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IL GRANDE RACCONTO: ORIGINI E SVILUPPO

DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

Alla fine degli anni ’50 l’Europa conosce per la prima

volta il dramma e la miseria che colpiscono

popolazione del sud. Nel 1959 a Kerkrade nasce una

fondazione promossa dal Partito Cattolico olandese e

la prima campagna che lancia è la raccolta di latte in

polvere per la popolazione della Sicilia, la cui

drammatica condizione è denunciata da Danilo

Dolci. Questi giovani capirono però che l’aiuto non

incide sulle cause della miseria.

Per alcuni bastavano investimenti per risolvere il

problema, per altro era necessario modificare il

sistema capitalistico. Questi giovani si chiedono cosa

ognuno può fare singolarmente, da consumatore con

un potere d’acquisto.

A Brekelen nel 1969 nasce il primo World shop. Nel

’68 riemersero progetti di socialisti utopici, che

desideravano che la società risolvesse contraddizioni

con soluzioni tecniche, e socialisti romantici, che non

teorizzano una società ideale ma conducono una

critica estetica della società industriale.

Sia socialisti cristiani che romantici ritenevano però

che non fosse necessario prendere il potere ma agire

con la strategia dell’esempio e con i cambiamenti

nella vita quotidiana. È in questo contesto che nasce

il movimento del commercio equo  fair trade: libera

associazione di produttori e consumatori per la

ricerca di un prezzo dei prodotti del lavoro umano

che risponda più ai bisogni vitali e meno alle leggi di

mercato.

Con il sistema capitalistico la funzione sociale dello

scambio è stato ridotta a funzione del consumo, ha

distrutto il significato dei luoghi di scambio. Al

processo di mercificazione globale si sono opposti

movimenti dei consumatori che hanno condotto

battaglie per garantire qualità dei prodotti e

informazioni, creando una coscienza più critica nel

consumatore.

Tuttavia non è sufficiente l’informazione per

superare l’alienazione del consumatore, bisogna

ritrovare la valenza sociale del tempo del consumo.

In questo contesto nascono i world shop, luoghi

d’incontro dove non si vendono merci ma prodotti

con una storia da raccontare, luoghi di scambio

culturale, informazione, sensibilizzazione,

caratteristiche che creano un forte senso dell’agire

comune.

Il movimento si diffuse in tutta Europa rapidamente,

promosso da diversi soggetti sociali. Bisogna

trasformare il consumatore in acquirente, che

ascolta e acquisisce, e ciò dipende molto dalle

capacità dei volontari.

Caratteristica del commercio equo è l’etichetta con

la formazione dei prezzi. Per Smith il prezzo naturale

era quello che si formava nel mercato di libera

concorrenza, oggi è sempre più un prezzo

oligopolistico, controllato da grandi imprese che si

servono dello scarto informativo, ciò determina la

polarizzazione sociale. la ricerca di un prezzo giusto

nasce da una rivoluzione morale e dal bisogno di

giustizia.

È necessario ridurre lo scarto informativo attraverso

la comunicazione diretta tra produttori e

consumatori., creazione di nuove relazioni sociali e

trasparenza.

Il prezzo tendenzialmente giusto (condizionato

comunque dalle condizioni del mercato capitalistico)

sul lato dell’offerta è quello che permette di vivere

oltre la soglia di povertà, sul lato della domanda è

quello che copre costi di produzione, trasporto,

commercializzazione, senza extraprofitto, però a

causa della concorrenza del mercato, se si vuole

trovare un vantaggio per i consumatori si può offrire

ai produttori un aumento marginale (contraddizione).

La scelta del consumatore però in questo caso non è

condizionata solo dalla massima soddisfazione,

poiché acquistando un bene eticamente prodotto si

è socialmente apprezzati, quindi il fair trade ha un

valore aggiunto, una soddisfazione addizionale,

sostenere direttamente un progetto.

La FORZA del fair trade è soprattutto l’aver creato

nuove relazioni tra produttori e compratori, ricoprire

un ruolo denuncia, destinare una quota del fatturato

per migliorare le condizioni di vita della comunità,

pagamento anticipato (elementi che hanno portato

alla diminuzione dell’usura). Apparentemente non ci

sono legami tra livello di reddito e consumo etico,

che è correlato a variabili socioculturali di lungo

periodo.

POTENZIALITÀ E LIMITI DEL FAIR TRADE

Il fair trade ha unito la pratica con la denuncia

producendo crescita di consensi sia nella società

occidentale che nel sud.

Il commercio equo ha FUNZIONI di:

Contrasto dei mercati oligopolistici,

- Promozione dello sviluppo di una regione,

- Stabilizzazione dei prezzi di breve periodo (il

- CEES si colloca nell’economia di mercato)

Ricostruire un primato delle relazioni sociali sulla

- sfera economica.

Anche la moda ha influenzato il CEES. L’innovazione

del prodotto è fondamentale perché impedisce la

caduta di domanda, però uno degli obiettivi è la

valorizzazione e il rispetto delle tradizioni locali e

quindi della cultura.

Tuttavia è stato necessario condizionare i produttori

del Sud nella produzione di beni che potessero

incontrare i gusti degli acquirenti, anche se ciò

rischia di snaturare l’obiettivo della salvaguardia

della biodiversità culturale. Però l’omologazione

significa entrare in competizione con il mercato

mondiale, quindi forse è proprio la diversificazione

culturale che permette di essere competitivi e

ritagliarsi una nicchia del mercato. L’obiettivo del

CEES quindi non è quello di far entrare nel circuito

della moda i prodotto del sud, ma far diventare un

bisogno la scelta etica. Per poter modificare le

strutture economiche è necessario comprendere il

comportamento del consumatore. Secondo la teoria

neoclassica, si assumono come date le preferenze

del consumatore in seguito ad una gerarchizzazione

dei bisogni. Secondo il filone della critica alla società

dei consumi, il consumatore è come una marionetta.

Queste due teorie non sono sufficienti, Veblen infatti

sottolinea aspetti non razionali nelle scelte dei

consumatori; da qui la necessità di analizzare il

comportamento del consumatore all’interno del

contesto socioculturale, considerare l’esperienza, la

cultura, elementi che il sistema capitalistico tende

ad azzerare. Inoltre il consumatore può stabilire la

qualità attraverso l’uso, quindi compirà le sue scelte

anche in base alla sua memoria ed esperienza.

I consumi però sono condizionati dalle produzioni

agricole, poiché l’aumento dei prezzi dei beni agricoli

può avere ripercussioni in altri settori produttivi, in

quanto l’aumento della spesa alimentare fa cadere

la domanda per i beni non di prima necessità (LEGGE

DI ENGEL).

La crisi del settore agroalimentare oggi porta

all’utilizzo di biotecnologie per incrementare la

produttività, ma l’impatto sociale è devastante,

perché vengono tagliati fuori i piccoli produttori.

La legge di Engel non tiene in considerazione i

cambiamenti qualitativi della produzione

capitalistica. Soltanto però così le garanzie e i

controlli pubblici che generavano fiducia nel sistema.

In questa prospettiva, il fair trade potrà svolgere un

ruolo importante consolidando i rapporti di fiducia.

Per raggiungere tale obiettivo dovrà creare sinergie

con il mondo dell’ambientalismo, e solo una forte

consapevolezza del consumatore potrà fare la

differenza.

Punti di debolezza del fair trade:

Volontariato, spontaneismo, discontinuità

- Scissioni, divisioni, concorrenza tra le

- organizzazioni

Concorrenza delle imprese for profit nel settore

- dell’artigianato

Il prezzo finale tre volte superiore a quello fatto

- al produttore.

La rivoluzione nei mezzi di trasporto non ha prodotto

l’abbattimento dei prezzi al consumatore. La

soluzione potrebbe essere la creazione di world shop

più grandi che possano avere maggiori vendite

riducendo i costi unitari. Invece è stato scelto di far

entrare i prodotti etici nella grande distribuzione.

L’obiettivo è che il potenziale consumatore etico

possa trovare i prodotti con maggiore facilità. Questa

soluzione però non modifica il rapporto alienato con

le merci e vanifica la strategia educativa. Le

organizzazioni rispondono alle critiche mettendo in

evidenza le aspettative dei produttori.

Altra debolezza è la limitazione geoeconomica

(assente in Cina e paesi ex comunisti) e le scelte

merceologiche (aver escluso prodotti di largo

consumo come l’abbigliamento).

A ciò si risponde che i world shop non hanno spazi

sufficienti. Debolezza: il rapporto tra consumatori e

produttori resta comunque asimmetrico, rimane uno

squilibrio tra le forze, le organizzazioni del Nord

hanno maggiori strumenti finanziari. L’andamento

dei prezzi può riequilibrare questo rapporto.

CONTRADDIZIONI: sostenere uno sviluppo trainato

delle esportazioni, rimane dipendenza dai prezzi del

commercio internazionale.

- impatto ambientale e crescita dei consumi in

Occidente.

IL FUTURO DELLA SOLIDARIETÀ

INTERNAZIONALE

Alla fine del XX secolo con la caduta del muro di

Berlino e la sconfitta del socialismo reale è andato a

pezzi il sogno di una società più giusta. Il

neoliberalismo (frutto della sconfitta del socialismo)

ha accentuato le ingiustizie e il fair trade, la finanza

etica stanno cercando di creare un’economia altra,

solidale che è un’articolazione tra economia

mercantile, non mercantile, non monetaria il cui

ruolo centrale è rappresentato dai servizi relazionali;

la solidarietà nasce dal bisogno di reinventare i

legami sociali. L’alternativa storica, che sta

nascendo nel Sud è una necessità, una strategia

sociale degli esclusi imposta dai meccanismi di

esclusione del mercato mondiale, per difendere i

propri spazi socio-economici-culturali.

Da più parti oggi nasce la richiesta di porre limiti ai

mercati, alle biotecnologie e a tutti quei meccanismi

che riducono all’osso i mercati locali. Perché gli

accordi internazionali possano diventare diritti reali

dei cittadini, è necessaria un’elevata capacità di

monitoraggio a livello locale e in questo ambito i

movimenti alternativi possono svolgere un ruolo

fondamentale di c

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
24 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elerudi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi economici e del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Mostaccio Fabio.