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Estratto del documento

2.9 TEMPO MONOCRONICO E TEMPO POLICRONICO

Hall ha identificato due diversi modi di organizzare il tempo nelle società complesse; non vi è un modello

superiore all’altro ma il primo prevale nelle società orientate al futuro, il secondo in quelle orientate al passato;

in quelle orientate al presente possono essere presenti entrambi.

- Il tempo monocronico (M-time)

E’ tipico del mondo nordoccidentale e si rifà a una concezione spazializzata del tempo, il quale è visto come una

sorta di contenitore, segmentato in unità standardizzate e omogenee (ore, minuti), nelle quali si collocano le

attività umane. Ciò si traduce in un’idea dell’uso del tempo come pianificazione: la giornata, i mesi, gli anni sono

pianificati secondo un succedersi di attività che vanno eseguite una alla volta per poter poi passare alla

successiva.

Ogni segmento temporale è orientato a una specifica attività (orientamento allo scopo) e questo comporta una

selezione e di conseguenza una riduzione delle attività, una insofferenza per l’incertezza e l’indeterminatezza

(non ci piace esser tenuti in sospeso o ricevere richieste all’ultimo), una ossessione per la puntualità

(indispensabile per far quadrare il time budget) e un’insofferenza per l’interruzione, vista come una scomoda

interferenza nella propria organizzazione del tempo. Il preavviso adeguato e il rispetto per la puntualità degli

orari e dei tempi appropriati alle attività sono elementi caratteristici di una cultura dove la pianificazione è tutto.

- Il tempo policronico (P-time)

Prevede l’esecuzione contemporanea di una serie di attività, senza implicare una successione sequenziale tra le

diverse azioni. Questo modello è sensibile al contesto, la relazione prevale sulle attività programmate e la

puntualità è sacrificata laddove ci siano persone che richiedano tempo e attenzione. In questa visione gli

appuntamenti sono flessibili; è qualcosa in cui si è immersi piuttosto che un contenitore astratto. Il tempo è più

ciclico che lineare, più tipico del mondo femminile, abituato a svolgere più attività e più ruoli insieme.

2.10 LE DIMENSIONI DELLA VARIABILITA’ CULTURALE

La comparazione tra culture diverse richiede prima di tutto l’isolamento di alcune significative variabili. Si

possono identificare almeno 6 dimensioni lungo le quali si registrano differenze tra le culture (considerando gli

elementi relativamente permanenti):

1. Immediatezza ed espressività: capacità di comunicare calore, disponibilità alla comunicazione, vicinanza

piuttosto che distanza ed esitamento, il tutto soprattutto la comunicazione non verbale.

Le culture che mostrano un’alta vicinanza interpersonale (stando più assieme, toccandosi di più, non temendo il

sovraffollamento) sono dette culture ad alto contatto; viceversa nelle culture a basso contatto i membri hanno

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delle distanze interpersonali maggiori e sono meno inclini al contatto fisico. Secondo alcuni autori esiste una

correlazione tra latitudine e atteggiamento culturale.

2. Individualismo/collettivismo: si esprime nel modo in cui le persone vivono insieme e comunicano e nei valori

prevalenti. Nelle culture individualiste è rilevante l’indipendenza, l’iniziativa, la responsabilità e i diritti del

singolo, la privacy e l’espressione di s; le culture collettiviste sono invece più orientate all’interdipendenza, alla

collaborazione, all’armonia tra i membri del gruppo e al bene comune. Le culture occidentali sono per lo più

individualiste, quelle orientali son più orientate al collettivismo.

3. Gender: il genere rappresenta altresì una variabile dalle importanti implicazioni culturali. Nelle culture

occidentali i tratti di genere son più sfumati mentre nelle culture che hanno una rigida divisione dei ruoli è più

difficile, ad esempio, trovare donne con professioni qualificate.

4. Distribuzione del potere e distanza sociale: modo in cui il potere, il prestigio e la ricchezza sono distribuiti

all’interno di una cultura.

5. Tolleranza dell’incertezza: le culture differiscono anche per la loro diversa disposizione ad accettare il rischio e

l’ambiguità.

6. Alto e basso contesto: Hall dice: “un messaggio è ad alto contesto quando la maggior parte dell’informazione

risiede nel contesto fisico o è implicita nella persona (es. situazione di grande familiarità e intimità), viceversa è a

basso contesto quando l’informazione è per lo più trasmessa attraverso il codice esplicito della lingua.

2.11 L’AGIRE COMUNICATIVO

La comunicazione interpersonale è un’attività difficile da interpretare già a prescindere dal contesto. A sua volta

quest’ultimo è un costrutto complesso; è possibile distinguere tra contesto culturale, contesto sociale-relazionale

e contesto situazionale.

- Il contesto culturale può esser ricostruito dall’interno o dall’esterno utilizzando elementi pre-identificati.

- Il contesto sociale, o relazionale, è considerato cruciale nella comprensione delle pratiche comunicative.

- I contesti situazionali sono contesti contingenti, concreti, che hanno un loro influsso sulla comunicazione; in tali

contesti sono all’opera elementi convenzionali relativamente stabili (comportamenti appropriati e non, temi e

stili del discorso pertinenti, ecc.). 8

CAPITOLO 3

La comunicazione mediata

• La comunicazione mediata è ogni comunicazione che non avviene in situazione di compresenza

tra gli interlocutori e che si avvale di un mezzo tecnico per superare la distanza spaziale.

• Gli strumenti di comunicazione ridefiniscono l’ambito della territorialità (intima, personale,

sociale e pubblica), estendendo il campo di attività degli attori sociali.

• I media sono capaci di ridefinire la struttura delle condizioni della comunicazione, dando luogo ad

ambienti comunicativi su 2 livelli:

- a livello macro, connettendo punti dispersi nello spazio e creando nuovi scenari simbolici;

- a livello micro, estendendo la territorialità intima e personale inglobando interlocutori lontani

nello spazio, così da consentire forme di intimità a distanza.

• I media sono considerati inoltre come repertori e ambiti di produzione di risorse simboliche a

disposizione degli attori sociali per la costruzione di immagini della realtà, per l’interazione e la

definizione di sé.

1. LA SOCIETA’ MEDIATA ( le funzioni dei media)

• Alla luce di quanto espresso da Thompson, i media non rappresentano strumenti di

manipolazione e persuasione, ma costituiscono ambienti in quanto essi sono:

- Strumenti di interconnessione planetaria,

- Strumenti di comprensione spazio-temporali;

- Luoghi (virtuali),

- Facilitatori di esperienze e relazioni,

- Repertori di contenuti simbolici che vanno ad alimentare le risorse di comprensione e definizione

della realtà sociale.

• Vivere in una società mediata significa (diverse cose) che i media:

- sono una delle principali agenzie di socializzazione (funz. Relaz), sia per la quantità di tempo che

si investe nel loro uso, sia per la crisi delle più tradizionali istituzioni sociali (famiglia, scuola,

chiesa, partito…), crisi di cui i media stessi sono in parte responsabili, dal momento che tendono a

sostituire altre forme di alfabetizzazione.

- contribuiscono alla contemporanea rispazializzazione del globo (funzione strutt). In merito alla

rispazializzazione, Thompson definisce i media come moltiplicatori di mobilità, poiché essi

promuovono una pluralità di mondi di riferimento che contengono significati condivisi.

- sono potenti costruttori di realtà sociale (funz. Def. Realt. Sociale), poiché mettono in luce

alcuni aspetti della realtà sociale tralasciandone altri nell’ombra.

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I MASS MEDIA

• I mezzi di comunicazione cosiddetti di “massa” (stampa, cinema, radio, televisione) sono stati

oggetto di ricerca dagli anni ‘30, con una particolare attenzione alla loro capacità di influenzare le

opinioni e i comportamenti.

• Ciò è evidente nell’utilizzo dei media da parte dei regimi totalitari in quegli stessi anni, e

nell’indubbio potere persuasivo esercitato attraverso di essi.

• Thompson sostiene che L’uso dei mezzi di comunicazione implica la creazione di nuove forme di

azione e interazione nel mondo sociale.

• Ciò crea nuovi modi per esercitare il potere indipendenti dalla condivisione di un medesimo

ambiente.

• Egli critica il termine stesso di comunicazione di massa poichè i media più che consentire una

comunicazione di massa diffondono messaggi ad un pubblico che è segmentato per interessi e in

grado di scegliere i messaggi.

• Per definire la comunicazione di massa la definizione più adeguata per Thompson sarebbe quindi

quella che parla di “una produzione istituzionalizzata e una diffusione generalizzata di merci

simboliche attraverso la fissazione e la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici.

LA RICONFIGURAZIONE MULTICULTURALE DELLO SPAZIO MEDIATICO: DIASPORIC E MINORITY MEDIA

• L’intreccio tra media, mobilità e migrazione è cruciale per comprendere la destabilizzazione dei

confini, il mondo come rete di connessioni transnazionali e la connettività.

• Il territorio costruito dai media si offre alle diaspore culturali come:

- Luogo di interconnessione fra gruppi geograficamente dispersi;

- Ribalta per culture minacciate, a rischio di scomparire.

- Costruttore di una sfera pubblica condivisa, in assenza di altri spazi d'incontro, ma ciò pone un

rischio assimilazione culturale.

• Gli small media (video ‘etnici’, lettere, fotografie, viaggi AR, telefonate, comunità religiose,

associazioni culturali) avvicinano i segmenti delle diaspore culturali e, intrecciandosi anche con i

mass media, danno vita a ibridi mediali detti “media diasporici”.

• I media diasporici sono quindi imprese di comunicazione transnazionale, strutturate in varie

forme (call center, giornali, canali televisivi, siti web), dedite alla costituzione o alla reinvenzione

di coscienze pubbliche diasporiche, dove un pubblico appartenente ad una certa etnia che vive

all’esterno del proprio luogo di origine può mantenere un contatto con esso costituendo delle

comunità immaginate.

Obiettivo principale per i media diasporici è di mantenere quindi una continuità nelle tradizioni

culturali tra la diaspora e la terra d’origine.

• I Media Etnici o Multiculturali, invece, sono imprese di comunicazione (stampa, radio,tv, web) di

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 123prince123 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e Antropologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Giaccardi Chiara.