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REALTÀ E IDEALITÀ DELLA NOZIONE DI MORALE

Il modello da seguire è la società esistente, perpetuata dal sistema di regolazione della vita sociale. D. ha presente l'ambivalenza della morale nell'ambito della sua definizione: - SISTEMA OGGETTIVO: da osservare con gli strumenti della scienza - MODELLO SOCIALE: da realizzare con gli strumenti della politica. La morale è per un verso sistema di regolazione dell'agire sociale e dall'altro modello di spiegazione del fatto sociale. Nella regola morale individua il fatto sociale per eccellenza! D afferma che i fatti morali consistono in regole di condotta morale come fatto. La sanzione è quindi il suo carattere distintivo e il suo indicatore.

MODELLO ESPLICATIVO

Marx spiega il sociale riferendolo alla struttura economica, Weber spiega il capitalismo con l'etica protestante. D. parte dalla sanzione che per lui è: LA CONSEGUENZA CHE DERIVA SANZIONATE SOCIALI E COME INDICATORE.DALLA SUA CONFORMITÀ O MENO.AD UNA REGOLA DI CONDOTTA PRESTABILITAC . 2 – LAP A DINAMICA SOCIALE COME PROCESSO DI INTEGRAZIONE MORALE2.1 L’ In D. il processo sociale è definito come processo di differenziazione eINDIVIDUALITÀ NEL ha un andamento evoluzionistico: dalla massa indistinta alla strutturaPROCESSO DI articolata. Dalla società segmentarla alla società allargata e dallaDIFFERENZIAZIONE solidarietà meccanica alla solidarietà organica. L’individuo non è nelSOCIALE processo ma è l’esito del processo.La divisione del lavoro per D. produce differenziazione e solidarietà.Per D. vi sono due forze:OMOGENEIZZAZIONE E DIFFERENZIAZIONELa differenziazione fa emergere le individualità, ogni unità è qualcosadi più della semplice scomposizione dell’universo sociale e questo dipiù conquiStato con l’individualizzazione non alimenta la dimensioneindividuale.individuale collettiva Nel modello liberista la differenziazione produce individualismo, D. non rinuncia, invece, alla solidarietà all'interno di un processo di differenziazione. La divisione del lavoro anziché produrre individualismo, segna il passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica. D. fa derivare l'individuo dalla società e non viceversa. L'unica direzione accettata da D. è dalla società all'individuo e mai viceversa. Per D. non c'è processo di costruzione della società, ma la società è data. La dinamica sociale si definisce come subordinazione degli individui all'esistente, come processo di integrazione morale. Di qui la necessità di un sistema morale, ossia un sistema di vincoli che leghi il passato degli individui al futuro della società. D. individua due livelli di esistenza degli individui: - INDIVIDUI SINGOLI: coscienza individuale - SOCIETÀ: coscienza individuale collettivacollettivaNDIVIDUI IN QUANTO COLLETTIVITÀ La dinamica sociale consiste nel processo attraverso il quale gli individui singoli si uniformano agli individui come collettività. INTEGRAZIONE MORALE Da una parte D. afferma che la società è fatta di individui e dall’altra definisce la società come realtà sui generis. Egli crede di poter conciliare queste 2 affermazioni affermando che l’insieme è sempre qualcosa di + della somma delle parti. Ci sono per D. aspetti della realtà sociale che non possono essere fatti risalire a questo o a quell’individuo, ma alla società nel suo insieme (ossia, il di + rispetto alla somma delle parti). D. parla ancora di homo duplex: da una parte l’individualità dall’altra, ciò che è altro da noi stessi. Trattasi, però, di una dualità verticale: una parte sopra all’altra e, la parte individuale ovviamente sta sotto.critico il concetto dei moralisti nel 1890, poiché essi si riferivano ad un individuo astratto. A questo concetto si oppone una nozione di individuo tutta incentrata sulla determinazione sociale: l'uomo reale appartiene ad un tempo storico, non è astratto e ha delle idee che non nascono da lui, ma da ciò che lo circonda. Però, l'individuo non ha solo una specificità sociale ma anche una individuale. D. non accetta questa bipolarità (specificità individuale e sociale) e schiaccia l'individuo sulla società. D. contrappone all'individuo egoista, l'individuo solidale (concetto altrettanto astratto). D. distingue: - L'individualismo egoistico - L'individualismo di Kant: basato su ciò che di impersonale c'è nell'individuo. La specificità individuale viene vista come chiusura egoistica da D. quindi il polo individuale della morale.

individuale della morale viene eliso. La coscienza individuale ha dunque, per D., un ruolo passivo nei confronti della coscienza collettiva. Per D. la coscienza individuale è una coscienza inferiore ed è posta al di sotto della coscienza collettiva. La coesione della società aumenta in misura in cui L A COSCIENZA diminuisce negli individui la coscienza individuale. Però anche D. ha INDIVIDUALE COME2.4 difficoltà a definire la coscienza individuale come passiva rispetto alla SUBSTRATO DELLA VITA coscienza sociale ed arriva a definire, in altre circostanze, la SOCIALE coscienza individuale come: fonte di attività spirituale... Resta la contraddizione che da una parte fa affermare D. che la coscienza individuale è sottomessa a quella sociale e dall'altra vede la stessa coscienza individuale come fonte di attività psichica.

2.5 L C'è per D. uno stadio intermedio, in cui i sentimenti diffusi nella società

COSCIENZA non sono ancora incorporati in strutture sociali organizzate, ma nonCOLLETTIVA COME SEDE sono più espressioni dei singoli individui. Questa ambivalenza è ilDEL CODICE MORALE carattere distintivo della nozione di coscienza collettiva. Questa, perquanto non si realizzi che negli individui, è qualcosa di diverso dallecoscienze particolari.E’ la fissazione dei sentimenti in un , che si rendeSISTEMA MORALEindipendente rispetto agli individui. E’ il tipo psichico della società3dotato di proprietà che gli sono propri.

La coscienza collettiva agisce su due fronti:

  1. I S ’ INDISTINTO TATO D ANIMO IN CUI CONFLUISCONO GLI STINTIINDIVIDUALI : che reagisce nei confronti dei singoli
  2. CODICE MORALEatteggiamenti e comportamenti. Ha carattere attivo, anzi…reattivo.

La coscienza collettiva viene assunta come quadro di riferimento perla definizione della devianza, è il quadro di riferimento di tutte leistituzioni sociali e del .

La società si evolve in codice morale corrispondenza dell'evolversi della coscienza collettiva. Via via che la società si differenzia, sorge la necessità di regolamentazione per evitare che la società si disgreghi. La specificazione sociale è, in tal senso, un presupposto della società morale. C . 3 – LAP A REGOLAZIONE MORALE DELLA CONDOTTA SOCIALE Per D. la vita sociale è indipendente dalla vita individuale, ma quella individuale non è indipendente dalla vita sociale. ATTRAVERSO LA REGOLAZIONE MORALE DELLA VITA SOCIALE È DUNQUE LA REGOLAZIONE POSSIBILE IL CONTROLLO SOCIALE DELLA VITA INDIVIDUALE 3.1 Durkheim fonda la desiderabilità della regola morale in rapporto MORALE DEI BISOGNI all'infinitezza dei bisogni che necessitano una regolamentazione. La INDIVIDUALI motivazione a tale regolazione deve però essere individuale e Durkheim la trova nella sofferenza che procura la sfrenatezza. La società

La morale come porto di felicità. L'obbedienza alla norma è alla base della disciplina morale essa, APPETITO DELL INFINITO3.2 salva l'individuo dalla sete di infinito. Per D., l'individuo, trovando COME FATTORE DI fuori di sé un limite al suo appetito di infinito, si realizza.

DISGREGAZIONE SOCIALE La funzione della morale è per D. quella di determinare la condotta, fissarla e sottrarla all'arbitrio individuale. È così che la condotta dell'individuo viene fissata entro certe regole. Chi non si sottomette alle regole della condotta, viene definito un irregolare. Chi non accetta di sottostare a tali regole viene definito indeterminato.

Il sistema di regolazione, per poter funzionare ha bisogno di meccanismi di reiterazione, in grado di poter diffondere modelli di comportamento nella società. D. dedica particolare attenzione agli istituti di regolazione della condotta sociale diritto, la morale, la religione.

che hanno il compito di assicurare l'equilibrio nella società. Gli istituti di controllo sociale sono fondamentali per garantire il rispetto delle norme e delle regole che regolano la convivenza tra individui. Inoltre, esiste anche un meccanismo di regolazione chiamato abitudine. L'agire sociale, infatti, è anche influenzato dalle abitudini, cioè da un insieme di modi di agire che vengono fissati dall'uso e trasmessi di generazione in generazione. L'abitudine rende possibile la trasmissione dei pregiudizi, che sono convinzioni acquisite come reali da altre persone che hanno già fatto determinate esperienze e le trasmettono ad altri individui. Più si espande la società e più aumentano le conoscenze che vengono accettate come "credere d'autorità". La religione, secondo Durkheim, è una forma di costume che regola sia la condotta che la coscienza. Essa domina sia sull'agire che sul sentire delle persone. Inoltre, la morale regola anche la sfera economica attraverso la solidarietà e la simpatia, che sono forme di attrazione naturale tra gli individui. In conclusione, i meccanismi di regolazione e controllo sociale sono fondamentali per mantenere l'equilibrio e la coesione all'interno della società.

norma è per D. qualcosa di più di un semplice agire abituale, è anche qualcosa che non possiamo modificare poiché è sottratta alla nostra volontà. Distingue tra:

  • Norma: che non segue le nostre abitudini né i nostri stati interiori.
  • Progetto: è una programmazione dell'azione.

Il rapporto tra Norma e Progetto non è preso in considerazione da D., poiché altrimenti dovrebbe ammettere il carattere non unilaterale di tale rapporto. D. chiude il versante della soggettività facendo ricorso alla nozione di autorità: l'ascendente esercitato su di noi da ogni potere morale che riconosciamo come superiore. L'autorità è funzionale alla

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Battistelli Fabrizio.