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4) LE ORGANIZZAZIONI DI RAPPRESENTANZA DEI LAVORATORI
Associazionismo lavoratori nasce come FORMA DI SOLIDARIETA’ COLLETTIVA (società di
mutuo soccorso) = x assistere famiglie difficoltà, vedove, orfani, disoccupati. Poi ci sono le
LEGHE = prime organizzazioni di difesa degli interessi dei lavoratori, danno vita a primi
scioperi, fanno rivendicazioni economiche contro la borghesia. Le organizzazioni sindacali vere
e proprie nascono fine ‘800 = soprattutto operai e x tipo di professione (sindacati di mestiere) es.
tessitori, metalmeccanici. C’è poi la crescita degli operai non specializzati (comuni) nelle grandi
aziende, hanno inter omogenei, sono in grado bloccare produzione (hanno alto potere
contrattuale). Si passa da sindacato di mestiere a quello industriale: + strutturato, centralizzato e
burocratizzato, le rivendicazioni sono collettive perché da soli non hanno potere (è scelta
obbligata), agiscono all’interno del sindacato. In base a condizioni socio economiche e al tipo di
operai e esperienze sindacati, prevalgono vari tipi di sindacato nei paesi occidentali europei: 1)
sindacati associazioni: rappresentano loro iscritti, c’è rapporto stretto tra operai e sindacato con
rappresentanti in azienda, sono presenti anche in contrattazione decentrata, è sindacalismo
economico (Uk, Usa) 2) sindacati di classe: hanno un ruolo + politico e ideologico con rapporti
con partiti, rivendicazioni x tutto movimento operaio, struttura + centralizzata, matrice
solidaristica e rivoluzionaria (Austria, Germania, paesi scandinavi). 3) sindacato ibrido: tipico
caso italiano che ha spesso convivenza tra 2 modelli, a livello macro di tipo solidaristico e
rivoluzionario e a livello micro quello di sindacato associazione (è dualismo simile a quello degli
imprenditori). Se prevale quello di classe mette in difficoltà rappresentanti in azienda aprendo
strada a gestione unilaterale imprenditori, se prevale quello associativo mette in difficoltà
l’organizzazione centrale x aggregazione interessi (è dilemma).
IL MODELLO ORIGINARIO: i sindacati sono – frammentati delle associazioni degli
imprenditori ma non sono sindacato unico. Dopo fascismo nasce con Patto Roma ’44 sindacato
unico x iniziativa partiti antifascisti ma nel ’48 si frantuma. Si staccano dalla CGIL
(confederazione generale italiana lavoratori) la componente cattolica che dà vita alla CISL
(confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori) e quella socialdemocratica che fa nascere
UIL (unione italiana lavoratori). Quindi la divisione è in base alle ideologie, le politiche sono
invece simili e sono simili anche x il tipo di struttura: 1) sindacato industriale o di categoria (in
base al settore) 2) sindacato territoriale o orizzontale (in base al territorio indipendentemente dal
settore). La divisione del ’48 ha portato però ad una differenziazione di ideologie e di modelli di
rappresentanza tra sindacati: Cgil + sindacato di classe, Cisl di stampo cattolico e solidaristico
vicina alla Dc e modello degli Usa (è + sindacato associazione), la Uil è in posizione intermedia,
è associativa ma con lotta classe socialdemocratica e socialista. Dagli anni ’50 tutte e 3 sono +
centralizzate perché sono deboli dopo fascismo (basso tasso di sindacalizzazione: dal 51% del
1950 al 29% del 1970), sono portatrici di interessi generali ma sono poco istituzionalizzati,
difendono i minimi contrattuali, cercano legame con partiti (Cisl + forte xchè legata alla
maggioranza di governo Dc, influenza scelte politiche e vuole istituzionalizzazione delle
relazioni industriali). La Cgil, a causa della guerra fredda e dei governi di sinistra
all’opposizione, dimezza i suoi iscritti dal ’50 al ’70, Cisl è stabile, non ci sono dati su Uil. Negli
anni ’50 c’è scarso potere sindacati in azienda, ci sono le Commissioni Interne che però non
fanno contrattazione ma solo il controllo dell’applicazione del contratto collettivo nazionale di
lavoro (CCNL). Cisl è per il decentramento del ccnl, Cgil no ma si adegua dopo sconfitta del
’55 x elezioni Commissioni Interne in Fiat e dopo perché è cambiato il tipo di produzione con
concorrenza internazionale, ci vuole + produttività. Attenzione x ccl (contrattazione collettiva di
lavoro) decentrata aumenta negli anni ’60 con istituzioni delle Ssa (sezioni sindacali aziendali)
ma non erano riconosciute da imprese, rimangono importanti le Commissioni Interne e i
sindacati territoriali fino agli anni ‘70. C’è quindi problema della rappresentanza degli interessi
(difficoltà di aggregazione degli interessi) che porterà al cosiddetto autunno caldo. STRATEGIE
E STRUTTURE DOPO L’AUTUNNO CALDO: dopo l’autunno caldo (ciclo di lotte ’69-’70)
inizia la rappresentanza in azienda prima con il delegato poi con i consigli di fabbrica (delegato
all’interno dei consigli è eletto a livello di reparto x gruppi omogenei). I Consigli sono
un’organizzazione unitaria e rappresentano dipendenti complessivi x reparto e non solo x iscritti.
Ha inizio la contrattazione aziendale dei delegati e dei consigli mentre quella centralizzata è +
incentrata su rivendicazioni di carattere politico generale. Con consigli e delegati i lavoratori
riescono ad ottenere di +, e sono + uniti, nel ’72 nasce una Federazione di Cgil, Cisl e Uil, non è
un sindacato unico ma c’è > collaborazione. I Sindacati aumentano gli iscritti specie la Cgil nel
Nord-Ovest, cresce nel settore pubblico, aumenta il potere dei sindacati con rivendicazioni
salariali e di politica economica generale (politica sociale x case, scuola..), cercano
legittimazione in concertazione anche con lo Stato con aumento del potere confederazioni con
partecipazione a organi consultivi x le politiche. Con “la svolta dell’Eur” (congresso del ’78 di
Cgil che definisce inizio fase di solidarietà sociale) inizia la fase dello scambio politico
(occupazione e ruolo nelle politiche economiche e sociali x i sindacati e una > flessibilità e
contenimento salari x imprese) favorito dal partito comunista. Nascono le contrattazioni
centralizzate triangolari tra fine anni ’70 e inizio ’80, i sindacati sono forti e legittimati ma non
hanno egemonia nelle relazioni industriali (è neocorporativismo instabile: sono legittimati x
ottenere vantaggi x lavoratori ma rischiano di essere corresponsabili di decisioni difficili), attese
da concertazione sono state disattese x scambio politico bloccato. I NUOVI PROBLEMI:
cambia rapporto tra base e vertice del sindacato, muta composizione iscritti al sindacato: da fine
anni ’70 a inizio anni ’90 calano gli iscritti tra i lavoratori dipendenti dal 49% al 38% ma il totale
degli iscritti aumenta di 1 milione persone. Le aziende cambiano la loro organizzazione: sono
meno industrializzate, c’è sempre meno operaio di massa con lavoro su produzione standard con
interessi omogenei, nascono nuove figure professionali con nuove esigenze. Negli anni ’80
mentre diminuiscono gli occupati nell’industria, si riducono del 10% gli iscritti ai sindacati
diminuiscono del 28% (soprattutto x Cisl e Cgil), lavoratori industria sono solo ¼ del tot iscritti,
prima erano + del 40%. Sempre negli anni ’80 mentre aumenta l’occupazione nel terziario
privato e pubblico, diminuisce il n. iscritti al sindacato (Cgil perde sia nel privato che nel settore
pubblico, Uil aumenta in tutte e due, Cisl aumenta in privato e perde tanto in pubblico dove
prima era forte), cala la sindacalizzazione anche in agricoltura. Quindi aumentano gli iscritti ai
sindacati e sono soprattutto x i non attivi, è mutamento nella base degli iscritti (giovani,
casalinghe e pensionati) specie x la Cgil che sono quasi la metà degli iscritti. Quindi negli anni
’80 c’è una sostituzione degli iscritti: da attivi a pensionati che trasforma il sindacato in
assistenziale tramite ricorso a risorse pubbliche. I sindacati perdono potere ma non gli iscritti (tot
4 milioni), si trasformano nelle strategie x il mutamento degli iscritti; poi sono mutate le
esigenze: si vuole + flessibilità, tutele differenziate, aggiornamento professionale, +
individualismo e non + la vecchia tutela collettiva tradizionale. Di recente sono nate esigenze di
tutela non x categoria ma x lavoratori che si trovano stessa situazione anche se di categorie
diverse: piccoli autonomi sono diventati simili a operai non specializzati, i lavoratori dipendenti
specializzati sono diventati simili agli autonomi. Quindi difficile x sindacati rappresentare i vari
interessi differenti, non basta + egualitarismo ma sono in ritardo x capirlo. Negli anni ’80
nascono altre forme rivendicazione alternative a azione sindacale: nuovi soggetti collettivi detti
comitati e movimenti sindacali di base (es. Cobas); sono poco istituzionalizzati e poco stabili,
presenti soprattutto in periodi di rivendicazioni, ci sono soprattutto dove ci sono sindacati
autonomi (scuola, sanità, aziende pubbliche), hanno richieste differenti da confederali e spesso
sono in conflitto con loro, raccolgono gli iscritti delusi da sindacati confederali. Dato che lavoro
è cambiato e sono cambiate anche figure professionali e le esigenze, il sindacato sta cercando di
sviluppare nuovi modelli rappresentanza. Esperienze di concertazione hanno avvicinato di + Cisl
e Uil che cooperano con governi ma ha allontanato la Cgil che è + vicina all’opposizione di
sinistra. Quindi ci sono continue divisioni tra sindacati, la concorrenza sindacati autonomi, la
concorrenza interorganizzativa nei sindacati, hanno portato a sviluppare maggiormente modello
di sindacato associativo garantendo servizi a iscritti (denuncia redditi, pratiche pensionistiche
ecc…) cercando di mantenere l’attenzione sugli interessi politici generali x tutti lavoratori (si
dice che hanno un’attenzione non x il lavoratore ma x il cittadino-lavoratore). Negli anni ’90
sembra ci sia + unità tra sindacati, si sono fatti accordi triangolari del ’92 e ’93 e accordi sulle
Rsu e sciopero nei servizi pubblici essenziali.
5) TERZO ATTORE: L’INTERVENTO PUBBLICO NELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
1) Ruolo dello Stato nelle Relazioni industriali: è terzo attore, è portatore di interessi propri, ha
potere di influenzare forme e contenuti delle relazioni industriali. Quando si parla di Stato si
deve discutere di Politiche pubbliche: programmi di politica economica, lavoro, industriali x i
diversi inter dei diversi centri decisionali dello Stato Tipi interventismo dello Stato nelle
relazioni industriali: 1) diretti 2) indiretti. Ci sono 3 tipi di intervento: 1) Stato legislatore (a
livello centrale o locale): 1) intervento diretto con leggi: definizione degli spazi, dei limiti delle
relazioni industriali, regolazione dei conflitti, regolazione della contrattazione. 2) intervento