paralinguistici
Il termine “paralingistica” è stato coniato da Trager per indicare tutte le
componenti vocali e non verbali presneti nel parlato ( tono, velocità,intensità).
Nell'atto di pronunciare una parola infatti gli elementi linguistici sono da
associare ad altre variabili. [ VOCE COME SOSTANZA FONICA]. Come tutti gli
altri caratteri comunicativi anche i tratti paralinguistici hanno una dimensione
culturale. Questi elementi svolgono una doppia funzione: danno forma
all'eloquio, dandogli una forma e specificando il contenuto, e dall'altra parte
costituiscono un atto comunicativo assestante che si rivela a suo modo
comunicativo in sé e anche informativo.
Le variazioni dell'eloquio possono dipendere da molti fattori che vanno dall'età
al sesso alla provenienza geografica.
4.1 Il silenzio
E' riduttivo definire il silenzio come assenza di comunicazione, poiché di norma
anche questo ha un significato. Costituisce infatti un modo strategico di
comunicare che può contenere in sé una grande varietà di significati. Il silenzio
è governato da una serie complessa di standard culturali definiti come regole
del silenzio.
In alcuni casi specifici il silenzio è un atto comunicativo connesso a situazioni
sociali in c'è una distribuzione asimmetrica nota del potere sociale tra i
partecipanti.
5. Il potere comunicativo dello spazio: la prossemica
Prossemica è il temine che viene utilizzato per indicare lo studio delle spazio
inteso come specifica elaborazione della cultura. L'organizzazione dello spazio
→
infatti rappresenta la “dimensione nascosta” della cultura produce una
grande quantità di significati anche inconsapevolmente.
La prossemica è il linguaggio della prossimità e riguarda gli usi sociali e
comunicativi dello spazio.
Infatti il nostro rapporto con lo spazio può essere sia attivo che passivo: noi
percepiamo lo spazio, noi agiamo nello spazio.
6. Lo spazio percepito
Simmel aveva notato che i sensi ci offrono due diversi tipi di percezione; una
rivolta all'oggetto che viene percepito e una volta al soggetto che percepisce.
Ogni cultura ha il suo personale modo di valutare la percezione e il suo
personale mondo percepito. In poche parole quello che noi percepiamo non è
analizzato in maniera oggettiva e neutrale. La percezione, seguendo le teorie
della Gestalt, mette in evidenza una certa configurazione degli elementi
osservati e attribuisce loro un