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Mass media, small media e social media definiscono diversi mediascapes (paesaggi mediali) e

consentono diverse forme di rispazializzazione, e diversi amibenti comunicativi e offrono risorse

simboliche diverse.

Mass media

sono stampa, cinema, radio e televisione, oggetto di studi dagli anni trenta, in particolare i loro effetti,

cioè la capacità di influenzare opinioni e comportamenti (come fu evidente durante i totalitarismi).

Per McLuhan la radio è "tamburo tribale", fondamentale per l'affermazione del nazismo. Dopo si

afferma anche la valorizzazione del ruolo attivo del pubblico. Oggi non si può più parlare solo in

termini di effetti, perché presupporrebbe una separazione tra media e mondo sociale insostenibile

data la pervasività dei dispositivi (ubiquitous computing) e il carattere fortemente mediato della

nostra quotidianità. I media non sono strumenti e veicoli di messaggi ideologici, ma ambienti di

relazioni e repertori di risorse simboliche per la costruzione delle identità e per l'interazione sociale,

come realtà incorporata nelle nostre pratiche di azione. I media creano nuove forme di azione e

interazione, nuovi tipi di relazioni e nuovi modi di rapportarsi, nuovi modi per esercitare il potere. Il

loro uso trasforma l'organizzazione spazio-temporale della vita sociale. Thompson critica l'espressione

"comunicazione di massa" perché i media non consentono una comunicazione (prevedono un flusso

unidirezionale di messaggi, mentre la comunicazione è dialogica) e non si rivolgono a una massa

(intesa come insieme omogeneo, atomizzato, passivo): il pubblico oggi è segmentato per interessi,

competente e in grado di usare attivamente i media e i loro messaggi. Thompson preferisce parlare di

"trasmissione" o "diffusione" (specie per i media che non consentono forme di feedback, cioè di

risposta in tempo reale. Il termine massa poi si riferisce piuttosto all'estesa accessibilità dei prodotti

mediali, alla loro potenziale fruizione in modo economico, veloce e generalizzato. Thompson preferisce

"produzione istituzionalizzata e diffusione generalizzata di merci simboliche attraverso la fissazione e

la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici". I media non sono semplici supporti ma luoghi

esperienziali e relazionali. Non sono semplici "finestre sul mondo" ma luoghi di esplorazione del

mondo e di esperienze mediate fondamentali per la nostra autocomprensione e interpretazione.

"diasporic" e "minority" media

cruciale è l'intreccio tra media, mobilità e migrazione. La migrazione di messaggi, oggetti, persone e

culture destabilizza continuamente le frontiere. Il mondo è sempre più una rete di connessioni

transnazionali e la "connettività" è una dimensione costitutiva della contemporaneità. I media rispetto

alla dimensione spaziale pluralizzano la dimensione locale, consentendo pratiche di secessione e

disconnessione dall'ambiente immediato, e rendono possibile la connessione a spazi virtuali

delocalizzati (→funzione coesiva). Consentono lo sganciamento tra place (luogo fisicamente occupato

dai soggetti) e space (spazio dell'esperienza e dell'interazione). Il luogo si pluralizza, si interconnette,

non è più autoinclusivo. La mobilità simbolica resta il fenomeno dominante. Il "differenziale di

mobilità" costituisce un indicatore importante delle disuguaglianze sociali. "La maggior parte delle

persone resta "locale" e viee tenuta al suo posto. L'esperienza globale è l'esperienza della località

penetrata da forze e network globali. L'esperienza è così disancorata (disembeded) dalla località e i

legami della cultura col luogo (place) sono indeboliti da nuove configurazioni di connetivvità. È nella

trasformazione della località, più che nell'aumento della mobilità fisica, che il processo di

globalizzazione ha la più significativa espressione." processo routinizzato di consumo di luoghi lontani,

stare in un posto ma sperimentare la dislocazione (displacement) che la modernità globalizzata porta.

In ogni caso le statistiche mostrano anche un evidente aumento della mobilità fisica. La possibilità di

restare in contatto coi mondi di riferimento è oggi facilitata da canali diversi. Il senso di estraneità ad

esempio alla programmazione televisiva di un paese trova risposta e fonti alternative in un mediascape

articolato. I flussi di comunicazione che sostengono le comunità diasporiche diventano un prezioso

strumento di analisi rispetto alla cultura delle comunità stesse. Queste culture in movimento

(travelling cultures) richiedono nuovi modelli e metodi di analisi che considerino i network

comunicativi che le sostengono e che combinano mobilità fisica e comunicazione simbolica con una

varietà di "small media", come scambio di lettere, chiamate, video etc. La sfera pubblica nazionale che i

media hanno cercato di costruire ha come requisito e obiettivo l'uniformità e l'omogeneità. Il ruolo

della TV rispetto alla costruzione dell'identità nazionale e del pubblico come cittadino è stato

ampiamente documentato. Perciò i media nazionali sono usati poco dai migranti, che preferiscono

flussi comunicativi transnazionali, preferibilmente legati ai luoghi di provenienza: molti immigrati in

Italia guardano la BBC e non i telegiornali nazionali. I flussi di immagini mediatiche offrono una

pluralità di riferimenti simbolici. Persone e immagini si incrociano spesso in modo imprevedibile.

Ruolo dei media nella formazione di comunità nazionali (nazione come imagined community). Poco

esplorato è il campo dei "particularistic media", contrapposti ai media generalisti come i broadcasters

nazionali. Essi offrono un contributo al compito delle istituzioni deputate alla custodia e alla

trasmissione della memoria e delle affiliazioni (es università, musei, scuole). In un contesto segnato da

una pluralità di discorsi di produzione e conservazione dell'identità su sfondi multiculturali (l'"altro"

non è più altrove) i media costituiscono un territorio virtuale di discorsi su, da e per le minoranze: un

territorio che collega gruppi geograficamente dispersi, o offre una ribalta a culture minacciate e a

rischio di scomprarire, o che costituisce una sfera pubblica condivisa in assenza di altri spazi di

incontro. Gli small media collegano i diversi segmenti delle diaspore culturali e secondo Dayan sono:

produzione e circolazione di bollettini, di audio e videocassette, di icone sacre

• scambio di lettere, foto, chiamate, mms, viaggi (vedi turismo di prospettiva che prepara il

• terreno per l'emigrazione)

costituzione di comunità religiose o associazioni culturali che raggruppano individui di simile

• origine

creazione di network interdiasporici (e circolazione di direttive, sermoni etc) da parte di

• organizzazioni politiche o religiose con obiettivi specifici.

Essi si combinano secondo configurazioni diverse coi media a più larga diffusione. Considerando la Tv,

si osservano sia programmazione tradizionale ma anche un'offerta di "televisioni minoritarie", che

comprendono le televisioni etniche (canali o programmi prodotti nel paese ospitante per le

minoranze), le televisioni transnazionali (programmazione sulla base di prodotti importanti dai paesi

di origine), le televisioni di esilio (programmi di piccoli produttori indipendenti alla ricerca di

un'autenticità culturale ma anche di un'espressione della nostalgia che tende a idealizzare il passato). I

media svolgono un ruolo cruciale per la connessione e il mantenimento delle comunità diasporiche. Il

flusso globale di immagini, notizie, opinioni fornisce oggi parte di quell'alfabetizzazione culturale e

politica che gli individui diasporici innestano nei loro vicinati spaziali (?). gli small media e la rete

contribuiscono alla "produzione di vicinato", creando connessioni e condivisione tra soggetti

localmente dispersi. Si creano vicinati virtuali, non più legati a territori, passaporti, elezioni, tasse o adl

altre forme convenzionali dell'appartenenza politica, ma dipendenti soltanto dall'accesso al software

necessario per collegarsi a queste vasti reti internazionali. Questi sono condizionati dai contesti in cui

si strutturano ma sono anche produttori di contesto (mobilitatori di nuove forme di interpretazione e

azione collettiva).

Social media

i social network si sono affermati con la svolta interattiva e sociale del web 2.0. Dal lato "strutturale"

riconfigurano i territori delle relazioni interpersonali (→ resi "misti" di online e offline, dimensioni non

complementari ma compresenti). Questa compresenza rende più complessa e stratificata l'esperienza

→ multitasking e augmented reality (con la sovraimpressione di strati di dati e informazioni sulla

realtà, attravers un dispositivo tecnologico. Non separabilità di offline e online). Questa

riconfigurazione va oltre l'intensità dell'esperienza e la dimensione puramente "privata" delle

relazioni, presenta delle implicazioni importanti riguardo il rapporto tra soggetti di diverse culture

(offrendo un ambiente facilmente accessibile in cui le differenze interculturali contano meno) e le

relazioni e gli equilibri politici all'interno del "villaggio globale". È sempre più difficile il controllo dei

flussi informativi, aumenta la possibilità di convocare, dal basso e apartire dal territorio virtuale, folle

di persone capaci di riversarsi rapidamente nelle piazze reali, non che di attuare forme di informazione

dal basso (citizen journalism) che alimentano l'infosfera. Castells e Gladwell hanno una diversa

posizione rispetto al rapporto tra tecnologie e trasformazioni sociali, riflettendo sulle "rivoluzioni"

legate al cyberattivismo (attivismo virtuale) a quello reale. Gladwell sottolinea come la massiccia

mobilitazione politica preceda di gran lunga l'avvento delle nuove tecnologie comunicative, e come i

social network non traducano di per sé la condivisione e partecipazione in mobilitazione. Anzi, in

assenza di condizioni materiali reali che rendono intollerabile l'esistenza delle persone, la

partecipazione si esaurisce sul piano superficiale, che esclude la dimensione del rischio e del sacrificio

nella mobilitazione. Esempio: rivolta di Tunisi e deposizione di Ben Ali. Queste proteste dimostrano

il potere dei movimenti sociali spontanei nell'era della comunicazione digitale.

CASTELLS-Il processo, durato circa un mese fino all'abbattimento del regime stabile dal 1987, si è

articolato in:

fatto drammatico fa esplodere l'indignazione prima tratten

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Publisher
A.A. 2016-2017
49 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Bacchae2 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Combi Maria Domenica.